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Uomo politico francese (Rennes 1754 - Parigi 1794). Eletto agli
Stati Generali come deputato di Rennes per il terzo stato, fu il
fondatore del club Breton (il futuro club dei Giacobini). Membro del
comitato incaricato di redigere la costituzione, presentò una
legge, approvata dalla Costituente il 14 giugno 1791, che negava ai
lavoratori il diritto di coalizzarsi in difesa dei salarî e di
scioperare. Dopo l'episodio di Varennes passò al club dei
Foglianti.
Sospettato di collusione con i controrivoluzionarî, fu
arrestato al ritorno da un viaggio in Inghilterra e ghigliottinato.
*
Wikipedia
Isaac René Guy Le Chapelier (Rennes, 12 giugno 1754 – Parigi,
22 aprile 1794) è stato un politico, avvocato e
rivoluzionario francese. Venne ghigliottinato negli ultimi mesi del
Terrore rivoluzionario.
Esordi
Secondo di quattro figli di una famiglia di avvocati al Parlamento
di Bretagna (gli alti tribunali penali, sotto l'Ancien
régime) sin dal XVII secolo, il padre era stato nobilitato
nel 1769. Lui stesso, sin da giovane, avvocato a Rennes, presso la
cui università aveva completo gli studi di diritto, nel
1775-76 divenne massone alla loggia della Perfetta Unione di Rennes.
Nel 1780 venne nominato dalla amministrazione di Luigi XVI
consigliere degli Stati di Bretagna e della Commissione
intermediaria.
A questo periodo risale la conoscenza di taluni che faranno carriera
nella Grande Rivoluzione: il Sieyès, che fra il 1786 e l'88
assisteva ad alcune sedute degli Stati di Bretagna; il Lanjuinais,
che assieme al Le Chapelier ed al Glezen avrebbe firmato,
nell'agosto 1788, una 'molto umile e molto rispettosa'
rappresentazione dell'ordine degli avvocati del Parlamento di
Bretagna a Luigi XVI.
Gli Stati Generali
Elezione
L'evento che mutò il corso della vita del Le Chapelier, e
della Francia intercorse l'8 agosto 1788, allorché Luigi XVI
annunciò la convocazione a Versailles degli Stati Generali,
per il 5 maggio 1789. La reazione del Le Chapelier fu, inizialmente,
un poco frastornata: oltre alla 'molto umile rappresentazione,
immediatamente successiva alla convocazione, egli tentò,
inizialmente, di essere arruolato fra i nobili degli Stati Generali:
il 24 dicembre 1788 scrisse alla 'Nobiltà di Bretagna' per
domandare di fissare il suo stato di nobile, ma la sua domanda venne
respinta.
Ma Le Chapelier era un uomo riccoed influente. Abbastanza per
cambiare casacca: il 14 febbraio 1789, si fece eleggere deputato per
il terzo stato ai già conosciuti Stati di Bretagna e, il 17
aprile, quinto su sette eletti del terzo stato, anche agli Stati
Generali di Versailles, rappresentante del baliato di Rennes.
La imposizione del voto capitario
Riuniti che furono i delegati, gli Stati Generali vennero aperti il
5 maggio. Subito i delegati del terzo stato cominciarono a
pretendere il voto per testa, mentre il regime 'costituzionale'
vigente prevedeva quello per ordine. Ciò scatenò una
vivacissima agitazione fra i delegati, nella quale ebbero una parte
singolarmente rilevante i deputati bretoni (Le Chapelier,
Lanjuinais, Defermon e Coroller), riuniti, già da qualche
giorni prima dell'apertura degli Stati generali, nel cosiddetto del
Club bretone, un capannello dei deputati della Bretagna, riuniti
presso il café Amaury, per discutere insieme le rispettive
attitudini. Presto slittate decisamente verso una posizione
particolarmente radicale (ebbero il vezzo di farsi definire i
furiosi, 'les enragés'). Fra di essi seppe distinguersi il Le
Chapelier, evidentemente esacerbato dalla mancata inclusione nello
stato nobiliare, implorata nella respinta supplica del 24 dicembre
1788.
In ogni caso, seduto alla sinistra e brillante oratore, ottenne
parecchia visibilità: il 19 maggio fu tra i 16 membri del
terzo stato scelti per una 'conferenza di conciliazione' con
nobiltà e clero. Il 15 giugno sostenne, pare con efficacia,
la mozione del Sieyès in favore della fusione dei delegati
dei tre ordini in un'unica Assemblea Nazionale, il 20 giugno si fece
notare al Giuramento della Pallacorda. Dopodiché gli
avvenimenti precipitarono: il 9 luglio il Terzo Stato si
riunì come Assemblea nazionale costituente, il 14 luglio,
venne presa la Bastiglia, il 5 ottobre una gran folla si mise in
marcia da Parigi su Versailles, ove la regina rischiò di
venire linciata: la corte vennero costretta a trasferirsi a Parigi,
insieme all'Assemblea. In quella occasione Le Chapelier venne
grandemente applaudito dalla folla in marcia, che non tentò,
in alcun modo, di arrestare.
Primo presidente del Club dei Giacobini
In quei mesi, al Club bretone venne raggiunto da deputati di altre
province. Sinché, quando si spostò da Versailles a
Parigi, cominciò ad essere chiamato Club dei giacobini, dal
nome dei frati del convento ove si installò. Le Chapelier
preparò il proprio successo in questa ala sinistra
dell'Assemblea, con due proposte decisamente estremiste: il 17
giugno, propose la nomina di una commissione incaricata di alleviare
immediatamente la miseria del popolo francese; il 18 luglio
intervenne per sostenere la necessità di armare i cittadini.
Tutto ciò gli valse di divenire primo presidente del club.
L'Assemblea Costituente
Segretario e presidente dell'Assemblea Costituente
Sia stato il prestigio acquisito nella vittoriosa lotta per il voto
capitario, o l'appoggio del club, il deputato bretone fece carriera
anche all'Assemblea Nazionale, il 3 ed il 18 luglio 1789 ed il 10
novembre 1791 ne fu segretario, dal 3 agosto al 16 agosto 1789
presidente, al posto del de La Rochefoucauld ed al Touret, che aveva
rifiutato l'incarico. In ottobre rimpiazzò, per tre giorni,
Mounier alla presidenza. L'8 giugno 1790 fu decisivo nel convincere
Sieyès ad accettare la presidenza.
Attivissimo deputato
Fu tra i 53 deputati che più intervennero all'Assemblea, alle
cui sedute partecipava con grande assiduità, come parimenti
fece con le commissioni delle quali faceva parte: fece parte delle
commissioni Redazione, Costituzione (dal 20 luglio 1789, eppoi
ancora dal 14 settembre), Decreti, Colonie. Il 23 novembre 1790
propose la creazione di un Comitato Centrale (con lui membro) con il
compito di aumentare l'efficacia del comitato Costituzione, onde
accelerarne i lavori.
Posizioni rivoluzionarie
Nel merito della discussione, Le Chapelier insistette per la
separazione dei poteri, rifiutando, quindi, di considerare il
monarca come «co-legislatore», salvo un potere di veto
sospensivo. Il 2 gennaio propose ed ottenne che venisse inviata una
delegazione al re, per sentire le sue proposte in merito alla lista
civile, ovvero le proprietà della corona: un concetto davvero
rivoluzionario dal momento che, sin ad allora, tale proprietà
coincideva semplicemente con l'intero Stato. Difese il diritto dei
200'000 protestanti al pieno accesso ai diritti politici, ed ancora
quello degli ebrei di Bordeaux. Propose, il 9 giugno 1790,
l'abolizione della nobiltà e dei titoli di ogni natura.
Difese, infine, l'elettorato attivo dei nullatenenti, dopo averlo
osteggiato sino alla fine del 1789. Le Chapelier fu fra quelli che
maggiormente spinsero per la requisizione dei beni ecclesiastici
(sin dal 2 novembre), da trasformarsi in beni nazionali e
votò a favore degli assegnati.
Svolta al centro
Posizioni via via più moderate
Tali posizioni, in definitiva, erano coerenti con quelle del club
dei Giacobini. Ma, a partire dai primi mesi del 1791, si osserva una
crescente divaricazione. Se la proposta del 29 aprile per
autorizzare i militari ad assistere alle società
patriottiche, appare ambigua, certamente moderati sono gli
interventi in tema di potere (che egli attribuiva al monarca,
ricalcando le posizioni di Mirabeau) di fare la pace e la guerra e
di nominare i ministri e dei ministri di proporre leggi
all'Assemblea. Segno di una crescente preoccupazione per il montante
radicalismo sono le proposte del 21 maggio per
l'inviolabilità fisica dei deputati, eppoi in tema di
limitazioni dei poteri dell'assemblea rispetto ai diritti
inalienabili dei cittadini.
Al 29 gennaio 1791, risale un velenoso scambio di battute
all'Assemblea: Le Chapelier accusò Robespierre di non
conoscere una sola parola della Costituzione. Rispose il Prieur che
lui ne conosceva troppi. Il primo presidente del club dei Giacobini
si avviava, così, a divenire una delle bestie nere della
(ancora minoritaria) ala sinistra.
Dai Giacobini ai Foglianti
La rottura tra i Giacobini ed il loro primo presidente divenne
definitiva in coincidenza con la fuga a Varennes di Luigi XVI, il 21
giugno 1791, che rafforzò decisamente la sinistra radicale e
repubblicana. Le Chapelier passò al moderato Club dei
foglianti e prese a sostenere posizioni decisamente moderate.
La legge Le Chapelier
La rappresentazione plastica di tale mutamento, si ebbe con la
famosa Legge Le Chapelier, del 14 giugno 1791, che aboliva le
corporazioni, l'apprendistato, introduceva un delitto di coalizione,
penalmente perseguibile, abrogato solo nel 1864. In conseguenza la
legge proibiva anche le associazioni di lavoratori ed il diritto di
sciopero, con l'argomento che il nuovo regime che aveva distrutto le
antiche corporazioni, non poteva permettere la ricostruzioni di
nuove, che si interponessero fra Stato e cittadini: a nessuno
è permesso di ispirare ai cittadini un interesse
intermediario. Coerentemente, alla fine del settembre 1791, egli
criticò i club e le società popolari che non avevano
più ragione di esistere, dal momento che la missione di
rigenerazione della nazione era terminata: la rivoluzione è
finita … occorre portare l'ordine e la pace perché la nuova
costituzione potesse entrare in vigore ripeté sovente Le
Chapelier negli ultimi mesi dell'Assemblea Costituente.
La rottura definitiva con i Giacobini
Seguirono una serie di conseguenti prese di posizione: il 4 agosto
contro un progetto di legge punitivo dei numerosissimi preti
refrattari, ovvero coloro che avevano rifiutato la costituzione
civile del clero ed i nobili che rifiutavano l'abolizione dei titoli
nobiliari. Contro l'annessione di Avignone. Contro il pagamento di
indennità ai deputati. Contro la non-rieliggibilità
dei deputati della Costituente alla prossima Assemblea Nazionale
legislativa. Per la riduzione del diritto di petizione a diritto
individuale, ciò che avrebbe tolto ai club uno dei loro
principali strumenti di pressione. Per la limitazione del 'diritto
di affissione' a diritto pubblico regolato dalla legge, al fine di
mantenere l'ordine e la pace della società.
Tali posizioni sembravano fatte apposta per scontentare
profondamente i suoi vecchi compagni del club dei Giacobini, a
partire dal montante Robespierre: questi si mostrò furioso
per gli attacchi ai club ed alle società popolari.
Uscì anche un avvelenato pamphlet, intitolato Vita privata e
politica di re Isacco Le Chapelier I, capo della quarta dinastia dei
re di Francia
Esito
Ritorno a Rennes
L'Assemblea Nazionale Costituente si sciolse il 30 settembre 1791 e
venne immediatamente rimpiazzata dalla Assemblea Legislativa. Le
Chapelier rientrò già quell'anno a Rennes,
città che pure nell'agosto 1789, in occasione della sua
presidenza dell'Assemblea, gli aveva dedicato la allora Place Neuve,
ebbe molte difficoltà ad essere accettato dal locale club
degli Amici della Costituzione. Lui, che a Parigi ne era stato il
fondatore. E la sua ammissione provocò la scissione dei 120
membri più radicali (o opportunisti).
Vennero i successivi, tumultuosi, mesi del proclama di Brunswick del
25 luglio 1792, che portarono al processo di Luigi XVI (iniziato il
11 dicembre 1792) ed alla sua decapitazione (21 gennaio 1793). La
radicalizzazione del conflitto politico segnò il trionfo
dell'ala sinistra del Robespierre e la sparizione (soprattutto
fisica) dei Foglianti.
Fuga in Inghilterra
Comprendendo la grave minaccia, nel 1792 Le Chapelier passò
in Inghilterra, ufficialmente per seguire gli interessi di un
cliente. Lì venne accusato di emigrazione e minacciato di
confisca dei beni. Talché rientrò in Francia: non
nella pericolosissima Parigi, però, ma a Forges-les-Eaux,
piccolo comune dell'Alta Normandia.
Processo e decapitazione
Qui, il 14 febbraio 1794, scrisse una lettera al comitato di salute
pubblica del Robespierre, suo antico sodale, nella quale offriva i
propri servigi come spia a danno degli Inglesi.
La lettera venne considerata una provocazione e Robespierre
profittò per decretare un ordine di arresto del febbraio
1794. Tradotto dinnanzi al tribunale rivoluzionario, Le Chapelier fu
condannato a morte per aver cospirato, dal 1789, in favore della
monarchia, insieme al Thouret, al Malesherbes ed al Duval
d'Éprémesnil. Venne ghigliottinato il 22 aprile 1794,
lo stesso giorno del Malesherbes, del fratello e della cognata del
Chateaubriand.