www.treccani.it
Nome di movimenti religiosi, artistici e letterari sviluppatisi tra
la fine del 19° e gli inizi del 20° sec. in relazione alla
tendenza al rinnovamento e alla riforma di idee, metodi ecc., che si
volevano adeguare a esigenze moderne.
Arte e architettura
Corrente architettonica affermatasi in Catalogna tra Otto e
Novecento, episodio determinante della cultura catalana
contemporanea, in cui l’eclettismo ottocentesco si fuse alle
tradizioni artigianali locali e agli stilemi più aggiornati
dell’art nouveau internazionale, con esiti diversificati, prodotto
di sintesi e sperimentazioni stilistiche e tipologiche. I due
maggiori interpreti della tendenza furono L. Doménech i
Montaner e A. Gaudí i Cornet; tra gli altri, J. Puig i
Cadafalch, J.M. Jujol i Gibert, F. Berenguer i Mestres.
Nella letteratura critica il termine è usato per sottolineare
la dimensione internazionale di un movimento che ha profondamente
influenzato architettura e arti decorative in Europa e negli Stati
Uniti, dagli anni 1880 alla Prima guerra mondiale, in varianti
locali dalla sostanziale omogeneità di concezione e di stile
(➔ art nouveau).
Letteratura
Movimento letterario ispano-americano, diffusosi anche in Spagna e
Portogallo, le cui prime espressioni si riscontrano nelle rime e
nelle prose di Azul del nicaraguense R. Darío (1888), e che,
almeno nell’opera di questo innovatore e caposcuola, consiste nel
ripudio delle forme letterarie tradizionali e nell’adesione alla
tecnica dei parnassiani e decadenti. Preziosità d’immagini ed
effetti ritmici, cadenze musicali, esotismi verbali, libertà
del linguaggio dalla sintassi comune possono essere ritenuti gli
espedienti del m. che immise una forza nuova, ma transitoria, nella
letteratura spagnola e diede l’accento alla poesia del messicano M.
Gutiérrez Nájera, del cubano J. del Casal,
dell’argentino L. Lugones, dell’uruguaiano J. Herrera y Reissig ecc.
Manifestandosi in una profonda incrinatura nei rapporti tradizionali
tra autore e opera (F. Pessoa, M. de Sá-Carneiro, J. Sobral
de Almada-Negreiros ecc.), il m. ebbe più durevoli influssi
sulla letteratura portoghese. Nel m. brasiliano (J.O. de Sousa
Andrade, M.R. de Morais Andrade ecc.), la presenza di una peculiare
situazione multietnica si tradusse in una rivendicazione di
autonomia dalla letteratura portoghese.
Religione
Movimento (più precisamente m. cattolico ) di rinnovamento
del cattolicesimo promosso da alcuni esponenti della cultura
cattolica, soprattutto sacerdoti, tra la fine del 19° e gli
inizi del 20° secolo. Esponenti rappresentativi ne furono A.
Loisy, G. Tyrrell, E. Buonaiuti. L. Laberthonnière, É.
Le Roy. Nel Programma dei modernisti (1908) essi proclamarono di
voler «adattare» la religione cattolica a «tutte
le conquiste dell’epoca moderna nel dominio della cultura e del
progresso sociale», ma dichiaravano altresì il loro
proposito di voler rimanere nella Chiesa per operare una riforma in
essa e non contro di essa. Si affermava che la tendenza ad
armonizzare i dati centrali della rivelazione neotestamentaria con
le forme mutevoli della cultura e della spiritualità
«moderna» circostante costituisce una tendenza immanente
del fatto cristiano, che ha permesso un’efficace presenza del
cristianesimo nella cultura di ciascuna epoca. Tuttavia, il m.,
proprio per il fatto di prendere a strumento di ricerca scientifica
nel campo del fenomeno religioso il metodo storico nato sotto il
segno della critica razionalistica e dell’agnosticismo religioso,
poteva portare anche fuori della tradizione cattolica, giungendo a
posizioni critiche e speculative che negavano il soprannaturale e la
sua presenza nella storia: fu questa la parabola del m. biblico di
A. Loisy. Altre esigenze nel m. cattolico indicavano la
volontà di superare gli schemi dell’aristotelismo scolastico,
soprattutto in polemica contro il neotomismo: vanno in questo senso
il richiamo all’esperienza religiosa come testimonianza interiore
della verità della fede, la polemica contro
l’intellettualismo e l’estrinseco soprannaturalismo, e il
corrispondente tentativo di una nuova apologetica che tenesse conto
della naturale aspirazione al soprannaturale, come di una storia del
dogma che non fosse allineamento di formule, ma ricerca di che cosa
il dogma ha significato nell’anima della Chiesa.
Il m. fu condannato dalla Chiesa cattolica con il decreto
Lamentabili sane exitu e con l’enciclica Pascendi (1907). Alcune
istanze dei modernisti (come una maggiore attenzione alla storia, ai
metodi storico-critici, alla tradizione biblica e patristica) sono
state però in seguito tenute presenti sia dal magistero sia
dalla teologia.
*
Wikipedia
Letteratura
Per modernismo si intende in letteratura un movimento tipico dei
paesi di lingua inglese, situato approssimativamente tra il 1900 e
il 1945. Questo movimento ha affinità con l'opera di
scrittori non anglosassoni quali, in Italia, Luigi Pirandello e
Carlo Emilio Gadda, o in Francia, Louis-Ferdinand Céline, o
in Cecoslovacchia, Franz Kafka.
Rappresentanti del modernismo sono innanzitutto T. S. Eliot, poeta e
critico statunitense che ha vissuto per la maggior parte della sua
vita in Gran Bretagna, che è il teorico del movimento; e in
prosa, James Joyce. Altre figure di spicco sono Ezra Pound, Virginia
Woolf, Ford Madox Ford, Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway,
Henry Roth, Wyndham Lewis (che è anche un importante
pittore), Laura Riding, Hilda Doolittle e Gertrude Stein.
A tutti gli effetti il modernismo è coetaneo delle varie
avanguardie artistiche europee di primo '900 (come il futurismo, il
dadaismo, il cubismo, il surrealismo e altre). Sue caratteristiche
sono:
* Ricerca di nuove tecniche narrative/poetiche
che rinnovino il romanzo/la poesia ottocentesca di derivazione
romantica;
* Attenzione al mondo del mito,
dell'antropologia, della storia delle religioni;
* Distacco dell'artista dall'opera, che non deve
essere espressione dell'interiorità dell'artista,
bensì creazione perfettamente oggettivata e autosufficiente;
* Rifiuto del linguaggio vago e suggestivo dei
romantici, esigenza di un linguaggio preciso e oggettivo che attinga
anche alla lingua parlata;
* (In poesia) ripudio del modello costituito
dall'opera di John Milton, recupero della poesia barocca (poeti
metafisici, John Donne), creazione di componimenti in più
lingue;
* Uso esteso di simboli, anche di derivazione
psicoanalitica;
* Trattazione di temi precedentemente tabù
(p.es. sessualità);
* (In narrativa) uso esteso di tecniche come
flashback, flash-forward, trame non lineari, omissioni deliberate di
informazioni per il lettore, ecc.
Arte
L'Art Nouveau (Arte Nuova, in italiano) è stata una filosofia
e uno stile artistico che interessò le arti figurative,
l'architettura e le arti applicate. Ebbe origine e diffusione in
Europa tra il 1890 e il primo decennio del Novecento.
Il movimento, conosciuto internazionalmente soprattutto con la
denominazione francofona, assume localmente nomi diversi ma dal
significato di fondo affine, tra i quali: Style Guimard, Style 1900
o Scuola di Nancy (Francia), Arte Modernista o Modernismo in Spagna,
Modern Style in Gran Bretagna, Jugendstil ("Stile giovane") in
Germania, Nieuwe Kunst nei Paesi Bassi, Styl Młodej Polski (Stile di
Giovane Polonia) in Polonia, Style sapin in Svizzera, Sezessionstil
in Austria, Secesija in Serbia e Croazia, Modern in Russia. In
Italia si diffonderà inizialmente con la denominazione Stile
Floreale ma, successivamente, sarà noto come Liberty, dal
nome dei magazzini inglesi di Arthur Lasenby Liberty, che vendevano
stampe e oggetti erotici che si ispiravano a forme
fitofalli, che diverranno tipiche di questa nuova corrente
artistica.
Storia dello stile Floreale
« L'opera di tutti e quattro fu messa
assieme, giudicata e studiata attraverso la sola qualità
ovviamente comune a tutti: la novità; così ebbe
origine il nome Art Nouveau»
(Henry van de Velde)
Il nome fu coniato da Henry van de Velde. L'Art Nouveau si
configurò come stile ad ampio raggio, che abbracciava i
più disparati campi – architettura, progettazione d'interni,
gioielleria, design di mobili e tessuti, utensili e oggettistica,
illuminazione, arte funeraria, eccetera. Il movimento trae le sue
origini dall'ideologia estetica anglosassone delle Arts and Crafts,
che aveva posto l'accento sulla libera creazione dell'artigiano,
come unica alternativa alla meccanizzazione e alla produzione in
serie di oggetti di dubbio valore estetico. L'Art Nouveau,
rielaborando questi assunti, aprì la strada al moderno design
e all'architettura moderna. Un punto importante per la diffusione di
quest'arte fu l'Esposizione Universale svoltasi a Parigi nel 1900,
nella quale il nuovo stile trionfò in ogni campo. Ma il
movimento si diffuse anche attraverso altri canali: la pubblicazione
di nuove riviste, come L'art pour tous, e l'istituzione di scuole e
laboratori artigianali. Lo stile raggiunse probabilmente il suo
apogeo durante l'Esposizione Internazionale d'Arte Decorativa
Moderna di Torino nel 1902, in cui furono esposti i progetti di
designers provenienti dai maggiori paesi europei, tra cui gli
oggetti e le stampe dei famosi magazzini londinesi di Arthur Lasenby
Liberty. Il nuovo stile assume nelle cittadine o nelle metropoli di
provincia un carattere di ribellione, provocatorio e antiaccademico.
A Monaco, Darmstadt e Weimar in Germania le secessioni spesso
assumono una sfumatura antiprussiana, in contrapposizione anche allo
scenografico, pomposo e spesso di cattivo gusto stile "guglielmino";
a Bruxelles, dove si hanno le prime manifestazioni mature del nuovo
movimento, soprattutto come esigenza di uscire dall'ombra della
grande vicina Parigi. Il caso di città come Nancy, Glasgow e
Chicago è leggermente differente: sono infatti seconde
città che ambiscono ad un ruolo più importante nel
paese dal punto di vista economico ed industriale. Conosceranno
infatti tutte e tre verso la fine del XIX secolo un intenso sviluppo
e registreranno un vertiginoso aumento demografico. Stessa
situazione per una città come Barcellona, a cui però
si aggiunge il fattore nazionalistico che in un certo senso accomuna
il modernismo catalano alle espressioni dello Jugendstil in
Finlandia. Comunque, anche se il movimento dell'Art Nouveau si pone
in rottura con la tradizione, non sono estranei i motivi dell'arte
tradizionale del posto, che verranno accolti più o meno
ovunque, soprattutto a Barcellona, Monaco e in Finlandia. L'Art
Nouveau, comunque, non sarà estraneo alle grandi capitali
come Praga, dove abbiamo la grande figura di Mucha, Parigi, dove
avrà luogo l'Esposizione del 1900 e Guimard progetterà
le stazioni della metropolitana, Berlino, dove nel 1898
nascerà la secessione attorno alla figura di Munch, e Vienna,
dove gli artisti della secessione daranno un nuovo aspetto alla
città.
La pittura
Una delle caratteristiche più importanti dello stile è
l'ispirazione alla natura, di cui studia gli elementi strutturali,
traducendoli in una linea dinamica e ondulata, con tratto «a
frusta». Semplici figure sembravano prendere vita e evolversi
naturalmente in forme simili a piante o fiori. Come movimento
artistico l'Art Nouveau possiede alcune affinità con i
pittori Preraffaelliti e Simbolisti, e alcune figure come Aubrey
Beardsley, Alfons Mucha, Edward Burne-Jones, Gustav Klimt, e Jan
Toorop possono essere collocate in più di uno di questi
stili. Diversamente dai pittori simbolisti, tuttavia, l'Art Nouveau
possedeva un determinato stile visivo; e al contrario dei
Preraffaelliti che prediligevano rivolgere lo sguardo al passato,
l'Art Nouveau non si formalizzava nell'adoperare nuovi materiali,
superfici lavorate, e l'astrazione al servizio del puro design.
L'architettura
L'Art Nouveau in architettura e design d'interni superò lo
storicismo eclettico che permeava l'Epoca vittoriana. Gli artisti
dell'Art Nouveau selezionarono e modernizzarono alcuni tra gli
elementi del Rococò, come le decorazioni a
fiamma e a conchiglia, al posto dei classici ornamenti naturalistici
Vittoriani. Prediligevano invece la Natura per fonte di ispirazione
ma ne stilizzarono evidentemente gli elementi e ampliarono tale
repertorio con l'aggiunta di alghe, fili d'erba, insetti.
Design e artigianato
Caratteristiche le forme organiche, le linee curve, con ornamenti a
predilezione vegetale o floreale. Le immagini orientali, soprattutto
le stampe giapponesi, con forme altrettanto curvilinee, superfici
illustrate, vuoti contrastanti, e l'assoluta piattezza di alcune
stampe, furono un'importante fonte di ispirazione. Alcuni tipi di
linee e curve divennero dei cliché, poi adoperati dagli
artisti di tutto il mondo. Altro fattore di grande importanza
è che l'Art Nouveau non rinnegò l'uso dei macchinari
come accadde in altri movimenti contemporanei, come quello di Arts
& Crafts, ma vennero usati e integrati nella creazione
dell'opera. In termini di materiali adoperati la fonte primaria
furono certamente il vetro e il ferro battuto, portando ad una vera
e propria forma di scultura e architettura.
Decorazione. Privat-Livemont, sgraffito su un edificio di Bruxelles,
c. 1900
La lavorazione del vetro fu un campo in cui questo stile
trovò una libera e grandiosa forma espressiva— per esempio, i
lavori di Louis Comfort Tiffany a New York o di Emile Gallé e
i fratelli Daum a Nancy in Francia.
In gioielleria l'Art Nouveau ne rivitalizzò l'arte, con la
natura come principale fonte di ispirazione, arricchita dai nuovi
livelli di virtuosismo nella smaltatura e nell'introduzione di nuovi
materiali, come opali o pietre semipreziose. L'aperto interesse per
l'arte giapponese e l'ancora più specializzato entusiasmo per
la loro abilità nella lavorazione dei metalli, promosse nuove
tematiche e approcci agli ornamenti. Per i primi due secoli
l'accento fu posto sulle gemme, specialmente sul diamante, e il
gioielliere o l'orafo si occupavano principalmente di incastonare
pietre, per un loro vantaggio puramente economico. Ma ora stava
nascendo un tipo di gioielleria completamente differente, motivato
più da un'artista-designer che da un gioielliere in sola
qualità di incastonatore di pietre preziose.
Furono i gioiellieri di Parigi e Bruxelles che crearono e definirono
l'Art Nouveau in gioielleria, e fu in queste città che
vennero creati gli esempi più rinomati. La critica francese
dell'epoca fu concorde nell'affermare che la gioielleria stava
attraversando una fase di trasformazione radicale, e che il
disegnatore di gioielli francese René Lalique ne era il
fulcro. Lalique glorificò la natura nella sua arte,
estendendone il repertorio per includere nuovi aspetti— libellule o
erba—, inspirati dall'incontro tra la sua intelligenza e l'arte
giapponese.
I gioiellieri si dimostrarono molto acuti nel richiamarsi con il
nuovo stile ad una nobile tradizione guardando indietro, al
Rinascimento, con i suoi monili in oro lavorato e smaltato, e la
visione del gioielliere come artista prima che artigiano. Nella
maggior parte delle opere di quel periodo le pietre preziose
retrocessero in un secondo piano. I diamanti furono per lo
più utilizzati con un ruolo secondario, accostati a materiali
meno noti come il vetro, l'avorio e il corno.
Religione
Il modernismo teologico fu un'ampia e frastagliata corrente del
Cattolicesimo, sviluppatasi tra la fine dell'Ottocento e l'inizio
del Novecento' volta a ripensare il messaggio cristiano alla luce
delle istanze della società di inizio Novecento. Fra i temi
del modernismo cattolico vi furono la comprensione e l'esposizione
dei contenuti della fede, l'esegesi biblica, la filosofia cristiana,
gli studi di storia del cristianesimo e della Chiesa, l'esperienza
religiosa.
La crisi modernista
La crisi modernista rappresentò la fase più acuta del
confronto plurisecolare del cristianesimo con il moderno, inteso
soprattutto come istanza di autonoma determinazione dell'uomo nella
vita individuale e collettiva, come emancipazione da ogni
prospettiva e sistema di valori compiuto e di carattere
assolutistico, e come affermazione delle scienze legate alle
metodologie sperimentali e al vaglio della critica.
Il modernismo teologico subì, agli inizi del XX secolo, una
serie di censure da parte delle gerarchie ecclesiastiche.
A una prima condanna di sessantacinque affermazioni tratte da
pubblicazioni di autori ritenuti modernisti, emanata dal
Sant'Uffizio con il decreto Lamentabili Sane Exitu (3 luglio 1907),
approvato da papa Pio X, fece seguito la condanna del modernismo
come eresia o meglio "sintesi di tutte le eresie" da parte di Pio X,
con l'enciclica Pascendi Dominici gregis (8 settembre 1907). In
tale documento il papa offrì una sistematica e articolata
descrizione del modernismo, quale non si ritrovava in alcuno degli
scritti dei principali protagonisti del riformismo religioso
cattolico. Dopo la condanna del modernismo fu avviata una
sistematica repressione dei suoi esponenti, anche attraverso
l'organizzazione del Sodalitium Pianum di monsignor Umberto Benigni.
Le figure principali furono quindi colpite con la scomunica o la
sospesi a divinis, mentre molti altri preti, religiosi o laici
cattolici accusati di modernismo furono sollevati dall'insegnamento
nelle università cattoliche e nei seminari, dalle
responsabilità pastorali, dagli incarichi organizzativi nelle
associazioni ecclesiali. Le condanne del modernismo emanate da Pio X
restrinsero drasticamente gli spazi del dibattito teologico e
culturale e contribuirono in modo decisivo all'atteggiamento della
Chiesa cattolica verso la società nel Novecento.
Le tesi principali condannate
Le principali tesi dei modernisti condannate da Pio X nell'enciclica
Pascendi Dominici Gregis erano:
* la Rivelazione non è davvero parola di
Dio e neppure di Gesù Cristo, ma un prodotto naturale della
nostra sub-coscienza;
* la Fede non è un fatto oggettivo ma
dipende dal sentimento di ciascuno;
* i Dogmi sono simboli dell'esperienza interiore
di ciascuno; la loro formulazione è frutto di uno sviluppo
storico;
* i Sacramenti derivano dal bisogno del cuore
umano di dare una forma sensibile alla propria esperienza religiosa,
non furono istituiti da Gesù Cristo e servono soltanto a
tener vivo negli uomini il pensiero della presenza del Creatore;
* il Magistero della Chiesa non ci comunica
affatto la verità proveniente da Dio;
* la Bibbia è una raccolta di episodi
mitici e/o simbolici, e comunque non si tratta di un libro
divinamente ispirato;
* gli interventi di Dio nella storia (quali
miracoli e profezie) non sono altro che racconti trasfigurati di
esperienze interiori personali;
* il Cristo della Fede è diverso dal
Gesù della storia; la divinità di Cristo non si ricava
dai Vangeli canonici;
* il valore espiatorio e redentivo della morte di
Cristo è frutto della teologia della croce elaborata
dall'apostolo Paolo;
Diffusione e reazione
Il modernismo ebbe una diffusione in tutta Europa. Tra i principali
esponenti vengono ricordati gli italiani Salvatore Minocchi
(1869–1943), Romolo Murri (1870-1944), Ernesto Buonaiuti
(1881-1946); l’irlandese George Tyrrell (1861-1909); gli inglesi
Maude Petre (1863-1944) e Friedrich von Hügel (1852-1925); i
francesi Alfred Loisy (1857- 1940) e Lucien Laberthonnière
(1860-1932).
La reazione ufficiale della Chiesa contro il modernismo fu
particolarmente ferma: grazie all'attività di una rete di
informazione ad hoc, il Sodalitium Pianum, numerosi scritti che
sostenevano tesi ascrivibili al modernismo furono posti all'indice e
con il motu proprio Sacrorum antistitum, emanato nel 1910, fu
imposto a tutti i laureandi delle università cattoliche un
giuramento antimodernista in cui, tra le altre affermazioni, si
confermava che i miracoli erano segni sensibili adatti a tutte le
intelligenze e che i dogmi non subivano modifiche a seconda dei
tempi. Nei primi anni sessanta l'Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano sostituì il giuramento antimodernista
con la recita del Credo e, nel 1966, fu definitivamente abrogato da
papa Paolo VI, durante il Concilio Vaticano II.
Il modernismo milanese
Soprattutto gli ambienti intellettuali cattolici milanesi furono
accusati di modernismo, che si erano espressi nella rivista
Rinnovamento. Gli stessi ambienti erano per il superamento politico
del Non expedit e una conciliazione tra istanze cattoliche e lo
stato liberale condannate da anni dalla Mirari Vos e dalla Quanta
cura e soprattutto dal Sillabo. Lo stesso cardinal Ferrari,
arcivescovo di Milano dal 1894 al 1921, fu perseguitato dall'accusa
di appoggiare il modernismo.
La successiva separazione tra istanze in campo teologico e quelle in
campo politico permise quel clima che portò al successivo
Patto Gentiloni di accostamento tra cattolici e posizioni liberali,
mentre in quel momento rimasero emarginate le posizioni del
cattolicesimo sociale che erano state fatte proprie dall'Opera dei
Congressi.
Il contrasto del modernismo: la costituzione dell'Azione Cattolica
La scomunica del modernismo ebbe una significativa premessa a
livello delle organizzazioni laicali cattoliche. All'interno di
alcune di esse, nel corso degli anni, le tesi teologiche del
modernismo avevano coagulato degli orientamenti e si era così
formata una fazione, che aveva finito per assumere un identificabile
carattere non solo dottrinale ed ecclesiale, ma anche politico.
All'interno di tali organizzazioni laicali del mondo cattolico ne
erano perciò derivati endemici contrasti e schieramenti ed in
un primo momento l'azione papale fu volta a sanare tali contrasti.
Ben presto fu però chiaro che una soluzione di compromesso
non era né possibile né auspicabile.
Tra le organizzazioni cattoliche più permeate dal modernismo
vi era in particolare l'Opera dei Congressi. Questa organizzazione
era diventata la roccaforte del modernismo ed era contigua alle tesi
sostenute dalla Democrazia Cristiana Italiana di Romolo Murri e da
altri cattolici intransigenti nell'avversare il Risorgimento, dopo
la perdita del potere temporale del papa. Dal punto di vista
politico, il gruppo di Murri e questi cattolici intransigenti
sostenevano la necessità di preferire l'accordo tattico con i
socialisti piuttosto che appoggiare la Monarchia ed i liberali. Un
diverso orientamento era espresso da altri, come il conte Vincenzo
Ottorino Gentiloni, che fu poi uno dei primi dirigenti dell'Azione
Cattolica, presidente dell'Unione cattolica romana e del comitato
regionale marchigiano. Costoro si schieravano con la Monarchia e con
il Governo per parare la minaccia socialista, marxista ed anarchica
volta non solo verso i liberali, ma anche verso tutta o buona parte
del patrimonio di valori tradizionali del mondo cattolico. Ottorino
Gentiloni ebbe dal papa la direzione di un'organizzazione contigua
all'Azione Cattolica, l'Unione Elettorale Cattolica Italiana, UECI.
Nel panorama politico italiano di allora, a pochi anni di distanza
dalla scomunica del modernismo, proprio questa organizzazione ebbe
un ruolo di primo piano. Nel 1912, nonostante non fosse ancora stato
revocato il non expedit decretato da papa Pio IX (beato), il conte
Gentiloni, quale massimo responsabile della UECI, concluse con
Giovanni Giolitti il Patto Gentiloni. Con esso venivano
perciò a saldarsi il filone risorgimentale più
istituzionale ed il filone cattolico largamente maggioritario nel
paese sulla base di un orientamento cattolico, monarchico e
tradizionalista. Nello stesso anno (1912) ed in seguito a tale patto
il conte Gentiloni fu, insieme a Giolitti, il fondatore del Partito
Liberale del periodo pre-fascista, partito precursore del PLI. Nelle
Elezioni politiche italiane del 1913 (le prime della storia italiana
a suffragio universale maschile), il Partito Liberale ottenne uno
schiacciante successo. Favorendo l'elezione di quei candidati che si
fossero impegnati a rispettare gli accordi del cosiddetto Patto
Gentiloni, il conte Ottorino Gentiloni (che rimase uno dei massimi
dirigenti dell'Azione Cattolica) ribaltò di colpo la
sudditanza politica del cattolicesimo in Italia prodottasi dopo
l'unificazione nazionale.