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Vita e pensiero fu una rivista fondata il 1º dicembre 1914 a
Milano che si proponeva come mediatrice tra la fede e il mondo e che
viene pubblicata ancora oggi come rivista dell'Università
Cattolica.
Storia
Alla vigilia della prima guerra mondiale, il francescano Agostino
Gemelli, Ludovico Necchi e Francesco Olgiati diedero vita ad un
periodico allo scopo di rimuovere il disagio dei cattolici e farli
discutere con rinnovata energia sui problemi politici, economici,
sociali.
"Vita e pensiero" bandisce un manifesto non meno famoso di quello
futurista pubblicato cinque anni prima da Marinetti, il manifesto
medievalista, redatto da padre Gemelli:
Manifesto medievalista
Ecco il nostro programma! Noi siamo MEDIEVALISTI. Mi spiego. Noi ci
sentiamo profondamente lontani, nemici anzi della cosiddetta cultura
moderna così povera di contenuto, così scintillante di
false ricchezze tutte esteriori, sia che essa si pavoneggi nelle
prolusioni universitarie o che filantropica scenda nelle
università popolari a spezzare agli umili il pane della
scienza moderna. Essa è un aggregato meccanismo di parti non
intimamente elaborato, messe insieme senza connessione intima,
organica. Essa è un mosaico costruito da un ragazzo anormale,
che non ha il senso dei colori e delle figure. Ancora. Noi abbiamo
paura, paura di questa cultura moderna, non perché essa alza
le sue armi contro la nostra fede, ma perché strozza le
anime, coll'uccidere la spontaneità del pensiero. Ancora. Noi
ci sentiamo infinitamente superiori a quelli che proclamano la
grandezza della cultura moderna. Questa è infeconda e
incapace di creare un solo pensiero ed al posto del pensiero ha
eretto a divinità la erudizione del vocabolario e della
enciclopedia.
Estremamente duro, il manifesto medievalista era motivato dalla
situazione in cui versava allora la cultura cattolica, combattuta
dal positivismo e dall'idealismo, aggredita dal materialismo e dal
libero pensiero.
Con il ritorno al Medioevo, padre Gemelli prospettava un modello di
società armoniosa nella quale la fede potesse ritornare ad
animare la cultura in modo che il pensiero cristiano potesse ancora
influenzare la realtà quotidiana.
Dopo la guerra del '15-'18, dal dibattito e dalle iniziative
promosse dalla rivista scaturisce l'idea dell'Università
Cattolica del Sacro Cuore, centro di cultura, che sarà poi
realizzata nel 1921.
Sul terreno politico la rivista combatte i cattolici liberali e
polemizza con l'aconfessionalismo e l'interclassismo del Partito
Popolare, finché non sopravviene la marcia su Roma, la caduta
dello Stato costituzionale e l'avvento del fascismo.
Tra il 1921 e il 1927 il gruppo dirigente di "Vita e pensiero", di
orientamento medievalista e neotomista, pur riconoscendo a Mussolini
il merito di aver liquidato il liberalismo, la democrazia socialista
e la massoneria, diffida del movimento politico fascista e della sua
ideologia.
Nel 1929 i Patti Lateranensi stipulati tra l'Italia e la Santa sede
risolvono in parte la questione cattolica, ma l'entusiasmo con cui
"Vita e pensiero" può accogliere la svolta della
Conciliazione, non elimina il problema aperto delle libertà
civili e politiche dalle leggi "fascistissime".
Nel periodo che va dalla Conciliazione alla seconda guerra mondiale,
l'Università Cattolica e le sue tre riviste (si è
infatti aggiunta a "Vita e pensiero", la "Rivista di filosofia
Neoscolastica" e la "Rivista internazionale di scienze sociali")
s'impegnano attivamente a recuperare i ritardi accumulati dai
cattolici nella moderna ricerca scientifica.
Si cerca di dare molta attenzione ai nuovi settori della psicologia
sperimentale, dell'economia, degli studi giuridici per formare "una
élite culturale, sociale e religiosa" in grado di promuovere
"la rinascita cristiana della società".