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      Musicista italiano (Livorno 1863 - Roma 1945). Dopo essersi
      già cimentato nella composizione con l'idillio In Finlandia
      (1881), la cantata Alla gioia (da Schiller, 1882), 2 sinfonie, pezzi
      varî, liriche, ecc., nel 1882 riprese gli studî iniziati
      a Livorno entrando al conservatorio di Milano (con M. Saladino e A.
      Ponchielli). Musicava intanto scene del Ratcliff di Heine e
      rifondeva l'idillio In Finlandia in un nuovo melodramma, Pinotta
      (rappr. soltanto nel 1932). Dopo due anni di conservatorio era
      direttore d'orchestra presso compagnie di operette. Si
      stabilì poi a Cerignola, come direttore della filarmonica e
      della banda musicale, e ivi lavorò al Ratcliff, compose una
      Messa e preparò in poco tempo un'opera per il concorso
      Sonzogno: la Cavalleria rusticana (libretto di Targioni-Tozzetti e
      Menasci, da G. Verga) che, vittoriosa nel concorso, fu rappresentata
      a Roma, al teatro Costanzi, nel 1890 con esito trionfale, confermato
      poi ovunque. Seguirono nel 1891 la commedia lirica L'amico Fritz,
      anch'essa acclamata, nel 1892 I Rantzau (meno fortunata), nel 1895
      Guglielmo Ratcliff, accolta con plauso, e Silvano. 
      
      Ormai celebre, M. era chiamato in Austria, Germania e Gran Bretagna
      a dirigere suoi lavori. Nel 1895 assunse la direzione del liceo
      musicale "Rossini" di Pesaro che tenne, insegnandovi la
      composizione, fino al 1903. Nel 1896 creò una nuova opera,
      Zanetto, poco fortunata; nel 1898 Iris, dapprima osteggiata dalla
      critica, poi giudicata uno dei suoi migliori lavori; nel 1901 la
      brillante Le maschere (rappresentata la stessa sera a Roma, Milano,
      Torino, Venezia, Genova, Napoli, Verona, ma accolta con favore solo
      a Roma); nel 1905 Amica, applaudita a Montecarlo; nel 1906 una Messa
      di Requiem per Umberto I. Nel 1911 appariva Isabeau, nel 1912
      Parisina (da D'Annunzio), nel 1917 Lodoletta, nel 1919 l'operetta
      Sì, nel 1921 Il piccolo Marat e nel 1935 Nerone. Scrisse
      inoltre pochi lavori non teatrali. Fu dal 1929 accademico d'Italia e
      vicepresidente dell'Accademia stessa. Per molti caratteri, primo fra
      tutti quello della irruente vena melodica, M. apparve come
      continuatore e rinnovatore della tradizione lirica ottocentesca, e
      con R. Leoncavallo il più significativo esponente del verismo
      musicale italiano: tuttavia, la sua arte attende ancora una
      valutazione critica definitiva e oggettiva.