L'Autore
Pia Rimini nasce a Trieste l’8 gennaio del 1900, figlia di Edoardo Rimini e Olga Bemporad, ebrei convertitisi alla fede cattolica.
Fin da piccola mostra di avere un particolare talento per la scrittura e, incoraggiata dalla famiglia, sviluppa la sua personalità attraverso un percorso di istruzione e di frequentazione culturale che le permette di esprimere al meglio le proprie qualità.
A diciotto anni la relazione con un ufficiale italiano porta a una gravidanza che si conclude con la nascita di un figlio morto e con l’abbandono da parte del seduttore. Ne nasce uno scandalo tra i benpensanti. Grazie al suo temperamento schietto, battagliero e vivace, ignora le “chiacchiere” su di lei e proprio in quei mesi tiene un discorso presso un circolo culturale, nel quale rivendica il diritto di libertà sentimentale e di maternità.
Conferenziera stimata, riscuote ammirazione e simpatia tra il ceto colto, specialmente femminile, di Trieste, dove viene considerata una sincera femminista.
Fin dall’inizio degli anni Venti collabora con quotidiani e riviste come “Il popolo di Trieste”, “Il Piccolo”, “Il resto del Carlino”. Il suo primo libro di racconti è Pubertà del 1928 che riceve buone recensioni. Seguono La spalla alata (1929), Il Giunco (1930), Eva e il paracadute (1931) e Il diluvio (1933). Nel 1934 escono, sulla rivista friulana “La Panarie” i racconti Il cappello e La bambola.
Desiderosa di vivere un’intensa esperienza coniugale, a trentasette anni si sposa con Ercole Rivalta, famoso giornalista del “Giornale D’Italia”, al quale si affida “ciecamente”. Non riesce, tuttavia, ad adeguarsi alle piccole traversie dell’esistenza in comune e dopo breve tempo torna a vivere con i genitori.
Nel giugno del 1944 viene fermata e condotta alla Risiera di S. Sabba che era stata trasformata in caserma e luogo di smistamento di persone destinate alla deportazione. Il 21 giugno, prima di salire sul convoglio che da Trieste porta ad Auschwitz, scrive al suo amico, monsignor Santin: “Parto per Auschwitz. Le affido i miei genitori. Dica loro che ritornerò”. Secondo una testimonianza, Pia giunse ad Auschwitz che era già morta.