Lacerba

 

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Lacerba fu una rivista letteraria fiorentina fondata il 1º gennaio 1913 da Giovanni Papini e Ardengo Soffici; si avvalse della collaborazione di Aldo Palazzeschi e Italo Tavolato ponendosi su posizioni simili a quelle del Leonardo e aderendo (per breve tempo) al Futurismo. Il quindicinale, stampato in caratteri rosso mattone ed in seguito neri, riprendeva il titolo dal poemetto del Trecento di Cecco d'Ascoli - L'acerba - inserendone nella testata un verso: «Qui non si canta al modo delle rane». La rivista dichiarava le sue tesi nella prima pagina dell'Introibo rivendicando la piena libertà e autonomia dell'arte, l'esaltazione anarchica del "genio" e del "superuomo" ed un rilancio della letteratura frammentaria.

Papini, allora, scrive articoli provocatori come Freghiamoci della politica, Soffici scrive del Cubismo e tiene la rubrica fissa Giornale di bordo, Palazzeschi è presente con numerose liriche come Una casina di cristallo, Postille, Pizzicheria, Tavolato scrive articoli scandalistici come Elogio della prostituzione, Bestemmia contro la democrazia. La rivista, vista la sua natura e il suo programma, è pronta ad accogliere il contributo (che presto diventerà invadenza tematica) dei futuristi che - dal 15 marzo 1913 - iniziano ad occupare posti di primo piano. Compaiono così frequentemente i nomi di Filippo Tommaso Marinetti, Luciano Folgore, Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Corrado Govoni. Nel n. 18 (15 settembre 1913), un "manifesto-sintesi" del poeta francese Guillaume Apollinaire riassume "L'antitradizione futurista", applicando la tecnica delle parole in libertà, mentre Boccioni, Carrà, Severini e Balla confermano a Marinetti, con le loro opere, l'idea della simultaneità. Nel n.20 del 15 ottobre 1913, Lacerba pubblica il Programma politico futurista, seguito da una Postilla del neofita futurista Papini. Il manifesto politico si rivolge agli elettori futuristi in vista delle elezioni del 26 ottobre 1913, le prime a suffragio universale maschile, invitandoli a votare contro le liste clerico-liberali-moderate di Giovanni Giolitti e del cattolico Vincenzo Ottorino Gentiloni e contro il programma democratico-repubblicano-socialista.

Manifesto politico futurista "Italia sovrana assoluta.

La parola ITALIA deve dominare sulla parola LIBERTÀ. Tutte le libertà, tranne quella di essere vigliacchi, pacifisti, anti-italiani. Una più grande flotta e un più grande esercito; un popolo orgoglioso di essere italiano, per la guerra sola igiene del mondo e per la grandezza di un'Italia intensamente agricola, industriale e commerciale. Difesa economica ed educazione patriottica del proletariato. Politica estera cinica, astuta e aggressiva. - Espansionismo coloniale. - Liberismo. - Irredentismo. - Panitalianismo. - Primato dell'Italia. Anticlericalismo e antisocialismo. Culto del progresso e della velocità, dello sport, della forza fisica, del coraggio temerario, dell'eroismo e del pericolo, contro l'ossessione della cultura, l'insegnamento classico, il museo, la biblioteca e i ruderi. - Soppressione delle accademie e dei conservatori. Molte scuole pratiche di commercio, industria e agricoltura. - Molti istituti di educazione fisica,- ginnastica quotidiana nelle scuole. - Predominio della ginnastica sul libro. Un minimo di professori, pochissimi avvocati, moltissimi agricoltori, ingegneri, chimici, meccanici e produttori di affari. Esautorazione dei morti, dei vecchi e degli opportunisti, in favore dei giovani audaci. Contro la monumentonomia e l'ingerenza del Governo in materia d'arte. Modernizzazione violenta delle città passatiste (Roma, Venezia, Firenze, eccc.) Abolizione dell'industria del forestiero, umiliante ed aleatoria".

Sempre come rivista d'arte e di pensiero che intende portare il pubblico a conoscenza delle forme più avanzate dell'arte moderna, Lacerba pubblica, nel n. 15, 1º agosto 1914, il Manifesto dell'architettura futurista Quando scoppia la prima guerra mondiale e l'Italia dichiara la sua neutralità, Lacerba, dal n. 16, 15 agosto 1914, passa dal disimpegno politico precedentemente espresso ad un forte entusiasmo politico interventista e afferma che Lacerba, da quel numero sarà solamente politica per riprendere l'"attività teoretica e artistica a cose finite". Appaiono sui numeri della rivista violenti articoli attivistici contro il governo vile e verso i "piagnoni" neutralisti e socialisti. Nel 1915 Giovanni Papini assume interamente la direzione della rivista (prima condivisa con Soffici, che continua a collaborare). Con il ritorno di Aldo Palazzeschi, a cui è affidata una rubrica fissa (Spazzatura), letteratura ed arte rientrano sulle pagine di Lacerba, accanto agli articoli politici. In febbraio un articolo firmato da Palazzeschi, Papini e Soffici (Futurismo e marinettismo) sancisce il divorzio tra i tre fiorentini (che si proclamano i soli autentici futuristi) e i futuristi milanesi, chiamati con dispregio "marinettisti". Con questo episodio si conclude la prima stagione del futurismo fiorentino. La rivista cessa le pubblicazioni il 22 maggio 1915, due giorni prima dell'entrata in guerra dell'Italia: l'ultimo editoriale di Papini reca il titolo Abbiamo vinto!.