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Il Neotomismo, noto anche come Neoscolastica (alcuni studiosi,
fra cui Augusto Del Noce, rifiutano però l'equipollenza dei
due termini), è un movimento filosofico-teologico
contemporaneo. Pur avendo le proprie origini nella prima
metà del XIX secolo, conobbe il massimo sviluppo e
diffusione fra gli anni dieci e gli anni sessanta del Novecento.
Si incentra sul recupero del pensiero di San Tommaso d'Aquino, che
viene considerato, con opportuni adattamenti e reinterpretazioni,
fonte di sapere e guida spirituale imperiture.
Il contesto storico
Un notevole interesse per lo studio del tomismo, e, più in
generale, della filosofia scolastica, iniziò a delinearsi
in Europa, soprattutto in Italia, fin dagli anni venti e trenta
del XIX secolo (Luigi Taparelli d'Azeglio, Matteo Liberatore,
Gaetano Sanseverino, ecc.) e trovò un punto di riferimento
di primaria importanza nella rivista gesuitica Civiltà
Cattolica, fondata nel 1850. Tuttavia il vero iniziatore del
movimento neotomista fu Papa Leone XIII che, in una celebre
enciclica, la Aeterni Patris (1879), esaltò, mediante
espliciti richiami, la grandezza di Tommaso d'Aquino e della sua
opera immortale. Il messaggio era rivolto anche e soprattutto a
molti teologi e intellettuali cattolici che, dopo aver
«messo in disparte il patrimonio dell'antica sapienza,
vollero piuttosto tentare cose nuove che aumentare e perfezionare
con le nuove le antiche».
Nel 1880, l'istituzione di un'Accademia tomistica, con sede a
Roma, confermò la ferma volontà del Pontefice di
dare impulso agli studi sul santo e sulle dottrine ricollegate
alla sua persona. Nel decennio successivo sotto la spinta di Leone
XIII venne istituita una cattedra di filosofia tomistica presso
l'università di Lovanio mentre a Roma il Papa in persona
seguì i lavori di riedizione della Summa Theologiae.
Nel 1914, sotto l'impulso di Pio X, successore di Leone XIII, la
Congregazione per l'Educazione cattolica, dipendente dalla Curia
romana, approvò una serie di ventiquattro tesi tomiste che
nel 1917, durante il pontificato di Benedetto XV, entrarono
definitivamente a far parte del corpus dottrinario ufficiale della
Chiesa. Tali tesi ispirarono anche alcune norme dei Codici di
diritto canonico che in quegli stessi anni, e negli anni
immediatamente successivi, stavano subendo un profondo processo di
revisione.
Le idee di base
L'impulso dato alla rivalutazione del tomismo dai tre pontefici e
dalle alte gerarchie ecclesiastiche vaticane, fu raccolto, fin dai
primi decenni del XX secolo, da un certo numero di filosofi e
teologi di matrice cattolica che ebbero il merito di approfondire
e di reinterpretare il pensiero di Tommaso d'Aquino e, più
in generale, quello cristiano di epoca medievale. Va comunque
sottolineato che all'interno di tale movimento, che non
riuscì mai a strutturarsi come scuola, convissero
personalità anche molto distanti fra di loro che diedero
vita a correnti di pensiero non sempre riconducibili a dottrine e
impostazioni univoche. Esistono tuttavia alcune connotazioni
comuni che uniscono le personalità di spicco della corrente
neotomista e che possono essere così sintetizzate:
il rifiuto del pragmatismo, dell'irrazionalismo e del modernismo,
imperanti in Europa nei primi decenni del Novecento, incapaci di
dare risposte positive all'uomo e ai suoi problemi esistenziali e
in qualche modo responsabili della crisi dei valori base
dell'etica cristiana;
l'esaltazione di san Tommaso quale massimo esponente della
filosofia cristiana di tutti i tempi e del tomismo, cuore del
corpus dottrinario cattolico, quale strumento indispensabile di
interpretazione dell'uomo e dei suoi rapporti con Dio;
la centralità dello studio della metafisica dell'essere
(esse), sulle linee tracciate da San Tommaso, come chiave di volta
di una visione armonica e autenticamente cristiana della vita.
I protagonisti
Fra i pionieri del movimento vi fu Martin Grabmann che fin dal
1909-1911 con la sua Storia del metodo scolastico (Die geschichte
der scolastischen methode) iniziò a porsi una serie di
interrogativi sul concetto dell' essere per il filosofo aquinate,
che sviluppò successivamente (1912) in San Tommaso
d'Aquino, una introduzione alla sua personalità e al suo
pensiero (Thomas von Aquin, eine einführung in seine
persönlichkeit und gedankenwelt). In quegli stessi anni, in
Francia e in Italia (dove insegnava), il domenicano francese
Réginald Garrigou-Lagrange dava alle stampe Le sens commun,
la philosophie de l'être et les formules dogmatiques (1909)
e Dieu, son existence et sa nature (1914). In tali saggi il
teologo esprimeva una ferma condanna nei confronti
dell'agnosticismo dei filosofi moderni e contemporanei mettendo
nel contempo in risalto la profonda originalità e la grande
attualità della filosofia della conoscenza di San Tommaso,
pur se strettamente legata a quella aristotelica.
Contemporaneo, o quasi, di Garrigou-Lagrange fu il francese
Antonin-Dalmace Sertillanges che, a differenza del primo, si
interessò più alla metafisica che non alla
gnoseologia tomistica. Sertillanges vide in San Tommaso il profeta
della verità, massimo rinnovatore del pensiero aristotelico
e non suo semplice emulo, come talvolta era stato ingiustamente
giudicato.
Anche Jacques Maritain, di qualche anno più giovane, fu un
grande studioso della metafisica di San Tommaso. Di formazione
protestante e sposato con una ebrea russa, si convertì in
gioventù al cattolicesimo. Fu sicuramente il più
noto ed influente fra i neotomisti francesi. Spirito progressista,
considerava la democrazia e le libertà moderne valori
irrinunciabli che si armonizzavano pienamente con la filosofia
dell'Aquinate. Teorizzò, in alcune sue opere, un umanesimo,
che egli stesso definì «teocentrico», ispirato
al messaggio cristiano. Tale umanesimo rifuggiva sia dal
pragmatismo che dall'irrazionalismo, che, secondo il filosofo
francese, erano i veri mali del pensiero contemporaneo.
Fra i grandi neotomisti della prima metà del Novecento si
collocano anche il gesuita belga Joseph Maréchal e il
francese Étienne Gilson. Maréchal, grande
conoscitore della filosofia moderna oltre che medievale,
riuscì a conciliare il criticismo kantiano con la teoria
della conoscenza di San Tommaso. Gilson dal canto suo
sviluppò un'interpretazione assai originale del pensiero
dell'Aquinate, che egli considerava in assoluto come il primo
filosofo che era riuscito a sviluppare una vera e propria
metafisica dell'essere, cioè una metafisica di tipo
esistenziale.
In Italia il massimo esponente del neotomismo è stato Amato
Masnovo, che fra i primi mise in evidenza, accanto alla matrice
aristotelica del pensiero di San Tommaso, anche quella platonica,
neoplatonica ed agostiniana. Altri rappresentanti italiani di
spicco del movimento furono Sofia Vanni Rovighi, il prete
Francesco Olgiati e il frate Agostino Gemelli, che furono tra i
fondatori dell'Università Cattolica di Milano, una delle
roccaforti del pensiero neotomista contemporaneo in Italia ed
Europa. In una posizione più defilata ed autonoma si
colloca invece Gustavo Bontadini.