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Nella Chiesa cattolica, suprema istituzione che esercita le funzioni
di governo, dottrina e culto trasmesse da Gesù Cristo
all'apostolo Pietro e ai suoi successori, quali suoi vicari.
APPROFONDIMENTO
di Raffaele Savigni
Nella Chiesa cattolica, il papa è il vescovo di Roma e il
capo del collegio dei vescovi di tutto il mondo. Viene eletto dalla
maggioranza dei cardinali in conclave, ossia mediante votazioni che
si tengono in un luogo protetto da interferenze esterne. Tra tutti i
vescovi, il titolare della sede romana ha assunto nel corso dei
secoli un ruolo del tutto particolare, e a lui sono stati riservati,
soprattutto dall'11° sec. in poi, quei titoli (papa, sommo
pontefice, vicario di Cristo) che nei primi secoli erano stati
applicati anche ad altri vescovi autorevoli. Il papato rappresenta
attualmente un'istituzione di rilevanza internazionale e di
altissima autorità morale; per i cattolici esso costituisce
la più alta garanzia della fedeltà alla retta fede e
del legame che unisce le comunità cristiane di tutto il mondo
a Cristo e agli apostoli, mediante la successione apostolica nella
sede di Pietro.
Il Concilio ecumenico vaticano I (1870) ha riconosciuto al vescovo
di Roma l'infallibilità in materia di fede e di morale, ossia
la capacità di trasmettere senza errori i principi essenziali
del messaggio cristiano, anche se ciò non significa che egli
sia personalmente esente da colpe e tentazioni. Il passo di Matteo,
"Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa"
(16, 18-19), è stato interpretato in vari modi dalle diverse
correnti cristiane: la "pietra" è stata identificata ora con
la fede di Pietro, che tutti i cristiani sono chiamati a condividere
con lui, ora con la persona di Cristo o di Pietro, e di conseguenza
il legame tra Pietro e il vescovo di Roma è stato più
o meno accentuato. Per i protestanti il ruolo di Pietro (al quale
gli Atti degli apostoli attribuiscono una posizione di preminenza
nel collegio apostolico) è irripetibile e non trasmissibile,
per cui il papa non è definibile come il successore di Pietro
in senso proprio.
Il primato del papa
La centralità del papato nella Chiesa cattolica rappresenta
il punto di arrivo di un lungo processo storico: nei primi secoli di
vita cristiana il primato d'onore della sede romana non implicava
ancora un primato giurisdizionale, ossia il potere indiscusso di
decidere tutte le più importanti questioni. Nei primi concili
ecumenici, tenuti in Oriente, sia pure in presenza dei
rappresentanti della Chiesa di Roma, compaiono come protagonisti
soprattutto i vescovi delle chiese di Alessandria, di Antiochia e di
Costantinopoli, detti 'patriarchi'. Tuttavia, soprattutto con Leone
I (440-461) e Gregorio Magno (590-604), i papi assunsero un ruolo di
guida della cristianità d'Occidente, colmando con le loro
iniziative anche politiche il vuoto creato dalla crisi e poi dalla
scomparsa dell'Impero romano d'Occidente; a partire dalla
metà dell'8° sec., poi, acquisirono un vero e proprio
potere temporale nell'ambito dello Stato della Chiesa. Nell'11°
sec. le Chiese d'Oriente si separarono da Roma, rifiutando di
riconoscere al papa quel ruolo universale che egli rivendicava
apertamente. Secondo Gregorio VII solo il papa poteva convocare i
concili generali e giudicare i vescovi, senza essere sottoposto al
giudizio di alcuno.
In Occidente, dopo una fase di collaborazione e poi di scontro con
l'Impero germanico, il papa divenne il vero capo dell'Europa
cristiana: i pontefici nominavano i vescovi, approvavano i nuovi
ordini religiosi, imponevano tributi a tutta la cristianità e
decidevano in appello su tutte le cause che venivano sottoposte al
loro giudizio, spesso annullando le decisioni dei vescovi locali,
che videro diminuire sensibilmente il loro potere. Inoltre nel
Duecento essi potenziarono l'Inquisizione, un organismo giudiziario
che puniva l'eresia e i comportamenti devianti, applicando anche la
pena di morte. All'epoca di Bonifacio VIII e di Dante il papato era
diventato una grande potenza politica e finanziaria, che con i suoi
comportamenti non sempre ineccepibili suscitava numerose proteste;
nel Cinquecento la protesta di M. Lutero diede vita alla Riforma
protestante.
Papato e modernità
Dopo il concilio di Trento, e in particolare nell'Ottocento, i
pontefici assunsero un atteggiamento di opposizione nei confronti
del mondo moderno e difesero strenuamente i privilegi delle
istituzioni ecclesiastiche nei confronti dei movimenti di matrice
illuministica e liberale e del processo risorgimentale. Alcune
proposte di riforma, come quella avanzata da A. Rosmini nella sua
opera Le cinque piaghe della Chiesa, non furono recepite dai papi,
che non vollero rinunciare al potere temporale, ormai anacronistico,
e considerarono l'unificazione politica dell'Italia come
un'usurpazione. Tuttavia alla fine dell'Ottocento Leone XIII
dimostrò di aver compreso l'importanza della questione
sociale, alla quale dedicò l'enciclica Rerum novarum.
Nel 1929 il Concordato con lo Stato italiano segnò la fine
della 'questione romana' e diede vita alla Città del Vaticano
al fine di garantire l'indipendenza del pontefice nei confronti
degli Stati. Dopo la Seconda guerra mondiale i papi accettarono
pienamente il pluralismo democratico e si impegnarono attivamente
per la difesa della dignità di ogni uomo.
Ma fu soprattutto Giovanni XXIII che inaugurò un nuovo tipo
di rapporto, più incentrato sul dialogo, tra la Chiesa e il
mondo contemporaneo: convocando il Concilio ecumenico vaticano II,
egli dichiarò di non condividere il pessimismo di quegli
uomini di Chiesa che rimpiangevano i tempi passati, e promosse un
aggiornamento dell'istituzione ecclesiastica e della cultura
cristiana, per rendere i cristiani capaci di parlare in modo
più efficace all'uomo d'oggi, pur senza rinnegare i principi
essenziali della tradizione cattolica.
Anche i suoi successori promossero inoltre il dialogo ecumenico tra
i cristiani e l'incontro con tutti gli uomini di buona
volontà intorno a valori fondamentali come la pace e la
fratellanza tra i popoli. In occasione del Giubileo del 2000
Giovanni Paolo II chiese perdono per le colpe commesse in passato da
uomini di Chiesa, e incontrò più volte gli esponenti
di altre religioni per favorire un impegno comune a difesa della
dignità dell'uomo.