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Kerenskij ‹ki̯ér'insk'i›, Aleksandr Fëdorovič. - Uomo
    politico russo (Simbirsk 1881 - New York 1970). Socialista moderato,
    dopo la rivoluzione del febbr. 1917 fu ministro della Giustizia, poi
    della Guerra e infine (luglio) primo ministro. Contrario a una pace
    separata russa nella Prima guerra mondiale, fu travolto dalla
    rivoluzione bolscevica (ott. 1917) e costretto alla fuga all'estero.
    
Vita e attività
Di agiata famiglia borghese, compì studî
    letterarî e giuridici a Pietroburgo, attratto in politica dal
    populismo dei socialrivoluzionarî e in filosofia dallo
    spiritualismo di V. Solov´ev. Avvocato, si accostò
    durante la prima rivoluzione russa (1905) a gruppi terroristici; fu
    arrestato e bandito dalle principali città; tornato poi a
    Mosca, si distinse come difensore in clamorosi processi politici.
    Eletto nel 1912 deputato per il partito del lavoro (trudoviki) alla
    quarta Duma, si occupò dei problemi della riforma agraria. A
    partire dalla dichiarazione di guerra, ritenne primo obiettivo la
    vittoria: mentre continuava, dunque, la sua lotta contro lo zarismo,
    approfondiva anche il distacco dai socialdemocratici. Dopo la
    rivoluzione di febbraio, K. fu l'unico ministro socialista in seno
    al primo governo provvisorio, col portafoglio della Giustizia,
    trovandosi tra i conservatori "cadetti" in una posizione equivoca,
    per cui cercò in più occasioni di negare la propria
    responsabilità per l'operato degli altri ministri. Il secondo
    governo provvisorio, anch'esso presieduto dal principe G.
    L´vov, comprendeva sei ministri socialisti
    (socialrivoluzionarî, menscevichi, indipendenti); al dicastero
    della Guerra, K. tentò di ripristinare la disciplina
    militare, visitando il fronte e reintroducendo la pena di morte per
    i disertori, già abolita dopo il febbraio. Dal luglio primo
    ministro, K. lottò contro le tendenze rivoluzionarie e
    favorevoli all'armistizio dei bolscevichi e il tentativo di colpo di
    stato del generale zarista L. Kornilov. Mentre K. non volle prendere
    in considerazione la possibilità di una pace separata, si
    scatenò la rivolta contadina e trovò terreno sempre
    più fertile la propaganda dei bolscevichi, soprattutto in
    seguito al fallimento della grande offensiva russa in Galizia. Dopo
    la rivoluzione d'ottobre, K. cercò inutilmente di riprendere
    la capitale alla testa di truppe fedeli; in esilio, si
    stabilì prima a Parigi e poi negli Stati Uniti. 
    
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Wikipedia
    
    Aleksandr Fëdorovič Kerenskij; Simbirsk, 22 aprile 1881 – New
    York, 2 maggio 1970) è stato un politico russo, di idee
    socialiste, Primo ministro della Russia dopo la caduta dell'ultimo
    zar e immediatamente prima che i bolscevichi andassero al potere.
    
    
    Biografia
    
    Figlio di un professore, Kerenskij si laureò in
    giurisprudenza all'università di Pietrogrado (ora San
    Pietroburgo) nel 1904: tra i suoi colleghi ci fu anche Vladimir
    Lenin, che sarebbe diventato un suo rivale politico qualche anno
    dopo.
    
    Kerenskij manifestò fin dal principio il proprio orientamento
    politico, con le sue frequenti difese dei moti rivoluzionari contro
    lo Zar. Fu eletto alla Quarta Duma nel 1912 come membro del
    Trudoviki. Rimase in politica durante la prima guerra mondiale e dal
    1917 entrò a far parte del Comitato Provvisorio della Duma
    come socialista rivoluzionario (diede il suo apporto alla formazione
    del governo il 7 luglio).
    
    A dispetto delle difficoltà riuscì a ricoprire la
    carica di vice-rettore del Soviet di Pietrogrado. Quando il Governo
    provvisorio fu formato, inizialmente fu nominato ministro della
    giustizia, ma in maggio divenne ministro della guerra e primo
    ministro nel luglio del 1917.
    
    A seguito del fallito colpo di stato del generale Lavr Kornilov in
    agosto e della dimissione dei ministri, si nominò comandante
    in capo e proclamò la Repubblica Russa. Quando i bolscevichi
    presero il potere nell'ottobre del 1917 fuggì a Pskov e in
    seguito compì un tentativo di rovesciare il nuovo governo
    comunista: le truppe, sotto il suo comando, conquistarono Tsarskoe
    Selo il 28 ottobre ma furono sconfitte il giorno successivo a
    Pulkovo.
    
    Dopo tale sconfitta lasciò il suo paese per la Francia e nel
    1940, dopo che la Germania hitleriana conquistò Parigi, si
    trasferì negli Stati Uniti, dove visse fino alla sua morte
    salvo un breve soggiorno a Brisbane, in Australia, dove
    lavorò nel 1941 insieme alla moglie Lydia Tritton.
    
    Quando Adolf Hitler invase l'Unione Sovietica, Kerenskij
    offrì il suo aiuto militare a Stalin che tuttavia
    preferì non accettare. Dopo che la Seconda guerra mondiale
    terminò Kerenskij fondò, insieme ad un gruppo di
    amici, un movimento politico-militare chiamato "Unione per la
    liberazione della Russia" che tuttavia fu costretto a sciogliere
    poco dopo in quanto riuscì ad attirare pochissimi militanti.
    
    Di ritorno negli USA lavorò in molte università
    statunitensi, in particolare alla Stanford University, dove
    insegnò la storia russa. Scrisse anche molte opere, tra cui
    Russia and History's Turning Point (1965).
    
    Kerenskij morì serenamente nella sua abitazione nel 1970: la
    Chiesa ortodossa statunitense rifiutò di accogliere le sue
    ceneri nei propri cimiteri, ritenendolo il politico maggiormente
    responsabile della vittoria dei bolscevichi; anche la Chiesa
    ortodossa serba non diede ospitalità alla sua tomba e
    pertanto Kerenskij fu seppellito a Londra.