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« Marciare divisi, colpire uniti. »
(Helmuth Karl Bernhard von Moltke)
Helmuth Karl Bernhard Graf von Moltke (Parchim, 26 ottobre 1800 –
Berlino, 24 aprile 1891) è stato un generale prussiano,
feldmaresciallo, per trent'anni capo di Stato Maggiore dell'esercito
prussiano ed artefice delle vittorie sull'Impero austro-ungarico e
sulla Francia nel XIX secolo. È conosciuto anche come von
Moltke il Vecchio per distinguerlo dal nipote Helmuth Johann Ludwig
von Moltke, che comandò l'esercito imperiale tedesco allo
scoppio della prima guerra mondiale, ma che non si dimostrò
all'altezza dello zio.
Viene considerato uno dei più grandi strateghi militari della
storia, particolarmente per la sua capacità (paragonabile a
quella di Napoleone o di Subedei) di manovrare grandi eserciti in
modo elastico, coordinando abilmente i movimenti dei vari
raggruppamenti tattici, rimanendo in grado di superare, con la sua
oculata prudenza, le situazioni impreviste, in modo da riuscire
sempre a concentrare nel momento e nel punto giusto le sue forze,
ottenendo una schiacciante superiorità sul campo di
battaglia. Grandi qualità mise in mostra anche nel campo
logistico, organizzativo e, soprattutto, nella creazione del moderno
lavoro di stato maggiore, creando un nuovo metodo di direzione delle
forze armate sul campo, rimasto praticamente immutato, nei suoi
concetti fondamentali, fino ad oggi.
I primi anni
Von Moltke nacque nel Meclemburgo-Schwerin da una famiglia di antica
nobiltà. Suo padre nel 1805 si stabilì nell'Holstein e
divenne cittadino danese, ma nello stesso periodo subì un
tracollo economico per l'incendio della tenuta di campagna e per il
saccheggio, da parte delle truppe francesi, delle proprietà
cittadine di Lubecca, dove risiedeva la famiglia.
Il giovane Moltke quindi crebbe in circostanze disagiate.
All'età di nove anni fu mandato in collegio a Hohenfelde, a
undici anni entrò come cadetto alla scuola di Copenaghen,
destinato alla corte ed all'esercito danese. Nel 1818 divenne paggio
del re di Danimarca e sottotenente in un reggimento di fanteria.
A ventun anni decise di entrare al servizio della Prussia, pur
perdendo l'anzianità di grado. Nel 1822 divenne sottotenente
nell'8º Reggimento fanteria di Francoforte sull'Oder. A
ventitré anni fu ammesso alla Scuola di Guerra (in seguito
chiamata Preußische Kriegsakademie), dove studiò per
tre anni diplomandosi nel 1826.
Il giovane ufficiale
Per un anno Moltke prestò servizio nella stessa scuola
cadetti, per tre anni fu poi di guarnigione in Slesia e a Posen. Nel
1833, promosso tenente, entrò nello Stato Maggiore generale
di Berlino, dove per le sue qualità di brillante ufficiale fu
notato dai superiori, in particolare dal principe Guglielmo, allora
tenente generale, in seguito re e imperatore.
Fu ben accolto a corte e nella migliore società berlinese. I
suoi gusti lo avvicinavano alla letteratura, agli studi storici e ai
viaggi. Nel 1827 aveva pubblicato un breve romanzo, Zwei Freunde
(Due amici); nel 1831 scrisse un saggio intitolato Olanda e Belgio
nelle loro mutue relazioni, dalla loro separazione sotto Filippo II
alla riunificazione sotto Guglielmo I. Un anno dopo scrisse Una nota
sulle circostanze interne e le condizioni sociali in Polonia, studio
basato su letture ed osservazioni personali della vita in Polonia.
Nel 1832 si accordò per tradurre in tedesco l'opera di Gibbon
Declino e caduta dell'Impero Romano (Decline and fall of the Roman
empire), per la qual cosa ricevette un compenso di 75 marchi, cifra
che gli era necessaria all'acquisto di un cavallo. In diciotto mesi
terminò nove dei dodici volumi, ma l'editore non
riuscì a pubblicare il libro, e Moltke non ricevette
più di 25 marchi.
Al servizio dell'Impero ottomano
Nel 1835 con la promozione a capitano ottenne sei mesi di licenza
per viaggiare nell'Europa sudorientale. Dopo una breve permanenza a
Costantinopoli gli fu richiesto dal sultano Mahmud II di
modernizzare l'esercito dell'Impero ottomano, e, dopo aver ricevuto
autorizzazione da Berlino, accettò l'offerta. Rimase due anni
a Costantinopoli, imparò il turco e ispezionò la
capitale, il Bosforo e i Dardanelli. Viaggiò molto in
Bulgaria e nei Balcani, e da entrambi i lati dello stretto.
Nel 1838 fu inviato come consigliere militare presso il generale
ottomano comandante le truppe in Armenia nel corso di una campagna
contro Mehmet Ali. Durante l'estate Moltke compì estese
ricognizioni ed ispezioni, cavalcando per migliaia di chilometri.
Navigò sulle rapide dell'Eufrate, visitò e
mappò gran parte dell'Impero ottomano. Nel 1839 l'esercito
mosse verso sud per combattere contro gli egiziani, ma
all'avvicinarsi al nemico il generale turco rifiutò di
ascoltare i consigli di Moltke, il quale si dimise dal suo ruolo e
prese il comando dell'artiglieria. Nella battaglia di Nizib (oggi
Nisibis), il 24 giugno 1839, l'esercito ottomano fu battuto (Mehmet
Ali subì nel corso della sua vita solo un paio di sconfitte).
Con grande difficoltà von Moltke raggiunse il mar Nero, e
quindi Costantinopoli; il suo protettore Mahmud II nel frattempo era
morto, così von Moltke ritornò a Berlino, dove giunse,
minato nella salute, nel dicembre 1839.
Una volta in patria pubblicò alcune delle sue lettere sotto
il titolo Lettere sulle condizioni ed eventi in Turchia negli anni
dal 1835 al 1839. Il libro ricevette al tempo una buona accoglienza.
Al principio dell'anno successivo sposò una giovane donna
inglese, Mary Burt, figlioccia di sua sorella. La loro fu un'unione
felice, sebbene non allietata da figli.
Nel 1840 von Moltke fu assegnato al comando del IV Corpo d'armata,
di stanza a Berlino, pubblicò le sue mappe di Costantinopoli,
ed insieme ad altri viaggiatori tedeschi compilò una nuova
mappa dell'Asia Minore nonché un saggio sulla geografia della
regione. Si appassionò alle ferrovie, e fu uno dei primi
direttori della ferrovia Amburgo-Berlino. Nel 1843 pubblicò
l'articolo Quali considerazioni dovrebbero determinare la scelta del
tracciato di una ferrovia?.
Nel 1845 diede alle stampe La campagna russo-turca in Europa,
1828-1829, libro anch'esso ben accolto nei circoli militari. Nello
stesso anno prestò servizio a Roma come aiutante personale
del principe Enrico di Prussia, la qual cosa gli consentì di
redigere una mappa della "città eterna", pubblicata nel 1852.
Nel 1848, dopo un breve ritorno allo Stato Maggiore di Berlino,
divenne capo di Stato Maggiore del IV Corpo d'armata, di stanza in
quel periodo a Magdeburgo, dove rimase sette anni durante i quali
salì di grado a tenente colonnello e poi a colonnello.
Nel 1855 prestò servizio come aiutante personale del principe
Federico (in seguito Federico Guglielmo III di Prussia); in questa
veste accompagnò il Principe in Gran Bretagna per il
matrimonio, a Parigi, e a San Pietroburgo per l'incoronazione dello
zar Alessandro.
Capo di Stato Maggiore generale
Nel 1857 fu messo a capo dello Stato Maggiore generale prussiano
(Großer Generalstab), una carica che ricoprì per i
successivi trent'anni. Non appena insediato si mise al lavoro per
modificare i metodi tattici e strategici dell'esercito prussiano,
gli armamenti e i mezzi di comunicazione, l'addestramento dei quadri
di comando, e i metodi di mobilitazione dell'esercito.
Istituì anche lo studio della politica europea in relazione
alla pianificazione delle possibili campagne militari. In breve
tracciò le linee di un moderno Stato Maggiore.
Nel 1859 la seconda guerra di indipendenza diede il via alla
mobilitazione dell'esercito prussiano, sebbene questo non entrasse
nel conflitto. Dopo la mobilitazione l'esercito venne riorganizzato,
e la sua forza venne quasi raddoppiata. La riorganizzazione non fu
curata da von Moltke bensì dal principe reggente Guglielmo e
dal ministro della guerra Albrecht von Roon. Von Moltke
osservò da vicino la guerra in corso in Italia e ne redasse
una storia (pubblicata nel 1862 con l'attribuzione alla divisione
storica dello Stato Maggiore prussiano).
Nel dicembre 1862 a von Moltke fu richiesta una valutazione sugli
aspetti militari della disputa con la Danimarca; considerò le
difficoltà nel portare a termine una guerra, nel caso,
probabile, in cui l'esercito danese si fosse ritirato sulle isole,
dove, data l'inferiorità navale tedesca, sarebbe stato
inattaccabile. Abbozzò un piano inteso ad aggirare sul fianco
l'esercito danese prima di attaccarne le posizioni fronteggianti lo
Schleswig, in modo da tagliare le vie di ritirata.
La guerra contro la Danimarca
Quando la guerra, nota come Seconda guerra dello Schleswig, ebbe
inizio nel febbraio 1864, von Moltke non fu aggregato alle forze
prussiane ma rimase a Berlino. Il suo piano di guerra fu applicato
malamente e l'esercito danese si rifugiò nelle fortezze di
Dybbøl e Fredericia, entrambe le quali controllavano la via
di ritirata sulle isole. Le fortezze furono poste sotto assedio -
Dybbøl venne conquistata con un assalto e Fredericia fu
abbandonata dai danesi senza colpo ferire - ma la guerra non dava
segno di avvicinarsi alla fine. L'esercito danese era in salvo sulle
isole di Als e Fionia.
Il 30 aprile 1864 von Moltke divenne Capo di Stato Maggiore delle
forze alleate tedesche. Dopo un armistizio di due mesi l'esercito
tedesco attaccò l'isola di Als (29 giugno). I danesi
evacuarono l'isola e poco dopo accettarono le condizioni di pace
proposte dai tedeschi. L'apparizione di von Moltke sul teatro di
guerra aveva cambiato le sorti della guerra, e la sua influenza sul
re si era notevolmente accresciuta. Di conseguenza, quando nel 1866
si ebbe lo scontro con l'Austria, i piani di von Moltke vennero
adottati e scrupolosamente messi in pratica.
La teoria della guerra
Discepolo più di von Clausewitz, la cui teoria sulla guerra
era un tentativo per coglierne la vera natura, che di Jomini, che
aveva stilato un sistema di regole, von Moltke considerava la
strategia come «l'arte pratica di adattare i mezzi ai
fini», e aveva sviluppato i metodi già di Napoleone in
accordo con le differenti condizioni della sua epoca. Fu il primo a
realizzare il grande potere difensivo delle moderne armi da fuoco e
ne aveva dedotto che l'attacco aggirante era diventato molto
più efficace rispetto all'attacco frontale.
Aveva analizzato le tattiche napoleoniche alla battaglia di Bautzen,
quando l'Imperatore scagliò le truppe di Ney, provenienti da
lontano, sui fianchi degli alleati, piuttosto che unirle alle
proprie forze; trasse anche insegnamenti dall'azione combinata degli
alleati alla battaglia di Waterloo.
Nello stesso tempo aveva lavorato sulle modalità di
spostamento e rifornimento dell'esercito. Soltanto un corpo d'armata
poteva muoversi lungo una strada in un determinato giorno; allineare
lungo la medesima strada due o tre corpi d'armata significava non
poter utilizzare per il combattimento i due più arretrati.
Più corpi d'armata in sosta in un'area ristretta non potevano
ricevere rifornimenti per più di uno o due giorni. Di
conseguenza concepì che l'essenza della strategia consisteva
nella separazione dei corpi d'armata durante gli spostamenti e nel
loro concentramento al momento della battaglia. Per essere
più maneggevole un grosso esercito si doveva suddividere in
più armate o gruppi di corpi d'armata, ogni gruppo sotto un
comando autorizzato a regolarne i movimenti e le azioni, secondo le
istruzioni del comandante in capo riguardo alla direzione ed ai fini
operativi.
La tesi principale di Moltke era che la strategia militare doveva
concepirsi come un sistema di opzioni successive, dato che solo
l'inizio delle operazioni era pianificabile. Come risultato
considerava principale compito dei comandanti militari prevedere
estensivamente tutte le possibili evenienze. Il suo pensiero si
può riassumere in due affermazioni: «nessun piano
sopravvive al contatto con il nemico» e «la guerra
è una questione di espedienti».
Tuttavia, come si può notare dalle descrizioni dei suoi piani
per la guerra con l'Austria e per la guerra con la Francia, questi
erano molto dettagliati e cercavano di tenere conto di migliaia di
variabili: è errato ritenere che von Moltke non desse peso
alla pianificazione, come una considerazione superficiale delle
precedenti affermazioni sembrerebbe indicare.
La guerra con l'Austria
Von Moltke pianificò e condusse le vittoriose operazioni
militari durante la Guerra austro-prussiana del 1866.
I punti strategici principali sono i seguenti. Innanzitutto
dimostrò la validità della concentrazione dello
sforzo. I nemici erano due, l'esercito austro-sassone (270.000
uomini) e le armate tedesche del sud e del nord (circa 120.000). Le
forze prussiane ammontavano dal canto loro a 60.000 uomini circa, ma
Moltke cercò la superiorità in un punto decisivo:
48.000 uomini dovevano catturare l'armata di Hannover in meno di due
settimane, e quindi attaccare e respingere le forze tedesche
meridionali.
Bismarck, Roon, Moltke, i tre leader della Prussia
Per opporsi all'esercito austro-sassone la difficoltà
maggiore era nel mobilitare per primo l'esercito prussiano, il che
non era facile, perché il re non avrebbe ordinato la
mobilitazione prima degli austriaci. La confidenza di Moltke col
sistema ferroviario lo aiutò a risparmiare tempo: cinque
linee ferroviarie puntavano verso la frontiera meridionale da
diverse province prussiane, utilizzandole contemporaneamente, Moltke
mosse tutti i suoi corpi d'armata dai loro acquartieramenti alla
frontiera.
Dopo che ebbero marciato sulla Sassonia, l'esercito sassone si
ritirò in Boemia. Moltke aveva due armate a circa 150
chilometri l'una dall'altra, il problema era come avvicinarle per
circondare l'esercito austriaco come i francesi a Waterloo fra sir
Wellington e Blücher.
Decise di riunire le due armate facendole avanzare verso Gitschin.
Prevedeva che la marcia del Principe della Corona lo avrebbe
probabilmente portato in collisione con una porzione dell'esercito
austriaco, ma il Kronprinz disponeva di 100.000 uomini, e non era
probabile che gli austriaci potessero contare su una forza
superiore.
Gli austriaci agli ordini di Ludwig von Benedek marciarono
più rapidamente del previsto, e potevano opporsi al Kronprinz
con quattro o cinque corpi d'armata; ma l'attenzione di Benedek si
diresse invece sul principe Federico, e i suoi quattro corpi
d'armata, privi di un comando unificato, furono decisamente battuti.
Il 1º luglio Benedek riunì le proprie forze, ormai
scosse, su una posizione difensiva di fronte a Königgrätz.
Le due armate di Moltke erano in quel momento ad un giorno di marcia
l'una dall'altra e ad altrettanto dal nemico, il giorno 3 entrarono
in azione, la prima contro il centro, la seconda contro il fianco
destro austriaco. L'esercito austriaco fu completamente sconfitto e
la campagna e la guerra erano vinte.
Moltke non fu molto soddisfatto dell'andamento della battaglia:
tentò di spostare l'Armata dell'Elba sopra
Königgrätz per prevenire la ritirata austriaca, ma il suo
sottoposto non riuscì a giungervi in tempo; tentò
anche di trattenere la 1ª Armata da un attacco troppo a fondo,
sperando in tal modo di trattenere gli austriaci sulle loro
posizioni abbastanza a lungo perché la ritirata fosse loro
tagliata dall'armata del Kronprinz, ma anche questo non avvenne.
Durante i negoziati di pace Otto von Bismarck si oppose al desiderio
del re di annettere la Sassonia ed altri territori oltre a quelli
occupati, temendo l'intervento della Francia. Moltke, tuttavia,
confidava di poter battere sia gli austriaci che i francesi, se
fossero intervenuti, e sottopose a Bismarck i suoi piani in caso di
una guerra su due fronti.
Dopo la pace il governo prussiano assegnò a Moltke la somma
di 30.000 marchi, con cui acquistò la proprietà di
Creisau, vicino Schweidnitz in Slesia (oggi Świdnica, in Polonia).
Nel 1867 venne pubblicato La campagna del 1866 in Germania; redatta
sotto la supervisione personale di Moltke, era una cronaca
considerata piuttosto accurata per quel tempo. Il 24 dicembre 1868
morì a Berlino la moglie di Moltke. I suoi resti furono
tumulati in una piccola cappella eretta nel parco di Creisau.
La guerra franco-prussiana
Moltke si trovò nuovamente a dirigere l'esercito prussiano
nella Guerra franco-prussiana (1870-1871), che mise le basi per la
creazione dell'Impero tedesco nel 1871.
Le implicazioni di una guerra del genere avevano occupato
l'attenzione di Moltke quasi permanentemente dal 1857: documenti
pubblicati dopo la sua morte dimostrano quante volte avesse preso in
considerazione tale eventualità e ricercato il migliore
schieramento delle forze prussiane o tedesche per una tale campagna.
Le disposizioni circa il trasporto delle truppe per ferrovia vennero
revisionate annualmente allo scopo di adattarle alle modifiche dei
piani strategici dettate dalle condizioni politiche, e alla crescita
dell'esercito, oltre che allo svilupparsi della rete ferroviaria
prussiana.
Il grande successo del 1866 aveva rafforzato la posizione di Moltke,
cosicché quando il 5 luglio 1870 fu emanato l'ordine di
mobilitazione delle forze prussiane e tedesche del sud, il suo piano
venne adottato senza alcuna obiezione. Cinque giorni dopo Moltke
ricevette la nomina a capo di Stato Maggiore generale dell'esercito
per la durata della guerra. Ciò gli conferì il diritto
di emanare ordini equivalenti a quelli del re.
Il piano di Moltke prevedeva di riunire l'intero esercito a sud di
Magonza, un distretto da cui una singola armata avrebbe potuto
difendere l'intera frontiera. Se i francesi non avessero tenuto
conto della neutralità del Belgio e del Lussemburgo, e
fossero avanzati su Colonia o un qualche altro punto del basso corso
del Reno, l'esercito tedesco sarebbe stato in grado di colpire il
loro fianco; lo stesso Reno, con le fortezze di Coblenza, Colonia e
Wesel, sarebbe stato un importante ostacolo sul loro cammino. Se i
francesi avessero tentato di invadere la Germania meridionale,
un'avanzata tedesca sul Reno avrebbe messo in pericolo le loro linee
di comunicazione. Moltke si attendeva che i francesi seguissero le
direttrici delle loro ferrovie per riunire le truppe vicino Metz e,
in misura minore, vicino Strasburgo.
Le forze tedesche furono raggruppate in tre armate: la 1ª, agli
ordini di Steinmetz, sulla Mosella vicino Treviri; la 2ª, di
130.000 uomini, sotto il Principe Reggente nei pressi di Homburg,
con alle spalle una riserva di 60.000 uomini; la 3ª, ai comandi
del Kronprintz Federico Carlo di Prussia, di 130.000 uomini, a
Landau. Tre corpi d'armata erano tenuti indietro nel nordest della
Germania, nel caso l'Austria facesse causa comune con la Francia.
Il piano di Moltke prevedeva che le tre armate, avanzando,
compissero un arco verso destra, cosicché la 1ª Armata,
sull'ala destra, avrebbe raggiunto la riva della Mosella davanti a
Metz, mentre la 2ª e la 3ª avrebbero avanzato, la 3ª
per colpire le forze francesi vicino Strasburgo, la 2ª per
colpire sulla Mosella vicino Pont-à-Mousson. Se un'armata
francese si fosse trovata di fronte alla 2ª Armata sarebbe
stata attaccata frontalmente da questa e ai fianchi dalle altre due.
Se pure si fosse trovata sulla linea fra Sarrebourg e
Lunéville, o a nord di questa, poteva essere attaccata sui
entrambi i fianchi dalla 2ª e 3ª Armata in cooperazione.
L'intento della grande manovra verso destra era attaccare il grosso
delle forze francesi in una direzione tale da sospingerle verso nord
e tagliarne le comunicazioni con Parigi. La fortezza di Metz doveva
solo essere tenuta sotto controllo, e il grosso delle forze
tedesche, dopo aver sconfitto l'esercito francese, avrebbe potuto
marciare su Parigi.
Il piano descritto fu attuato nelle sue linee maggiori. La battaglia
di Wœrth si accese prematuramente, e quindi condusse non alla
cattura dell'armata di Mac-Mahon, come si voleva, ma solo alla sua
sconfitta e rapida ritirata.
La battaglia di Spicheren non fu voluta da Moltke, il quale avrebbe
preferito trattenere l'armata di Bazaine sulla Saar fino al momento
in cui avrebbe potuto attaccarla di fronte con la 2ª Armata e
sul fianco sinistro con la 1ª. Ma queste inaspettate vittorie
non spiazzarono von Moltke, il quale portò avanti la
pianificata avanzata su Pont-Mousson, passò la Mosella con la
1ª e la 2ª Armata, quindi si diresse a nord in un
movimento accerchiante, cosicché l'effetto della battaglia di
Gravelotte fu quello di sospingere Bazaine nella fortezza di Metz e
tagliargli la via per Parigi.
Niente mette pienamente in luce il pensiero e la volontà di
Moltke quanto la sua determinazione di attaccare il 18 agosto alla
battaglia di Gravelotte, quando altri strateghi avrebbero pensato
che, una volta ottenuta una vittoria strategica, sarebbe stata
inutile una vittoria tattica. Fu criticato per l'ultimo attacco di
Gravelotte, causa di inutili perdite, ma oggi sappiamo che l'attacco
fu ordinato dal re, e che Moltke si biasimò per non aver
adoperato la propria influenza per impedirlo.
Durante la notte seguente alla battaglia Moltke lasciò
un'armata ad impegnare Bazaine a Metz, e inviò le altre due
verso Parigi, con la più meridionale in posizione avanzata,
cosicché quando fosse entrata in contatto con l'armata di
Mac-Mahon l'avrebbe sospinta verso nord. Il 25 agosto si
scoprì che Mac-Mahon era diretto verso nordest per soccorrere
Bazaine; appena accertata l'accuratezza dell'informazione Moltke
ordinò alle sue colonne di dirigersi a nord invece che a
ovest. L'ala destra di Mac-Mahon fu attaccata a Beaumont mentre
tentava di attraversare la Mosa, costretta ad interrompere
l'avanzata e ritirarsi faticosamente presso Sedan.
Alla battaglia di Sedan le due armate tedesche, guidate
magistralmente da Moltke, riuscirono a circondare completamente
l'armata francese, che il 1º settembre fu attaccata da tutte le
direzioni e costretta alla resa. Moltke, dopo aver ottenuto a Sedan
la più grande vittoria campale della sua carriera, riprese
quindi l'avanzata su Parigi, che venne circondata.
L'assedio di Metz ebbe termine il 27 ottobre; il 28 gennaio 1871 a
Parigi fu concluso l'armistizio che pose fine alla guerra.
Gli ultimi anni
Nell'ottobre 1870 Moltke ricevette il titolo di graf (conte), come
ricompensa per i suoi servigi. Nel giugno 1871 fu promosso a
feldmaresciallo e ottenne una grossa prebenda monetaria. Fece parte
della Dieta della Confederazione della Germania del nord dal 1867 al
1871 e dal 1891 fu membro del Reichstag, il Parlamento tedesco
dell'epoca.
Dopo la guerra franco-prussiana supervisionò la redazione
della storia ufficiale, pubblicata fra il 1874 e il 1881 dallo Stato
Maggiore.
Nel 1888 lasciò l'incarico di capo di Stato Maggiore e gli
successe Alfred von Waldersee. Suo nipote Helmuth Johann Ludwig von
Moltke rivestì la medesima carica dal 1906 al 1914.
Graf von Moltke lasciò il servizio attivo il 9 agosto 1888 e
morì a Berlino nel 1891.
Valutazione storica
Come stratega Moltke mise in mostra notevolissime qualità
soprattutto durante la marcia convergente direttamente sul campo di
battaglia di Sadowa e nella doppia manovra avvolgente coronata dal
trionfo di Sedan; in altre occasioni i suoi piani, apparentemente
ben congegnati, non si realizzarono compiutamente (anche per un
eccesso di indipendenza dei suoi subordinati), come nelle fasi
iniziali della guerra franco-prussiana.
Tuttavia, senza dubbio, non dovette mai fronteggiare situazioni al
di sopra delle proprie forze, o avversari in superiorità
numerica, perciò le sue decisioni sembrarono prese senza il
minimo sforzo. Nel campo organizzativo, logistico e nel lavoro di
stato maggiore, il genio di Moltke è invece fuori questione.
« Dietro le vittorie prussiane sul campo
sta il genio organizzativo di Moltke, la cui professionalità
in materia di logistica dei trasporti, rifornimenti, rinforzi e
intelligence mise al tappeto gli antiquati eserciti di Francia ed
Austria»
D'altra parte Dupuy scrive, da un punto di vista squisitamente
statunitense:
« Fu un soldato competente, talvolta
brillante, che seppe guidare piuttosto che comandare, ma la sua
reputazione fu offuscata dalla diffusa opinione che due figure e non
altre nella seconda metà del XIX secolo incarnassero il genio
militare: Ulysses Grant e Robert Lee »
È certamente vero che Moltke ebbe a sua disposizione un
grande esercito grazie agli sforzi del ministro della guerra von
Roon, e si trovò in situazioni quasi ideali per combattere,
grazie alla brillante diplomazia di Otto von Bismarck. Il compito di
Moltke era quello di vincere la guerra coi mezzi a sua disposizione,
e in questo ebbe un completo successo.
La persona
Era di corporatura alta e magra e negli ultimi anni la sua
espressione fu impostata alla durezza e al distacco. D'abitudine
taciturno e riservato, sebbene poliglotta, di lui si diceva
ironicamente che sapesse stare zitto in sette lingue. La rigida
scuola della giovinezza gli conferì un raro autocontrollo,
tale che non si conosce alcuna sua espressione indiscreta o
scortese. Molto prima che il suo nome fosse conosciuto al grande
pubblico era noto nell'esercito come un uomo di grande valore,
ammirato da tutti e senza nemici.