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Giornalista e scrittore (Como 1850 - Milano 1926). Vivace esponente
di quella scapigliatura democratica così strettamente legata
a quella letteraria, V. fu uno scrittore contro corrente. La sua
impresa più caratterizzante fu forse la fondazione (1901) e
la direzione del settimanale La folla. Del 1911 è la
pubblicazione del romanzo dallo stesso titolo, nel quale egli
riaffermò la propria fede "nell'uso rivoluzionario di un
naturalismo documentario e fotografico".
Vita e opere
V. s'impegnò ben presto in un'analisi sociale dei bassifondi
milanesi che lo portò a militare tempestosamente nelle file
degli anarchici (per vivere esercitò vari mestieri e se fu
editore fu anche venditore di giornali) e poi in quelle dei
socialisti, dai cui quadri nel 1924 fu espulso per la pubblicazione
di un libro su Mussolini. Garibaldino, rivoluzionario, V. fu
costantemente contro corrente, mai disposto a compromessi; per le
sue idee affrontò l'esilio (a Marsiglia, Parigi e Londra) e
la prigionia, nel 1898 per i fatti di Milano, a proposito dei quali
scrisse La sanguinosa settimana del maggio '98, e nel 1911 per aver
protestato contro la spedizione di Tripoli. In quello stesso anno
iniziò la sua esperienza nel settimanale La folla, quasi
tutto redatto di sua mano (tra le collaborazioni da segnalare quella
di G. P. Lucini e di Mussolini), che uscì fino al 1904 e fu
ripreso dal 1912 al 1915; del 1911 è anche il romanzo La
folla, che piacque a É. Zola, al quale V. era giunto
attraverso un'attività ventennale che va da Milano
sconosciuta (1879), a Gli scamiciati (1881), al romanzo Alla
conquista del pane (1882), ad Amori bestiali (1884), ai vari
libelli, prose, scritti di saggistica, "studi sociali", come egli li
chiamava, una produzione vastissima, eclettica che testimonia un
indomito impegno sociale.