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Papà Goriot (titolo originale in francese: Le Père
Goriot) è un romanzo di Honoré de Balzac pubblicato
nel 1834.
Trama
Il romanzo si apre con un prologo di circa 20 pagine, in cui si
narra l'antefatto di un dramma. Successivamente Balzac ci
introduce nella pensione di Madame Vauquer, dove alloggiano Eugene
De Rastignac, giovane studente universitario, Vautrin, un
personaggio misterioso ed inquietante, Papà Goriot, pastaio
in pensione e fabbricante di vermicelli, ed altri personaggi che
però avranno un ruolo secondario nella narrazione.
Papà Goriot ha due figlie, Anastasie e Delphine (sposate
rispettivamente con un conte e con un banchiere), che ama in modo
patologico. Esse però lo vanno a trovare solo per ottenere
soldi, in modo da soddisfare i loro capricci. La vicenda di
Papà Goriot si intreccia poi con quella di Eugene De
Rastignac. Egli, giovane molto ambizioso tralascia gli studi di
giurisprudenza attratto dall'alta società parigina.
L'ambizione porta Rastignac a sedurre donne altolocate, tra cui
Delphine, una delle figlie di Papà Goriot. Inoltre il
signor Vautrin, che poi si rivelerà un pericoloso
criminale, tenta di iniziarlo al male, spiegandogli come
raggiungere i propri scopi con mezzi disonesti.
Il romanzo si conclude con la morte di Papà Goriot, ucciso
non solo dall'età ma anche dalle privazioni che si era
imposto per amore delle figlie. A questo proposito, la scena
finale mostra davvero la mancanza di affetto delle figlie verso il
padre, costretto anche nell'ultimo viaggio ad essere accompagnato
dal solo Rastignac.
I temi
Nel romanzo coesistono e si intrecciano molteplici tematiche. Il
tema principale è ovviamente l'amore paterno, rappresentato
come una patologia. Accanto ad esso, abbiamo il tema
dell'elevazione sociale verso le classi più elevate, la
critica al mondo della borghesia e dell'aristocrazia, la
demonizzazione del denaro come forza negativa che corrode gli
affetti.
Gli ambienti
Gli ambienti descritti nel romanzo sono tre: l'ambiente della
pensione, l'ambiente dell'alta finanza e l'ambiente
dell'aristocrazia.
Balzac sviluppa la vicenda tra questi tre ambienti che si
presentano come veri e propri nodi tematici. La cosa interessante
da notare, è che gli ambienti dell'alta finanza e
dell'aristocrazia si assomigliano molto poiché mostrano gli
stessi valori negativi che Balzac attribuisce alla società
borghese della Francia del XIX secolo (il denaro, l'ipocrisia
ecc).
I personaggi
Papà Goriot
Goriot è un padre estremamente affettuoso. Il suo amore per
le figlie è descritto da Balzac come una patologia. Egli
infatti, pur di accontentare le figlie, si priva di tutti i
risparmi accumulati in una vita di lavoro (in gioventù era
impegnato nel commercio di pane e pasta) ed anche dei propri
oggetti personali. La figura di Papà Goriot è
emblematica, in quanto mostra come gli affetti più intimi
come i legami tra padre e figlie siano corruttibili dalla
società borghese, dominata dal denaro.
Eugene De Rastignac
Rastignac è il punto di contatto tra gli ambienti
presentati durante la narrazione. Egli è un giovane di
provincia, venuto a Parigi per studiare legge. Egli è
fortemente attratto dall'alta società parigina e ambisce ad
arrivare alle posizioni più elevate. In realtà
è ancora un ragazzo sensibile ai sentimenti, e per questo
rifiuta gli insegnamenti di Vautrin e tenta di aiutare fino alla
fine Papà Goriot. Ma è proprio dopo la morte di
Goriot che egli perderà ogni fiducia nella forza dei
sentimenti ed accetterà le spietate leggi della capitale,
prima fra tutte la corruzione morale. Nel corso del romanzo
Eugène passa dall'iniziale ingenuità e bontà
all'accettazione della corruzione necessaria per scalare i gradini
della società. Famosa a tal proposito è la frase
finale che, dalla cima del Cimitero Père Lachaise, egli
lancia a Parigi: "Ed ora, a noi due!" Tale percorso è stato
visto anche come base costituente per un romanzo di "costruzione"
quale in realtà il "Père Goriot" non è.
*
da http://milanoromatrani.wordpress.com/2010/07/17/truffatorama-il-personaggio-di-vautrin-in-papa-goriot-di-honore-de-balzac/
Vautrin
Tromp-la mort, alias Vautrin, è il simbolo negativo della
società borghese. Egli infatti è un criminale che
pur di raggiungere i suoi scopi non esita a compiere delitti o a
rubare. Nel corso del romanzo egli tenta di iniziare Rastignac
proprio ai valori negativi di cui si fa portatore. Nell'ultima
parte del romanzo, la polizia riesce ad arrestarlo ma ciò
non intacca l'alone di mistero e di forza negativa che
caratterizza il personaggio di Vautrin. Nonostante la carica
negativa del personaggio, Vautrin costituisce nell'economia del
romanzo l'affascinante motore immobile della trama che porta
all'accettazione della corruzione da parte del giovane
Eugène.
Se dovessimo selezionare una e solo una caratteristica
d’eccellenza riguardante la scrittura di Honoré De Balzac
(1799-1850) – una capacità unica e personale, invidiata
dagli scrittori e ampiamente studiata dagli accademici – non ci
sarebbe dubbio alcuno nello scegliere la sua incredibile
capacità di realizzare personaggi a tutto tondo, figure
credibili e naturalmente complesse. Tra esse è assai
facile per il lettore essere attratto da quella del truffatore
dalla battuta facile Vautrin che compare e ricompare più
volte all’interno della monumentale Commedia Umana. Lo
ritroviamo in Illusioni perdute (1843) e con il nome di
Abbé Herrera nel seguito Splendori e miserie delle
cortigiane ( 1847) ma soprattutto in Papà Goriot (1834)
dove il lettore può fare conoscenza con i modi e le
maniere dell’affabulazione comica del pericoloso truffatore e
assassino.
In Papà Goriot Vautrin è uno degli abitanti della
pensione Vaquer dove sono alloggiati i protagonisti principali:
Goriot e il giovane Eugene Rastignac (anch’esso torna in
più d’un romanzo della Commedia). Nessuno conosce la sua
vera identità e tutti gli abitanti della pensione – in
primis la spilorcia proprietaria, la signora Vaquer – pur
domandandosi quali siano gli strani traffici che impegnano
Vautrin anche la notte ne subiscono il fascino lasciandosi
sedurre di risata in risata, di battuta in battuta,
dall’infingardo delinquente diventato presto mattatore assoluto
all’interno della piccola comunità della pensione. La
vera natura di Vautrin si esplicherà solo nel dialogo
educativo con l’amato Eugene (una delle caratteristiche che
rendono ancora più complesso il personaggio di Vautrin
è la sua omosessualità e il suo amore platonico
nei confronti del giovane studente e coinquilino) e soprattutto
nella cinica apologia sulle convenzioni sociali come strumenti
per la scalata economica e la realizzazione dei propri
obbiettivi, sull’ambizione, sulla futilità e
pericolosità dell’amore. Vautrin vuole iniziare il suo
giovane pupillo alla truffa, al sotterfugio, persino al delitto,
fa finalmente luce sul suo pensiero lontano dall’attitudine camp
e dall’atteggiamento sciovinista utilizzato con gli altri
coinquilini della pensione.
Rastignac è il suo tallone d’Achille ma non sarà
questo a portarlo alla rovina: le forze di polizia sono sulle
sue tracce e grazie a un espediente – decisamente teatrale –
elaborato per mano di due coinquilini della pensione – Poiert e
la signora Michonneau – sarà possibile effettuare la
cattura di Trompe-la-mort (detto così per la
capacità di sfuggire continuamente alla nera mietitrice)
ma in un ribaltamento ilare e assai straniante la
comunità della pensione Vaquer piuttosto che
congratularsi con la Michonneau e con Poiret per il coraggio e
il senso civico dimostrati si scaglieranno contro di loro
chiedendone l’immediata espulsione dalla pensione.
L’ostracizzazione (anch’essa assai teatrale e tutta da gustare)
della Michonneau e l’immediata riabilitazione di Vautrin (gli
abitanti della pensione continueranno a chiamarlo col suo falso
nome) attraverso il chiacchiericcio da salotto ben rappresentano
la pericolosità di certe capacità affabulatorie e
della comicità (non ironia) come strumento solo
apparentemente escapistico in realtà pericolosa e silente
arma di controllo delle opinioni e degli intenti altrui.