Antonio Rosmini Serbati

 

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Filosofo (Rovereto 1797 - Stresa 1855).

Vita e opere.

Ordinato sacerdote nel 1821, si dedicò agli studi filosofici a Milano e al Monte Calvario presso Domodossola, dove stese il Nuovo saggio sull’origine delle idee e fondò l’Istituto della carità, cui più tardi aggiunse un Istituto di suore della provvidenza. L’opera uscì nel 1830, anonima, in 4 voll., e nel 1836 con il nome dell’autore.

Con la lettura del Panegirico di Pio VII (a Rovereto nel 1823, pubbl. con mutilazioni nel 1831) R. rese noti i propri sentimenti patriottici, che poi gli procurarono persecuzioni da parte dell’Austria.

Inviato nel 1848 dal governo piemontese presso Pio IX per incoraggiarlo nelle sue tendenze liberali, egli seguì il papa a Gaeta e a Napoli, da dove fu scacciato dalla polizia borbonica. In seguito a tale episodio non volle più accettare incarichi politici.

Trascorse gli ultimi anni a Domodossola, e infine a Stresa.

Nel 1850 R. iniziò una ristampa delle sue opere, e pubblicò come primi tre voll.: Introduzione alla filosofia (1850); Nuovo saggio sull’origine delle idee (1851-52); Logica (1854).

Tra le altre opere precedentemente pubblicate si annoverano: Il rinnovamento della filosofia in Italia (1836); Principi della scienza morale e storia comparativa e critica dei sistemi intorno al principio della morale (1837); Antropologia in servizio della scienza morale (1838); Filosofia della politica (1839); Trattato della coscienza morale (1839-40); Filosofia del diritto (2 voll., 1841-45); Teodicea (1845); Prose ecclesiastiche (4 voll., 1838-50); La costituzione secondo la giustizia sociale, con appendice sull’unità d’Italia (1848); Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (1848); Psicologia (2 voll., 1846-50).

Opere postume: Del principio supremo della metodica (1857); Aristotele esposto ed esaminato (1857); Teosofia (5 voll., 1859-74); Della missione a Roma di Antonio Rosmini negli anni 1848-49 (1881); L’introduzione del Vangelo secondo s. Giovanni (1882); Saggio storico-critico sulle categorie e la dialettica (1882); Antropologia soprannaturale (3 voll., 1884); Epistolario completo (13 voll., 1887-94); Carteggio fra A. Manzoni e A. Rosmini (1900); Epistolario ascetico (4 voll., 1911-13). È in corso di pubblicazione l’opera completa in 80 volumi.

Il pensiero.

Nonostante che Gregorio XVI, approvando nel 1839 l’Istituto della carità, presentasse R. come uomo «rerum divinarum atque humanarum scientia summopere illustrem», il pensiero rosminiano andò sempre più suscitando tra gli studiosi cattolici dapprima diffidenza e poi violente polemiche e accanita opposizione, tanto da indurre Gregorio XVI (1843) a imporre silenzio a tutti i contendenti. Riaccesasi la polemica nel 1849, con la condanna all’Indice per ragioni politiche delle opere Delle cinque piaghe della Santa Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale, Pio IX nel 1851 avocò a sé la questione, rinnovando l’obbligo del silenzio e nominando una commissione per l’esame di tutte le opere rosminiane, il quale si concluse nel 1854 con esito favorevole a Rosmini.

Ma dopo la sua morte la polemica si riaccese, e nel 1888 un decreto della Congregazione del S. Uffizio proibì 40 proposizioni tratte dalle opere postume di R., perché «catholicae veritati haud consonae videbantur».

A partire da una impostazione gnoseologica kantiana, R. perviene a delineare una metafisica dell’«essere» che trova il proprio fondamento in Dio. Distingue dall’oggetto in sé (l’«estra-soggetto») l’oggetto del conoscere: questo è «percezione intellettiva», come sintesi di un dato intuitivo soggettivamente elaborato («percezione sensibile») e dell’unica forma dell’intelletto: l’idea dell’essere. Tale idea dell’essere è innata, oggetto di «intuizione» o «visione», che R., in polemica con Kant e sviluppando motivi della tradizione agostiniana, concepisce come intuizione di un dato dell’illuminazione dell’Essere reale, di Dio. Questo fondamento oggettivo dell’idea dell’essere permette, secondo R., di evitare gli esiti psicologistici del kantismo.

L’idea dell’essere, o essere ideale, che è per noi primo fondamento universale del conoscere, postula un Essere reale assoluto; si manifestano così i modi fondamentali dell’essere: essere ideale, essere reale e infine essere morale, in quanto l’essere che si presenta come verità si pone insieme come bene, e l’azione morale consiste nel riconoscere con una stima pratica la gerarchia dell’essere come gerarchia di valori.

I tre modi (o forme) dell’essere sono fra loro strettamente connessi in una circuminsessione, per cui nessuno detiene una posizione privilegiata. In psicologia, particolare significato assume la dottrina del sentimento fondamentale: l’anima umana coglie sé stessa come principio del sentire, del conoscere e del volere, e anzitutto si avverte come unita sempre a un’esperienza sensibile, l’esperienza del proprio corpo, che costituisce il suo sentimento fondamentale, di cui la singola sensazione è una modificazione, testimonianza della realtà del mondo esterno al soggetto.

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Antonio Rosmini Serbati (1797-1855) fu secondogenito di Pier Modesto e di Giovanna dei Conti Formenti di Biacesa del Garda. Della sua nascita, avvenuta il 24 marzo, Rosmini renderà sempre grazie a Dio poiché «Egli la fece coincidere con la vigilia della Beata Maria Vergine Annunziata». Viveva con sua sorella maggiore Margherita, entrata nelle Suore di Canossa, e con suo fratello più piccolo, Giuseppe. Rosmini compì gli studi giuridici e teologici presso l'Università di Padova e ricevette a Chioggia, il 21 aprile 1821 l'ordinazione sacerdotale.

Iniziò a mostrare una profonda inclinazione per gli studi filosofici, incoraggiato in tal senso da papa Pio VII. Dal 1826 si trasferì a Milano dove strinse un profondo rapporto d'amicizia con Alessandro Manzoni che di lui ebbe a dire: «è una delle sei o sette intelligenze che più onorano l'umanità». Manzoni assistette Rosmini sul letto di morte, da cui trasse il testamento spirituale "Adorare, Tacere, Gioire". Gli scritti di Antonio Rosmini destarono l'ammirazione, tra gli altri, anche di Giovanni Stefani, Niccolò Tommaseo e Vincenzo Gioberti dei quali pure divenne amico.

Nel 1830 fondò al Sacro Monte di Domodossola la congregazione religiosa dell'Istituto della Carità, detta dei "rosminiani". Le Costituzioni della nuova famiglia religiosa, contenute in un libro che curò per tutta la vita, furono approvate da papa Gregorio XVI nel 1839. A Borgomanero svolge la sua attività di insegnamento e di guida spirituale un collegio rosminiano, il "Collegio Rosmini", regolato dalla Congregazione delle Suore della Provvidenza rosminiane.

Rosmini portò avanti tesi filosofiche tese a contrastare sia l'illuminismo che il sensismo. Sottolineando l'inalienabilità dei diritti naturali della persona, fra i quali quello della proprietà privata, entrò in polemica con il socialismo ed il comunismo, postulando uno Stato il cui intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle sue teorie il filosofo seguì le concezioni di Sant'Agostino, e di San Tommaso rifacendosi anche a Platone.

Gli esordi filosofici di Antonio Rosmini si ricollegano a Pasquale Galluppi, sia pure polemicamente, in quanto Rosmini avverte con ogni chiarezza come risulti insostenibile una posizione di integrale sensismo gnoseologico. La necessità di concepire una funzione ordinatrice dell'esperienza, e a questa precedente, porta Rosmini a guardare con interesse la filosofia di Kant. Tuttavia non è soddisfatto di ciò che lui chiama l'innatismo kantiano, legato ad una pluralità imbarazzante e precaria di categorie. Le quali, d'altra parte, gli sembrano fallire lo scopo di far conoscere il reale quale esso è, per la necessaria introduzione di modifiche soggettive nell'atto stesso del conoscere. Il problema filosofico di Rosmini si configurava perciò come quello di garantire oggettività alla conoscenza. La soluzione non potrà essere trovata, stante il rifiuto della trascendentalità kantiana e dei connessi sviluppi, se non in una ricerca ontologica, in un principio oggettivo di verità, che riesca ad illuminare l'intelligenza in quanto le si proponga con immediata evidenza, universalità ed immutabilità.

Questo principio è per Rosmini l'idea dell'essere possibile, che da indeterminato contenuto dell'intelligenza, quale originariamente è, si fa determinato allorché viene applicato ai dati forniti dal senso. Essa precede e informa di sé tutti i giudizi con cui affermiamo che qualche cosa particolare esiste. L'idea dell'essere, dunque, costituisce l'unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi, ed è perciò innata (Nuovo saggio sull'origine delle idee, del 1830).

Ma qui i problemi del kantismo, che sembrano superati o almeno messi da parte, si riaffacciano con urgenza. Di fronte al mero ricevere dati, di cui parlava il sensismo, Rosmini ha chiarito che la mente umana nel suo uso conoscitivo formula giudizi, in cui l'idea dell'essere ha funzione di predicato, cioè di categoria, e la sensazione è il soggetto, di cui si predica qualche cosa. Nel giudizio, inoltre, il predicato si determina e la sensazione si certifica. Se questa è la funzione propria del giudicare, ogni concetto non può sussistere che come predicato di un giudizio. Né a questa necessità sembra potersi sottrarre il concetto di essere, che è dato solo nell'attività giudicante, come forma del giudizio. Ma il Rosmini non accetta tale riduzione, ed esclude proprio il predicato di esistenza della funzione del giudizio, continuando ad attribuirgli una natura oggettive e trascendente. È l'essere trascendente che si rivela all'uomo, lo illumina e gli permette di pensare. Accanto a questa ontologia l'etica di Rosmini si sviluppa come etica caritativa (Principio della scienza morale, del 1831).

Breve ma intensa la parentesi di Rosmini politico. Seguì papa Pio IX riparato a Gaeta dopo la proclamazione della Repubblica romana, ma la sua formazione attestatasi su ferme posizioni di cattolicesimo liberale era tale per cui fu costretto a ritirarsi sul Lago Maggiore, a Stresa. Tuttavia, quando Pio IX volle istituire dopo il 1849 una Commissione incaricata della preparazione del testo per la definizione del famoso dogma dell'Immacolata Concezione, nonostante ben due sue opere (Le cinque piaghe della Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale) fossero all'Indice, Rosmini fu chiamato a prendere parte a tale commissione.

Continuò a vivere a Stresa, fecondo nel perseguire il perfezionamento del suo sistema di pensiero con opere come Logica 1853 e Psicologia 1855, sino alla morte, avvenuta a 58 anni il 1º luglio 1855.