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      Francesco Sansovino (Roma, 1521 – Venezia, 1586) è stato un
      letterato italiano.
      
      Biografia
      
      Figlio del grande architetto Jacopo Sansovino, ancora bambino
      seguì il padre che da Roma si era recato a Venezia, dove si
      rifugiarono in seguito al sacco di Roma (1527). Studiò
      legge a Bologna e a Padova, spostandosi più volte. Fece
      parte per un breve periodo della corte di Giulio III, prima di
      ammogliarsi e stabilirsi definitivamente a Venezia, dove condusse
      una vita ritirata e tranquilla da autore poligrafo, prestando la
      sua opera alle famose tipografie veneziane per le quali fece
      traduzioni, compilò raccolte e annotò alcuni testi
      classici.
    
Opere
      
      Sono state registrate ben 97 opere, fra edite e inedite, scritte
      da Francesco Sansovino in un trentennio. Gli argomenti sono i
      più disparati: dalla storia alla medicina, dalle tecniche
      amorose all'agricoltura, dalla grammatica alla politica.
      
      La sua opera più famosa è Venetia, città
      nobilissima et singolare, descritta in XII libri, chiamata
      brevemente Venetia descritta, una specie di enciclopedia sulla
      città veneta nella quale descriveva chiese, palazzi, opere
      d'arte, nonché usi, personaggi e avvenimenti fino al 1581,
      anno della stampa.
      
      Grande fortuna ebbe anche l'opera Origini e fatti delle famiglie
      illustri d'Italia, più volte ristampata, ma sospettata di
      plagio da un'opera analoga di Giuseppe Betussi.
      
      Pubblicò anche due volumi di raccolte di discorsi, Orazioni
      volgarmente scritte da molti uomini illustri dei tempi nostri e il
      trattato sull'opera di segretariato Secretario o Trattato in sette
      libri sull'arte di scrivere lettere "acconciatamente et con arte
      in qual si voglia soggetto". Fu anche un valido critico letterario
      di grande finezza, pubblicando per esempio le Lettere sopra le
      dieci giornate del Decamerone (1543) e analoghi scritti su Dante,
      Petrarca e Ariosto. Sul tema storico, tradusse, dal latino in
      italiano, nel 1583, le Antiquitatum variarum di Annio da Viterbo
      (Le antichità di Beroso Caldeo Sacerdote. Et d'altri
      scrittori, così Hebrei, come Greci et Latini, che trattano
      delle stesse materie (1583), in seguito rivelatesi una complessa
      falsificazione.