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    Il Sodalitium Pianum, noto anche come La Sapinière, fu una
    rete di informazione della Santa Sede, organizzata da monsignor
    Umberto Benigni dal 1909, sotto il pontificato di papa Pio X
    (1903-1914). Il nome si riferisce a san Pio V. Questa rete segreta,
    svelata dallo storico Émile Poulat, si occupava
    principalmente della lotta contro il modernismo.
    
    Storia
    
    Origini
    
    In reazione alla crisi modernista che attraversava la Chiesa
    cattolica, papa Pio X pubblicò nel 1907 l'enciclica Pascendi
    Dominici Gregis e la costituzione apostolica Lamentabili Sane, che
    condannavano questo movimento come eretico. Per dare maggior peso a
    questi provvedimenti, Umberto Benigni, sacerdote e professore di
    storia della Chiesa, organizzò, grazie a relazioni personali
    con diversi teologi, una rete ufficiosa di censori, che erano
    incaricato di segnalargli i teologi, laici o religiosi (compresi i
    cardinali), sospettati di diffondere la dottrina condannata. Benigni
    aveva il compito di denunciarli al Sant'Uffizio. Secondo la
    testimonianza del cardinale Pietro Gasparri, Pio X approvò
    quest'organizzazione e la sostenne finanziariamente, incoraggiando
    personalmente i collaboratori attraverso l'invio di tre autografi di
    benedizione. L'organizzazione aveva anche il sostegno della
    Congregazione Concistoriale, di cui era prefetto il cardinale
    Gaetano De Lai.
    
    Il gruppo contava una cinquantina di membri in Europa,
    principalmente in Italia e in Francia, talvolta in collaborazione
    con l'Action française. Il cardinale Pacelli, futuro papa Pio
    XII, sarebbe appartenuto al Sodalitium Pianum.
    
    Benigni diresse la sua azione contro la Compagnia di Gesù,
    fra gli altri. Il periodico che aveva fondato, Corrispondenza Romana
    (che divenne in seguito La Correspondance de Rome), si oppose a La
    Civiltà Cattolica, l'organo dei Gesuiti. Secondo Émile
    Poulat, questa ostilità contro i gesuiti è costitutiva
    dell'integrismo.
    
    Influenza
    
    Originariamente il Sodalitium Pianum dipendeva dalla Segreteria di
    Stato della Santa Sede, dove Benigni aveva l'incarico di
    sottosegretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici
    Straordinari. Il cardinale segretario di Stato Rafael Merry del Val
    prese le distanze dalle attività del Sodalitium Pianum e
    impedì che ricevesse il riconoscimento canonico. Nel 1911,
    Benigni chiese che la sua organizzazione fosse separata dalla
    segreteria di Stato.
    
    L'influenza di questa rete declinò dal 1914 con l'elezione di
    papa Benedetto XV, che la smantellò, per ripristinarla
    però d'intesa con la Congregazione Concistoriale nel 1915. Fu
    definitivamente abolita il 25 novembre 1921, in ragione del
    «cambiamento di circostanze».
    
    Tuttavia, secondo la testimonianza di Yves Congar, l'organizzazione
    avrebbe proseguito la sua attività fino al 1946.
    
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    da http://www.casasanpiox.it/visualizza_docs.asp?id=65
    
    Il programma del Sodalitium Pianum
    
    Per difendere l’integralità della Fede Cattolica minacciata
    dal Modernismo, Monsignor Umberto Benigni fondò a Roma il
    Sodalitium Pianum (S + P), associazione approvata e incoraggiata da
    San Pio X (Rescritti Autografi di S. S. Pio X, del 5 luglio 1911 e
    dell’8 luglio 1912; Lettera della S. Contrazione Concistoriale, del
    25 febbraio 1913).
    
    Programma del Sodalitium Pianum
    
    1. Noi siamo Cattolici-Romani integrali. Come l’indica questa
    parola, il Cattolico-Romano integrale accetta integralmente la
    dottrina, la disciplina, le direzioni della Santa Sede e tutte le
    loro legittime conseguenze per l’individuo e per la società.
    Esso è «papalino», «clericale»,
    antimodernista, antiliberale, antisettario. Egli è dunque
    integralmente contro-rivoluzionario, perché è
    avversario non solamente della Rivoluzione giacobina e del
    Radicalismo settario, ma ugualmente del liberalismo religioso e
    sociale. Resta assolutamente inteso che dicendo «Cattolico
    Romano integrale», non s’intende affatto modificare in
    qualsiasi modo l’autentico e glorioso titolo di Cattolico-Romano. La
    parola «integrale» significa soltanto
    «integralmente Cattolico-Romano», cioè pienamente
    e semplicemente Cattolico-Romano senza le aggiunte o restrizioni
    corrispondenti (anche al di fuori dell’intenzione di chi ne usa)
    tanto alle espressioni di «cattolico liberale»,
    «cattolico sociale», e qualunque altra, quanto al fatto
    di chi tende a restringere in teoria od in pratica l’applicazione
    dei diritti della Chiesa e dei doveri del cattolico nella vita
    religiosa e sociale.
    
    2. Noi lottiamo per il principio e per il fatto
    dell’Autorità, della Tradizione, dell’Ordine religioso e
    sociale nel senso cattolico della parola e nelle sue deduzioni
    logiche.
    
    3. Noi consideriamo come piaghe nel corpo umano della Chiesa lo
    spirito e il fatto del liberalismo e del democratismo cosiddetti
    cattolici, come del Modernismo intellettuale e pratico, radicale o
    moderato, con le loro conseguenze.
    
    4. Nel caso pratico della disciplina cattolica, noi veneriamo e
    seguiamo i Vescovi, posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di
    Dio, sotto la direzione ed il controllo del Vicario di Cristo, col
    quale noi vogliamo essere sempre, avanti e malgrado tutto.
    
    5. La natura della Chiesa cattolica c’insegna, e la sua storia ci
    conferma, che la S. Sede è il centro vitale del cattolicismo:
    per ciò stesso, da un certo punto di vista e specialmente in
    alcune circostanze, il contegno momentaneo della S. Sede è
    altresì la risultante della situazione religiosa e sociale.
    Così noi comprendiamo pienamente come Roma possa talvolta
    tacere ed attendere, in vista della situazione stessa, quale nel
    momento si presenta. In tali casi noi ci guarderemo bene dal
    prenderne pretesto per restare inattivi davanti ai danni ed ai
    pericoli della situazione. Dacché abbiamo compresa e
    sicuramente controllata, in ogni caso, la realtà delle cose,
    noi agiamo nel miglior modo possibile contro quei danni e pericoli,
    sempre e dovunque secondo la volontà e il desiderio del Papa.
    
    6. Nella nostra osservazione ed azione noi ci mettiamo soprattutto
    dal punto di vista «cattolico», cioè universale,
    sia nel tempo, attraverso i differenti momenti storici - sia nello
    spazio, attraverso tutti i paesi. Noi sappiamo che nelle contingenze
    momentanee e locali, c’è sempre, almeno nel fondo, la lotta
    secolare e cosmopolita fra le due grandi forze organiche: da un
    lato, l’unica Chiesa di Dio, Cattolica-Romana, dall’altro i suoi
    nemici interni ed esterni. Gli esterni (le sètte
    giudeo-massoniche ed i loro alleati diretti) sono nelle mani del
    Potere centrale della Sètta; gl’interni (modernisti,
    demoliberali, ecc.) gli servono d’istrumento cosciente o incosciente
    per l’infiltrazione e la decomposizione tra i cattolici.
    
    7. Noi combattiamo la Sètta interna ed esterna, sempre e
    dovunque, sotto tutte le forme e con tutti i mezzi onesti ed
    opportuni. Nelle persone dei settari interni ed esterni e dei loro
    complici noi combattiamo soltanto la realizzazione concreta della
    Sètta, della sua vita, della sua azione, dei suoi piani.
    Questo, intendiamo farlo senza alcun rancore verso i nostri fratelli
    traviati, come altresì senza alcuna debolezza e senza alcun
    equivoco, come un buon soldato tratta sul campo di battaglia quanti
    militano sotto lo stendardo nemico, i loro ausiliari ed i loro
    complici.
    
    8. Noi siamo pienamente contro ogni tentativo di diminuire, di
    rendere secondarie, di dissimulare sistematicamente le
    rivendicazioni papali per la Questione Romana, di ostacolare
    l’influenza sociale del Papato, di far dominare il laicismo; per la
    rivendicazione instancabile della Questione Romana secondo i diritti
    e le direzioni della S. Sede, e per uno sforzo continuo affine di
    ricondurre, il più possibile, la vita sociale sotto
    l’influenza legittima e benefica del Papato ed, in genere, della
    Chiesa cattolica.
    
    9. contro l’interconfessionalismo, il neutralismo e il minimismo
    religioso nell’organizzazione ed azione sociale, nell’insegnamento,
    come in ogni attività dell’individuo e della
    collettività, la quale dipende dalla vera morale, dunque
    dalla vera religione, dunque dalla Chiesa; per la
    confessionalità in tutti i casi previsti dal comma
    precedente; e se, in casi eccezionali e transitori, la S. Sede
    tollera delle unioni interconfessionali, per l’applicazione
    coscienziosa e controllata ditale tolleranza eccezionale e per la
    sua durata ed estensione le più possibilmente ristrette,
    secondo le intenzioni della S. Sede.
    
    10. contro il sindacalismo apertamente o implicitamente
    «areligioso», neutro, amorale, che fatalmente conduce
    alla lotta anticristiana delle classi secondo la legge brutale del
    più forte; contro il democratismo, anche quando si chiama
    economico-sociale, che spinge col suo individualismo alla
    disgregazione sociale; per l’armonia cristiana delle classi fra
    loro, come fra l’individuo, la classe e la società intiera;
    per l’organizzazione corporativa della società cristiana
    secondo i principi e le tradizioni di giustizia e di carità
    sociale, insegnati e vissuti dalla Chiesa e dal mondo cattolico per
    molti secoli, e che perciò sono perfettamente adattabili ad
    ogni epoca e società veramente civili;
    
    11. contro il nazionalismo pagano che fa riscontro al sindacalismo
    areligioso (quello considerando le nazioni, come questo le classi,
    quali collettività di cui ciascuna può e deve fare
    amoralmente i propri interessi al di fuori e contro quelli degli
    altri, secondo la legge brutale di cui abbiamo parlato); e, nello
    stesso tempo, contro l’antimilitarismo ed il pacifismo utopista,
    sfruttati dalle Sètte allo scopo d’indebolire e addormentare
    la società sotto l’incubo giudeo-massonico; per il
    patriottismo sano e morale, patriottismo cristiano di cui la storia
    della Chiesa cattolica ci ha dato sempre splendidi esempi.
    
    12. contro il femminismo che esagera e snatura i diritti e i doveri
    della donna, mettendoli fuori della legge cristiana; contro la
    coeducazione dei sessi; contro l’iniziazione sessuale della
    fanciullezza; per il miglioramento delle condizioni materiali e
    morali della donna, della gioventù, della famiglia secondo la
    dottrina e la tradizione cattolica.
    
    13. contro la dottrina ed il fatto profondamente anticristiani della
    Separazione fra la Chiesa e lo Stato, come fra la religione e la
    civiltà, la scienza, la letteratura, l’arte; per l’unione
    leale e cordiale tanto della civiltà, della scienza, della
    letteratura, dell’arte quanto dello Stato, con la religione e
    perciò con la Chiesa.
    
    14. contro l’insegnamento filosofico, dommatico e biblico
    «modernizzato», il quale, anche quando non è
    prettamente modernista, si rende per lo meno uguale ad un
    insegnamento archeologico od anatomico, come se non si trattasse di
    una dottrina immortale e vivificatrice che tutto il clero, senza
    eccezione, deve imparare soprattutto per il suo ministero
    sacerdotale; per l’insegnamento ecclesiastico ispirato e guidato
    dalla gloriosa tradizione della Scolastica e dei Santi Dottori della
    Chiesa e dei migliori teologi del tempo della Controriforma, con
    tutti i seri sussidii del metodo e della documentazione scientifica.
    
    15. contro il falso misticismo a tendenze individualistiche ed
    illuministe; per la vita spirituale, intensa e profonda, secondo
    l’insegnamento dottrinale e pratico dei Santi e degli autori mistici
    lodati dalla Chiesa.
    
    16. in genere, contro lo sfruttamento del clero e dell’azione
    cattolica da parte di qualsiasi partito politico o sociale, ed, in
    ispecie, contro l’esagerazione «sociale» che si vuole
    inoculare al clero ed all’azione cattolica sotto pretesto di
    «uscire dalla sagrestia» per non rientrarvi che troppo
    raramente, o di nascosto, od almeno con lo spirito assorbito dal
    resto; per il mantenimento dell’azione ecclesiastica e
    rispettivamente della azione cattolica nel suo insieme sul terreno
    apertamente religioso, avanti tutto, e senza esagerazioni
    «sociali» o simili per il resto.
    
    17. contro la mania o la debolezza di tanti cattolici, di voler
    apparire «coscienti ed evoluti, veramente del loro
    tempo», e bonarii di fronte al nemico brutale od ipocrita, ma
    sempre implacabile, pronti ad ostentare il loro tollerantismo, e ad
    arrossire, se non a dir male, degli atti di giusto rigore compiuti
    dalla Chiesa o per essa, pronti ad un ottimismo sistematico verso
    gli inganni degli avversari, e riservando le loro diffidenze e
    durezze pei Cattolici-Romani integrali; per un contegno giusto e
    conveniente, ma sempre franco, energico ed instancabile di fronte al
    nemico, alle sue violenze alle sue astuzie.
    
    18. contro tutto quanto è opposto alla dottrina, alla
    tradizione, alla disciplina, al sentimento del cattolicismo
    integralmente romano; per tutto quanto gli è conforme.
    
    di Monsignor Umberto Benigni