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Nello Quilici (Livorno, 21 novembre 1890 – Tobruk, 28 giugno 1940)
è stato un giornalista e scrittore italiano.
Biografia
Secondogenito di sei fratelli e rimasto orfano del padre
all'età di undici anni, Nello si trasferì con la
famiglia a Modena, ospite di uno zio materno sacerdote che,
provvisoriamente, lo indirizzò in seminario. Nel 1910,
ottenuta la licenza liceale, si iscrisse al “Regio Istituto di Studi
Superiori Pratici di Perfezionamento” di Firenze, dove
frequentò le lezioni del corso di laurea in Lettere e
Filosofia, per poi trasferirsi all'Università di Bologna,
dove si laureò nel 1914 con una tesi su Honoré de
Balzac.
Il giornalismo
La carriera giornalistica di Quilici inizia nel 1909 con la
collaborazione a La Voce di Giuseppe Prezzolini e al quotidiano
fiorentino Nuovo Giornale. Durante il soggiorno a Bologna per gli
studi, venne assunto come caporedattore del giornale felsineo Patria
nel 1911 e, come direttore, l'anno successivo. Il primo libro di
Quilici, Introduzione alla vita beata di G.A. Fichte viene
pubblicato nel 1913.
Allo scoppio della grande guerra venne arruolato quale sottotenente
d'artiglieria ed inviato a combattere sul Carso, dove
apprenderà la nascita del primo figlio Giovanni, avuto dalla
moglie Virginia Cucchi.
Dopo il congedo, Quilici riprese il lavoro di giornalista come
corrispondente da Zurigo del Tempo e del Resto del Carlino,
quotidiano di cui divenne direttore nel 1921, pochi mesi dopo la
morte della moglie, causata dalla tremenda "febbre spagnola".
Nel 1923 Quilici, già aderente al Fascismo, fu costretto a
lasciare l'incarico di direttore in seguito ad una contesa con il
"ras" bolognese Gino Baroncini e si trasferì a Roma, quale
caporedattore del neonato "Corriere Italiano". Il quotidiano ebbe
vita breve a causa del coinvolgimento del suo direttore Filippo
Filippelli e dello stesso Quilici nel delitto Matteotti, avvenuto il
10 giugno 1924. Il giornalista venne assolto al relativo processo,
celebrato a Chieti nel 1926 da una magistratura già
sottoposta al regime, ma lo scandalo aveva già portato alla
chiusura del quotidiano già nel 1925.
In quei mesi Quilici incontrò Italo Balbo, che aveva
conosciuto nel 1921 durante l'assedio di Bologna, dal quale
ricevette la proposta di collaborare ad un piccolo giornale di
provincia, appena fondato dal quadrumviro della marcia su Roma.
Anche per allontanarsi da possibili ritorsioni o vendette, Quilici
accettò immediatamente e si trasferì a Ferrara come
caporedattore del Corriere Padano, divenendone direttore dopo pochi
mesi. Sempre nel 1925, a Ferrara, conobbe la pittrice medolese Emma
Buzzacchi, che sposò nel 1929 e dalla quale ebbe i figli
Folco e Vieri.
Quilici si mantenne sempre all'interno del fascismo, fino a
difenderne le scelte più gravi, come le Leggi razziali, pur
nell'ambiguità dei comportamenti privati, tipica di tutto
l'entourage di Balbo, di relativa protezione di conoscenti ebrei
come Giorgio Bassani[1].
L'incidente a Tobruk
Nel 1940, due giorni dopo l'ingresso in guerra dell'Italia, Quilici
si recò sul fronte libico come capitano di complemento
dell'Aeronautica. Il 28 giugno dello stesso anno, l'aereo sul quale
il giornalista si trovava insieme con Italo Balbo e con altri
collaboratori del governatore fu abbattuto nel cielo di Tobruk,
dalla contraerea dell'incrociatore italiano San Giorgio. Tutti i
passeggeri perirono. Una mai accertata ma diffusa ipotesi vuole come
non incidentale l'abbattimento ma volontario, un omicidio causato
dai dissidi fra Balbo e Mussolini. Della sua, breve, esperienza
libica Quilici lasciò una testimonianza nel Diario di guerra
tenuto dal 12 al 21 giugno 1940.
Il figlio Folco, noto scrittore e documentarista, ha scritto sulla
morte del padre il libro Tobruk 1940, edito da Arnoldo Mondadori
Editore.
Opere
La connotazione politica di Quilici non ha aiutato a mantenere
memoria dei suoi scritti, difficilmente reperibili anche in
biblioteca. Va tuttavia citato, almeno, il libro Fine di secolo -
Banca Romana, Milano, Mondadori 1935 - opera dettagliata e
documentata sullo Scandalo della Banca Romana, che fornisce anche un
affresco molto interessante della società politica e
parlamentare romana di fine Ottocento.
Bibliografia
Folco Quilici, Tobruk 1940. Dubbi e verità
sulla fine di Italo Balbo, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2006.
ISBN 9788804558460.
Note
1. Si ricordi ad esempio il suo intervento "La
difesa della razza" uscito nel settembre 1938 su «Nuova
Antologia»: è un testo dai toni molto forti in cui si
attacca "l'elemento ebraico" capace di "infiltrarsi", "divorato da
rancori spietati e implacabili", "fiacco molle e pavido" eccetera.
Nella parte finale si rifiuta il concetto di "persecuzione" contro
gli ebrei: l'Italia, afferma l'autore, vuole soltanto difendersi
(vedi «Nuova Antologia», anno 73, n. 1596, 16 settembre
1938, pp. 133-139).