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Il complesso delle dottrine filosofiche e teologiche di Tommaso
d’Aquino e la corrente di pensiero cui ha dato luogo nel corso
della storia. Il t. ha esercitato, sin dall’epoca di Tommaso, una
larghissima influenza nel pensiero cattolico, fino a divenirne
un’espressione ufficiale.
Gli avversari della filosofia tomistica.
Già durante gli ultimi anni dell’insegnamento parigino di
Tommaso e dopo la sua morte, violente furono le polemiche intorno
ad alcune sue dottrine (la teoria dell’unità della forma
sostanziale, specialmente nell’uomo; la teoria del principio
d’individuazione, e della differenza reale tra l’essenza e
l’esistenza nelle creature; la possibilità di una creazione
eterna del mondo; la soluzione intellettualistica del rapporto tra
intelletto e volontà) che costituiscono una radicale
innovazione rispetto alla tradizione agostiniana, nel cui segno
soprattutto si determinò l’opposizione al tomismo. Le prime
condanne di tesi aristoteliche giudicate particolarmente
pericolose per il dogma coinvolgono t. e averroismo (1277:
condanne del vescovo di Parigi Étienne Tempier e
dell’arcivescovo di Canterbury Roberto di Kilwardby, domenicano).
I principali avversari della filosofia tomistica erano i teologi
francescani, d’indirizzo agostiniano: tra questi va ricordato il
discepolo di Bonaventura, Guglielmo de la Mare, con il suo
Correctorium fratris Thomae, scritto verso il 1278. Parecchie
risposte polemiche a questo scritto furono pubblicate da discepoli
domenicani di Tommaso; il più importante è
l’Apologeticum veritatis di Ramberto dei Primadizzi di Bologna (m.
1308). Anche il più insigne teologo della facoltà di
Parigi, appartenente al clero secolare, Enrico di Gand, si oppose
nei suoi Quodlibeta a varie dottrine di Tommaso.
Francescani contro domenicani.
L’ostilità della scuola francescana contro Tommaso ebbe
l’espressione più netta in Giovanni Duns Scoto e nel secolo
seguente in Occam e in tutta la corrente nominalistica:
l’offensiva era condotta sia sul piano filosofico (critica delle
dottrine aristotelico-tomiste), sia su quello religioso (pericoli
derivanti da un accordo tra una «filosofia» pagana e
il cristianesimo: «de Aristotele haeretico facere omnino
catholicum», così era riassunto il programma tomista
da Francesco di Meyronnes). Da ricordare, tra i più decisi
difensori del t., il domenicano francese Giovanni Capreolo
princeps thomistarum, col suo libro Defensiones theologiae D.
Thomae Aquinatis. Tommaso d’Aquino ebbe in Italia discepoli
ardenti e partigiani fedeli. Reginaldo di Piperno, chiamato da
Tommaso socius carissimus, fu a Napoli erede e custode letterario
degli scritti di Tommaso. Altri celebri discepoli furono lo
storico Tolomeo da Lucca e Giovanni di Napoli. I domenicani
italiani Alberto di Brescia (m. 1314), Rainerio di Pisa (m. 1351),
Antonino di Firenze e Girolamo Savonarola utilizzarono la teologia
tomista specialmente per la predicazione. La Tabula aurea di
Pietro di Bergamo (m. 1482) è il primo indice di tutte le
opere di Tommaso. La metafisica tomista ricevette nuove
esposizioni dai domenicani Pietro Barbo Soncina (m. 1494) e
Domenico di Fiandra (m. 1500).
L’influenza del tomismo.
Verso la fine del Medioevo, l’influenza del t. si estese anche
alla teologia bizantina, e vari teologi come Demetrio Cidone e il
patriarca Giorgio Scolario tradussero in greco le opere principali
di Tommaso. Già in precedenza missionari domenicani avevano
tradotto in armeno vari suoi scritti. Ulteriore sviluppo ebbe la
teologia di Tommaso quando la sua Summa theologiae fu introdotta
come libro scolastico in luogo delle Sentenze di Pietro Lombardo.
Dopo lezioni tenute da domenicani tedeschi su quest’opera
già nel 15° sec., il cardinale Gaetano scrisse il suo
commentario classico alla Summa theologiae, mentre Francesco
Silvestri pubblicava contemporaneamente il suo commento, non meno
classico, alla Summa contra Gentiles. In Spagna il rifiorire della
scolastica presso i domenicani di Salamanca coincise con
l’adozione (iniziata da Francesco de Vitoria) della Summa come
testo ufficiale per l’insegnamento della teologia. Con ciò
incomincia l’epoca dei grandi commentari alla Summa; non solo i
domenicani, ma anche teologi di altri ordini scrissero commenti
voluminosi e corsi sia teologici sia filosofici Ad mentem S.
Thomae. I gesuiti seguirono la dottrina di Tommaso nella Ratio
studiorum, e il loro più insigne teologo Francesco
Suárez espose il proprio sistema in forma di commento alla
Summa.
La decadenza e la rinascita ottocentesca.
La lenta dissoluzione della filosofia scolastica portò con
sé la decadenza del t.; questo anzi, per il suo stretto
legame con l’aristotelismo, fu l’oggetto principale delle critiche
che dall’Umanesimo e dalla Riforma, fino all’età della
nuova scienza, si erano accumulate contro la filosofia scolastica
e contro la fisica di Aristotele; sicché il tramonto della
filosofia aristotelica portò con sé quello del
tomismo. Nella seconda metà del 19° sec., si assistette
alla rinascita del t., soprattutto per l’iniziativa di Leone XIII,
che, con l’enciclica Aeterni Patris, richiamò allo studio
di Tommaso, lo elevò a patrono delle scuole cattoliche,
ordinò un’edizione critica delle sue opere (editio
Leonina). Su questa linea vennero poi le notificazioni di Pio X
(che tra l’altro fece pubblicare nel 1914 le «24 tesi»
di filosofia tomista da tenere nelle scuole di filosofia) e di
Benedetto XV, le prescrizioni del Codice di diritto canonico
riguardo allo studio di Tommaso (cann. 589 e 1366), e il
riordinamento degli studi ecclesiastici per opera di Pio XI nella
costituzione Deus Scientiarum Dominus (1931), che hanno collocato
ufficialmente lo studio di Tommaso al centro della filosofia e
teologia cattoliche ( anche scolastica; neoscolastica).