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Storico delle scienze, filosofo e matematico (Crema 1863 - Roma
1909). Figura di studioso originale, costantemente in contatto con
la ricerca e la cultura europea (e statunitense) più
avanzata, si occupò di logica, filosofia della scienza,
filosofia del linguaggio e storia della scienza (in partic. della
matematica), con contributi ispirati a un acuto senso degli aspetti
metodologici e linguistici dei problemi affrontati.
Vita
Laureato in matematica nel 1888 a Torino, divenne in
quell'università, assistente di G. Peano per la cattedra di
calcolo infinitesimale (1892), poi, assistente di V. Volterra per la
cattedra di meccanica razionale (1895). Insegnò matematica
nel liceo di Siracusa (1899), nell'istituto tecnico di Bari (1900)
poi in quelli di Como (1901-1904), e di Firenze (1905). Fu allora
chiamato a far parte della Commissione reale per la riforma della
scuola media.
Pensiero
Sostenne e diffuse nella cultura italiana il pragmatismo americano
allora in pieno sviluppo, privilegiandone la versione più
rigorosa di Ch. S. Peirce (Alcune osservazioni sulle questioni
di parole nella storia della scienza e della cultura, 1899),
rispetto a quella più popolare e affermata di W. James (a
differenza di G. Papini e G. Prezzolini, coi quali pure
collaborò), ma s'interessò nel contempo anche di
alcune delle principali linee di pensiero a lui contemporanee (E.
Mach, G. E. Moore e B. Russell, F. Brentano, G. Peano),
nonché alla filosofia leibniziana di cui contribuì,
nell'ambito di una rivalutazione di Leibniz a livello europeo
(Russell, L. Couturat), a rimettere in luce la grande ricchezza
speculativa.
Opere
Notevolissimo il suo epistolario con molti dei principali pensatori
a lui contemporanei quali Mach, Brentano, Croce, ecc. (pubbl. post.
a cura di G. Lanaro, 1971). Un'amplissima raccolta della sua opera
fu pubblicata postuma nel 1911 col titolo di Scritti (a cura di M.
Calderoni, U. Ricci, G. Vacca).
*
Wikipedia
Giovanni Vailati (Crema, 24 aprile 1863 – Roma, 14 maggio 1909)
è stato un filosofo, matematico e storico italiano.
Biografia
Vailati si laureò all'Università di Torino prima in
ingegneria nel 1884 e poi in matematica nel 1888. Qui insegnò
storia della meccanica dal 1896 al 1899, dopo aver lavorato come
assistente di Giuseppe Peano e Vito Volterra. Egli lasciò il
suo posto universitario nel 1899 e così poté
proseguire i suoi studi in modo indipendente, e si guadagnò
da vivere insegnando matematica nelle scuole superiori. Durante la
sua vita fu conosciuto a livello internazionale, i suoi scritti sono
stati tradotti in inglese, francese, e polacco, sebbene fu in gran
parte dimenticato dopo la sua morte a Roma. Non pubblicò
nessun libro completo, ma lasciò circa 200 saggi e recensioni
che toccano un'ampia gamma di discipline.
Posizioni filosofiche
L'opinione di Vailati nei confronti della filosofia era che essa
fornisse una preparazione e gli strumenti per il lavoro scientifico.
Per questa ragione, e perché la filosofia dovrebbe essere
neutrale fra opposte convinzioni, concezioni, strutture teoriche,
ecc., il filosofo dovrebbe evitare l'uso di un linguaggio tecnico
specialistico, ma dovrebbe usare il linguaggio che la filosofia
adotta in quelle aree in cui è interessata. Ciò non
vuol dire che il filosofo debba soltanto accettare qualunque cosa
egli trovi; un termine del linguaggio ordinario potrebbe essere
problematico, ma le sue carenze dovrebbero essere corrette piuttosto
che sostituite con qualche nuovo termine tecnico.
Il suo pensiero sulla verità e sul significato fu influenzato
da filosofi come Charles Sanders Peirce ed Ernst Mach. Egli con
cautela distinse fra significato e verità: "La questione di
determinare che cosa vogliamo dire quando enunciamo una data
proposizione, non solo è una questione affatto distinta da
quella di decidere se essa sia vera o falsa (Scritti, p. 187).
Tuttavia, dopo aver deciso cosa si vuole dire, l'azione di decidere
se ciò è vero o falso è cruciale. Vailati ebbe
un pensiero positivista moderato, sia nella scienza che nella
filosofia:
"La tattica adottata dai pragmatisti in questa
loro guerra contro l'abuso delle astrazioni e delle unificazioni
consiste, come è noto, nel proporre che, anche nelle
questioni filosofiche, come si fa sempre in quelle scientifiche, si
esiga, da chiunque avanzi una tesi, che egli sia in grado di
indicare quali siano i fatti che, nel caso che essa fosse vera,
dovrebbero, secondo lui, succedere (o esser successi), e in che cosa
essi differiscano dagli altri fatti che, secondo lui, dovrebbero
succedere (o essere successi) nel caso che la tesi non fosse vera."
(Scritti, p. 166)
Le influenze e i contatti di Vailati furono molti e vari, e spesso
fu etichettato come "l'italiano pragmatista". Egli deve molto a
Peirce e William James (fu uno dei primi a distinguere i loro
pensieri), ma egli subì anche l'influenza di Platone e George
Berkeley (che egli vide come precursori importanti del pragmatismo),
Gottfried Leibniz, Victoria Welby-Gregory, George Edward Moore,
Bertrand Russell, Giuseppe Peano e Franz Brentano. Vailati
corrispose con molti dei suoi contemporanei.
La prima parte della sua opera comprende scritti sulla Logica
matematica; in essi focalizza l'attenzione sul suo ruolo in
filosofia e distinguendo fra logica, psicologia ed epistemologia.
Storia della Scienza
I principali interessi storici di Vailati riguardarono la meccanica,
la logica e la geometria; egli diede un importante contributo in
molti campi, compreso lo studio della meccanica post-Aristotelica
Greca, dei predecessori di Galileo, della nozione di definizione e
del suo ruolo nell'opera di Platone e Euclide, delle influenze
matematiche sulla logica e sull'epistemologia, e sulla geometria
non-Euclidea di Gerolamo Saccheri. Vailati fu particolarmente
interessato ai modi in cui quelli che potrebbero essere visti come
gli stessi problemi sono inquadrati e trattati in periodi
differenti. Il suo lavoro storico fu strettamente connesso con il
suo lavoro filosofico: per le due attività infatti
utilizzò gli stessi pensieri e metodologie di fondo.
Vailati vedeva lo studio storico e lo studio filosofico come
differenti nell'approccio ma non nell'argomento; credeva inoltre che
dovesse esserci cooperazione fra filosofi e scienziati
nell'approfondimento degli studi storici. Egli riteneva anche che
una storia completa richiedesse che si tenesse in conto anche il
background sociale pertinente. Il superamento delle teorie
scientifiche grazie a nuovi risultati non comportano la loro
distruzione, perché la loro importanza è aumentata dal
suo essere superate: "Ogni errore ci indica uno scoglio da evitare
mentre non ogni scoperta ci indica una via da seguire." (Scritti, p.
4).