Wikipedia
Il Manifesto del Partito Comunista fu scritto da Karl Marx e
Friedrich Engels fra il 1847 e il 1848 e pubblicato a Londra il 21
febbraio del 1848. In Italia fu pubblicato per la prima volta nel
1891.
Contenuto
Il libro fu commissionato dalla Lega dei Comunisti per esprimere il
loro progetto politico. Il libro si apre infatti con la famosa
frase, seguita da una dichiarazione di intenti:
« Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del
comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate
in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: il papa e lo
zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi.
[…] È ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in
faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro
tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del
comunismo un manifesto del partito stesso. »
Borghesi e proletari
Gli autori analizzano la storia fino ai loro giorni come storia di
lotta di classe, evidenziando il carattere rivoluzionario della
borghesia che ha portato alla rivoluzione industriale. La ricchezza
della borghesia deriva però dallo sfruttamento di un'altra
classe, il proletariato. Lo sfruttamento è assicurato
attraverso lo Stato, visto come un comitato che amministra gli
affari comuni di tutta la classe borghese. Il proletariato, nato in
seguito alla ascesa della borghesia, unitosi in classe,
abbatterà la classe aristocratica. La storia infatti è
segnata da una contrapposizione dialettica tra antagonismi (liberti
e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba,
corporazioni e garzoni, insomma oppressori e oppressi) questa
ragione è più che possibile che si arriverà a
un superamento del presente: se si vorrà evitare la
distruzione reciproca delle classi in lotta e l'imbarbarimento della
società, il proletariato dovrà essere artefice del
superamento del modo capitalista di produzione.
In seguito a una rivoluzione in cui il proletariato prenderà
il potere politico, ci sarà una fase di transizione in cui si
useranno i mezzi messi a disposizione dallo Stato per trasformare la
società: a uno Stato borghese si sostituirà uno Stato
proletario, a una dittatura della borghesia una dittatura del
proletariato (anche se di fatti Marx presentò la teoria della
transizione da una fase di "dittatura del proletariato", per
l'attuazione successiva del comunismo, solo successivamente al
Manifesto, ossia nel 1852, nella lettera a Weydemeyer, e nel 1875,
nella Critica del Programma di Gotha). Terminata questa fase di
transizione si arriverà al comunismo, ovvero a una
società senza classi, in cui i mezzi di produzione sono
comuni. Venuta a mancare la lotta di classe, sparirà anche il
piano sul quale essa si sviluppava: lo Stato. Il potere pubblico,
infatti, non è altro, per Marx ed Engels, che il potere di
una classe organizzato per opprimerne un'altra.
Il progetto politico dei comunisti
Vengono proposti anche 10 punti, che, all'epoca della stesura del
Manifesto, avevano valore di programma rivoluzionario. Gli stessi
autori però, ammettono la limitatezza di questi "principi",
in quanto sono ben consci che essi sono storicamente determinati e
quindi non applicabili in ogni circostanza storica:
Espropriazione della proprietà fondiaria
ed impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato.
Imposta fortemente progressiva.
Abolizione del diritto di successione.
Confisca della proprietà di tutti gli
emigrati e ribelli.
Accentramento del credito in mano dello Stato
mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e monopolio
esclusivo.
Accentramento di tutti i mezzi di trasporto in
mano allo Stato.
Moltiplicazione delle fabbriche nazionali, degli
strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni
secondo un piano collettivo.
Eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione
di eserciti industriali, specialmente per l'agricoltura.
Unificazione dell'esercizio dell'agricoltura e
dell'industria, misure atte ad eliminare gradualmente l'antagonismo
fra città e campagna.
Istruzione pubblica e gratuita di tutti i
fanciulli. Eliminazione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche
nella sua forma attuale. Combinazione dell'istruzione con la
produzione materiale e così via.
Critica del socialismo
Marx ed Engels passano poi ad analizzare tutti i progetti e le
teorie socialiste precedenti. Individuano vari tipi di socialismo:
un socialismo reazionario (Sismondi), un socialismo conservatore o
borghese (Proudhon), un socialismo utopistico (Saint-Simon, Fourier,
Robert Owen). Essi riconoscono a questi interventi precedenti gli
importanti meriti (specialmente al socialismo utopistico) di aver
colto le contraddizioni del capitalismo e la lotta tra le classi e
di aver delineato delle proposte di cambiamento della
società, tuttavia ne criticano due aspetti:
l'incapacità di schierarsi apertamente a favore del
proletariato, cercando di rimanere sopra le parti; il non attribuire
al proletariato un suo ruolo storico e una sua autonomia. Per contro
propongono un socialismo scientifico, che si basi non su invenzioni
o idee ma su fatti empirici.
Internazionalismo
Il testo si chiude con una visione delle varie lotte portate avanti
dai comunisti nei vari paesi. Si ricorda però che al tempo
stesso è necessario una stretta collaborazione tra i partiti
dei vari paesi. Sono poste le basi dell'internazionalismo di matrice
socialista: i proletari dei vari paesi hanno obiettivi comuni e
quindi devono unirsi. Di qui il famoso appello (divenuto poi motto
dell'Unione Sovietica):
« Proletari di tutti i paesi, unitevi! »