DBI
di Giampietro Berti
Nacque a Santa Maria Capua Vetere, in Terra di Lavoro, il 4 dic.
1853 da Lazzarina Rastoin e Federico. Dopo aver compiuto gli studi
ginnasiali in un collegio diretto dagli scolopi, si iscrisse alla
facoltà di medicina a Napoli, senza tuttavia terminare gli
studi.
Una precoce passione politica lo portò ad aderire,
quattordicenne, al repubblicanesimo mazziniano. Razionalismo,
positivismo, libero pensiero, democraticismo e garibaldinismo furono
i principî caratterizzanti la sua formazione politica. Nel
1871 la drammatica epopea della Comune di Parigi, e la spaccatura
che essa provocò nelle file dei repubblicani dopo la condanna
dell'esperimento rivoluzionario da parte di G. Mazzini, lo
indussero, insieme con molti altri giovani idealisti mazziniani, a
spostarsi su posizioni anarchiche e socialiste. Nell'agosto 1872
fondò - insieme con A. Costa, C. Cafiero, T. Zanardelli, C.
Ceretti, S. Friscia - la sezione italiana dell'Associazione
internazionale dei lavoratori (AIL), che si contraddistinse per
l'intransigente opposizione al Consiglio generale di Londra
dell'Internazionale, diretto da K. Marx. La scelta di campo
libertaria degli internazionalisti napoletani e più in
generale italiani negli anni Settanta del XIX secolo ebbe come suo
più importante riflesso l'egemonia anarchica sul nascente
movimento operaio e socialista italiano. Nel settembre 1872 il M.
partecipò al congresso internazionale antiautoritario di
Saint-Imier, che rappresentò l'atto di nascita del movimento
anarchico internazionale.
In questo congresso venne elaborato il programma ideologico
dell'anarchismo, i cui punti salienti erano: critica del principio
di autorità; abbattimento per via insurrezionale dello Stato
e del sistema di produzione capitalistico; creazione di una
società federalista fondata su una economia collettivistica e
autogestionaria; pluralismo ideologico-politico delle organizzazioni
del movimento operaio; spontaneismo della lotta popolare. Nel
contempo M. Bakunin fece approvare dai suoi più fidati
collaboratori il Programma della fratellanza. In esso veniva
respinta la concezione giacobina della rivoluzione elaborata da
Marx, ma era propugnata la centralità, nel processo di
emancipazione insurrezionale delle masse popolari, di una minoranza
di rivoluzionari di professione, il cui compito doveva consistere
nella vigilanza, occulta ma autoritaria, affinché tale
emancipazione non imboccasse la strada dittatoriale o riformistica.
A tali principî il M., nei suoi sessant'anni di
attività rivoluzionaria, sarebbe rimasto religiosamente
fedele.
Nell'agosto 1874 il M. fu tra i promotori di un moto insurrezionale
di stampo anarchico, i cui centri propulsori furono la Puglia e
Bologna, ma tale tentativo abortì sul nascere. Egli venne
arrestato e tratto nel carcere di Trani, dove rimase per quasi un
anno. Nell'ottobre 1876 partecipò al terzo congresso della
sezione italiana dell'AIL, tenutosi a Firenze-Tosi, nel quale
vennero approvati i principî del comunismo anarchico e della
"propaganda del fatto": ossia la propaganda condotta tra le masse
popolari attraverso azioni rivoluzionarie spregiudicate di probabile
e auspicabile effetto emulativo.
Il prodotto più eclatante di questa strategia è
rappresentato dall'azione della cosiddetta "banda del Matese":
nell'aprile 1877 il M., alla guida di una trentina di
internazionalisti, tra i quali figuravano C. Cafiero e P.C.
Ceccarelli, si inerpicò sul massiccio campano, nel tentativo
di promuovere l'insurrezione delle popolazioni dei paesi di Letino e
San Gallo contro le autorità costituite. L'azione ebbe un
palese scopo dimostrativo e ottenne una grande risonanza. I
rivoluzionari vennero arrestati e condotti quasi tutti nel carcere
di Benevento. Processati nel 1878 furono assolti dalle imputazioni
di sovversione.
Nel settembre 1878 il M. abbandonò l'Italia e iniziò
un periodo di peregrinazione, che lo portò dapprima in
Egitto, poi in Siria, in Libano, in Francia e infine in Svizzera. In
ognuna di queste località la sua propaganda rivoluzionaria
lasciò segni profondi. Nell'aprile 1879 fu di nuovo in
viaggio: dapprima in Romania, successivamente in Francia, dove venne
arrestato e, subito dopo, espulso. Tra la fine del 1879 e l'inizio
del 1880 si mosse clandestinamente tra Francia, Svizzera e Belgio.
In Francia fu nuovamente arrestato nel giugno 1880 e condannato a
una pena detentiva di sette mesi, espiata la quale si recò a
Londra, dove nel luglio 1881 partecipò insieme con F.S.
Merlino e P. Kropotkin al congresso internazionalista-socialista.
Nel giugno 1882 accorse in Egitto per appoggiare l'insurrezione
nazionalista antibritannica guidata da Orabi Pascià.
Arrestato dalle autorità britanniche, tornò in
libertà all'inizio del 1883.
Rientrato in Italia, tentò di contrastare la svolta
legalitaria e parlamentare di A. Costa, che condusse questo ad
abbandonare l'anarchismo per una visione democratica e riformistica
del socialismo. Ai primi del 1884, dopo una nuova detenzione, il M.
fondò a Firenze il settimanale La Questione sociale. Nel 1884
pubblicò due opuscoli propagandistici: Programma e
organizzazione dell'Associazione internazionale dei lavoratori e Fra
contadini. Questo secondo scritto conobbe una larghissima diffusione
e fortuna, venendo più volte ristampato e tradotto in molte
lingue. Ancora una volta processato e condannato, alla fine del 1884
il M. lasciò l'Italia e si rifugiò in Argentina, dove
riprese le pubblicazione della Questione sociale.
Il soggiorno argentino, in termini propagandistici, divenne uno fra
i più fruttuosi dell'itinerante azione ideologica del M., che
contribuì alla nascita di diversi sindacati. Nel 1886
compì un'infruttuosa spedizione nella Terra del Fuoco, alla
ricerca di oro per finanziare le attività del movimento.
Tornato a Buenos Aires, vi rimase due anni, sino a che nel 1889
decise di tornare in Europa, stabilendosi a Nizza, dove fondò
e diresse il periodico L'Associazione. Nell'opuscolo L'anarchia
delineò la sua visione fortemente etica dell'anarchismo, tale
per cui i mezzi da esso impiegati nella lotta politica dovevano
armonicamente conciliarsi coi fini perseguiti.
Nel 1891 partecipò al congresso di Capolago, che
costituì il primo tentativo di creare un'organizzazione
anarchica nazionale. Arrestato a Lugano, dopo due mesi di carcere
tornò brevemente a Londra, da cui partì per la Spagna,
dove si propose di contribuire a una sollevazione rivoluzionaria.
Rifugiatosi di nuovo a Londra, si impegnò particolarmente a
contrastare le derive terroristiche dell'anarchismo, che nuocevano
gravemente alla credibilità e all'immagine degli anarchici
anche presso le classi popolari, proprio mentre il congresso di
Genova sanciva la rottura definitiva tra socialisti e anarchici.
Dopo aver partecipato a un tentativo insurrezionale in Belgio nella
primavera del 1893, il M. tornò in Italia, dove da qualche
mese era iniziata, in Sicilia, una rivolta pre-insurrezionale (Fasci
siciliani) e dove, in Lunigiana, regione nella quale forte era la
presenza anarchica, i cavatori del marmo avevano iniziato un duro
sciopero contro le condizioni di lavoro. Tuttavia, anche questa
volta, l'azione insurrezionale fallì prima ancora di nascere
e il M., sfuggito all'arresto, avviò una revisione critica
della strategia rivoluzionaria, giungendo alla conclusione che era
necessario un intenso lavoro propagandistico tra le masse popolari,
propedeutico all'azione rivoluzionaria.
Nel luglio 1896 fu tra i protagonisti del congresso socialista
internazionale di Londra. Nel marzo 1897 tornò in Italia e si
stabilì ad Ancona, città nella quale impostò il
suo lavoro rivoluzionario, seguendo uno schema che avrebbe
consolidato negli anni a venire: da un lato, svolgere un'intensa
attività propagandistica a mezzo stampa; dall'altro,
parallelamente, creare quadri di rivoluzionari ideologicamente coesi
e motivati in vista di una futura azione insurrezionale. Ad Ancona
egli editò, per circa un anno, un nuovo settimanale,
L'Agitazione, che raggiunse la tiratura di circa 7000 copie e che
venne diffuso soprattutto nelle regioni dell'Italia centrale.
Nel 1897 fu arrestato e processato ad Ancona. La condanna fu mite
(sette mesi), ma prima della fine della detenzione gli venne
comminata una condanna a cinque anni di domicilio coatto. Fu
così trasferito dapprima a Ustica, poi a Lampedusa, da dove
riuscì a fuggire nell'aprile 1899. Via Tunisi e Malta
raggiunse infine l'Inghilterra, e poi gli Stati Uniti ai primi di
agosto. In terra nordamericana il M. svolse una breve ma intensa
attività propagandistica, tenendo conferenze in diversi
Stati.
Tornato in Europa, si trovava a Londra il 29 luglio 1900, quando G.
Bresci, che forse aveva concordato l'azione col M. stesso, uccise il
re d'Italia Umberto I. Furono anni di forte isolamento politico per
il M., che non poteva tornare in Italia, ma neppure svolgere
attività politica sul suolo inglese, dal momento che l'asilo
politico che l'Inghilterra concedeva si fondava sull'impegno di non
intromettersi nelle vicende politiche interne.
Nel 1907 partecipò al congresso internazionale anarchico di
Amsterdam, nel quale, in polemica con gli esponenti del sindacalismo
rivoluzionario, ebbe occasione di approfondire le tesi elaborate nel
congresso londinese del 1896. Nell'agosto 1913 tornò
finalmente in Italia, stabilendosi ancora una volta ad Ancona, ove
fondò un nuovo settimanale, Volontà. Questo nuovo
periodo di agitazione rivoluzionaria culminò, nel giugno
1914, nel moto insurrezionale della Settimana rossa. Dopo il suo
fallimento, il M. fu costretto a riparare per l'ultima volta a
Londra, dove trascorse gli anni della prima guerra mondiale.
Ritornato in Italia nel dicembre 1919, giudicò la situazione
politica propizia per un nuovo tentativo insurrezionale tentò
invano di promuovere un'alleanza tra le forze anarchiche,
repubblicane, socialiste e sindacaliste. Nei primi mesi del 1920
assunse la direzione del quotidiano anarchico Umanità nova,
che raggiunse ben presto la tiratura di 50.000 copie. Arrestato
insieme con altri compagni, tra i quali il segretario dell'Unione
sindacale italiana A. Borghi, nel marzo 1921 iniziò lo
sciopero della fame, che interruppe quando fu informato che un
attentato, concepito da alcuni anarchici individualisti per uccidere
il questore di Milano, aveva provocato una strage di inermi
all'interno del teatro Diana.
Assolto dopo un anno di carcere, si trasferì a Roma, dove
riprese la direzione di Umanità nova. Ma il clima politico
era ormai mutato: alla fine del 1922, dopo la presa del potere da
parte di B. Mussolini, il giornale cessò le pubblicazioni a
causa dell'ennesima devastazione della tipografia per opera delle
squadre fasciste. Nel 1924 il M. dette vita alla sua ultima e
più rilevante, da un punto di vista teorico, pubblicazione
periodica, il quindicinale Pensiero e volontà, che condusse
una esistenza travagliatissima per circa due anni, dovendo
combattere contro la censura fascista, il sequestro preventivo delle
copie, il sabotaggio della distribuzione.
Tale pubblicazione si configura come l'approdo ultimo del suo
pensiero. Vi si afferma una concezione ormai integralmente etica,
volontaristica e gradualista dell'anarchismo, la cui validità
non viene fatta derivare da necessità storiche o da
presupposti naturalistici, ma dall'universalità dei suoi
valori fondanti. L'impossibilità, da parte della rivista, di
occuparsi di questioni politiche contingenti gli offre insomma
l'occasione di approfondire diversi aspetti teorici della sua
dottrina: degne di considerazione, sotto questo profilo, paiono le
sue riflessioni sul fallibilismo epistemologico e il positivismo
scientifico. Sul piano strategico, si prospetta l'idea che la
rivoluzione, alla quale gli anarchici parteciperanno come minoranza
rivoluzionaria, per questo stesso motivo non potrà essere
anarchica tout court: essa dovrà certo avere come suo
prioritario scopo l'abbattimento dello Stato e del sistema di
produzione capitalistico, ma dovrà altresì creare,
subito dopo, uno spazio politico liberale capace di far coesistere,
pacificamente, le varie forze rivoluzionarie, garantendo a ciascuna
di esse la più ampia libertà di organizzazione e di
propaganda. Solo allora gli anarchici, liberi dalla repressione
statale e poliziesca, potranno indirizzare con la forza pedagogica
dell'esempio, grazie alla superiore eticità dei loro ideali,
la rivoluzione stessa verso gli obiettivi anarchici del federalismo
politico e dell'autogestione economica.
Le leggi liberticide del 1926 misero fine a quest'ultima esperienza
giornalistica del Malatesta. La sua sottovalutazione del fenomeno
fascista - interpretato sin dal 1922, come accadde del resto a quasi
tutti gli esponenti della sinistra rivoluzionaria, come una mera
recrudescenza autoritaria dello Stato liberale e delle classi
borghesi - lo indusse a rimanere in Italia e a non seguire, come
invece molti compagni gli consigliarono di fare, la via dell'esilio.
Si disse convinto, sino all'ultimo, che la dittatura fascista fosse
destinata a breve vita.
Il M. trascorse gli ultimi anni di vita a Roma, prigioniero nella
sua casa, sorvegliato giorno e notte dalla polizia. Qui, assistito
dalla sua compagna Elena Melli, morì il 22 luglio 1932.
Opere: Per gli scritti del M. esiste una Bibliografia malatestiana,
a cura di U. Fedeli, in appendice a L. Fabbri, cit. in bibliografia.
Antologie: Scritti, I, "Umanità nova". Pagine di lotta
quotidiana, prefaz. di L. Fabbri, Ginevra 1935; II, "Umanità
nova". Pagine di lotta quotidiana e scritti vari del 1919-1923,
ibid. 1935; III, "Pensiero e Volontà". Riv. quindicinale di
studi sociali e di coltura generale (Roma, 1924-1926) e ultimi
scritti (1926-1932), prefaz. di L. Fabbri, ibid. 1936; Scritti
scelti, a cura di G. Berneri - C. Zaccaria, Napoli 1954; Vita e
idee, a cura di V. Richards, Pistoia 1968; Scritti scelti, a cura di
G. Cerrito, Roma 1971; Il buon senso della rivoluzione, a cura di G.
Berti, Milano 1999.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico
centrale, f. personale; E. Malatesta, Epistolario 1873-1932, lettere
edite e inedite, a cura di R. Bertolucci, Avenza 1984; Una pagina di
storia del partito socialista-anarchico. Il processo Malatesta e
compagni innanzi al tribunale penale di Ancona e i recenti processi
di Ancona e Castelferretti per le bombe ammaestrate, Castellammare
Adriatico 1908; T. Tagliaferri, E. M., A. Borghi e compagni davanti
ai giurati di Milano(, Milano s.d. [ma 1921]; M. Nettlau, E. M.:
vita e pensieri, New York s.d. [ma 1922]; Id., Bakunin e
l'Internazionale in Italia, Ginevra 1928, pp. 100-112; D. Abad de
Santillán, El movimiento anarquista en la Argentina desde sus
comienzos hasta 1910, Buenos Aires 1930, pp. 32-37; A. Borghi, E. M.
in sessant'anni di lotte anarchiche. Storia, critica, ricordi, New
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