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Émile Henry (Barcellona, 26 settembre 1872 – Parigi, 21 maggio 1894) è stato un anarchico francese, autore di due atti dinamitardi.
Auguste Vaillant, nel dicembre del 1893, fece esplodere una bomba contro la Camera dei deputati francese. L'attentato non fece alcuna vittima, ma sparse il terrore: era ormai evidente che gli anarchici potevano colpire il potere al cuore (infatti l'anno successivo Sante Caserio riuscì a uccidere il presidente Carnot pugnalandolo). Vaillant venne condannato a morte. Fu dunque per vendicarlo che Henry, il 12 febbraio 1894, una settimana dopo la condanna di Vaillant, gettò una bomba al Cafè Terminus, alla Gare St. Lazare, causando un morto e venti feriti. Tentò di fuggire ma venne catturato dalla polizia, dopo aver ferito quattro inseguitori. Henry era già responsabile di una bomba a una stazione di polizia di Parigi, in rue de Bons-Enfants. Fu condannato a morte e ghigliottinato il 21 maggio 1894 all'età di 21 anni.
Di fronte alla giuria che lo condannò alla ghigliottina
dichiarò: «Nella guerra da noi dichiarata alla borghesia non
chiediamo pietà. Diamo la morte e sappiamo subirla. Per questo
attendo con indifferenza il vostro verdetto. So che la mia testa
non sarà l'ultima che taglierete. Aggiungerete altri morti alla
lista sanguinosa dei nostri morti. Impiccati a Chicago,
decapitati in Germania, garrotati a Xerès, fucilati a
Barcellona, ghigliottinati a Montbrison e a Parigi, i nostri
morti sono numerosi; ma voi non siete riusciti a distruggere
l'anarchia. Le sue radici sono profonde. Essa è nata nel seno di
una società putrefatta e vicina alla sua fine; essa è una
violenta reazione all'ordine stabilito; essa rappresenta le
aspirazioni di uguaglianza e libertà che distruggono l'attuale
autoritarismo. Essa è dovunque. Questo la rende indomabile, per
questo finirà coll'uccidervi».
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Anarcopedia
Émile Henry (Barcellona, 26 Settembre 1872 – Parigi, 21 Maggio
1894), è stato un anarchico illegalista e insurrezionalista
francese.
Biografia
Émile Henry nacque il 26 settembre 1872 a Barcellona. Cresciuto
in un ambiente aristocratico liberale, suo padre, comunardo ed
uno dei primi comunisti francesi, fu condannato a morte dopo la
repressione della Comune, ma riuscì a fuggire in Spagna dove
nacque Émile e il fratello Fortuné (anche lui diverrà
anarchico).
Rientrato con la famiglia in Francia dopo l'armistizio del 1882,
Émile studiò come operatore di borsa presso la scuola di Jen
Baptiste Say, distinguendosi per il suo carattere assai mite.
Ritiratosi da scuola perché non riusciva a superare alcune prove
d'esame, risiedette per un breve periodo a Venezia per lavoro,
poi fece ritorno a Parigi perché assunto da una casa di
commercio.
L'anarchismo insurrezionalista
Ben presto constatò con i propri occhi le profonde ingiustizie
del mondo, per questo aderì al movimento anarchico nel 1891.
Influenzato probabilmente dal fratello maggiore, abbracciò l’ala
più intransigente dell'anarchismo: l'anarchismo
insurrezionalista.
Le sue scelte radicali non furono senza conseguenze: perse
immediatamente il lavoro. In seguito trovò occupazione presso il
laboratorio di uno scultore e iniziò a collaborare con diversi
giornali anarchici: «Le Père Peinard» e «L'En Dehors».
Subito messo sotto sorveglianza dalla polizia, il 30 maggio 1892
fu fermato dopo una riunione pro-Ravachol e rilasciato dopo la
perquisizione del suo domicilio. L'8 novembre 1892, Émile
collocò una bomba davanti alla sede della società miniere di
Carmaux, come gesto di solidarietà in favore dei minatori. La
bomba fu però trovata prima che esplodesse da un poliziotto
imprudente, che addirittura la portò in commissariato: fu una
strage (6 morti).
Rifugiatosi immediatamente in Gran Bretagna, a Londra, collaborò
per tutto il 1893 con Louis Matha alla gestione del gruppo
Autonomie, poi rientrò clandestinamente a Parigi alla fine del
dicembre 1893 ed iniziò a fabbricare esplosivi. Le azioni di
Henry avevano fatto molto scalpore e sparsero il terrore tra la
borghesia, perché con quel gesto era evidente che gli anarchici
potevano distruggere il potere. Era vero: nel 1894 Sante Caserio
uccise il presidente Carnot. Sempre quell'anno (12 febbraio
1894), Henry gettò una bomba anche contro il Cafè Terminus della
stazione Saint-Lazare con l'intenzione di vendicare l'esecuzione
di Auguste Vaillant, anarchico giustiziato dopo un simbolico
attentato contro la Camera dei Deputati. L'attacco alla stazione
di Saint-Lazare provocò il ferimento di una ventina di persone
(una di queste morirà in seguito). Émile Henry tentò la fuga, ma
fu inseguito, fermato e giudicato a partire dal 27 aprile.
Il processo
Il processo contro Émile Henry si tenne a Parigi ed iniziò il 27
aprile 1894. Il giudice non gli diede alcuna attenuante, che
peraltro nemmeno cercava.
Orgogliosamente rivendicò le sue azioni rivolgendosi alla corte
con queste parole:
«Nella guerra da noi dichiarata alla
borghesia non chiediamo pietà. Diamo la morte e sappiamo
subirla. Per questo attendo con indifferenza il vostro verdetto.
So che la mia testa non sarà l'ultima che taglierete.
Aggiungerete altri morti alla lista sanguinosa dei nostri morti.
Impiccati a Chicago, decapitati in Germania, garrotati a Xerès,
fucilati a Barcellona, ghigliottinati a Montbrison e a Parigi, i
nostri morti sono numerosi; ma voi non siete riusciti a
distruggere l'anarchia. Le sue radici sono profonde. Essa è nata
nel seno di una società putrefatta e vicina alla sua fine; essa
è una violenta reazione all'ordine stabilito; essa rappresenta
le aspirazione di uguaglianza e libertà che distruggono
l'attuale autoritarismo. Essa è dovunque. Questo la rende
indomabile, per questo finirà coll'uccidervi».
Condannato alla ghigliottina, la sentenza fu eseguita il 21
maggio del 1894.