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  Scrittore (Colledara 1855 - Firenze 1910). 
  
  
  
  Insegnante di liceo (dal 1893 a Firenze), si occupò di critica
  letteraria (soprattutto Dante) e artistica; lasciò, in Colledara
  (1907), un'affettuosa e vivace descrizione di luoghi e figure a lui
  cari. Scrisse utili libretti intesi a correggere errori di lingua
  frequenti in alcune regioni per effetto dei relativi dialetti
  (Abruzzesismi, 1884; Sardismi, 1887; Calabresismi, 1891).
  
  
  
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  Wikipedia
  
  
  
  Fedele Romani (Colledara, 21 settembre 1855 –
  Firenze, 16 maggio 1910) è stato uno scrittore, poeta e linguista
  italiano. Insegnò al Liceo Dante di Firenze.
  
  
  
  Il padre, Giovanni, fu avvocato e consigliere provinciale di Teramo.
  Fedele studiò prima al seminario di Atri e successivamente nei licei di
  Teramo e L'Aquila. Frequentò in questi anni anche la scuola di disegno
  del pittore Gennaro Della Monica, affinando un talento naturale poi
  espresso nella produzione di caricature.
  
  
  
  Si laureò in lettere alla Normale di Pisa, avendo avuto come insegnanti
  Alessandro D'Ancona, Michele Ferrucci, Ferdinando Ranalli e, tra i
  compagni di studio, il dantista Guido Mazzoni. Fu professore di
  ginnasio a Potenza e a Cosenza, e quindi di liceo a Teramo, Sassari,
  Catanzaro, Palermo e Firenze. Nel capoluogo toscano, dove visse dal
  1893 fino alla morte, fu anche docente nell"’Istituto di Studi
  superiori e di Perfezionamento".
  
  
  
  I suoi interessi culturali furono estremamente differenziati. Notevole
  l'apporto agli studi danteschi con la pubblicazione di numerosi saggi e
  con la serie delle conferenze tenute per la "Lectura Dantis" a
  Orsanmichele. Si occupò inoltre di dialettologia e pubblicò
  approfondite indagini relative alle parlate in Abruzzo, Sardegna,
  Calabria e Toscana.
  
  
  
  La sua fama però è legata soprattutto all’opera narrativa. Ebbe vasta
  risonanza la pubblicazione di "Colledara" (Firenze, 1907), libro di
  memorie che descrive personaggi e vita quotidiana di una località
  nell’area del Gran Sasso d’Italia. Per cura di Guido Mazzoni, nel 1915,
  fu pubblicato postumo "Da Colledara a Firenze" che rappresenta in
  qualche modo la sua autobiografia intellettuale.
  
  
  
  Compose inoltre poesie nel dialetto della montagna teramana e collaborò
  anche a numerosi periodici tra i quali "La Gazzetta di Teramo", "La
  Provincia", il "Corriere Abruzzese", "La Lettura" e "Il Marzocco" edito
  a Firenze da Adolfo Orvieto. Fu amico di Giovanni Pascoli, che gli
  dedicò i suoi "Poemi italici".
  
  
  
  Scritti
  
  
  
  Colledara, Firenze, Bemporad, 1907; Colledara, aggiuntovi Da Colledara
  a Firenze, Firenze, Bemporad, 1915; Colledara e Da Colledara a Firenze,
  Pescara, Trebi, 1960; Colledara, a cura di Carlo De Matteis, L’Aquila,
  Textus, 1996; Colledara e Da Colledara a Firenze, in Fedele Romani, a
  cura di Fausto Eugeni e Marcello Sgattoni, Sant’Atto di Teramo,
  Edigrafital, 1999, vol. II; leggi il testo completo di Colledara
  
  Abruzzesismi, Piacenza, Porta, 1884; II ed. Teramo, Fabbri, 1890; III
  ed. Firenze, Bemporad, 1907;
  
  Calabresismi, Teramo, Fabbri, 1890;
  
  Sardismi, Sassari, Manca, 1886: II. ed. 1887;
  
  Toscanismi, Firenze, Bemporad, 1907.