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Jean Valjean è un personaggio immaginario protagonista del
romanzo I Miserabili dello scrittore francese Victor Hugo.
Ex galeotto, uscito di prigione dopo una condanna ventennale ai
lavori forzati a causa di un furto commesso per fame, perennemente
braccato dalla legge, Jean Valjean è uno dei tanti
"miserabili" descritti nel romanzo, la cui esistenza si compie ai
margini della società. Ciononostante, viene descritto come
un personaggio dotato di una carità e umanità
sorprendente, intenzionato a perseguire in ogni frangente il bene
del prossimo piuttosto che il suo, ed in particolare quello della
figlia adottiva Cosette.
Biografia del personaggio
Il carcere e l'incontro con Monseigneur Myriel
Alla sua prima apparizione, nel secondo libro del primo tomo, di
Jean Valjean viene detto come in gioventù fosse stato
potatore a Faverolles. Trovandosi, in condizioni di estreme
indigenza, a dover provvedere alla sorella e ai figli di questa,
per disperazione si trova costretto a rubare un tozzo di pane; per
questo crimine viene condannato a cinque anni di lavori forzati
nel carcere di Tolone, pena che viene allungata di ulteriori 14
anni a seguito di vari tentativi falliti di evasione. Viene infine
liberato dal carcere a seguito di un'amnistia nei primi giorni del
1815, dopo 19 anni di reclusione; in questa data egli ha 46 anni,
si può perciò arguire che fosse entrato in carcere a
27 (nel 1796) e che fosse nato nel 1769.
All'uscita dal carcere Jean Valjean si trova a vagabondare per
diversi giorni attraverso il sud-est della Francia, vedendosi
chiudere in faccia ogni alloggio ed ogni opportunità a
causa del suo passato di galeotto, che lo identifica come un
reietto della società. Questa situazione disperata finisce
per esasperare il risentimento e l'odio nei confronti della
società e di tutto il genere umano fino a spingerlo ad una
fredda malvagità d'animo. Frattanto, giunto, nel suo
vagabondare, nella città di Digne, ha la fortuna di
imbattersi nel vescovo della città, Monseigneur Myriel, un
pio e giusto uomo di chiesa dall'eccezionale altruismo. In un
primo momento Valjean diffida del prelato, che pure lo accoglie in
casa e tenta di redimerlo dai suoi vecchi peccati, e giunge anzi a
rubare i candelabri del vecchio e a fuggire. Riacciuffato dalla
polizia, viene portato di nuovo di fronte al Vescovo, il quale lo
difende dai gendarmi sostenendo che quei candelabri fossero in
realtà un dono, e riconsegnandoli anzi lui stesso a
Valjean, come un monito a cambiare vita. Scosso e turbato dalla
carità rivoltagli dal vescovo, in uno stato d'animo confuso
Valjean, rilasciato, giunge quella stessa notte a commettere un
nuovo furto, rubando ad un bambino una moneta d'argento. Quando
realizza ciò di cui si è reso colpevole, Jean
Valjean, scosso da un terribile rivoltamento di coscienza,
comprende ciò che il vescovo volesse comunicargli, e matura
la viva decisione di cambiare per sempre vita, seguendo l'esempio
del caritatevole prelato.
Montreuil-sur-Mer
Quello stesso anno, il 1815, Jean Valjean -ancora ricercato per i
furti commessi- si stabilisce a Montreuil-sur-Mer dove, grazie al
denaro del vescovo, riesce ad impiantare una fiorente industria di
bigiotteria e a diventare un cittadino rispettabile, ovviamente
celando il proprio passato e assumendo la falsa identità di
Monsieur Madeleine. I suoi gesti di bontà e di
carità verso i poveri lo rendono presto molto amato dagli
abitanti della cittadina, che giungono a nominarlo sindaco di
lì a pochi anni. Solo l'ispettore di polizia locale,
Javert, che era stato secondino a Tolone, nutre alcuni dubbi sul
suo passato ed inizia a sospettare la sua reale identità.
Frattanto Valjean incontra una poverissima donna, Fantine, ex
impiegata in una delle sue fabbriche licenziata -a sua insaputa-
dalla sua direttrice del personale perché madre di una
bambina senza essere sposata, in contrasto con la moralità
del tempo. Deciso ad aiutare l'infelice, gravemente ammalata, Jean
Valjean la difende da Javert (venuto ad arrestarla per oltraggio
al pudore) e, quando la sua condizione si fa critica, le promette
di ricongiungerla alla figlia, Cosette, affidata dalla madre
cinque anni prima ad una coppia di locandieri a Montfermeil.
Contemporaneamente però, Valjean viene a sapere che, a
causa di uno scambio di identità, un uomo catturato dalla
polizia ad Arras è stato ritenuto essere l'evaso Jean
Valjean e rischia come tale una condanna a vita. Pur rendendosi
conto che l'evento potrebbe volgere a suo vantaggio, eliminando
per sempre i sospetti del passato dalla sua persona, l'ex forzato
comprende che non può permettere che un innocente venga
incriminato al suo posto; dopo una notte di angosce e di
indecisione si reca in tutta fretta sul luogo del processo e su
autodenuncia al giudice, rivelando la propria identità e
scagionando così il suo "alter ego". Tornato a
Montreuil-sur-Mer, Valjean ha appena il tempo di assistere alla
morte di Fantine prima che la polizia, con Javert in testa, venga
ad arrestarlo. Riesce poi a sfuggire una prima volta alla cattura,
viene in seguito ripreso ma riesce ad evadere e a simulare la sua
morte. Questi eventi avvengono nel 1823, all'epoca in cui Jean
Valjean ha 54 anni.
L'incontro con Cosette
Fuggito di galera, Jean Valjean si reca a Montfermeil dove scopre
le crudeli condizioni in cui i Thénardier, proprietari
della locanda e tutori di Cosette, costringono a vivere la
piccola, trattata al pari di una serva e privata di ogni affetto e
calore. Dietro pagamento di una ingente somma, ed in parte
imponendo la propria autorità (Valjean viene infatti
descritto come un uomo dalla corporatura imponente e di una forza
erculea) riscatta la bambina e si nasconde con lei in una misera
casa nei sobborghi di Parigi. Scovato anche qui dall'instancabile
Javert, frattanto promosso ispettore nella capitale francese,
è costretto di nuovo alla fuga e riesce a nascondersi con
Cosette in un convento cittadino di monache di clausura, il
Petit-Picpus, nel quale trova rifugio grazie all'intercessione del
giardiniere, Monsieur Fauchelevent, un ex carrettiere a cui aveva
salvato la vita tempo addietro a Montreuil. Trascorre così
in convento quasi sei anni, celandosi sotto l'identità di
Ultime Fauchelevent, fratello del giardiniere e che resterà
il suo nome "ufficiale" per il resto della sua vita. Cosette e
Jean Valjean escono dal convento - per decisione dello stesso
Valjean, che non voleva privare la piccola delle gioie della vita
spingendola verso la vita monastica- nel 1829, all'epoca in cui il
vecchio ha 60 anni e la bambina 14.
Rue Plumet
Jean Valjean e Cosette prendono alloggio in Rue Plumet, a Parigi,
dove vivono una vita modesta e ritirata grazie ai notevoli
risparmi che Valjean era riuscito a mettere in salvo prima della
sua cattura a Montfermeil; il denaro che questi aveva guadagnato
al tempo in cui si faceva passare per Monsiuer Madeleine ammonta
infatti alla sostanziosa cifra di 600 000 franchi, nascosti con
cura ai piedi di un albero in un bosco nei pressi di Montfermeil,
dai quali Valjean attinge però con estrema parsimonia
considerandoli la dote di Cosette.
Nel corso delle lunghe passeggiate dei due nei Giardini del
Lussemburgo, la giovane Cosette nota un giovane, Marius, studente
universitario, liberale, repubblicano e bonapartista di buona
famiglia ma praticamente diseredato a seguito di una lite, per
motivi politici con il nonno, un nostalgico monarchico. Pur
osservandosi solo di lontano, fra i due giovani sboccia un
irrefrenabile amore.
Nel frattempo, Jean Valjean cade in un tranello tesogli da
Thénardier, l'ex oste di Montfermeil che, caduto in
disgrazia, era divenuto capo di una banda di ladri ed assassini
parigini e che, a conoscenza della ricchezza dell'ex forzato, lo
attira con i suoi soci in casa sua e lo rapisce. Valjean riesce
però a salvarsi in parte grazie a Marius, che venuto a
sapere per caso del piano di Thénardier allerta la polizia,
facendo però così intervenire sul luogo del delitto
proprio il terribile Javert. Nella confusione che segue Valjean
riesce comunque a dileguarsi sia dai banditi che dalle forze
dell'ordine.
Marius, intanto, scoperta l'abitazione di Cosette e del padre,
inizia a tessere con la giovane una platonica ma intensa relazione
d'amore, all'insaputa del genitore di questa. Quando però
il vecchio, timoroso, dopo il faccia a faccia con
Thénardier, per l'incolumità della figlia le
cumunica la sua intenzione di trasferirsi con lei in Inghilterra,
i due amanti disperati si trovano costretti alla separazione.
Marius, disperato ed impotente, decide di uccidersi e si avvia
perciò verso il centro cittadino, dove sta intanto
divampando un'insurrezione armata con scontri fra rivoluzionari
repubblicani e soldati di Luigi Filippo, e si unisce ai suoi amici
insurrentisti capeggiati dal carismatico Enjolras cercando la
morte sulle barricate.
Gli scontri sulla barricata
Mentre infuriano gli scontri della notte fra 5 e 6 giugno 1832,
Jean Valjean viene a scoprire, tramite una lettera traditrice, il
legame fra Cosette e Marius, da lui nemmeno sospettato. Soffocato
dall'amore per Cosette, e dalla paura di perderla, il genitore
rimane sconvolto dalla notizia. Poco dopo, quella stessa notte,
Gavroche, monello di strada inviato da Marius, gli recapita un
messaggio scritto per Cosette dal giovane dalla barricata.
Leggendolo, Jean Valjean scopre l'intenzione del giovane di
suicidarsi e, alla notizia, pur se combattuto si avvia egli stesso
alla barricata. Qui, nell'infuriare degli scontri, ritrova Javert,
fatto prigioniero dei rivoltosi e da questi condannato a morte.
Tramite un sotterfugio, l'ex forzato riesce a liberare l'ispettore
e a permettergli di scappare, con gran stupore di questi. Poi,
mentre polizia e Guardia Nazionale irrompono nella barricata,
porta in salvo Marius, colpito e privo di senso, sottraendolo alla
cattura e alla morte conducendolo sulle sue spalle in un
terrificante viaggio attraverso le fogne parigine. All'uscita di
queste l'ex forzato si imbatte però in Javert, che lo
arresta e lo conduce con sé in una carrozza. Dopo aver
depositato l'esanime Marius a casa del nonno, Javert riconduce
Jean Valjean a casa sua e, con suo sommo stupore, lo lascia libero
di andarsene. In seguito, l'integerrimo ispettore di polizia,
incapace di conciliare la propria coscienza di uomo, che deve la
vita ad un criminale e gli è perciò riconoscente,
con quella di tutore della legge, sceglie il suicidio gettandosi
nella Senna.
Il matrimonio di Cosette
Marius, ristabilitosi dalle ferite e riconciliatosi con il nonno,
sposa Cosette -con il beneplacito di Jean Valjean- nel 1833. Dopo
il matrimonio questi, pur avendo ricevuto l'offerta di vivere con
la novella coppia nella loro casa, come già era successo a
Montreuil comprende, dopo una tormentatissima notte, di non poter
porre la propria felicità al disopra di quella di un altro
-nella fattispecie quella di Cosette- e di non poter permettere
che il proprio passato possa mettere in pericolo la futura vita
della giovane. Perciò, preso in disparte Marius gli
racconta del proprio passato di galeotto, ed accetta con profondo
dolore di separarsi da Cosette e a non vederla più.
Lontano dalla figlia adottiva, solo e depresso, il 64enne Jean
Valjean inizia a risentire quasi improvvisamente del peso dei suoi
anni, ammalandosi ed indebolendosi sempre più. Quando, nel
giugno 1833, Marius viene fortuitamente a sapere, proprio grazie
al malvagio Thénardier -che, dal canto suo, meditava una
ennesima truffa ai danni del giovane- di dovere la vita a Jean
Valjean, fa appena in tempo a correre da lui con Cosette per
assistere alla sua morte, e a dare il tempo al vecchio di vedere
un'ultima volta l'amata figlia adottiva. Valjean spira
così, sventurato ma sereno, significativamente illuminato
dalla candele poste sui candelabri donatigli dal vescovo di Digne,
nel cui esempio ha vissuto la sua intera vita di galeotto redento.
Stando a quanto si apprende nell'ultimo paragrafo del romanzo, la
sua tomba viene posta nel cimitero del Père Lachaise,
anonima se non per una iscrizione tracciata a matita che recita:
« Riposa: benché la sorte fosse per lui ben strana,
pure vivea: ma privo dell'angel suo morì:
La cosa avvenne da sé naturalmente
come si fa la notte quando il giorno dilegua »
(I Miserabili, Tomo V libro nono, traduzione italiana di Marisa
Zini (Arnoldo Mondadori Editore))
Caratteristiche
Protagonista del romanzo, e personaggio assurto allo status di
archetipo letterario, Jean Valjean incarna il prototipo del
reietto che procede sulla strada della redenzione; la sua
caratteristica principale è il completo e totale altruismo
-mutuato dall'esempio del suo salvatore, il Vescovo di Digne- che
lo porta a rinunciare a qualunque gioia e vantaggio, fino al
limite della noncuranza per la sua stessa vita, pur di ottenere il
bene del prossimo. Fra i tanti esempi di questa abnegazione di cui
dà prova nel romanzo vi sono il suo sacrificio in favore di
Champmatieu, l'uomo accusato al suo posto dalla polizia, i suoi
sforzi per salvare Javert sulla barricata -incurante del fatto che
la morte dell'ispettore significherebbe per lui la libertà-
e la sua finale e drammatica rinuncia a Cosette, e a tutta la
felicità costruita nel corso di tanti anni di sofferenze,
per non esporre la figlia adottiva ai rischi e alle ombre che la
sua presenza ed il suo passato di galeotto fuggiasco comportano.
Dal punto di vista fisico, Valjean viene descritto nel romanzo
come una persona dotata di una corporatura robusta e di una forza
erculea, sviluppata nei diciannove anni trascorsi ai lavori
forzati nel bagno penale di Tolone. Egli mantiene questa
eccezionale prestanza fisica fino in età avanzata, tanto
è vero che a sessant'anni ne dà ancora prova nella
sua fuga dalla barricata di Rue Saint-Denis, durante la quale,
dopo aver divelto un pesante tombino, trascina con sé a
spalla il corpo esanime di Marius attraverso un lungo e insidioso
percorso sotterraneo nelle fogne di Parigi.
Retaggio del suo passato di galeotto, e delle molte evasioni
tentate, è anche la sua abilità in quelle che Hugo
definisce le "terribili qualità di un forzato": nel corso
delle sue sfortunate fughe egli era infatti divenuto maestro nella
"difficilissima arte di issarsi senza scale, senza appigli, con la
sola forza dei muscoli, puntando sulla nuca, sulle spalle, sulle
anche e sulle ginocchia, lungo lo spigolo di un muro anche fino
all'altezza di un sesto piano" (I Miserabili, II Tomo, libro
quinto, trad. it. di Marisa Zini), abilità, questa, che gli
permette ad esempio di issarsi olte il muro del Convento di Rue
Picpus per sfuggire a Javert.
Infine, sempre durante l'assedio alla barricata Jean Valjean
dà anche prova -pur senza uccidere né ferire
nessuno- di una infallibile mira con le armi da fuoco, sviluppata
in gioventù al tempo in cui era potatore a Faverolles e si
dedicava, talvolta, al bracconaggio.
Infine, di Jean Valjean viene anche detto come possedesse una
discreta cultura, sviluppata da autodidatta negli anni trascorsi a
Montreuil prima e a Parigi poi (Ha infatti imparato a leggere in
prigione, dove c'era una scuola tenuta alcuni frati per quanti
avessero la volontà di istruirsi. Come viene spiegato nel
romanzo, ha deciso di istruirsi per usare la propria cultura come
un'arma che avrebbe portato con sé uscendo di prigione,
ironia vuole che userà la sua cultura per insegnare a
leggere a Cosette). È infatti in grado di parlare alla pari
con Marius, laureato in legge, suscitando anzi in questi una certa
ammirazione. Nel corso del romanzo egli dà inoltre prova di
un notevole acume ed ingegno, ad esempio nella sua abilità
nel fondare una redditizia industria a Montfermeil.
Influenze ed ispirazioni
Possono essere identificati diversi personaggi storici realmente
esistiti la cui vicenda può aver ispirato, in diversa
misura, la nascita dell'eroe tragico di Hugo. Almeno due persone,
protagoniste di fatti di cronaca dell'epoca, possono essere
considerati almeno in parte come "modelli" di Jean Valjean: Pierre
Maurin e Eugène-François Vidocq. Il primo fu un
pover'uomo condannato, come il protagonista de I Miserabili, a
cinque anni di bagno penale per aver rubato un pane destinato a
sfamare i suoi sette figli; il secondo invece fu un ladro,
brigante, rivoluzionario ed avventuriero francese la cui figura
impressionò molti artisti e scrittori del romanticismo
ottocentesco.
Oltre a questi, sono degne di nota alcune analogie tra Jean
Valjean e Napoleone Bonaparte; in particolare, molte date che nel
romanzo segnano avvenimenti importanti nelle vicende
dell'immaginario ex-forzato coincidono con quelle di avvenimenti
altrettanto importanti nella vita dell'Imperatore córso. In
particolare, entrambi sono nati nel 1769; le date della prima
cattura e del rilascio di Jean Valjean coincidono con quelle
dell'ascesa e della caduta di Napoleone: rispettivamente 1796,
anno della campagna d'Italia, e 1815, anno della battaglia di
Waterloo. Ancora, le date dei quattro falliti tentativi di
evasione di Jean Valjean coincidono con avvenimenti importanti
della vita di Napoleone: 1800 (Battaglia di Marengo), 1802 (anno
in cui ottiene il consolato a vita), 1806 (Battaglia di Jena) e
1809 (Battaglia di Wagram). Infine, sebbene Jean Valjean muoia 12
anni dopo l'Imperatore francese, il 1821 è l'anno della
morte del Vescovo di Digne, guida spirituale di Jean Valjean.
Infine, anche se non è possibile considerare Jean Valjean
un personaggio autobiografico, alcune delle sue azioni narrate nel
romanzo prendono spunto da eventi reali accaduti al suo stesso
autore, Victor Hugo. Fra i tanti, possono essere citati la difesa
di Fantine di fronte a Javert, che ricalca una vicenda narrata
anche nel romanzo Choses vues, in cui Hugo prese le parti di una
popolana arrestata dalla polizia per aver insultato un borghese.
Anche l'atteggiamento tenuto dal protagonista durante la sommossa
del 5 giugno, durante la quale questi si prodiga per aiutare gli
insorti senza però ferire o tantomeneno uccidere nessuno,
ha il suo corrispettivo nella condotta tenuta da Hugo il 2
dicembre 1851, durante il colpo di stato di Napoleone III (evento
narrato anche nel racconto Histoire d'un crime).