Ispettore Grant. Scotland Yard

Josephine Tey – Ispettore Grant. Scotland Yard

“Nessun comportamento umano è inspiegabile”, Alan Grant

L’uomo in coda (1929) è il primo dei sei polizieschi con l’ispettore Grant di Scotland Yard. Una grande folla è in attesa di entrare in un celebre teatro di Londra, per assistere all’ultima replica di una commedia musicale di grande successo. Quando finalmente le porte si aprono, la lunga fila inizia a muoversi e, proprio in quel momento, un ragazzo crolla in avanti, morto. Qualcuno lo ha pugnalato ma nessuno delle persone in piedi vicino a lui afferma di conoscerlo. Il caso viene affidato a Grant, che deve scoprire innanzi tutto la sua identità: cosa non facile dato che il ragazzo non ha con sé nessun tipo di documento. In poco tempo Grant scopre che si tratta di un allibratore, Albert Sorrell, che condivideva due stanze in affitto con l’amico Jerry Lamont. Diversi testimoni affermano che l’uomo si trovasse in coda vicino alla vittima e che i due avessero discusso animatamente. Tutte le prove conducono a Lamont e Grant ne è sempre più sicuro, soprattutto quando fa perdere le sue tracce. L’uomo, infatti, fugge in Scozia ma viene presto catturato e riportato a Londra. L’ispettore inizia a credere di aver preso l’uomo sbagliato e deve, perciò, riesaminare il caso dall’inizio per capire quale sia il movente. Nel frattempo, però, Lamont è stato accusato di omicidio e il suo processo è imminente. Grant dovrà agire in fretta e scoprire la verità in tempo per salvare un innocente.

Nel romanzo Uno scellino per le candele l’ispettore Grant è inviato da Scotland Yard a indagare sulla morte di una giovane attrice di successo, Christine Clay, trovata su una spiaggia del Kent. Ciò che all’inizio sembra essere un incidente, si rivela a poco a poco uno spietato omicidio, poiché tra i capelli della donna è stato trovato il bottone di un cappotto. I sospetti cadono immediatamente sul suo ospite, Tisdall, con il quale la donna aveva affittato un cottage per trascorrere una vacanza, lontana dai riflettori e dall’ambiente cinematografico. Tuttavia, alla lista dei sospettati si aggiungono presto l’aristocratico marito della diva, l’amico cantautore, le colleghe gelose, l’eccentrica astrologa dei vip e lo spregiudicato fratello, a cui Christine ha lasciato nel testamento uno scellino per le candele. Grant è affiancato, nelle indagini, da Erica, una ragazza coraggiosa e piena di talento ma il cui comportamento indisciplinato lo porta quasi sull’orlo di un esaurimento nervoso. La soluzione del mistero è sorprendente e cinematografica. Non a caso la storia fu ripresa e adattata da Alfred Hitchcock nel 1937, per il film Giovane e innocente.

Una questione di giustizia è considerato il capolavoro della Tey. La storia inizia con l’avvocato Blair intento a staccare da una fiacca giornata di lavoro, quando squilla il telefono. Si tratta di Marion Sharpe, una donna che vive con l’anziana madre in un grande casale fatiscente fuori città, conosciuto come il “Franchise”. Marion è in difficoltà: lei e sua madre sono accusate di aver rapito, tenuto in ostaggio e picchiato una ragazza, Betty Kane, che loro affermano non aver mai conosciuto prima. Le accuse sembrano improbabili anche all’ispettore Grant, fino a quando la Kane non descrive nei minimi dettagli la loro mansarda, in cui dichiara di essere stata rinchiusa.
La Tey offre ai suoi lettori un puzzle e li invita a mettere insieme i pezzi, non senza tener conto del clamore dei giornali scandalistici e del desiderio di gogna della gente comune. L’originalità del romanzo sta nel fatto che non ci siano corpi da identificare o scie di sangue da seguire. In questo caso la vittima è la giustizia stessa e le armi principali sono l’ignoranza, il pregiudizio e il giornalismo negligente.

In Amare ed essere saggi un giovane americano dal fascino enigmatico, Leslie Searle, accetta di collaborare a un libro fotografico con il giornalista radiofonico Walter Whitmore. Il progetto richiede di perlustrare insieme il territorio lungo il fiume Rushmere, di dormire in tenda e di effettuare gli spostamenti in canoa. Poco dopo la partenza, però, il bel fotografo scompare misteriosamente senza lasciare traccia. L’ispettore Grant, chiamato per indagare sulla sua scomparsa, dovrà scoprire se abbia avuto un incidente o se sia stato ucciso, ma soprattutto dove si trovi il corpo.

Nel romanzo La figlia del tempo l’ispettore Grant è costretto in un letto d’ospedale perché si è rotto una gamba durante un inseguimento. Per evitare che si annoi l’amica Marta Hallard gli porta una raccolta di ritratti legati a controversie storiche. L’attenzione dell’ispettore viene subito catturata da un’immagine di Riccardo III, il re accusato di aver ucciso i nipoti, i Principi nella Torre. Ma quel volto, è davvero quello di un assassino? Grant inizia un’indagine privata: vuole risolvere uno dei casi più noti della storia, che ha ben cinquecento anni. Utilizzando il proprio metodo investigativo e tenendo conto di ogni elemento utile alla ricostruzione dei fatti e delle prove contro Riccardo III, Grant arriva a scoprire che molte delle fonti storiche su cui le persone fanno affidamento, si basano sui ‘sentito dire’. Un antico proverbio inglese dice che la verità è figlia del tempo e anche Grant è dello stesso parere.

In Sabbie canore l’ispettore Grant si trova su un treno notturno diretto in Scozia: il suo superiore gli ha consigliato di prendersi un congedo per malattia a causa del troppo lavoro. Prima di scendere dal treno passa davanti allo scompartimento 7B e si accorge che un passeggero è morto, lasciando alcuni versi di una poesia scarabocchiati sul giornale. Inizia, perciò, a interessarsi all’identità dell’uomo e, nei giorni seguenti, si fa inviare da Scotland Yard notizie sulle dinamiche del decesso. A prima vista sembra proprio un incidente: l’uomo era ubriaco ed è caduto sbattendo la testa. Ma Grant non può fare a meno di pensare che non tutto è come sembra. Sicché, durante le ore di riposo e di pesca, continua in privato le sue ricerche e scopre che si tratta proprio di omicidio.

Josephine Tey abbandona il classico cliché del detective impavido e sicuro di sé a favore di un personaggio che mostra la sua vulnerabilità. Grant non è perfetto, come dimostra il suo esaurimento nervoso, ed ha una vocina nella testa che mette in dubbio ogni sua decisione. Alan Grant appare più umano di molti altri detective ed è, per questo, più affascinante.

ISBN – 9788897804543
formato: epub + kindle
€ 6.99

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L'Autore

Josephine Tey è lo pseudonimo utilizzato da Elizabeth Mackintosh, scrittrice e drammaturga scozzese, per i suoi romanzi polizieschi. Nata a Inverness il 25 luglio 1896 e morta a Londra il 13 febbraio 1952, era la maggiore di due sorelle. Il padre era un fruttivendolo e la madre un’insegnante. Josephine Tey non è l’unico pseudonimo. Ne usa anche un secondo, Gordon Daviot, soprattutto per le opere teatrali e nella vita privata, che ha sempre custodito gelosamente.

Appassionata di ginnastica, dopo gli studi presso la Inverness Royal Academy, frequenta, dal 1914 al 1917, l’Anstey Physical Training College di Erdington, a Birmingham, dove si diploma in educazione fisica. A detta di tutti, la Tey è una ragazza serena e piena di vita, non particolarmente ferrata negli studi, felicissima durante le ore di ginnastica. Conosciuta come Bessie Mack, a scuola i suoi compagni rimangono sempre stupiti quando in palestra si diverte a fare le capriole alle parallele insieme ad altre acrobazie da vera ginnasta. Terminati gli studi, dopo una breve esperienza in una clinica di fisioterapia, la Tey segue le orme della madre e si dedica all’insegnamento. Lavora in diverse scuole, a Liverpool, a Oban, a Eastbourne e a Tunbridge, nel Kent, dove rimane più a lungo. Negli anni della guerra, impartisce lezioni di ginnastica agli operai e svolge volontariato in un ospedale di Inverness.

Nel 1923, Josephine Tey interrompe l’attività di docente per assistere la madre malata di cancro. Dopo la sua morte, rimane a Inverness per prendersi cura del padre, rimasto solo. La produzione letteraria inizia proprio in questi anni e i suoi racconti e le sue poesie vengono pubblicati su diversi giornali scozzesi e nella English Review.
“Scrivere è sempre stato il suo più grande divertimento” dirà dopo la sua morte l’agente letterario.

Nel 1925, con lo pseudonimo di Gordon Daviot, escono alcuni racconti su The Westminster Gazette, The Westminster Review, The Glasgow Herald, e su Litery Review. La scelta dell’autrice di utilizzare uno pseudonimo maschile è probabilmente da attribuire al fatto che, in quegli anni, un uomo aveva maggiori possibilità di far pubblicare le proprie opere. Il cognome, Daviot, è forse dovuto a una località in cui la famiglia Mackintosh trascorreva le vacanze durante l’infanzia di Elizabeth.

Nel 1929 pubblica L’uomo in coda (The Man in the Queue), il primo romanzo poliziesco in cui fa il suo esordio l’ispettore Alan Grant. La Tey è tra le prime scrittrici a utilizzare come personaggio principale un ispettore di Scotland Yard: fino ad allora i protagonisti erano stati detective privati o persone comuni con doti investigative. Pur presentando caratteristiche non convenzionali per i romanzi polizieschi del tempo, l’opera viene accolta positivamente dalla critica, e si aggiudica il “Dutton Mystery Prize”.
Seguiranno altri cinque polizieschi, scritti sotto lo pseudonimo di Josephine Tey, con Grant come protagonista: Uno scellino per le candele (A Shilling for Candles, 1936), Una questione di giustizia (The Franchise Affair, 1948), Amare ed essere saggi (To Love and Be Wise, 1950), La figlia del tempo (The Daughter of Time, 1951) e Sabbie canore (The Singing Sands, 1952).
Nel 1937, Hitchcock prende spunto dal suo libro Uno scellino per le candele, per la trama del film Giovane e innocente.

Pubblicato per la prima volta nel 1946, il romanzo Miss Pym (Miss Pym Disposes) non presenta lo schema del “whodunit”, il classico poliziesco, e non vede come protagonista l’ispettore Alan Grant. La protagonista è invece Lucy Pym, una tranquilla insegnante di francese, invitata per una conferenza in un collegio di educazione fisica, che si ritrova coinvolta nella frenetica vita delle studentesse alle prese con gli esami dell’ultimo anno, e in un incidente in palestra che ha tutta l’aria di essere doloso.
È del 1949 Brat Ferrar (Brat Ferrar), una storia di mistero e suspense, in cui uno sconosciuto si presenta alla famiglia Ashby fingendosi Patrick, l’erede creduto morto da anni. L’uomo conosce ogni dettaglio significativo dei primi anni di vita di Patrick Ashby e tutto fa credere che possa portare a termine questo incredibile inganno, fino a quando, però, non emergono vecchi segreti di famiglia che mettono a repentaglio il suo piano e la sua stessa vita.

La Tey era una donna molto riservata che ha sempre evitato la stampa, i fotografi e non ha mai concesso interviste; per questo motivo, non è facile reperire notizie su di lei. Tuttavia, si possono trovare nei suoi libri molti elementi autobiografici, come l’amore per la pesca, le corse dei cavalli, il cinema e il teatro: le stesse passioni dell’ispettore Grant, in molti aspetti suo alter ego.

Scrive anche opere per il teatro con lo pseudonimo di Gordon Daviot e, nel 1932, esce Riccardo di Bordeaux, il suo spettacolo più famoso, prodotto dall’Arts Theatre. È proprio quest’opera a rendere celebre l’attore John Gielgud che diventerà suo grande amico e con il quale la scrittrice realizzerà altre opere teatrali.

Nel corso dell’ultimo anno di vita, quando sa di essere gravemente malata, evita fermamente di incontrare i suoi amici. La sua morte, nel febbraio del 1952, non avrebbe potuto essere più coerente con la riservatezza: una settimana prima era morto re Giorgio VI e l’intera nazione era troppo occupata a piangere il suo re per prestare attenzione alla morte di uno qualsiasi dei suoi sudditi. L’amico attore, John Gielgud, legge la notizia sul giornale della sera. Non sapeva nemmeno che fosse malata. Così, per la cerimonia funebre si riunisce a Streatham, a sud di Londra, un piccolo gruppo di amici per dare a quella scrittrice brillante e ironica.

Negli anni dopo la sua morte, alcune sue storie vengono portate sullo schermo, come Una questione di giustizia, ispirato a una storia vera del diciottesimo secolo, e Sabbie canore adattato per la televisione nella serie Detective, nel 1969, con John Carson nel ruolo di Grant. Di Brat Ferrar vi sono stati vari adattamenti per la televisione, e ’ultimo, del 1986, è stato trasmesso dalla BBC come miniserie di tre puntate.