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Menelik II (al secolo Sahle Mariàm; 17 agosto 1844 – 12
dicembre 1913) fu Imperatore d'Etiopia dal 1889 al 1913.
Biografia
Sovrano (1865-1889) del regno di Scioa (Etiopia centrale), Menelik
sconfisse gli Oromo, stanziati nell'Etiopia meridionale, e annesse
il loro territorio. Sposò nel 1883 Taitù Batùl,
potente Amara della regione del Semien.
Nel 1889 successe all'imperatore Giovanni IV, unì il
territorio dello Scioa a quelli del Tigrè e dell'Amara, e
firmò con l'Italia il trattato di Uccialli. Quando
scoprì che la formulazione del trattato faceva dell'Abissinia
un protettorato italiano, rinnegò l'accordo.
Dopo l'incidente di Dogali gennaio 1887, nel quale circa cinquecento
italiani mal condotti in uno sconfinamento dall'Eritrea vennero
annientati dalle forze etiopiche di ras Alula, la situazione
precipitò nel corso degli anni verso un tentativo di
invasione diretta delle truppe del governo di Francesco Crispi.
Oltre ventimila italiani ed eritrei, dopo aver ricevuto messaggi di
sollecito del Crispi sotto pressione a Roma, attaccarono presso il
colle di Kidane meret sopra Adua, all'alba del 1º marzo 1896.
Di cinque generali italiani, ben riconoscibili per le casacche
bianche, uno fu fatto prigioniero (gen. Albertone) e due morirono
(gen. Arimondi e gen. Dabormida); l'esercito invasore fu messo in
rotta nel volgere di una mezza giornata.
La battaglia portò fama e legazioni presso Menelik, il
crescere in alcune parti del mondo delle cosiddette "Chiese
Etiopiche" che predicavano, partendo dalla Somalia e dal Kenya per
approdare più tardi in Giamaica un credo irredentista
anticoloniale fondato su un Cristo Nero e basato sul libro sacro
della tradizione d'Etiopia, il Kebra Nagast, libro della 'Gloria dei
Re'.
Menelik fondò la nuova capitale Addis Abeba, il cui nome
significa nuovo fiore ed introdusse in Etiopia i primi elementi
della civiltà occidentale.
Il negus Menelik decedette a causa di una malattia polmonare alla
fine del 1913, gli successe per breve periodo il nipote Iasù,
poi Zauditù, l'imperatrice triste, cui il reale potere ed il
contatto col marito ras Gugsa Oilè fu negato mentre il
palazzo preparava l'ascesa di ras Tafarì Maconnèn, poi
imperatore col nome di Haile Selassie.