Pietro I Romanov

 

Wikipedia

Pietro I Romanov, detto Pietro il Grande, (Mosca, 9 giugno 1672 – San Pietroburgo, 8 febbraio 1725), fu zar e, dal 1721, imperatore di Russia. Il suo regno ebbe inizio nel 1682, all'età di 10 anni, in coreggenza con Ivan V, malato sia mentale sia fisico e pertanto impossibilitato a regnare. Alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1696, Pietro divenne l'unico sovrano fino al 1724, anno a partire dal quale la òin questo compito.


Gioventù

Pietro, figlio di Alessio I e della sua seconda moglie Natal'ja Kirillovna Naryškina nasce a Mosca. Alessio I ha prima sposato Maria Miloslavskaja da cui ha avuto cinque figli e otto figlie ma al momento della nascita Ivan, figlio della prima moglie, è il primo in linea di successione ma è un invalido infermo di mente. Di conseguenza l'assemblea dei boiari sceglie Pietro, figlio della seconda moglie di Alessio I, di appena dieci anni come futuro zar sotto la reggenza della madre.

A questa scelta si oppone Sof'ja Aleksejevna Romanova, figlia di primo letto di Alessio I, che si ribella con l'appoggio degli strelizi. Nel conflitto che ne segue molti parenti ed amici di Pietro vengono uccisi e lui stesso assiste alla morte di uno zio massacrato dalla folla.

Sofia ottiene che Pietro ed Ivan siano proclamati entrambi zar con Ivan proclamato maggiore tra i due. Essendo i due sovrani minori la stessa Sofia ottiene la reggenza e per sette anni governa come un autocrate.

Pietro non sembra particolarmente interessato dal fatto che qualcun altro governi al suo posto. Si impegna in numerosi passatempi come la costruzione di navi e le regate. Le navi che costruisce vengono poi usate per finte battaglie. Sua madre cerca di forzarlo ad assumere un atteggiamento meno anticonformista e combina il suo matrimonio, nel 1689 con Evdokija Lopuchina. L'unione è un completo fallimento e dopo dieci anni Pietro costringe la moglie a farsi monaca in modo da liberarsi da quel matrimonio.

Nell'estate del 1689 Pietro pianifica di togliere il potere alla sorellastra Sofia la cui posizione è indebolita dall'insuccesso nella guerra in Crimea. Quando Sofia scopre i piani del fratellastro inizia a cospirare con i capi degli strelizi ma è ormai troppo tardi: la maggioranza degli strelizi segue il giovane zar e Sofia viene detronizzata.

Pietro sceglie di continuare la commedia della coreggenza con il fratellastro. Malgrado tutto però non ha ancora il completo controllo della gestioni degli affari della Russia; parte del potere è infatti ancora nelle mani della madre Natalija Naryškina. Solo con la morte di questa nel 1694 Pietro diviene del tutto indipendente. Formalmente Ivan V rimane coreggente con lui benché non abbia in realtà alcun potere, fino alla morte di Ivan, nel 1696, quando Pietro rimane il solo governante della Russia.

I primi anni di regno

Fin dall'inizio, Pietro promuove ampie riforme volte a modernizzare la Russia. Notevolmente influenzato dai suoi consiglieri occidentali, riorganizza l'esercito russo sul modello di quelli europei e dà inizio ai progetti per far diventare la Russia una potenza marittima. Pietro incontra molta opposizione alla politica di riforme ma reprime con decisione, anche brutale, qualsiasi ribellione contro la sua autorità.

Allo scopo di migliorare la posizione della Russia sul mare Pietro cerca di ottenere il controllo di un maggior numero di sbocchi. In un primo tempo la Russia possiede sbocco solamente sul Mar Bianco mentre il Mar Baltico è saldamente controllato dalla Svezia. Pietro decide allora di puntare verso sud e cerca di acquisire il controllo del Mar Nero, ma per fare ciò deve prima espellere i Tartari dalle aree circostanti.

Il primo obiettivo di Pietro è la cattura della fortezza di Azov nei pressi del fiume Don. Nell'estate del 1695 organizza la campagna d'Azov per conquistare la fortezza ma i suoi tentativi si concludono con un fallimento. Pietro ritorna a Mosca nel novembre dello stesso anno ed immediatamente ordina la costruzione di grandi navi. Nel 1696 lancia una nuova offensiva appoggiata da una flotta di circa trenta navi e nel luglio 1696 cattura Azov.

Lo zar è pienamente consapevole che la Russia non può affrontare da sola l'impero Ottomano. Nel 1697 Pietro viaggia in Europa, con una vasto seguito di consiglieri - la Grande Ambasceria - per cercare aiuto dai monarchi europei. Le speranze si rivelano però vane: la Francia è tradizionalmente alleata del sultano mentre l'Austria desidera mantenere la pace ad est mentre è impegnata nelle guerre all'ovest. Oltretutto Pietro sceglie un momento poco adatto: gli europei sono molto più interessati alla mancanza di eredi del re di Spagna Carlo II che alla caccia all'infedele sultano ottomano.

Benché abbia fallito il suo obiettivo principale, creare un'alleanza anti-ottomana, la Grande Ambasceria prosegue il suo viaggio attraverso l'Europa. Visitando l'Inghilterra, il Sacro Romano Impero e la Francia Pietro viene a contatto con la cultura dell'occidente. Egli studia la costruzione di navi a Deptford e ad Amsterdam e di artiglierie a Konigsburg. Il suo viaggio termina nel 1698 quando deve tornare in Russia a causa della ribellione degli strelizi. La ribellione è, in realtà, schiacciata ancora prima del ritorno dello zar; le truppe a lui fedeli perdono un solo soldato negli scontri. Pietro comunque agisce con estremo rigore e brutalità verso gli ammutinati: oltre 1200 di essi sono torturati e giustiziati con lo zar stesso che agisce come boia. Gli strelizi sono dispersi e la sorellastra di Pietro, Sofia, anima della ribellione, è costretta a diventare monaca ed a rinchiudersi in un convento.

Subito dopo il suo ritorno Pietro pone termine al suo matrimonio con Evdokija Lopuchina da cui ha avuto tre figli benché solamente uno, lo zarevič Alessio, sia ancora in vita. Il lungo viaggio in Europa convince lo zar che le abitudini dell'Europa occidentale sono, in generale, superiori alla tradizione russa. Egli ordina a tutti i suoi cortigiani ed ufficiali di tagliarsi le lunghe barbe e di vestire all'occidentale. I boiari che intendono conservare la barba, quasi un simbolo del loro status, devono pagare una tassa di cento rubli all'anno.

Nel 1699 Pietro abbandona anche il tradizionale calendario russo, in cui l'anno inizia il primo settembre, in favore del Calendario Giuliano. Anche il calcolo degli anni viene riformato e come punto d'inizio viene abbandonata la supposta data della creazione del mondo in favore di quella della nascita di Cristo.

La grande guerra del nord e la costruzione di San Pietroburgo

Essendo fallita la prospettiva di una campagna congiunta contro l'Impero Ottomano, Pietro stipula un trattato di pace con questo e rivolge nuovamente le sue attenzioni al Mar Baltico il cui controllo è stato acquisito dall'Impero svedese intorno alla metà del XVII secolo.

Pietro, con l'appoggio di Danimarca, Norvegia, Sassonia e Regno di Polonia, dichiara quindi guerra alla Svezia che è guidata dal re sedicenne Carlo XII. La Russia scopre ben presto di essere scarsamente preparata per affrontare la Svezia ed il primo tentativo di conquistare le coste del Baltico finisce nel disastro della battaglia di Narva (1700), che sembra mettere fuori gioco la Russia. Carlo XII approfittando del momento indirizza la sua azione contro Polonia e Sassonia.

Nel frattempo Pietro riorganizza il suo esercito e conquista quella che attualmente è conosciuta come Estonia. Sicuro di poterlo battere in qualsiasi momento, il re di Svezia ignora l'azione dello zar e continua a combattere in Polonia e Sassonia.

Mentre polacchi e svedesi sono impegnati a combattersi, Pietro fonda la grande città di San Pietroburgo (in onore di San Pietro apostolo) in Ingria, una regione catturata agli svedesi nel 1703, servendosi delle notevoli capacità dell'architetto svizzero Domenico Trezzini di Astano, che dapprima realizza la fortezza con al centro la cattedrale dei santi Pietro e Paolo, seguita poi da numerosi altri importanti edifici amministrativi e di rappresentanza. Poi Pietro proibisce la costruzione di edifici in pietra al di fuori di San Pietroburgo, che egli intende far diventare capitale della Russia, cosicché tutti gli scalpellini possano partecipare alla costruzione della nuova città. Nello stesso periodo Pietro si lega a Martha Skavronskaja, una lituana di povere origini presa prigioniera dai Russi durante la guerra del Nord. Martha si converte alla religione ortodossa con il nome di Caterina; i due si sposano segretamente intorno al 1707.

In seguito alle numerose sconfitte il re di Polonia Augusto II abdica nel 1706 lasciando libero Carlo XII di rivolgere nuovamente le sue attenzioni alla Russia che invade nel 1708. Dopo il suo ingresso in Russia Carlo sconfigge Pietro nella battaglia di Golovčin, nel luglio 1708, ma nella seguente battaglia di Lesnava subisce, per la prima volta gravi perdite, quando Pietro distrugge una colonna di rinforzi svedesi proveniente da Riga. Privato del loro aiuto Carlo deve abbandonare il suo piano di marciare verso Mosca.

Non accettando l'idea di ritirarsi in Polonia o di tornare in Svezia, Carlo invade l'Ucraina. Abilmente Pietro si ritira verso sud distruggendo tutto ciò che potrebbe servire agli svedesi che vengono così a trovarsi in una difficile situazione a causa della mancanza di rifornimenti e della rigidità dell'inverno.
Pietro il Grande dopo la battaglia di Narva del 1700, in un dipinto di Nikolay Sauerweid del 1859

Nell'estate del 1709 Carlo rinnova i suoi sforzi per conquistare l'Ucraina ma si trova ad affrontare un nemico molto aggressivo e nella battaglia di Poltava (27 giugno 1709) Pietro raccoglie i frutti di anni di lavoro per potenziare l'esercito russo infliggendo al nemico gravi perdite (10000 morti) e catturando poi quanto rimane dell'esercito svedese.
Il cavaliere di bronzo, statua equestre che rappresenta Pietro il Grande, eretta per volere di Caterina II

L'esito di questa battaglia ribalta le sorti della guerra: in Polonia Augusto II rioccupa il trono mentre Carlo si rifugia nell'Impero Ottomano dove opera per convincere il sultano Ahmed III ad aiutarlo a riprendere la guerra. Pietro incautamente dichiara guerra agli ottomani nel 1711 ma la campagna a sud ottiene risultati fallimentari al punto che la Russia, per ottenere la pace, deve cedere i porti sul Mar Nero conquistati nel 1697. In cambio il sultano espelle il re di Svezia.

A nord gli eserciti di Pietro hanno maggior fortuna e conquistano la Livonia respingendo gli svedesi all'interno della Finlandia, che verrà occupata in larga parte nel 1714. La flotta russa riesce anche a violare le acque svedesi. Nell'ultima fase della guerra Pietro riceve anche l'aiuto dell'Hannover e del regno di Prussia.

Malgrado le sconfitte Carlo XII continua a combattere e solo la sua morte in battaglia, nel 1718 permetterà l'apertura di trattative di pace. Nel 1720 la Svezia firma la pace con tutti i belligeranti tranne che con la Russia con cui firma poi il trattato di Nystad, nel 1721, che mette fine a quella conosciuta come la Grande guerra del nord.

La Russia ottiene l'Ingria svedese, l'Estonia svedese, la Livonia e parte della Carelia in cambio versa due milioni di riksdaler e rinuncia a parte della Finlandia. Allo zar viene comunque permesso di conservare alcuni terre finlandesi intorno a San Pietroburgo che dal 1712 è divenuta capitale.

Gli ultimi anni

Nel 1717 viene smascherata una congiura ordita dal boiaro Alexandr Kikin, che raggruppava vari oppositori di Pietro I attorno al suo figlio maggiore, Aleksej. La sentenza è di condanna a morte per tutti i cospiratori, incluso Aleksej, nel 1718. Anche la madre di Aleksej viene perseguita a causa di false accuse di adulterio.

Gli ultimi anni di regno di Pietro I sono contrassegnati da ulteriori riforme. Nel 1721, dopo aver concluso la pace con la Svezia, viene acclamato Imperatore di tutta la Russia. (alcuni gli propongono di prendere il titolo di Imperatore dell'Est ma egli rifiuta). Il titolo imperiale viene riconosciuto da Polonia, Svezia e Prussia ma non dagli altri monarchi europei. Nella mente di molti la parola imperatore connota superiorità sui semplici re. Molti regnanti temono che Pietro voglia proclamare la sua autorità su di loro come, a suo tempo, l'imperatore del Sacro Romano Impero aveva proclamato la sua supremazia su tutte le nazioni cristiane.

Pietro riforma anche il governo della Chiesa ortodossa russa. Il capo tradizionale della chiesa è il patriarca di Mosca. Nel 1700, quando il seggio rimane vacante, Pietro non nomina un nuovo patriarca bensì un coadiutore che svolge tutto il lavoro. Nel 1721 istituisce il Santo Sinodo, un concilio di dieci ecclesiastici che prende il posto del patriarca e del coadiutore.

Nel 1722 Pietro crea un nuovo ordine gerarchico per la nobiltà conosciuto come Tavola dei Ranghi, in esso la posizione è, formalmente, determinata dalla nascita. Allo scopo di privare i boiari del loro potere Pietro afferma che la posizione può essere determinata dal merito nel servizio all'imperatore. Sempre con lo scopo di ridurre il potere dei boiari ha già, alcuni anni prima, soppresso l'assemblea dei nobili (forma di consiglio dello zar) sostituendola con un senato di dieci membri di sua nomina.

La Tavola rimane in vigore fino alla fine della monarchia in Russia nel 1917. Pietro introduce anche nuove tasse allo scopo di trovare i fondi per la costruzione di San Pietroburgo. Abolisce la tassa sulla terra e quella sulla famiglia sostituendole con un'imposta pro-capite. Le tasse sulla terra o sulla famiglia erano pagate solamente dai proprietari o da coloro che mantenevano una famiglia mentre la nuova tassa è pagata da tutti compresi servi e poveri.

Nel 1724 associa al trono Caterina, la sua seconda moglie, attribuendole il titolo di Imperatrice anche se peraltro mantiene nelle sue mani tutto il potere.

La sua ultima iniziativa militare fu la spedizione in Persia (1721-1724). Dawd Beg, khan persiano, nell'agosto 1721 occupa Shemakha, importante emporio russo sul Mar Caspio, nel kahanto di Shirwan, depredandone le mercanzie. Per ritorsione Pietro invirò 50.000 soldati con 80 navi ne mar Caspio, facendo occupare la penisola di Agrakan e conquistando Derbent, mentre lo zar di Kartli Vaktang IV con 30.000 uomini e il patriarca armeno con 8.000 soldati, alleati ai russi, marciano con Dawd Beg a Ganjia. Nel 1723 le truppe russe conquistano le province di Ghilan e Bakù. Gli Ottomani accorrono in aiuto di Dawd Beg e invadono Kartli, conquistano Tbilisi ed i khanati di Erivan e Tabriz. Nel settembre 1723 i Persiani chiedono la pace e si alleano con i Russi ai quali è ceduta Derbent, Baku, Ghilian, Mazanderam e Astrabad (litorale occidentale e meridionale del Caspio). Nel giugno 1724 è firmata la pace russo-turca: gli Ottomani ottengono la Georgia, Erivan, Kasvin e Shemakhà.

Nel 1725 è completata la costruzione del Peterhof, un palazzo nei pressi di San Pietroburgo che diventa famoso come la Versailles russa

La morte

Non avendo figli maschi viventi, una legge del 1722 dà a Pietro il privilegio di scegliere il suo successore. Egli scelse la moglie Caterina.

Pietro morí nel 1725, venendo poi seppellito nella Cattedrale di Pietro e Paolo, nell'omonima fortezza da lui voluta a San Pietroburgo. L'imperatrice Caterina ha l'appoggio sulla guardia imperiale. Dopo la morte di quest'ultima nel 1727 il trono passa al nipote di Pietro I, Pietro II (figlio di Alessio) con il quale termina la discendenza diretta maschile dei Romanov.

Dopo di lui la successione al trono è caotica: i due successivi monarchi sono figli del fratellastro di Pietro I Ivan V; i discendenti diretti di Pietro riconquisteranno il trono solo nel 1741 con un colpo di stato.

Nessun figlio salirà direttamente al trono occupato da un genitore prima di Paolo I che succede a Caterina la Grande, nel 1796, oltre settanta anni dopo la morte di Pietro I, che dedica al predecessore la famosa statua equestre del Cavaliere di bronzo.