Processo dei trenta (Parigi, 1894)
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In Francia, nell'agosto del 1894, in seguito alla promulgazione
delle cosiddette "leggi scellerate"*, attuate per reprimere il
successo della "propaganda col fatto" e delle continue agitazioni
anarchiche, ebbe inizio un processo politico (Il processo dei 30
destinato a colpire importanti esponenti del movimento anarchico
francese.
Inizio del processo
Il 6 agosto 1894, a Parigi, davanti alla corte d'assise della Seine,
inizia il cosiddetto "processo dei trenta" che vede imputati
numerosi esponenti del movimento anarchico francese, come Paul
Bernard, Charles Chatel, Sébastien Faure, Félix
Fénéon, Jean Grave, Louis Matha ecc. Trenta persone
furono mandate a processo, ma solamente venticinque comparirono in
tribunale; Emile Pouget, Constant Martin, Louis Duprat, Alexander
Cohen e Paul Reclus fuggirono prima del processo. A questi militanti
molto conosciuti si aggiunsero una decina di altri attivisti,
accusati di legami indiretti con l'anarchismo.Tutti dovettero
rispondere dell'accusa di affiliazione sovversiva ed associazione a
delinquere. All'apertura del processo, la corte decise che sarebbe
stato vietato diffondere le dichiarazioni di Jean Grave e
Sébastien Faure, poiché queste sarebbero potute essere
utilizzate come mezzo di propaganda anarchica.
Chiusura del processo
Il 12 agosto 1894 si chiuse il "processo". La requisitoria del
pubblico ministero, proverà, senza successo, a dimostare che
il gruppo era una un'associazione di malfattori tra i diversi
esponenti dell'anarchismo: militanti, teorici, attivisti e semplici
simpatizzanti.
Tutte queste considerazioni furono facilmente confutate, tuttavia
ciò non impedì al pubblico ministero di domadare una
pena severa per i teorici del movimento: Jean Grave,
Sébastien Faure, Louis Matha ecc. Il tentativo di
macchinazione giudiziaria non sfuggì però ai giurati
che assolsero tutti, eccetto alcuni accusati di furto. In
contumacia: Paul Reclus, Alexandre Cohen, Martin Costante, Louis
Duprat ed Emile Pouget, saranno condannati il 31 ottobre a 20 anni
di lavori forzati. Rientreranno in Francia dopo un'amnistia, eccetto
Paul Reclus, e poi tutti saranno liberati.
* Le lois scélérates («Leggi scellerate»)
sono state una serie di leggi votate dal parlamento francese nel
biennio 1893-1894. Furono concepite appositamente contro il
movimento anarchico, responsabile di numerosi attentati compiuti
negli anni precedenti.
I fatti antecedenti
Le lois scélérates furono votate in seguito a numerosi
attentati anarchici compiuti sul territorio francese a partire dal
1881 con la diffusione della propaganda col fatto quale mezzo
d'azione anarchico. A partire da quell'anno in Francia (ma non solo)
si intensificarono gli attentati di matrice anarchica, anche se
è solo dall'anno seguente che le azioni si propagarono
notevolmente arrivando a destabilizzare il potere vigente.
Uno dei principali esponenti dell'azione diretta fu
l'anarco-individualista Ravachol, che a partire dall'11 marzo 1892
diede vita ad un numero impressionante di attentati ed azioni
antiautoritarie. Altri anarchici presero ad imitarlo, due delle
azioni più significative furono: il 9 dicembre 1893 Auguste
Vaillant lancia una bomba contro la Camera dei deputati; il 24
giugno 1894 il Presidente della Repubblica Sadi Carnot è
pugnalato a morte dal giovane anarchico italiano Sante Caserio.
Le leggi scellerate
Le «leggi scellerate» furono una serie di tre leggi
draconiane passate d'urgenza per contrastare le azioni anarchiche
che minacciavano di destabilizzare gran parte del sistema. L'11
dicembre 1893, due giorni dopo l'attentato di Auguste Vaillant,
Casimir Perier propose alla Camera dei deputati una serie di misure
volte a garantire «la causa dell'ordine e quella delle
libertà pubbliche». Si trattava di una modifica della
legge del 1881 che puniva l'azione diretta e che ora colpiva anche
quella indiretta e l'apologia; grazie alla legge il giudice poteva
disporre il sequestro e l'arresto preventivo dell'accusato. Il primo
testo delle tre «leggi scellerate» furono approvate con
413 voti a favore e 63 contrarie dopo solo mezz'ora di discussione.
La legge passò il 12 dicembre 1893.
La seconda legge venne discussa il 15 dicembre, appena 3 giorni dopo
essere stata ufficializzata. Essa si riferiva in particolare alle
cosiddette bande di malfattori, indicando con questo termine
soprattutto le attività dei gruppi anarchici, allora molto
numerosi ed attivi. Era una legge che cercava di colpire militanti e
simpatizzanti senza alcuna distinzione. Spudoratamente incoraggiava
la delazione: «Le persone che sono colpevoli del reato di cui
al presente articolo sono esenti dalla pena se, prima di qualsiasi
procedura, hanno rivelato alle autorità costituite l'alleanza
esistente o hanno fatto conoscere l'esistenza
dell'associazione.» La legge passò il 18 dicembre 1893.
La terza legge, votata il 28 giugno 1894, fu quella più
esplicita nel colpevolizzare l'anarchismo e gli anarchici, visto che
li chiamava in causa direttamente e interdiva questo specifico tipo
di propaganda. In seguito alla promulgazione della legge numerosi
giornali, tra cui «Le Père Peinard», furono
interdetti.
[modifica] Una spietata applicazione
Le leggi scellerate furono spietatamente applicate dalle
autorità, molti anarchici si videro rifilare pene molto dure
per reati d'opinione o per fatti molto lievi. Al di là degli
anarchici, fu tutta la popolazione francese a soffrire l'opprimente
presenza della polizia. Molti anarchici, veri o presunti,
simpatizzanti e militanti, furono schedati in liste nere che rendeva
la loro vita molto difficile, specialmente per trovare lavoro.
Venivano segnalati anche i "senza fissa dimora" ed altri emarginati,
probabilmente perché si ritenevano che questi potessero
essere potenzialmente affini all'anarchismo. Le azioni violente
continuarono per un pò, gradualmente la repressione
segnò la fine della propaganda col fatto ed allora il
movimento anarchico si indirizzò verso l'anarco-sindacalismo.
La terza legge fu abrogata solo il 23 dicembre 1992.
***
Processo dei sessantasei (Lione, 1883)
Il cosiddetto "processo dei 66" si riferisce al processo che vide
imputati un gruppo di anarchici (tra cui Kropotkin, Emile Gautier,
Felix Tressaud e altri), accusati di un attentato contro il Teatro
Bellecour di Lione (ottobre 1882).
[modifica] Il processo
L'8 gennaio 1883, a Lione, inizia il processo detto "dei 66".
L’accusa agli anarchici é: «D'esser (...) stati
affiliati o fatto atto d’atto ‘d’affiliazione ad una società
internazione, avente per obiettivo di provocare la sospensione del
lavoro, l’abolizione del diritto della proprietà, della
famiglia, della patria, della religione e di aver anche commesso
attentati contro la pace pubblica».
Il 19 gennaio, gli imputati leggono una dichiarazione* per spiegare
«quello che è l’anarchia e chi sono gli
anarchici». Ma, condanne molto dure saranno emesse il 28
gennaio contro gli imputati: 4 anni di carcere per gli anarchici
Kropotkin, Emile Gautier, Joseph Bernard, Pierre Martin, Toussaint
Bordat... e da sei mesi a tre anni per 39 altri loro compagni.
*Dichiarazione al processo dell’8 gennaio 1883
Che cos’è l’anarchia, che cosa sono gli anarchici, stiamo per
dirvelo. Gli anarchici signori, sono dei cittadini che, in un secolo
nel quale si predica ovunque la libertà delle opinioni, hanno
ritenuto loro dovere di invocare la testimonianza della
libertà illimitata. Sì, signori, noi siamo, secondo
l’opinione della gente, qualche migliaio, qualche milione forse
–perché non abbiamo altro merito che di dire ad alta voce
ciò che la folla pensa a bassa voce – siamo qualche milione
di lavoratori che rivendicano la libertà assoluta,
nient’altro che la libertà, tutta la libertà!
Vogliamo la libertà, cioè reclamiamo per ogni essere
umano il diritto e i mezzi per fare tutto ciò che gli piace e
di non fare ciò che non gli piace; di soddisfare
integralmente tutti i suoi bisogni, senza limiti che le
impossibilità naturali e i bisogni dei nostri vicini
ugualmente rispettabili. Vogliamo la libertà e crediamo la
sua esistenza incompatibile con l’esercizio di qualsiasi potere,
quali che siano la sua origine e la sua forma, che esso sia eletto o
imposto, monarchico o repubblicano, che si ispiri al diritto divino
al diritto popolare, alla Santa Ampolla [2] o al suffragio
universale. Il fatto è che la storia è lì per
insegnarci che tutti i governi si assomigliano e si equivalgono. I
migliori sono i peggiori. C’è più cinismo negli uni e
più ipocrisia negli altri. Nel fondo, sempre le stesse
parole, sembra la stessa intolleranza. Non c’è alcuno, anche
dei più liberali, in apparenza, che non abbia in riserva,
sotto la polvere degli arsenali legislativi, qualche buona leggina
contro l’Internazionale da usare contro le opposizioni fastidiose.
Il male, in altri termini, agli occhi degli anarchici, non risiede
in questa forma di governo piuttosto che in quella. Esso è
nell’idea stessa di governo, è nel principio di
autorità. La sostituzione, in una parola, nei rapporti umani,
del libero contratto, perpetuamente rivedibile e annullabile, alla
tutela amministrativa e legale, alla disciplina imposta: ecco il
nostro ideale. Gli anarchici si propongono dunque di insegnare al
popolo di fare a meno del governo come comincia a imparare a fare
ameno di Dio.
Imparerà anche a fare ameno dei proprietari. Il peggiore dei
tiranni, infatti, non è colui che vi imprigiona, è
colui che vi affama; non è colui che vi afferra per il collo,
è colui che vi prende per il ventre. Nessuna libertà
in una società dove il capitale è monopolizzato nelle
mani di una minoranza che diminuisce di numero ogni giorno e dove
nulla è equamente ripartito, neppure l’istruzione pubblica,
sebbene pagata coi soldi di tutti.
Crediamo noi, che il capitale, patrimonio comune
dell’umanità, dal momento che è il frutto della
collaborazione delle generazioni passate e delle generazioni
presenti, deve essere a disposizione di tutti, in modo tale che
nessuno possa esserne escluso e nessuno, in cambio, possa
accaparrarne una parte a detrimento degli altri.
Vogliamo in una parola, l’Uguaglianza: l’uguaglianza di fatto come
corollario o piuttosto come condizione primordiale di
libertà. A ciascuno secondo le sue facoltà, a ciascuno
secondo i suoi bisogni: ecco quello che vogliamo sinceramente,
energicamente; ecco ciò che sarà, poiché non
c’è prescrizione che possa prevalere su rivendicazioni
insieme legittime e necessarie. Ecco perché si vuole offrire
tutte le ignominie.
Scellerati che noi siamo! Noi reclamiamo il pane per tutti, il
sapere per tutti, il lavoro per tutti, per tutti pure l’indipendenza
e la giustizia. (Storia e storiografia, di Antonio Desideri:
estratto da Documents d’Histoire, Paris, 1964)