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Enrico Carlo Ferdinando Maria Deodato d'Artois, in francese Henri
d'Artois (Parigi, 29 settembre 1820 – Lanzenkirchen, 24 agosto
1883), duca di Bordeaux poi conte
di Chambord>, figlio di Carlo Ferdinando duca di Berry
secondogenito di Carlo X di Francia, e di Carolina di Borbone-Due
Sicilie.
Biografia
Enrico di Artois nacque il 29 settembre 1820, figlio postumo di
Carlo d'Artois, duca di Berry e di Carolina di Borbone-Due Sicilie.
La nascita, a sette mesi dall'assassinio del padre e che permetteva
la continuazione della linea principale dei Borbone di Francia, gli
valse l'appellativo di "bimbo del miracolo" (enfant du miracle).
Al momento della nascita, Carlo X gli conferì il titolo di
duca di Bordeaux, che Enrico mantenne fino all'abdicazione del nonno
Carlo X e dello zio Luigi Antonio di Borbone. In esilio, egli
assunse il titolo di cortesia di conte di Chambord, dal nome di un
castello offertogli da una sottoscrizione nazionale.
La rivoluzione del 1830
La rivoluzione del 1830 e l'avvento al potere della monarchia
orleanista lo costrinsero all'esilio, come avvenne del resto per
tutta la famiglia reale dei Borbone di Francia. La morte del
primogenito di Carlo X, Luigi Antonio duca di Angoulême,
avvenuta nel 1844, finì con l'indirizzare le simpatie dei
monarchici tradizionalisti nella persona del conte di Chambord, che
venne considerato d'ora innanzi l'unico erede legittimo al trono di
Francia. Secondo la successione legittimista, il conte di Chambord
fu quindi considerato a tutti gli effetti pretendente alla corona
francese.
Già nel 1830 Carlo X aveva abdicato in suo favore, in seguito
alla Rivoluzione di Luglio, ma il parlamento non aveva accettato
questa abdicazione, accompagnata peraltro anche da quella del
Delfino, malgrado gli sforzi del grande scrittore René de
Chateaubriand, Pari del Regno, inviato al Senato dai Borboni, dove
tenne un famoso, appassionato discorso in difesa del piccolo Enrico
V, succeduto ope legis sul trono a seguito delle due abdicazioni. Il
Senato nominò re Luigi Filippo d'Orléans, e i Borboni
furono costretti all'esilio. Tuttavia da più parti si
considera che tra il 2 agosto giorno dell'abdicazione di Carlo X e
dello zio Luigi, e il 9 agosto giorno dell'ascesa al trono di Luigi
Filippo, Enrico possa essere considerato re titolare di Francia per
quella settimana.
Nel 1844, alla morte senza eredi dello zio, Enrico d'Artois, che era
minorenne ed era stato quindi sotto reggenza, divenne il capo
effettivo dei Borboni e pretendente al trono francese a tutti gli
effetti col titolo di Enrico V, riunendo il campo legittimista che
si era trovato diviso fra chi, strenuamente intransigente, aveva
continuato a sostenere la titolarità regia solo in
virtù della stretta discendenza, e chi invece aveva
già riconosciuto l'atto di abdicazione del 1830.
Nel 1846 sposò Maria Teresa di Modena (1817 – 1886), figlia
di Francesco IV di Modena dalla quale non ebbe figli.
Fallimento della terza Restaurazione
Nel 1871, in seguito alla sconfitta francese nella guerra
franco-prussiana e al crollo dell'impero di Napoleone III, il
parlamento, di maggioranza realista, era intenzionato a ripristinare
la monarchia. Tuttavia, esso era diviso tra "legittimisti", che
appoggiavano Enrico d'Artois, e "orleanisti", che al contrario
appoggiavano l'erede di Luigi Filippo d'Orléans, Luigi
Filippo Alberto d'Orléans. Alla fine l'assemblea si
accordò sulla nomina di Enrico d'Artois, il quale
però, rifiutandosi di adottare la bandiera tricolore e
volendo invece mantenere la bandiera bianca monarchica, perse
diversi sostenitori orleanisti. Il parlamento decise allora di
nominare un presidente della Repubblica favorevole ai monarchici,
Patrice de Mac-Mahon, e di attendere la morte di Enrico d'Artois per
nominare re Luigi Filippo Alberto d'Orléans.
Tuttavia alla morte di Enrico nel 1883 fu riconfermata la
repubblica, in quanto colle successive elezioni il parlamento era
ormai diventato di maggioranza repubblicana.
Enrico è sepolto nel convento di Castagnavizza presso
Gorizia, ora nel territorio di Nova Gorica, in Slovenia, a seguito
del Trattato di pace tra Italia e Jugoslavia del 1947. Gorizia fu
infatti l'ultima residenza d'esilio dei Borbone del ramo
primogenito.
I monarchici dopo la morte di Enrico
Alla sua morte, l'unità raggiunta tra "legittimisti" e
"orleanisti" e auspicata dallo stesso conte di Chambord si ruppe.
Infatti, se la maggior parte dei legittimisti riconobbe i diritti
della linea d'Orléans, un gruppo minoritario tra loro
appoggiò le pretese del ramo spagnolo dei Borbone, che aveva
perso i diritti sul trono di Francia con la ratifica del trattato di
Utrecht (1713), pilastro dell'ordine europeo, e la sua registrazione
da parte delle Cortes spagnole e del Parlamento di Parigi.
Il partito favorevole al ramo spagnolo, a lungo politicamente
insignificante in Francia ed incarnato, alla morte di Enrico, dal
conte di Montizón (che, come pretendente, assunse il nome di
Giovanni III), al contrario di quello leale alla Casa
d'Orléans fu detto dei "Bianchi di Spagna". Una certa
visibilità venne ottenuta da questo partito nel secondo
dopoguerra. Nonostante che la maggior parte dei legittimisti fosse
confluita nel partito leale agli Orléans, i Bianchi di Spagna
tendono a definirsi "legittimisti".