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Il Neoguelfismo è stato un movimento culturale e politico che
si affermò in Italia, in ambito cattolico e liberale, nei
primi decenni del secolo XIX. Per estensione il termine indica un
atteggiamento clericale ed il proposito di restaurare la presenza
attiva della Chiesa nella vita politica dello Stato.
Il termine, inizialmente elaborato dai suoi critici laici e
repubblicani quali Guglielmo Pepe e Giuseppe Ferrari per
sottolinearne il carattere reazionario, finì per essere
accettato anche dai suoi adepti.
Formulato teoricamente da Gioberti, nella sua opera Del primato
morale e civile degli italiani del 1843, aveva come programma la
realizzazione dell'unità italiana sulla base di una
confederazione di stati, ciascuno governato dal proprio principe,
sotto la presidenza del papa. Erano presenti, inoltre, propositi di
riforma della Chiesa in senso liberale e democratico, federalismo e
valorizzazione delle autonomie. Tra gli altri fautori di tale
movimento vi erano Antonio Rosmini e Vincenzo d'Errico.
Elementi di neoguelfismo si possono trovare anche in Cesare Balbo,
Gino Capponi, Carlo Matteucci ed Alessandro Manzoni.
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Del primato morale e civile degli italiani
Opera di V. Gioberti, pubblicata a Bruxelles nel 1843. Scaturito
dall'intento di conciliare religione e civiltà, cattolicesimo
e idea liberale, il Primato morale e civile degli Italiani si
risolve nel tentativo di modificare l'equilibrio politico italiano
secondo un processo moderato, fondato sulla collaborazione fra
principi e popoli nell'ambito di assemblee consultive e sulla
costituzione di una confederazione di Stati italiani sotto la
presidenza del papa. Il “primato” italiano consiste, secondo
Gioberti, nel nesso indissolubile tra il principio cattolico e il
genio nazionale (“pelasgico”) che ha operato sia sul piano
dell'azione sia rispetto al pensiero. Grazie a questo connubio,
l'Italia primeggia in ogni campo della cultura. Gli ideali di
quest'opera sembrarono realizzarsi nel 1846, con l'elevazione al
papato di Pio IX, ma crollarono due anni dopo in seguito alle trame
dei principi e all'allocuzione concistoriale del 29 aprile 1848. Il
Primato morale e civile degli Italiani guadagnò comunque alla
causa nazionale settori tradizionalmente inerti dell'opinione
pubblica italiana.