Maria Montessori

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di Fulvio De Giorgi

Nacque a Chiaravalle (Ancona) il 31 agosto 1870, figlia unica di genitori di sentimenti cattolici e liberal-risorgimentali.

Il padre Alessandro (1832-1915), ferrarese, fu funzionario al ministero delle Finanze. La madre Renilde Stoppani (1840-1912), marchigiana, proveniva da una famiglia di piccoli proprietari terrieri ed era parente dell’abate Antonio Stoppani (morto nel 1891), figura di spicco del cattolicesimo conciliatorista e filorosminiano e certamente punto di riferimento significativo nella formazione della giovane Montessori.

Trasferitasi la famiglia prima a Firenze e poi, definitivamente, a Roma nel 1875, Maria vi trascorse l’infanzia e la giovinezza. Frequentò la scuola elementare di via S. Nicolò di Tolentino. Successivamente, coltivando il progetto di diventare ingegnere, dal 1883 studiò alla scuola tecnica Michelangelo Buonarroti e poi, dal 1886 al 1890, all’Istituto tecnico Leonardo da Vinci. Cambiando idea sui suoi studi universitari, si iscrisse alla facoltà di scienze nel 1890, per passare, nel 1892, alla facoltà di medicina, non senza qualche difficoltà, essendo una delle primissime donne italiane ad abbracciare tali studi. Dopo un iniziale disorientamento, cominciò presto ad affermarsi e nel 1894 vinse un premio di studio elargito dalla Fondazione Rolli. Nel 1895 incontrò il collega Giuseppe Montesano (1868-1961), con cui fu ammessa nella clinica psichiatrica dell’Università di Roma, diretta da Ezio Sciamanna, nella quale, insieme a un altro collega, Sante De Sanctis (1862-1935), condusse per la tesi di laurea una ricerca su Le allucinazioni a contenuto antagonistico, laureandosi nel luglio 1896. Come assistente entrò quindi all’ospedale di S. Giovanni, ma continuò la ricerca nella clinica psichiatrica. Nel 1897 pubblicò, con De Sanctis o con Montesano, articoli che illustravano i primi risultati di tale lavoro. Sviluppava intanto un interesse per i bambini «deficienti», accostandosi alle opere di Jean-Marc-Gaspard Itard e di Edouard Séguin.

Cominciò a interessarsi anche dell’emancipazione della donna e, nel 1896, partecipò a Berlino al primo Congresso dell’International Council of Women, sui diritti femminili. Tra il 1897 e il 1898 soggiornò a Parigi per studiare le opere di Séguin e nel sobborgo di Bicètre per conoscere i metodi educativi elaborati da Désiré-Magloire Bourneville. Intanto, il 31 marzo 1898, diede segretamente alla luce il figlio Mario (1898-1982), nato dalla relazione con Montesano.

Allevato fino a quindici anni prima da un’altra famiglia e poi in collegio, il ragazzo conobbe la madre, che andava a trovarlo, ma non seppe allora la vera identità dei suoi genitori. Per evitare lo scandalo che avrebbe rovinato a entrambi la promettente carriera, essi decisero infatti di tenere nascosta la loro relazione e il suo frutto.

Nel 1898 Montesano vinse il concorso da primario al manicomio di S. Maria della Pietà a Roma, diretto da Clodomiro Bonfigli, che era assertore del rapporto tra influenza sociale e problemi psichiatrici e aveva avanzato senza successo la proposta di una scuola specializzata nell’educazione dei bambini deficienti. Inserita in questo contesto di problemi scientifici, nel settembre 1898, Montessori partecipò al Congresso pedagogico torinese e vi tenne un discorso che suscitò una vasta eco, affrontando il rapporto tra medicina e pedagogia e proponendo un’educazione specifica e mirata per i bambini «anormali». Nel dicembre 1898, intanto Bonfigli costituiva il Comitato provvisorio della Lega nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti, chiamando Montesano nel comitato direttivo.

Montessori si impegnò a fondo, fin dal 1899, con giri di conferenze, per sensibilizzare l’opinione pubblica al problema, cominciando da Milano con una conferenza sulla carità moderna, in cui emergeva pure il tema della «donna nuova». Già da qualche tempo, come si è visto, si era fatta paladina dell’emancipazione femminile e di ideali di pace, con un’apertura senza milizia politica di parte. Fu, tra l’altro, nel marzo 1896, confondatrice e vicesegretaria di un’associazione femminile romana e nel 1899 membro dell’Unione materna e continuò a sollevare la questione della donna nei consessi internazionali, come nel Congresso femminile di Londra del 1899, designatavi da Guido Baccelli. Nello stesso anno è attestata la sua adesione alla Theosophical Society.

Nell’estate 1899 entrò nel comitato direttivo della Lega e, nel 1900, insieme a Montesano, assunse la direzione della Scuola magistrale ortofrenica, avviata a Roma per iniziativa della Lega stessa e da cui sarebbe nato l’anno successivo l’Istituto medico-pedagogico. L’approfondirsi delle sue osservazioni nella Scuola e gli ottimi risultati conseguiti (si veda il Riassunto delle lezioni di didattica, Roma 1900; poi in L’autoeducazione nelle scuole elementari, Roma-Milano 1992, pp. 639-675) portavano intanto Montessori – nell’intervento al II Congresso pedagogico italiano (tenutosi a Napoli nel 1901) sulle Norme per una classificazione dei deficienti in rapporto ai metodi speciali di educazione – a sviluppare la lezione di Séguin secondo una prospettiva nuova.

Nel 1901, in seguito a dissapori sempre più gravi, vi fu la rottura definitiva con Montesano. Montessori abbandonò così la Lega e la Scuola ortofrenica. Tra il 1900 e il 1906 insegnò antropologia e igiene all’Istituto superiore di magistero femminile di Roma. In quel momento approfondiva studi filosofici, pedagogici e antropologici, si iscriveva nel 1903 alla facoltà di filosofia, avviava più significativi rapporti con Giuseppe Sergi, ma si confrontava anche con la lezione di Luigi Credaro, Giacomo Barzellotti e Antonio Labriola.

L’orizzonte ormai decisamente postpositivistico, nel clima d’inizio secolo, la portava a meditare sul pensiero di Nietzsche, come – più o meno negli stessi anni – faceva anche Ellen Key, la cui prospettiva non avrebbe mancato di influenzarla.

Dal 1904 al 1910 fu libera docente in antropologia nella facoltà di scienze. Insegnò nella Scuola pedagogica di Roma e pubblicò le Lezioni di antropologia pedagogica dell’anno accademico 1906-07. Fu poi comandata, nel 1913, presso il ministero della Pubblica istruzione e infine revocata dall’incarico nel 1919. Il frutto più significativo di questo periodo fu il volume Antropologia pedagogica, apparso senza data tra il 1909 e il 1910 a Milano.

Montessori andava, inoltre, sempre più coniugando scienza e attenzione alla spiritualità, come si vede, per esempio, in un articolo sul giornale La vita del 6 giugno 1906 dedicato a Tolstoj. Contemporaneamente avviava una discussione critica con la femminista laica Anna Maria Mozzoni, che parlava di «Eva moderna»: Montessori le contrapponeva la «maternità sociale» di Maria di Nazareth. Nello stesso anno, tuttavia, insieme a Mozzoni presentò una petizione al Parlamento per il voto femminile.

Sempre nel 1906 l’ingegnere Edoardo Talamo, presidente dell’Istituto romano dei beni stabili, chiedeva a Montessori l’organizzazione – con criteri moderni – di un asilo infantile per i figli degli operai, residenti nei nuovi e popolari caseggiati romani, in particolare nel quartiere di S. Lorenzo. Nacquero così le prime Case dei bambini; cominciò cioè a realizzarsi l’esperienza educativa montessoriana: la prima Casa fu aperta il 6 gennaio 1907 e la seconda il 7 aprile dello stesso anno. Il discorso pronunciato da Montessori in occasione dell’avvio di tale esperienza venne pubblicato su Vita femminile italiana (La Casa dei Bambini dell’Istituto Romano dei Beni Stabili, sett. 1907, pp. 983-1001). La visione sociale e palingeneticamente libera della «donna nuova» emergeva nella conclusione del discorso, strettamente unita dunque all’ideale educativo.

Nel maggio 1908 Montessori partecipò al primo Congresso delle donne italiane, tenutosi a Roma, e al Congresso di attività pratica femminile, promosso dall’Unione femminile nazionale a Milano. La sua presenza a Milano portava ai rapporti con la Società Umanitaria. Con il patrocinio di quest’ultima, si ebbe così la nascita di una Casa dei bambini nel quartiere milanese di case operaie in via Solari, diretta da Anna Maria Maccheroni, dal 1906 fedele allieva di Montessori.

Nei ricordati Congressi femminili Montessori ebbe modo di conoscere meglio donne moderniste o «modernizzanti», come Felicitas Büchner e come, soprattutto, Alice Hallgarten (1874-1911), moglie di Leopoldo Franchetti, amica di Paul Sabatier, già impegnata in opere caritative nel quartiere S. Lorenzo.

Hallgarten aveva fondato in Umbria le scuole della Montesca e di Rovigliano, vi aveva invitato educatori innovativi e pedagogisti importanti, come hermann Lietz, Förster e Lucy Latter: visitò con il marito la Casa dei bambini di S. Lorenzo e ne restò conquistata. Un certo suo aristocratico intellettualismo fu cioè vinto dall’evidenza sperimentale montessoriana: ebbe allora il desiderio che tale esperienza fosse fatta conoscere subito, spinta anche da timori eccessivi per la vita della dottoressa – forse pensando a se stessa e alla sua cagionevole salute.

I baroni Franchetti convinsero Montessori a scrivere, nel 1909, nella quiete della loro dimora romana, la sua opera fondamentale – Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei bambini – e ne finanziarono la pubblicazione, presso l’editore Lapi di Città di Castello, sempre nel 1909: dedicando ai Franchetti l’opera e accettando perciò apertamente il loro appoggio, Montessori non poteva non sapere di collocarsi pubblicamente in quell’area modernista o filomodernista che, ad appena due anni dalla condanna formulata da Pio X nell’enciclica Pascendi, era spesso obiettivo delle censure della stampa antimodernista. Alice Hallgarten cercò pure di mettere in contatto Montessori con Paul Sabatier. Al primo Corso di pedagogia scientifica, tenuto da Montessori a Città di Castello, nel 1909, sotto il patrocinio dei Franchetti, partecipò anche Felicitas Büchner, legata a Fogazzaro e già collaboratrice di hallgarten alla Montesca. Così pure Sofia Bisi Albini, amica di Fogazzaro, dedicò a Montessori, nel 1910, un articolo «trionfale» sulla sua rivista Vita femminile italiana (1910, nr. 5), che seguiva le attività di Montessori e alla quale peraltro collaborò lei stessa.

Nel libro sul Metodo, destinato a un grande e duraturo successo mondiale, l’indirizzo proposto partiva dall’educazione sensoriale, utilizzando un materiale strutturato, per svilupparsi armonicamente verso l’educazione intellettuale. Emergeva con chiarezza e radicalità critica una prospettiva di libertà. Per Montessori era infatti sempre dominante il triste spettacolo del maestro faccendiere che tentava di travasare le cognizioni nelle teste degli scolari, a forza di premi e castighi.

Nel 1909, per ospitare molti orfani, dopo il terribile terremoto che aveva colpito Messina e Reggio Calabria, venne aperta una quarta Casa dei bambini, a Roma, in via Giusti, presso le suore Missionarie francescane di Maria, che vi introdussero le attività della vita pratica. Dopo un conflitto con Edoardo Talamo, Montessori riconobbe nel 1910 questa Casa dei bambini presso le Missionarie francescane come unica «montessoriana» a Roma, ritirandosi da S. Lorenzo. E sempre presso le francescane, tenne, nel 1910 (e nel 1911), il secondo Corso di studio teorico-pratico per l’educazione infantile. Favorevoli alla dottoressa erano intanto anche alcune donne – come Maria Maraini Guerrieri Gonzaga – dell’alta borghesia e della nobiltà.

Nel 1910 il Metodo Montessori fu introdotto nella scuola elementare della Montesca: la prospettiva pedagogica montessoriana compiva dunque un ulteriore sviluppo, passando dalle scuole dell’infanzia alle scuole primarie.

La stessa Alice Hallgarten Franchetti, che si ritrovava completamente nella pedagogia della libertà formulata da Montessori nel volume sul Metodo, ne appoggiava peraltro la diffusione, soprattutto negli Stati Uniti. Hallgarten scomparve prematuramente nel 1911, ma intanto educatori americani giungevano in Italia per visitare le Case dei bambini (come Anne George che, ritornata in America, vi promosse nel 1911 una scuola montessoriana). Nel corso del 1911 sulla stampa americana si parlò di Montessori e nel 1912 fu tradotto Il Metodo, che ebbe uno straordinario successo.

Nel gennaio 1913, poco dopo la morte della madre, Montessori guidò, a Roma, a casa sua, il primo Corso internazionale sul suo Metodo, che segnò la nascita del movimento montessoriano: vi parteciparono corsisti statunitensi (in particolare Helen Parkhurst e Adelia McAlpin Pyle) e di altre 17 nazionalità. Su invito di uno dei più noti giornalisti americani, Montessori tenne, alla fine dello stesso anno, una serie di conferenze negli Stati Uniti, con proiezioni cinematografiche sulle Case dei bambini. Fu tra l’altro a Washington, a West Orange, a Filadelfia, a Chicago, a Pittsburgh, a New York. Ottenne significativi successi di pubblico e stabilì una considerevole rete di rapporti, soprattutto femminili. In seguito, l’avviarsi del declino di tali successi fu dovuto alle critiche provenienti dalla progressive education, da John Dewey e ancor più da William Heard Kilpatrick, che denunciava un indirizzo «individualista», forse non comprendendo bene le basi spiritualistiche di una pedagogia della libertà.

Nel 1913, Montessori prese con sé il figlio, senza peraltro rivelarne pubblicamente la vera identità, presentandolo come un figlio adottivo o un nipote. Nel 1915 si recò nuovamente in America, questa volta con Mario, che in effetti vi si stabilì (anche per lo scoppio in Europa della Grande Guerra). Maria ritornò invece in Italia e affidò la guida del movimento montessoriano americano a Parkhurst, che però si distaccò da lei nel 1917, causando la crisi del movimento stesso negli USA, per un lungo periodo.

Alla traduzione inglese del Metodo avevano intanto fatto seguito quella francese (1912), quelle tedesca, polacca, russa (1913), quelle giapponese, rumena, irlandese, spagnola, olandese (1914-15), quella danese (1917): considerando anche il decennio successivo, l’opera apparve in 58 paesi, tradotta in 36 lingue. Così pure andavano costituendosi sodalizi di educatori di indirizzo montessoriano: tra i primi la Montessori Society of Scotland, la British Montessori Society, la American Montessori Society. Nel 1927, con il concorso dello psicopatologo olandese J. C. L. Godefroy, fu fondato lo Psycho-pedagogical Journal - International Organ of the Movement Montessori, con sedi ad Amsterdam e a Parigi. Anche in Italia sorse nel 1916 un Comitato nazionale Montessori, mentre a Napoli vi era la Società napoletana degli amici del Metodo. Tuttavia, a fronte di un vasto successo internazionale, la ricezione italiana del montessorismo fu indubbiamente più debole e non priva di opposizioni critiche. Anche se non mancarono le simpatie, soprattutto negli ambiti cattolico-democratici.

Nel 1915 Anna Maccheroni si trasferì a Barcellona, per aprirvi, su invito del governo catalano, una Casa dei bambini. Montessori la raggiunse a fine anno, insieme a un’altra fida allieva, Anna Fedeli. Poco più tardi si unì a loro Mario, dopo uno sfortunato matrimonio statunitense. Montessori si stabilì dunque in Spagna, pur facendo regolarmente la spola con l’Italia.

Nel 1916 pubblicava, a Roma, un impegnativo volume che prospettava un’applicazione del suo Metodo, oltre la scuola dell’infanzia, senza soluzione di continuità (Autoeducazione nelle scuole elementari). Andava intanto approfondendo l’applicazione del suo Metodo all’educazione religiosa cattolica. A Barcellona, nella Escola Modelo Montessori, fu realizzata una cappella degli infanti, a misura di bambino. Il perno di un’educazione integrata alla vita era infatti la liturgia. Frutto di queste esperienze (che caratterizzarono, secondo alcuni studiosi, come Augusto Scocchera una fase ‘confessionale’ del montessorismo) furono i volumi I bambini viventi nella chiesa (Napoli 1922), La vita in Cristo. Anno liturgico (Roma 1931) e La santa messa spiegata ai bambini (prima in inglese con il titolo Mass explained to children, 1932; poi Milano 1949). Nel 1922, il ministro della Pubblica istruzione italiano, Antonino Anile, cattolico, nominò Montessori ispettrice delle scuole italiane che applicavano il suo Metodo. Si avviò pure l’introduzione del montessorismo in 20 scuole elementari napoletane. Nel 1923 fu pubblicato a Vienna un volume – Das Kind in der Familie – che raccoglieva, a cura della Montessorischule, le conferenze tenute da Montessori nello stesso anno a Bruxelles e già apparse su La femme belge.

Nella seconda metà degli anni Venti Maria Montessori sperò che la modernità del suo Metodo ricevesse una consacrazione ‘nazionale’ e fosse appoggiata, in Italia, dai cattolici e dai fascisti: la terza edizione del Metodo accolse di fatto molte delle osservazioni avanzate nel 1919 dalla Civiltà cattolica. Il nascente regime fascista sembrò peraltro effettivamente indirizzato al sostegno del montessorismo. La riforma Gentile, anche con la collaborazione di Giuseppe Lombardo Radice, indicava la scuola dell’infanzia come scuola del «grado preparatorio» e, tra le «differenziazioni pedagogiche» ammesse, vi era pure il montessorismo. Mussolini poi, anche a seguito di una lettera di Mario Montessori, studiò la diffusione del Metodo all’estero e nel 1924 assicurò il suo sostegno alla sua ideatrice, con la quale ebbe un contatto diretto. Gentile presiedette il Comitato pro Metodo Montessori e diede un decisivo impulso per la nascita dell’Opera nazionale Montessori, con sedi a Roma e a Napoli, e la sua costituzione in ente morale nel 1924: la regina Margherita fu la patrona, Gentile il presidente e Maria Montessori la presidente onoraria. Un vasto impegno fu allora messo in campo: pubblicazione di libri, apertura di nuove scuole, fabbricazione del ‘materiale montessoriano’ a esse destinato, organizzazione di corsi per educatori. Il sostegno fascista fu, in questo senso, importante e significativo. Al primo dei corsi formativi, organizzato a Milano nel 1926, Mussolini apparve come presidente del Comitato d’onore.

Forse proprio per questo, Lombardo Radice, che andava invece staccandosi dal fascismo, cambiò in aperto contrasto il suo precedente favore per Montessori, attaccandola nel 1926 e contrapponendole – non a caso – la libertà spirituale di Alice Hallgarten Franchetti. Lo stesso Lombardo Radice, probabilmente per i medesimi motivi, cominciò a indicare nell’esperienza delle sorelle Agazzi l’ideale realizzazione della sua proposta di «scuola serena».

Con il sostegno del regime nel 1927 iniziò le pubblicazioni il mensile dell’Opera, L’idea Montessori. Il ministro Pietro Fedele era anch’egli favorevole alla Montessori, come pure Augusto Turati (dal 1926 segretario nazionale del PNF). Nel 1928 fu fondata a Roma la Regia Scuola magistrale di Metodo Montessori, affidata nel gennaio 1929 alla direzione effettiva di Giuliana Sorge. Tuttavia una certa tensione cominciava a esprimersi: le voci più nazionaliste avvertivano un qualche fastidio per l’universalismo propugnato da Montessori e andavano vagheggiando un montessorismo senza Montessori.

Intanto, anche per un deciso impegno di Mario Montessori, fu fondata, nel 1929, l’Association Montessori Internationale (AMI), che ebbe la sua sede in Roma e ottenne il convinto appoggio di note personalità della cultura mondiale, quali Sigmund Freud, Jean Piaget, RabindranathTagore. Nel 1930 e nel 1931 si tennero dunque a Roma, con un esaltato consenso della stampa di regime, i corsi internazionali per formare educatori secondo il Metodo. Qualche difficoltà emergeva tra i cattolici. Nel 1929 Pio XI, con la Divini Illius Magistri, auspicò un indirizzo pedagogico nel senso più tradizionale: criticando esplicitamente il «naturalismo» e, implicitamente, una certa lettura del montessorismo.

L’insopprimibile istanza di libertà e l’orientamento universalistico alla pace, che erano al cuore della pedagogia montessoriana, non tardarono a fare emergere le contraddizioni insanabili anche rispetto ai paradigmi di un’educazione fascista. Emilio Bodrero, successo nel 1931 a Gentile alla presidenza dell’Opera, si lamentò con Mussolini per il carattere difficile di Montessori. Così nel gennaio 1933 questa e il figlio Mario si ritirarono dall’Opera, ma anche Bodrero fece lo stesso. In febbraio poi Montessori abbandonò la direzione della Regia Scuola di Metodo e chiese che tale scuola non fosse più intitolata al suo nome. Nel 1934, il Congresso internazionale montessoriano fu interrotto in seguito ad alcune contestazioni. Montessori e il figlio abbandonarono l’Italia, trasferendosi in Spagna. L’agazzismo fu allora assunto anche dal regime fascista, il quale più facilmente poteva organarsi con la «pedagogia d’ordine» a esso sottesa che non con la «pedagogia della libertà» di Maria Montessori. Le scuole montessoriane vennero chiuse (ciò avvenne anche nella Germania nazista).

Nel 1936 il ministro Cesare Maria De Vecchi soppresse anche la Regia Scuola di Metodo. Più tardi il ministro Giuseppe Bottai definì il «metodo Agazzi» come «il metodo italiano». Nel 1936 la traduzione italiana di Il bambino in famiglia apparve a Todi, ma in modo quasi nascosto. Le tematiche furono riprese in Il segreto dell’infanzia, che – dopo essere uscito in francese nel 1936 – ebbe un’edizione italiana nel 1938 in Svizzera (ma ebbe pure subito altre edizioni in Inghilterra, Stati Uniti, Spagna e India).

Stabilitasi in Spagna nel 1934, Montessori pubblicò a Barcellona nello stesso anno i volumi, frutto della sua esperienza romana alla Scuola di Metodo, Psico Aritmètica e Psico Geomètria. Nel 1935, intanto, la sede generale dell’AMI si spostava ad Amsterdam. L’avvio della guerra civile spagnola costrinse Maria Montessori a spostarsi nel 1936 in Inghilterra, mentre il figlio rimase ancora per un anno in Spagna, sostenendo i repubblicani, per raggiungere poi la madre nel 1937. I due si stabilirono allora, su invito di Ada Pierson (che nel 1947 avrebbe sposato Mario), in Olanda, dove erano state fondate, fin dal 1923, scuole montessoriane, sia laiche sia cattoliche, e dove, nello stesso 1937, Maria Montessori incontrò George Sydney Arundale, presidente della Società teosofica, che la informò sulla fortuna del montessorismo in India. In Olanda pubblicò nel 1939 The «Erdkinder» and the Function of the University. Sempre nel 1939 tenne alcune conferenze a Londra (successivamente raccolte nell’opera Dall’infanzia all’adolescenza, Milano 1949), in cui avviò la riflessione sul «piano cosmico». Ma non rimase insensibile al richiamo dell’India, dove si recò nel 1939, insieme a Mario per dirigere un corso per insegnanti indiani. In India rivide Gandhi, che aveva già incontrato a Roma e a Londra. Lo scoppio della seconda guerra mondiale la bloccò dunque in territorio indiano. Nonostante qualche difficoltà con le autorità britanniche (Mario fu imprigionato per un breve tempo, in quanto ‘nemico’), Montessori condusse le sue osservazioni e le sue ricerche, in particolare sullo sviluppo dei neonati e sulla mente del bambino (pubblicò nel 1949, ad Adyar, The absorbent mind). Le riflessioni del periodo indiano, con la centralità dell’educazione «cosmica», confluirono nel volume Come educare il potenziale umano (prima ed. inglese 1947 con il titolo To educate the human potential; poi Milano 1970). La dottoressa ritornò in Olanda nel 1946, ma fu ancora in India varie volte.

Nel 1947 tornò in Italia, per riorganizzare l’Opera Montessori e riaprire le scuole montessoriane. Fondò pure a Perugia il Centro internazionale di studi pedagogici. Non si trasferì però in Italia, mantenendo la sua residenza principale ad Amsterdam e continuando a spostarsi nel mondo. La sua notorietà era altissima e fu anche candidata tre volte al premio Nobel per la pace (raccolse in volume i suoi scritti sull’educazione alla pace: Educazione e pace, Milano 1949).

Morì il 6 maggio 1952 a Noordwijk am See (Olanda), dove fu sepolta con rito cattolico.