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Jules Lachelier (Fontainebleau, 27 maggio 1832 –
    Fontainebleau, 26 gennaio 1918) è stato un filosofo francese.
    
    È ricordato soprattutto per lo studio della filosofia di
    Immanuel Kant e la conseguente diffusione della filosofia
    trascendentale nella Francia di fine Ottocento. Ha lasciato
    pochissimi scritti, esercitando la sua influenza soprattutto
    attraverso le sue lezioni all'École Normale Supérieure
    di Parigi.
    
    Biografia
    
    Nacque nel 1832 a Fontainebleau, piccolo comune della regione
    dell'Île-de-France. Fu l'unico figlio di
    Louise-Thérèse Degand ed Esprit Lachelier, un
    ufficiale della marina militare francese in congedo. Dopo la morte
    del padre, avvenuta nel 1847, fu mandato a Parigi e completò
    i suoi studi superiori al liceo Louis-le-Grand.
    
    Nel 1851 viene ammesso come studente all'École Normale
    Supérieure, classificandosi primo in graduatoria. Proprio in
    quell'anno, la Francia viene scossa dal colpo di stato del 2
    dicembre, che permise al presidente Carlo Luigi Napoleone di
    concentrare tutto il potere su di sé. L'anno successivo, il
    presidente proclamò la nascita del Secondo Impero e fu
    proclamato imperatore, assumendo il nome di Napoleone III. L'
    École Normale venne fatta oggetto di numerose pratiche
    restrittive, compresa la sorveglianza costante degli studenti. Il
    concorso per diventare professore di Filosofia era stato soppresso,
    così Lachelier tese a ritirarsi in se stesso, conducendo i
    suoi studi con la pacatezza e riservatezza che gli saranno
    caratteristiche. Nonostante l'inimicizia dell'amministrazione della
    scuola, Lachelier vinse il concorso da professore in Lettere. Fu
    interrogato da Félix Ravaisson, che dopo due anni lo
    richiamò all' École Normale come docente.
    
    Nel frattempo Lachelier si era sposato con Lèontine Courtois,
    matrimonio che durerà fino alla morte dei due. La coppia ebbe
    due maschi e sette femmine; il primogenito, Henri Lachelier,
    seguì la carriera del padre e contribuì agli studi
    postumi sul suo pensiero. L'essere sposato con figli gli
    evitò il servizio militare. Così, Lachelier si dedica
    a tempo pieno alla speculazione filosofica, avendo come unico
    vincolo quello di tenere Ravaisson al corrente dei propri studi.
    
    Dapprima si dedica allo studio dei dialoghi di Platone, per poi
    rivolgersi allo spiritualismo di Maine de Biran, la dottrina
    sostenuta dal suo maestro Ravaisson. Medita a lungo su una tesi di
    dottorato conforme alla metafisica spiritualista, invano. I suoi
    studi finiscono sempre per incontrare difficoltà insolubili.
    È solo con la lettura della Critica del Giudizio di Kant che
    il suo pensiero ha una svolta e giunge a maturazione. Il prodotto
    immediato è la tesi Du fondement de l'induction (Sul
    fondamento dell'induzione).
    
    In quest'opera, Lachelier applica la filosofia trascendentale al
    problema dell'induzione, cercando di mostrare il suo potere
    teoretico ed aderendo esplicitamente ad essa. Questo segnò
    una rottura con l'intera tradizione della filosofia francese
    dell'epoca e l'allontanamento da Ravaisson. Questo si tradusse nel
    suo isolamento da parte degli altri accademici, a causa
    dell'egemonia della corrente spiritualista che risaliva all'opera di
    Victor Cousin.
    
    Ciononostante esercitò una grande influenza attraverso i suoi
    corsi. Fu il primo studioso degno di nota in Francia a capire
    seriamente la portata della svolta criticista e a diffonderne
    l'insegnamento e la comprensione. Nel complesso, la sua influenza fu
    tra le più importanti per i mutamenti della filosofia
    francese di fine '800. Tra i suoi studenti vi furono Jules Lagneau,
    Emile Boutroux, Théodule Ribot, Léon Brunschvicg (che
    dopo morte di Lachelier tenne il discorso in sua memoria alla
    Societé Française de Philosophie) e Henri Bergson (che
    a Lachelier dedicò il primo dei suoi lavori principali, il
    Saggio sui dati immediati della coscienza).
    
    Condusse la sua vita conformemente alla tranquillità che lo
    contraddistingueva, tanto che rinunciò a pubblicare opere
    sistematiche, non considerandosi un autore degno di nota.
    Continuò ad insegnare con passione e, dopo essersi ritirato,
    continuò a partecipare alle discussioni accademiche e a dare
    il suo contributo alle opere degli amici. Morì il 26 gennaio
    del 1918 nella sua città natale Fontainebleau, per essere poi
    sepolto a Parigi il 31 gennaio. Nel suo testamento chiese di non
    pubblicare né i testi dei suoi corsi all' École
    Normale, né la sua corrispondenza filosofica, ultimo atto di
    estrema umiltà e riservatezza.
    
    L'Opera
    
    La scarsissima fama di Jules Lachelier ha una delle sue cause
    principali nella povertà della sua produzione scritta. A
    parte la corrispondenza e i corsi, dei quali egli stesso
    vietò la pubblicazione , rimangono alcuni articoli,
    annotazioni e solo due scritti maggiori: la tesi di dottorato Du
    fondement de l'induction ed il saggio Psychologie et
    Métaphysique. La sua filosofia è vicina all'idealismo
    trascendentale, ma rimane forte la base spiritualista, soprattutto
    in riferimento a Maine de Biran. In effetti, la peculiarità
    della sua filosofia sta in un riuscito innesto del trascendentalismo
    nello spiritualismo, da cui non si distaccò mai veramente.
    Nella conclusione di Du fondement de l'induction, Lachelier parla di
    come si debba superare il meccanicismo di quello che chiama
    Idealismo Materialista, abbracciando un Realismo Spiritualista.
    Inoltre, in una nota alla voce Spiritualismo del dizionario
    filosofico di Lalande, Lachelier distingue tra due forme di esso:
    quello di primo grado si limita a porre lo spirito al di sopra della
    natura, impigliandosi nel problema del rapporto tra essi; quello
    più avanzato, che ascrive a Ravaisson (sanando in parte
    l'apparente tradimento consumatosi con l'adesione al kantismo)
    consiste nel «cercare nello spirito la spiegazione della
    natura stessa, nel credere che il pensiero inconscio che lavora in
    essa sia lo stesso che diviene cosciente in noi, e che esso non fa
    che lavorare per arrivare a produrre un organismo che gli permetta
    di passare (tramite la rappresentazione dello spazio) dalla forma
    inconscia a quella cosciente.».
    
    Scritti minori
    
    A dispetto delle richieste, parte della sua corrispondenza è
    disponibile alla biblioteca dell'Institut de France. Appunti presi
    dagli studenti alle sue lezioni sono presenti nella biblioteca dell'
    École Normale; il corso di logica dell'anno accademico
    1866-1867 è stato pubblicato in Francia nel 1990.
    
    In appendice ad Oeuvres (1933) sono contenuti i testi di numerose
    discussioni della Societé Française de Philosophie,
    indispensabili per capire la profondità dell'autore. Ad essi
    seguono le correzioni ed annotazioni che Lachelier apportò al
    dizionario filosofico di André Lalande. Anche queste sono
    molto interessanti e permettono un'ulteriore chiarificazione della
    filosofia di Lachelier. Le correzioni sono tuttora accettate e
    segnalate nelle edizioni contemporanee del dizionario.
    
    Gli articoli sono numerosi ed alcuni godono ancora di una certa
    attenzione in Francia. I più brevi sono: delle annotazioni
    sul Filebo di Platone (Note sur le "Philèbe"); sui paradossi
    di Zenone (Note sur les deux derniers arguments de Zenon
    d'Elée contre l'existence du mouvement); sugli dei in Epicuro
    (Les dieux d'Épicure); una recensione ad un testo sul
    concetto di Dio (Trois articles sur l'idée de Dieu et ses
    nouveaux critiques, de E. Caro). Più importanti sono i suoi
    studi sul sillogismo: Les conséquences immédiates et
    le syllogisme e La proposition et le syllogisme. Tuttora oggetto di
    una certa considerazione, almeno da parte degli studiosi del settore
    in Francia, sono le Notes sur le pari de Pascal, che esaminano
    criticamente la famosa scommessa su Dio di Blaise Pascal.
    
    L'observation de Platner è un articolo più complesso:
    esso parte da uno studio di Ernst Platner, medico e filosofo seguace
    di Gottfried Leibniz. Platner conduce delle osservazioni su dei
    pazienti ciechi dalla nascita e ne conclude che essi non hanno
    l'idea dello spazio: ciò che prende il posto di essa è
    il tempo, tramite il tatto. Lachelier cerca di difendere questa
    tesi, sostenendo che l'estensione (termine che preferisce a quello
    di spazio) è un fenomeno visivo, di cui il tatto non sa
    render ragione; inoltre, che il tatto permette di percepire comunque
    ciò che ci sta attorno, distinguendo altrettanti dettagli che
    la vista. L'argomentazione si sviluppa in modo approfondito,
    investendo i temi più generali della percezione e del
    rapporto tra idealismo e realismo. L'obiettivo di Lachelier è
    comunque quello di escludere la possibilità di oggetti
    esistenti in se stessi, di un mondo materiale completamente
    indipendente dal pensiero, cercando di mostrarne la
    contraddittorietà. Per i suoi rilievi sulla percezione della
    profondità, il testo è un confronto importante per la
    prima filosofia di Louis Lavelle.
    
    Sul fondamento dell'induzione
    
    Lachelier presentò questo testo come tesi di dottorato nel
    1872. In esso, la tematica dell'induzione viene assunta come banco
    di prova per la filosofia trascendentale. Sappiamo che l'induzione
    presenta continuamente il problema della legittimità e
    sicurezza delle sue conclusioni, in quanto pretende di ottenere una
    regola universale (una legge naturale) a partire da dei casi
    particolari. Dopo aver dimostrato che l'induzione non può
    essere un'operazione logica, almeno nell'ambito della logica
    classica, Lachelier passa alla disamina critica delle due posizioni
    antagoniste dell'epoca: lo spiritualismo e l'empirismo. Quest'ultimo
    era stato introdotto in Francia da Condillac nella forma del
    sensismo. Entrambe arrivano a contraddizioni insolubili; per
    Lachelier il problema può essere risolto solo seguendo il
    sentiero tracciato da Kant.
    
    È qui che la ricerca ha una svolta, non solo per l'uso degli
    strumenti della filosofia trascendentale, ma perché diventa
    un tentativo di fondazione metafisica di quelli che Lachelier
    individua come i due principi necessari perché l'induzione
    possa affermarsi come legittima. Non solo: derivando le conseguenze
    di questo percorso di fondazione, Lachelier allarga il campo della
    ricerca ad altre tematiche metafisiche quali la libertà ed il
    determinismo, la necessità e la contingenza,
    l'oggettività del conoscere, l'armonia del sistema
    dell'universo. Quello che per lui rimane a fuori è la morale,
    che richiederebbe un discorso a parte, ma che non può dirsi
    indipendente dalla metafisica.
    
    Psicologia e metafisica
    
    Questo è il testo dove l'idealismo di Lachelier diventa
    più esplicito. Si apre con la constatazione che la filosofia
    aspira al sapere universale, per poi ribadire la tesi che per fare
    ciò è necessario indagare il pensiero. Ora, lo studio
    dei meccanismi del pensiero, conformemente alla tradizione francese
    dell'epoca, viene definita psicologia. In questo modo, la psicologia
    è indicata come propedeutica alla metafisica, perché
    è conoscendo le forme del pensiero che è poi possibile
    proseguire fino alla conoscenza della realtà e delle
    verità più elevate.
    
    Con procedimento simile a quello della tesi di dottorato, Lachelier
    mette a confronto le teorie psicologiche derivate dalla scuola di
    Victor Cousin (che paradossalmente prendeva le mosse dagli studi di
    Condillac) e quelle nate in reazione ad essa, in cui possiamo
    riconoscere l'influenza empirista. Dal confronto tra esse derivano
    diverse aporie, principalmente perché le prime sembrano
    più accettabili al senso comune, ma le seconde sono
    più rigorose. Così, Lachelier cerca di trovare una via
    d'uscita, ancora una volta integrando la tradizione con la filosofia
    trascendentale per poi mostrare come il cambiamento di paradigma
    abbia delle importanti conseguenze metafisiche. In conclusione,
    Lachelier tira le somme della ricerca, tracciando di fatto il
    percorso della sua filosofia dallo spiritualismo alla sua forma di
    idealismo.