Materialismo

 

www.resistenze.org

I teorici del marxismo usano questo termine per indicare un atteggiamento molto generale sviluppato intorno alle tesi della priorità della materia sul pensiero.

Contrariamente all'idealismo, che privilegia il soggetto conoscente sull'oggetto conosciuto o, come anche si suol dire, il pensiero sull'essere, o la coscienza sul reale, presuppone che la realtà materiale venga prima di ogni conoscenza e sia, in sostanza, indipendente da questa.

La scelta di questa posizione, compiuta da Marx fin dal tempo delle sue prime opere, non ha un significato puramente filosofico: essa costituisce la premessa indispensabile per un'indagine sulla realtà che solo a questo patto può ricollegare le idee degli uomini con le loro attività pratiche; solo un atteggiamento materialistico poteva infatti permettere il passaggio da una critica ancora «filosofica» dalla filosofia idealistica di Hegel a una critica dell'ideologia in generale, in quanto mistificazione di fatti reali, cioè di fatti socio-economici relativi alla produzione materiale (Struttura).

L'adesione di Marx e di Engels a questo modo generale di concepire il rapporto tra pensiero ed essere non vuol dire adesione a questa o a quella forma di materialismo puramente filosofico; filosofi materialisti non erano mancati nella storia, ma non si trattava di riprendere le loro particolari riflessioni, bensì di dare al pensiero un termine di confronto nella realtà e di considerarlo come un fatto che accade nel mondo, non sopra di esso. Le idee, in altre parole, dovevano essere spiegate a partire dalla «prassi materiale» e non questa da quelle. Del resto proprio un fatto molto pratico com'era quello della separazione del lavoro materiale da quello intellettuale aveva permesso che le idee acquistassero la loro autonomia dal terreno reale nel quale erano cresciute.

Il materialismo appare perciò a Marx come l'unica prospettiva nella quale sia possibile comprendere che la soluzione delle «opposizioni teoretiche» - cioè le contraddizioni - passate dalla realtà nel pensiero, non è soltanto «un compito della conoscenza» ma un «compito reale della vita» che la filosofia non poteva risolvere nonostante i grandiosi sforzi compiuti. Esattamente a questo si riferiva Engels quando, non senza orgoglio, dichiarava che il proletariato era l'erede della filosofia classica tedesca, colui che avrebbe risolto i problemi nei quali essa si era dibattuta mutando la realtà che li aveva prodotti.

Il materialismo filosofico, di cui Marx traccia una breve storia ne La Sacra famiglia, è stato per lungo tempo un indirizzo di pensiero molto spesso progressista sia per il suo legame con le scienze della natura (Scienza) che ne facevano un duro critico delle varie forme di irrazionalismo, sia per la considerazione della vita materiale degli individui che altre correnti filosofiche escludevano dai propri interessi. Ciò non vuol dire che sia stato sempre e in ogni caso all'avanguardia contro un idealismo sempre e comunque conservatore; anche in questa grande corrente di pensiero non sono certo mancati i filosofi che hanno svolto un efficace ruolo progressivo, specialmente nel sostenere il diritto della ragione contro chi tendeva a limitarlo.

E' ben nota, a questo proposito, la critica di Marx e di Engels al materialismo volgare e meccanicistico (Meccanicismo) che è in sostanza una critica al modo unilaterale e puramente filosofico, né storico, né dialettico, di giudicare le cose sia pure da un punto di vista materialistico. Così Feuerbach, per esempio, non collegò mai il momento storico con quello teorico: fino a che egli è materialista «per lui la storia non appare, e fin che prende in considerazione la storia, non è un materialista»; di conseguenza per lui materialismo e storia «sono del tutto divergenti».

Così, per Engels, «i volgarizzatori ambulanti che smerciavano il materialismo in Germania tra il '50 e il '60» non riuscirono mai ad andare più in là dei materialisti del secolo precedente, incapaci cioè di «concepire il mondo come un processo, come una sostanza soggetta a un'evoluzione storica»; con la differenza che quello che era stato avanzato e progressivo un secolo prima diventava antiquato e conservatore nel secolo seguente.

L'opposizione di Marx e di Engels a questo materialismo aveva la sua ragion d'essere nel fatto che, proprio per non essere né storico né dialettico, si riproponeva non come il corretto punto di partenza per l'analisi della realtà ma di nuovo come una filosofia, vale a dire come un'attività puramente teorica. Al contrario «per il materialista pratico, cioè per il comunista, si tratta di rivoluzionare il mondo esistente, di mettere mano allo stato di cose incontrato e di trasformarlo».

La concezione materialistica della realtà, che comprende ovviamente anche la natura, non può essere ridotta a una specie di privilegio concesso agli oggetti materiali, alle «cose» nel senso stretto del termine, trascurando le loro relazioni e le loro attività, cioè i «fatti».