Ezio Levi D’Ancona

 

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(Mantova, 1884 - Boston, Mass., 1941)

Docente nei licei a Lucera e a Napoli; professore comandato al Magistero di Firenze nel 1918-19; dal 1922 comandato, quindi ordinario di Letterature neolatine all’Università di Palermo, poi sulla stessa disciplina (successivamente denominata Filologia romanza) all’Università di Napoli dal 1925 fino al 1938, quando fu allontanato dall’insegnamento per le leggi razziali; infine, dal 1940, al Wellesley College in Massachusetts

Di famiglia sefardita ferrarese, Ezio Levi si forma a Mantova e poi, dopo la laurea (1906) a Pavia, dove studia al Collegio Ghislieri, diventa allievo di Pio Rajna all’Istituto di Studi Superiori di Firenze. La sua formazione è pienamente all’interno delle tradizioni della scuola storica, sulle orme del Rajna ma anche di Alessandro D’Ancona (di cui sposa nel 1916 una nipote, Flora Aghib, e nel 1921 aggiungerà il cognome al suo). Ma del primo lascerà da parte la problematica ecdotica e gli interessi linguistici. La sua solida formazione erudita si manifesta nello studio di temi legati all’area lombarda del basso medioevo, la vita e l’opera di Francesco di Vannozzo e le corti da lui frequentate e la poesia religiosa del Duecento, specie Uguccione da Lodi. Notevole il tentativo estetizzante di ricostruire panorami vitali.

Dal modello D’Ancona gli viene probabilmente l’interesse per il mondo giullaresco ed i cantari, da un lato, e per la novellistica comparata, dall’altro. Su questa linea si colloca anche una storia del tema di Don Carlos, scritta in gioventù ma ripresa nella maturità. Attorno al 1920 appaiono ampi studi eruditi su Maria di Francia, coraggiosi ma poco convincenti. Negli anni della maturità l’interesse maggiore di Levi è per la Spagna, specialmente per la sua letteratura contemporanea. Il suo capolavoro è lo studio del soffitto dello Steri di Palermo, in cui riversa le sue competenze erudite e artistiche. Negli anni dell’insegnamento napoletano le sue pubblicazioni sono quasi tutte di tema ispanico e di taglio bozzettistico.

Non risulta che a Palermo e a Napoli egli abbia avuto allievi di un qualche rilievo.