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di Emanuela Sgambati
Nacque a Napoli, il 20 maggio 1890, da Domenico e da Clelia
Çesbron de la Grennelais. Trascorse l'infanzia e
l'adolescenza a Porto San Maurizio e a Livorno.
Del suo amore per la letteratura testimoniano due opere scritte
nella prima adolescenza: il romanzo I misteri della Siberia (Livorno
1903), al quale fece seguito I drammi della morte. Trilogia, I,
Follia (ibid. 1906).
Seguì studi universitari di giurisprudenza e filosofia, ma si
appassionò alla lingua e letteratura tedesca per approfondire
la quale soggiornò a Monaco, Heidelberg, Zurigo e Bayreuth.
Frutto dei suoi studi e delle sue frequentazioni di questo ambiente
culturale sono alcune traduzioni, corredate di apparato critico, di
H. Sachs, F. Nietzsche e R. Wagner pubblicate a Napoli fra il 1915 e
il 1919.
Partecipò alla prima guerra mondiale, durante la quale fu
ferito e portato prigioniero in Austria. Qui nel campo di
Sigmundsherberg, dove erano già stati prigionieri ufficiali
russi, avvenne, in modo del tutto casuale, il suo avvicinamento alla
lingua russa.
Così il L. ricorda l'episodio nell'autobiografico I miei
incontri con la Russia (Milano 1976, p. 10): "Il destino volle che
nel cassetto del tavolo della camera assegnatami, io trovassi tre
libri e una lettera […]. Furono il punto di partenza del mio
accanito studio del russo, la cui conoscenza mi permise presto di
decifrare la lettera e di leggere gli autori presentatimi dal caso".
Rientrato in Italia, il L., nel 1921, divenne segretario del
neocostituito Istituto per l'Europa orientale. L'anno seguente,
ottenuta la libera docenza in lingua e letteratura russa,
iniziò la carriera accademica tenendo corsi di questa materia
all'Università di Roma; negli anni accademici 1926-27 e
1930-31 fu incaricato di letterature slave presso
l'Università di Napoli e dal 1931 al 1936 titolare della
cattedra di filologia slava a Padova. Dal 1936 al 1939 fu professore
ospite di letteratura italiana all'Università Carlo di Praga
e, fino al 1941, direttore del locale Istituto italiano di cultura.
Dal 1941 al 1965 fu titolare della cattedra di lingua e letteratura
russa all'Università di Roma, della quale divenne più
tardi professore emerito. Negli anni fra il 1929 e il 1937
collaborò all'Enciclopedia Italiana (voll. I-XXXV e
Appendici).
Per il L. gli inizi non furono facili, soprattutto dal punto di
vista economico, ma non lo abbandonò mai l'entusiasmo per
quella che egli riteneva la sua "missione": diffondere in Italia la
conoscenza della grande letteratura russa. Nel 1919, insieme con
Zoja Matveevna Voronkova, dapprima sua insegnante e poi sua moglie e
stretta collaboratrice, aveva curato una prima scelta di racconti di
M.E. Saltykov-Ščedrin (Lo spleen dei nobili. Racconti, Napoli) e, di
A.P. Čechov, Zio Vanja (ibid.); negli anni successivi la sua
attività divenne febbrile.
Promosse iniziative culturali, presentò e divulgò
libri russi, allacciò e promosse rapporti in campo
internazionale, mostrando sin dagli inizi di intendere questa sua
opera di divulgazione e approfondimento come un impegno non solo
scientifico, ma anche civile per portare la cultura italiana a
prendere consapevolezza - inserendosi così finalmente in un
dibattito di portata europea - di un "problema cruciale come quello
dei rapporti fra la Russia e l'Occidente dell'Europa" (A. Tamborra,
Gli inizi della slavistica in Italia e l'impegno civile di E. L., in
Studi in onore di E. L., p. 303).
Tale spirito animò la rivista Russia, che vide la luce nel
1920, fu edita, non senza difficoltà, fino al 1926, e
segnò una tappa fondamentale per la storia della slavistica
italiana: anzi ne costituì, come avrebbe scritto G. Maver nel
1931 nella Rivista di letterature slave, un "atto di nascita".
Del periodico fu artefice il solo L., il quale ne commentò
così le finalità: "[…] con questa rivista […] io
volevo dare al lettore la possibilità di associare alle sue
conoscenze di letteratura belletristica conoscenze tali da creare un
quadro complessivo della vita spirituale russa. […] per cui gli
italiani siano in grado di partecipare non più soltanto con
la divulgazione, ma anche con contributi reali, agli studi slavi
[…]" (Rivista di letterature slave, II [1927], 3, p. 464). Il primo
numero, contenente varie traduzioni, corredate di studio critico, di
poesia (A.A. Blok), prosa (Čechov) e pensiero (V.G. Belinskij, K.I.
Čukovskij) russi ottenne un successo enorme: molti noti
intellettuali italiani, come C. Rebora e G. Prezzolini, ne divennero
sostenitori e diffusori e molti, come P. Gobetti e A. Palmieri,
offrirono la loro collaborazione. Nei numeri successivi Russia, pur
conservando la stessa struttura, si arricchì di contributi
storici, filosofici, artistici e musicali, fornendo ampie
informazioni su attività culturali e sociali connesse con la
Russia contemporanea, distinguendosi per la tempestività
dell'informazione e raccogliendo un numero sempre più ampio e
qualificato di collaboratori italiani (fra gli altri Maver, V. Gui,
E. Damiani, L. Pacini Savoj). Nel contempo Russia segnò una
tappa di grande importanza nel personale iter scientifico e umano
del L., che, grazie a essa, entrò in contatto, stabilendo
spesso anche rapporti d'amicizia, con molti intellettuali russi e
slavi che, negli anni successivi alla Rivoluzione, circolavano in
Europa: P. Muratov, E.A. Ljackij, B. Jakovenko, M. Osorgin e
soprattutto Maksim Gor´kij. Fu proprio Gor´kij, che
viveva allora a Sorrento, a fornire al L. preziosi suggerimenti
sugli scrittori russi contemporanei da tenere presenti. Frutto della
loro collaborazione sono soprattutto le annate 1924-26 della rivista
dedicate in particolare al movimento dei giovani detti "Fratelli di
Serapione" (L.N. Lunc, M.M. Zoščenko, V.V. Ivanov, V.B. šklovskij e
M. Slonimski) di cui il L. scrisse da "contemporaneo" man mano che
le loro opere venivano pubblicate (cfr. R. Platone, E. L.
contemporaneo e critico dei "Fratelli di Serapione", in Studi in
onore di E. L., pp. 233-244). Ma nella rivista comparvero anche i
nomi degli esordienti I. Babelí, S.A. Esenin, Lidija N.
Sejfullina, L.M. Leonov.
Nel 1921, come accennato, era stato costituito a Roma l'Istituto per
l'Europa orientale (IPEO) di cui il L. era divenuto segretario (e in
seguito presidente).
L'attività dell'IPEO, con sede a Roma, prevedeva corsi,
conferenze e manifestazioni; l'assistenza agli studiosi con
materiali scientifici e borse di studio; la costituzione di una rete
di rapporti con analoghi organismi all'estero e l'istituzione in
Italia di cattedre di slavistica. Erano previste iniziative
editoriali quali una collana di saggi, diretta dallo stesso L., e
una rivista, Europa orientale (1921-43), di cui il L. fu redattore
capo e poi condirettore, e in cui pubblicò articoli di
attualità, traduzioni, saggi di letteratura slava, di storia
dell'estetica e di letterature comparate.
Negli stessi anni il L. scrisse una serie di volumi monografici e
saggi, il più importante dei quali è I problemi della
letteratura russa (Napoli 1921): grazie a esso ottenne, nel gennaio
1922, la libera docenza. Nel 1923 pubblicò Poesia russa della
rivoluzione (Roma), uno studio articolato sui poeti russi dei primi
anni Venti - da Blok a A. Belyj, ai poeti contadini Esenin e N.A.
Kljuev, fino a V.V. Majakovskij - nel quale il L. individua,
anticipandone in alcuni casi le fortune di critica e di pubblico, le
linee e le figure più significative di quella fertile
stagione poetica. Negli anni successivi pubblicò una serie di
volumi che testimoniano la crescente ampiezza del suo campo di
indagine.
La servitù della gleba e il movimento di liberazione in
Russia (Bologna 1925); Pagine di storia e di letteratura russa (Roma
1928); Spirito e forme della poesia bulgara (ibid. 1928); Note di
storia e di letteratura russa (ibid. 1931), una essenziale analisi
dell'opera di I.S. Turgenev, L.N. Tolstoj e M.A. Bulgakov; Saggi
sulla cultura russa (Napoli 1931), in cui si sofferma in particolare
sul teatro di Čechov, sull'Oblomov di I.A. Gončarov, su A.I. Herzen
e su V.G. Korolenko; gli Studi di letterature slave (I-III, Roma
1925, 1927, 1931), un compendio di saggi, già apparsi in
rivista, che evidenziano il taglio comparatistico, unito a una
solida preparazione filologica, dei suoi studi.
Nel 1926 uscì il primo numero della nuova impresa editoriale
del L., la Rivista di letterature slave, esemplata sulla famosa
rivista francese Revue des études slaves, che venne
pubblicata fino al 1932.
La nuova pubblicazione, secondo gli intenti del L., accentuò
l'approfondimento scientifico dei temi trattati ed ebbe carattere
più specificatamente accademico. Tra i più stretti
collaboratori figurano i rappresentanti della prima slavistica
ufficiale italiana quali Maver, A. Cronia, R. Pollak, insieme con i
più giovani Pacini Savoj e W. Giusti. Il L. vi
pubblicò numerose traduzioni (dal ceco, dal polacco o dal
bulgaro), nonché lunghi e articolati saggi che anticipano la
sua successiva storia della letteratura russa in più volumi,
studi di comparatistica, come T.G. Mazaryk e le letterature slave
(1930, n. 2) o Gli studi slavi in Italia (1930, n. 3).
Nel 1928 cominciò a uscire la serie di volumi di Storia della
letteratura russa editi dall'IPEO (Roma), che si sarebbe conclusa
nel 1944 con la chiusura dell'Istituto.
I volumi, sette complessivamente, vanno dalle origini fino a tutto
l'Ottocento, dei quali tre dedicati a singoli autori: A.S. Puškin
(III, 1929), N.V. Gogol´ (V, 1935) e, da ultimo, Turgenev
(VII, 1944).
Nell'autunno del 1928 e nella primavera del 1929 il L. compì
due viaggi in Unione sovietica. Durante il secondo visitò
anche molte città della vecchia Russia e molti monasteri,
attratto dal contrasto fra il vecchio mondo monastico e quello
progressista postrivoluzionario, fondamentale per comprendere i
rapporti fra Russia ed Europa: ne nacquero Vecchia Russia (Roma
1929, e Dall'epica alla cronaca nella Russia soviettista, ibid.
1929). Sempre durante questi soggiorni, e poi in un successivo del
1931, il L. iniziò le sue ricerche sugli artisti e architetti
italiani attivi in Russia e, in genere, nei Paesi slavi.
Tali ricerche produssero i tre ampi e documentatissimi volumi su Gli
artisti italiani in Russia (tutti editi a Roma: I, Gli architetti a
Mosca e nelle provincie, 1934; II, Gli architetti del secolo XVIII a
Pietroburgo e nelle tenute imperiali, 1935; III, Gli architetti del
secolo XIX a Pietroburgo e nelle tenute imperiali, 1943; nuova ed.,
Milano 1990, 1993 e 1994, cui venne aggiunto un quarto nel 1991,
contenente materiali inediti: Scultura, pittura, decorazioni e arti
minori). Frutto dei suoi soggiorni in Russia e in altri Paesi slavi
furono ancora: Mosca (ibid. 1934), Civiltà italiana nel
mondo: in Russia (ibid. 1938) e Civiltà italiana nel mondo:
in Boemia, Moravia e Slovacchia (ibid. 1939). All'attività
degli artisti italiani in Cecoslovacchia sono dedicati in
particolare: Architetti italiani in Cecoslovacchia (ibid. 1950) e
Pittori e scultori italiani in Cecoslovacchia (ibid. 1951).
Come già ricordato, dal 1936 al 1940 il L., sia come docente
sia come direttore dell'Istituto italiano di cultura, risiedette a
Praga, dove, in precedenti brevi soggiorni, aveva incontrato alcuni
fra i più insigni slavisti come R. Jakobson, P. Bogatyrev e
Ljackij e dove approfondì gli studi di boemistica, lavorando
alla prima traduzione del capolavoro del romanticismo ceco, il poema
Maj (Maggio) di K.H. Màcha (Firenze 1950).
Nel 1941 fece rientro a Roma, dove iniziò il suo magistero
come titolare della cattedra di lingua e letteratura russa e riprese
la stretta collaborazione con l'amico Maver, direttore dell'istituto
di filologia slava. Negli anni Quaranta, superata la fase
pionieristica, la slavistica italiana si orientava oramai sulla
ricerca specialistica e sulla divulgazione di alto profilo
scientifico, e il L. compendiò un ventennio di studi nella
magistrale Storia della letteratura russa (Firenze 1942).
L'opera, tradotta anche in francese e in spagnolo, fu più
volte ristampata con revisioni e aggiornamenti fino alla sesta e
ultima edizione del 1979, dove appare arricchita di circa 100 nuove
pagine sulla letteratura sovietica del dopoguerra e sulla
letteratura dell'emigrazione. La trattazione è sterminata e
nello stesso tempo minuziosa: il L. analizza, contestualizzandole
storicamente, le grandi correnti di pensiero in cui inserisce i
singoli autori dei quali tratteggia il profilo biografico e i
contenuti delle opere; a ciò unisce un quadro delle
principali riviste e dei maggiori centri propulsori di cultura,
quali caffè letterari, salotti, case editrici, senza mai
perdere di vista il contesto culturale europeo.
Al periodo moderno sono dedicate Storia della letteratura russa
contemporanea (Milano 1958; nuova ed. rivista e aggiornata: La
letteratura russo-sovietica, Firenze-Milano 1968) e Storia della
letteratura russa moderna (Milano 1960; rivista e aggiornata,
Firenze-Milano 1968).
In esse i materiali sono organizzati per gruppi di scrittori
(simbolisti, futuristi, compagni di strada, scrittori proletari), di
cui viene analizzato l'interagire con gli avvenimenti storici che
hanno segnato l'evolversi del loro pensiero e delle poetiche, dalla
rivoluzione alla grande "guerra patriottica".
Altra opera di ampio respiro cui attese il L. è la Storia
della Russia (I-II, Firenze 1946), storia delle idee più che
storia di avvenimenti.
Nell'opera, che si ricollega alla tradizione etico-politica della
storiografia italiana di ispirazione crociana, l'attenzione è
puntata sulla storia della vita culturale e sociale russa, cui gli
avvenimenti politici e militari fanno da sfondo. Vi è
contemplato, con abbondanza di dati e notizie, il periodo sovietico
fino alla vigilia della seconda guerra mondiale - senza la
tendenziosità di lavori coevi scritti da emigrati russi - e
vi si può trovare una variegata rassegna storiografica
ragionata dei grandi storici russi ignoti al pubblico italiano,
oltre a un corredo bibliografico, come sempre ricchissimo.
Alla serie delle grandi sintesi appartengono anche i due volumi di
Storia del teatro russo (Firenze 1952). Il lavoro ripercorre, con
rigore espositivo unito a ricchezza di particolari, la nascita e lo
sviluppo della vita teatrale (testi, repertori, attori, messinscene)
dalle origini fino ai più recenti dibattiti. Lo stile vivace
e il trasporto espositivo testimoniano della passione del L. per il
mondo magico dello spettacolo. Accanto a queste opere di sintesi non
mancano numerose opere specialistiche fra le quali ricordiamo
L'estetica e la poetica in Russia (ibid. 1947) e Momenti e figure
della storia russa (ibid. 1953).
Frutto della non comune conoscenza del modo slavo sono poi i lavori
pubblicati nella collana "Storia delle letterature moderne d'Europa
e d'America" per i tipi di Vallardi: Letteratura russa. Letteratura
ucraina. Letteratura bielorussa (Milano 1958) e Letteratura
serbo-lusaziana. Letteratura ceca. Letteratura slovacca (ibid.
1960).
Sempre negli anni Cinquanta uscirono due opere legate alla figura di
Puškin, l'autore forse più amato e studiato dal L.: Puškin.
Storia di un poeta e del suo eroe (ibid. 1954) e Il mito di
Pietroburgo (ibid. 1960).
Nella prima, che raccoglie i risultati di un trentennio di lavoro,
il L., procedendo "per accostamenti e parallelismi, esplora il
percorso creativo di Puškin, evidenziandone i nessi più tenui
ed evanescenti tra vita e creazione" (A. D'Amelia, Un maestro della
slavistica italiana: E. L., in Europa Orientalis, VI [1987], p.
354). La seconda, ideata già negli anni Trenta, ripercorre la
storia della città dalla sua fondazione fino alla sua
trasformazione in mito; una ricostruzione fatta attraverso le pagine
di storici, letterati e poeti: da Puškin e dal polacco A.
Mickiewicz, a Gogol´, a P.J. Čaadaev, a F.M. Dostoevskij fino
a Blok e Majakovskij.
Una pagina importante della produzione del L. è costituita
dal volume Russi in Italia. Dal secolo XVI ad oggi (Roma 1971), che
recupera le riflessioni di viaggiatori, artisti, scrittori e
pensatori russi sull'Italia.
L'Italia è nelle pagine non solo di chi realmente vi
soggiornò, come Gogol´, ma anche di chi ne scrisse
prima di visitarla, come K.N. Batjuèkov, E.A. Boratynskyj, o
di chi la celebrò senza mai vederla, come Puškin.
Documento prezioso dell'amicizia che il L. stabilì, nell'arco
di tutta la vita, con molti esponenti della cultura russa è
il già citato I miei incontri con la Russia.
Oltre a quelli conosciuti in Italia - in primo luogo Gor´kij e
la sua cerchia di amici -, vi sono quelli con cui egli strinse
amicizia durante i viaggi in URSS fra i quali particolarmente vividi
emergono i ritratti di Anna A. Achmatova e B.L. Pasternak, cui il L.
fu molto legato per sensibilità artistica e comunione
d'interessi. Un posto speciale negli Incontri occupa V.V. Ivanov,
giunto a Roma nel dicembre 1924, con cui si stabilì un
rapporto di profonda amicizia e collaborazione: Ivanov lo
aiutò a rivedere la traduzione dell'Eugenij Onegin di Puškin
e contribuì con due saggi a I protagonisti della letteratura
russa e a L'estetica e la poetica in Russia.
Enorme è il numero di traduzioni, precedute da note
introduttive e corredate di osservazioni esplicative, che il L.
produsse nell'arco della sua attività (per il panorama
completo si veda D'Amelia, cit., pp. 362-369); tradusse autori
polacchi (S. Przybyszewski e W.S. Reymont), bulgari (B. Angelov e
A.P. Stoilov), cecoslovacchi, ma la sua attività di
traduttore si indirizzò soprattutto alla cultura russa.
Negli anni Venti tradusse in particolare opere di pensiero e di
arte: Ideali e realtà nella letteratura russa di P.A.
Kropoktin (Napoli 1921), Storia della filosofia russa di E.L. Radlov
(Roma 1925), La pittura russa antica di P.P. Muratov (Roma-Praga
1925), Il bene nella natura umana di V.S. Solov´ëv
(Torino 1925). Imponenti sono le raccolte antologiche da lui
preparate: Narratori russi (Roma 1945), Novellieri slavi (ibid.
1946), Antologia delle letterature straniere (I-II, Firenze 1947) Le
più belle pagine della letteratura russa (I-II, ibid. 1957,
in collab. con M. Praz), e I protagonisti della letteratura russa.
Dal secolo XVIII al XX (Milano 1958), silloge di critica letteraria.
Due antologie sono dedicate al teatro: Teatro russo (I-II, ibid.
1955) e Teatro sovietico degli anni Cinquanta (I-II, Roma 1968).
Fra i tanti classici, gli innumerevoli capolavori in versi e in
prosa soprattutto ottocenteschi da lui tradotti, emergono, in
particolare, le figure di Dostoevskij e, naturalmente, del
prediletto Puškin, dei quali il L. curò varie edizioni delle
opere prendendo in considerazione, in molti anni di lavoro
critico-interpretativo, tutta la loro produzione letteraria e
critica. Per Dostoevskij ricordiamo l'edizione Romanzie taccuini,
con ampio apparato di introduzioni e note esplicative (I-V, Firenze
1958) e nel 1963 l'edizione completa del Diario di uno scrittore
alla quale aveva atteso sin dal 1922-23 (ibid.); per Puškin: Opere
in prosa. Tutti i romanzi e le novelle. Viaggi, storia, saggi
critici (Milano 1958), nonché Tutte le opere poetiche. Poesie
liriche, poemi e racconti in versi. Eugenio Onegin. Boris Godunov.
Scene drammatiche (ibid. 1959). Fu proprio nelle traduzioni dei
poeti russi che il L. manifestò, di fatto, la sua personale
vocazione poetica: "Lo Gatto non è solo un filologo ma anche
un poeta che costantemente confronta il modello e lo filtra
attraverso il suo, mimetico eppure personale sentire delle cose" (S.
Graciotti, A L.: il suo Istituto di slavistica di Roma, in Studi in
onore di E. L., p. XXII).
Il L. morì a Roma il 16 marzo 1983.
Dalla lunga attività del L., come studioso e come maestro,
emergono alcune costanti di sicuro rilievo: la prospettiva
slavistica generale in cui egli, pur privilegiando il mondo russo,
sempre inquadrò il suo lavoro; l'attenzione e lo studio della
storia culturale e non solo letteraria, come fenomeno complesso da
esplorare con strumenti pluri- e interdisciplinari; l'impegno
politico e civile che gli fece vivere il suo lavoro come un mezzo
per sollecitare attivamente la reciproca comprensione tra popoli
diversi, per il tramite della divulgazione culturale ma anche
sollecitando l'attivo intervento delle autorità politiche e
dello Stato.
Per la vastissima produzione del L., oltre alle opere citate nel
testo, si vedano i repertori bibliografici contenuti in: Studi in
onore di E. L. e G. Maver, Roma 1962, pp. IX-XXI (per gli anni
1915-62); Studi in onore di E. L., a cura di A. D'Amelia, Roma 1980,
pp. 337-341 (per gli anni 1962-80). In A. D'Amelia, Un maestro della
slavistica italiana, cit., pp. 329-382, si trovano un'esaustiva
bibliografia degli studi sul L. e il regesto del suo imponente
archivio di inediti conservati presso la Biblioteca nazionale di
Roma (libri, saggi, conferenze, lezioni, recensioni e corrispondenza
degli ultimi anni; manoscritti e dattiloscritti di scrittori russi e
italiani e una messe di ritagli di giornali).
Socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei dal 1963, nel 1972 ne
divenne socio nazionale. Fra i numerosi riconoscimenti di cui fu
insignito si ricordino almeno il premio Marzotto per la storia e
critica letteraria nel 1952 (per il volume Storia del teatro russo,
Firenze 1952), il premio Viareggio 1960 per la critica letteraria
(per Puškin, storia di un poeta e del suo eroe, Milano 1954) e il
premio nazionale del presidente della Repubblica, conferitogli
dall'Accademia dei Lincei nel 1966. Nel 1982 fu nominato cavaliere
di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana.