CRONOLOGIA DELLA VITA DI ANTONIO GRAMSCI

da Antonio Gramsci, Tatiana Schucht - Lettere 1926-1935

Einaudi, Torino 1997

1891

Nasce ad Ales (Oristano) il 22 gennaio da Francesco e Giuseppina Marcias, quarto di sette figli (Gennaro, Grazietta, Emma, Antonio, Mario, Teresina, Carlo).

1893

Si trasferisce con la famiglia a Sorgono (Nuoro).

1894-96

Insieme con le sorelle Emma, Grazietta e Teresina frequenta l'asilo dalle suore di Sorgono.

1898-99

Il padre è sospeso, nel 1898 dall'impiego e poi arrestato e condannato per una irregolarità amministrativa. Nel 1899 la madre con i sette figli va ad abitare a Ghilarza dove Gramsci frequenta le scuole elementari.

1903-908

Conseguita nell'estate del 1903 la licenza elementare, per le difficili condizioni economiche della famiglia, lavora per due anni nell'ufficio del catasto di Ghilarza e studia privatamente. In seguito, grazie all'aiuto della madre e delle sorelle, riprende gli studi e frequenta le ultime tre classi ginnasiali a Santu Lussurgiu, paese a circa venti chilometri da Ghilarza, dove vive in casa di una contadina. Durante il primo anno di ginnasio comincia a leggere la stampa socialista che il fratello maggiore Gennaro gli invia da Torino dove si trovava per prestare il servizio militare.

1908-10

Conseguita la licenza ginnasiale a Oristano, si iscrive al liceo Dettori di Cagliari dove vive con il fratello maggiore Gennaro e dove frequenta gli ambienti giovanili del movimento socialista, prendendo parte alle discussioni sui problemi economici e sociali della Sardegna. Il 26 luglio 1910 pubblica nel quotidiano di Cagliari «L'Unione sarda», diretto da Raffa Garzia, il suo primo articolo di corrispondente del giornale da Aido maggiore, piccolo centro vicino a Ghilarza, nella zona del Tirso. A questi anni risalgono le prime letture dell'opera di Marx.

1911

Nell'estate consegue la licenza liceale. Per iscriversi all'Università decide di concorrere a una delle borse di studio di 70 lire mensili, per dieci mesi all'anno, istituite dal collegio Carlo Alberto di Torino per gli studenti disagiati delle vecchie province del Regno di Sardegna. Per contribuire alle spese familiari trascorre alcune settimane a Oristano presso lo zio Serafino Delogu dando ripetizioni al nipote Delio. Verso la fine dell'estate parte per Torino dove in ottobre supera il concorso e ottiene la borsa di studio. In novembre si iscrive alla facoltà di Lettere. Abita dapprima sul Lungo Dora (corso Firenze 57), in seguito per un breve periodo in via San Massimo 33, poi presso la vedova Berrà, in una stanza all'ultimo piano di piazza Carlina 15, nelle vicinanze dell'Università.

1912

I primi mesi di vita studentesca trascorrono isolati, con gravi difficoltà economiche e di salute. I suoi interessi si rivolgono particolarmente agli studi di glottologia, ai quali è avviato da Matteo Giulio Bartoli, con alcune ricerche sul dialetto sardo. Frequenta anche il corso di letteratura italiana di Umberto Cosmo. All'Università incontra Palmiro Togliatti che aveva conosciuto durante le prove di concorso della borsa di studio del collegio Carlo Alberto. Comincia la loro frequentazione e qualche tempo dopo Togliatti, sollecitato da Gramsci, compie una ricerca sulla struttura sociale della Sardegna. Trascorre le vacanze estive presso la famiglia a Ghilarza e poi a Bosa Marina. Nella sessione autunnale supera gli esami di geografia, glottologia e grammatica greca e latina.

1913

Nell'anno accademico 1912-13 frequenta numerosi corsi delle facoltà di Lettere e di Giurisprudenza, tra i quali quelli tenuti da Arturo Farinelli, Piero Toesca, Luigi Einaudi, Francesco Ruffini, ma, per le precarie condizioni di salute, non riesce a preparare alcun esame. Nella primavera ha i primi contatti con gli ambienti operai torinesi in occasione del grande sciopero metallurgico della Fiom. Collabora al periodico studentesco «Corriere universitario» con articoli su Giovanni Papini e sul movimento futurista. In estate ritorna in Sardegna. In settembre da Ghilarza invia la propria adesione al «Gruppo di azione e propaganda antiprotezionista», promosso sull'isola da Attilio Deffenu e Nicolò Fancello; in ottobre assiste in Sardegna alla battaglia elettorale in vista delle prime elezioni a suffragio universale (26 ottobre e 2 novembre). Tornato a Torino, nei mesi seguenti ha i primi contatti col movimento socialista. A quest'epoca risale, probabilmente, l'iscrizione alla sezione socialista di Torino. Colpito da un grave esaurimento nervoso non sostiene alcun esame nella sessione autunnale.

1914

Nella primavera supera gli esami di filosofia morale, storia moderna e letteratura greca dopo che nel febbraio gli era stata temporaneamente sospesa la pensione. E' assiduo lettore de «La Voce» di Prezzolini e de «l'Unità» di Salvemini. Con Angelo Tasca e Palmiro Togliatti, progetta di fondare una rassegna di cultura socialista: «La Città futura». Sostiene l'iniziativa di offrire a Gaetano Salvemini la candidatura al IV Collegio (Borgo San Paolo) di Torino. Nel giugno prende parte, a fianco dei gruppi avanzati di operai e di studenti che a Torino formano la frazione della sinistra rivoluzionaria, alle manifestazioni operaie della «settimana rossa» e, in occasione del comizio di Salvemini in piazza Statuto, sottoscrive un manifesto degli studenti antinazionalisti in favore del candidato socialista Mario Bonetto. In ottobre interviene nel dibattito sulla posizione del Partito socialista italiano di fronte alla guerra con l'articolo (firmato) Neutralità attiva e operante, pubblicato il 31 ottobre sul «Grido del Popolo». L'11 novembre supera l'esame di letteratura neolatina. In ottobre, ancora afflitto dall'esaurimento nervoso, viene nuovamente privato per quattro mesi della borsa di studio ed è costretto a vivere dando lezioni private.

1915

Nell'inverno 1914-15 segue il corso di filosofia teoretica sull'interpretazione critica del marxismo di Annibale Pastore che gli dà anche alcune lezioni private. Il 12 aprile si presenta all'esame di letteratura italiana che sarà il suo ultimo esame universitario. In autunno comincia la collaborazione a «Il Grido del Popolo», diretto da Giuseppe Bianchi, con una serie di note e articoli di argomento sociale e letterario. A dicembre, dopo aver rifiutato la nomina di direttore del Regio Collegio di Oulx, accetta l'invito di Giacinto Menotti Serrati a lavorare alla pagina torinese dell'«Avanti!», istituita alla fine dell'anno, ed entra a far parte della redazione dove lavorerà per 5 anni come recensore teatrale, come estensore di note di costume e di cultura e come polemista nella rubrica «Sotto la Mole». Le collaborazioni saranno quasi sempre non firmate.

1916

È redattore dell'«Avanti!» e pubblica nel «Grido del Popolo» l'articolo Socialismo e cultura. Dalle pagine del giornale interviene in appoggio alla campagna antiprotezionista. Entra in contatto e polemizza con il gruppo dei giovani cattolici pacifisti che redige la rivista «Il Savonarola» e nel corso dell'anno tiene numerose conferenze e conversazioni nei circoli operai torinesi. In ottobre collabora alla rivista «L'Alleanza corporativa» con l'articolo Socialismo e cooperazione.

1917

In febbraio cura la redazione di un numero unico della Federazione giovanile socialista piemontese, «La Città futura» (11 febbraio), dove pubblica gli articoli: Tre principi, tre ordini, Indifferenti, La disciplina, Margini, Modello e realtà e stralci di scritti di Croce, Salvemini e Armando Carlini. La pubblicazione di questo numero unico è al centro di una discussione con «L'Avanguardia», organo della gioventù socialista italiana. Gli avvenimenti russi del febbraio producono in lui una forte impressione. In agosto collabora ai preparativi della sezione socialista per la visita a Torino di un gruppo di delegati russi dei Soviet che si conclude il 13 agosto con una grande manifestazione operaia a favore della Rivoluzione russa e di Lenin. In settembre dopo lo sciopero spontaneo del 23-26 agosto, sanguinosamente represso dalla polizia e dall'esercito, a causa dell'arresto di quasi tutti gli esponenti socialisti torinesi, diviene segretario della Commissione esecutiva provvisoria della sezione di Torino e assume, di fatto, la direzione de «Il Grido del Popolo». In ottobre, dopo una polemica con Claudio Treves sul significato dei moti torinesi, pubblica un numero speciale del «Grido del Popolo», dal titolo I socialisti per la libertà doganale. Il 18 e 19 novembre come rappresentante dell'esecutivo provvisorio della sezione torinese e direttore de «Il Grido del Popolo», in sostituzione di Aroldo Norlenghi, partecipa a Firenze con C. Lazzari, G. M. Serrati, N. Bombacci e A. Bordiga alla riunione clandestina della «frazione intransigente rivoluzionaria» del Partito socialista italiano costituita nel mese di agosto dalle sezioni e dalle federazioni provinciali socialiste di Firenze, Milano, Torino, Napoli, in vista del XV Congresso nazionale del partito. In dicembre con alcuni giovani - Carlo Boccardo, Attilio Carena, Andrea Viglongo - fonda un «Club di vita morale» che cesserà l'attività nel marzo successivo, rivolto all'educazione dei giovani amici orientati verso gli ideali socialisti. Commenta la presa del potere da parte dei bolscevichi con l'articolo La rivoluzione contro il «Capitale», interamente censurato nel «Grido del Popolo» del I° dicembre e pubblicato da Serrati come editoriale nell’«Avanti!» milanese del 24 dicembre. Nei mesi seguenti, con l'aiuto di Aron Wizner, pubblica articoli, notizie e documenti sugli sviluppi della rivoluzione in Russia.

1918

In gennaio, accusato di «volontarismo», polemizza con Claudio Treves nell'articolo La critica critica («Il Grido del Popolo», 12 gennaio). Si dedica allo studio degli scritti del Manzoni sulla lingua italiana, per una edizione nella collana «Collezione dei classici italiani» della Utet, diretta dal professor Balsami-Crivelli, che non sarà realizzata. In febbraio è denunciato alla Regia Procura di Torino per «correità in favoreggiamento alla diserzione, subordinazione e propaganda sovversiva contro la guerra». Scrive articoli in difesa di Umberto Cosmo accusato di disfattismo per gli articoli Come ci avviammo a Novara e La fatal Novara, pubblicati nella «Stampa» il 16 e il 17 marzo. Il 4 maggio commemora il centenario della nascita di Marx nel «Grido del Popolo» con l'articolo Il nostro Marx (4 maggio), ristampato da «L'Avanguardia» (26 maggio). Il 22 luglio pubblica sul «Grido del Popolo» l'articolo Per conoscere la rivoluzione russa. Il 24 luglio testimonia in favore di Maria Giudice - ex direttrice de «Il Grido del Popolo» - nel processo per i «fatti di Torino» dell'agosto 1917. Il 18 agosto assiste a Vercelli al IX Congresso della gioventù socialista piemontese. Il 19 ottobre «Il Grido del Popolo» cessa le pubblicazioni per far posto all'edizione torinese dell'«Avanti!» il cui primo numero esce il 5 dicembre, con Ottavio Pastore come redattore capo, Gramsci, Alfonso Leonetti, Leo Gaietto come redattori e Pia Carena come stenodattilografa e traduttrice. La tiratura del giornale da 16 mila copie raggiungerà le 50 mila. Verso la fine dell'anno, presentatogli da Andrea Viglongo, Gramsci conosce Piero Gobetti, giovane direttore della rivista «Energie Nove».

1919

In febbraio pubblica nel quindicinale di Piero Gobetti «Energie Nove» (nn. 7-8) l'articolo Stato e sovranità, in polemica con lo scritto di Balbino Giuliano, Perché sono un uomo d'ordine. In aprile svolge tra i contadini-soldati della Brigata Sassari, inviata a Torino con compiti di pubblica sicurezza, un'efficace propaganda socialista. Con Angelo Tasca, Umberto Terracini e Palmiro Togliatti decide di dar vita alla rivista «L'Ordine Nuovo. Rassegna settimanale di cultura socialista» della quale diviene segretario di redazione. Il primo numero de «L'Ordine Nuovo» esce il 1° maggio. La rivista diffusa soprattutto a Torino e in Piemonte da una media di 3000 copie e 300 abbonati, sale l'anno seguente a una tiratura di quasi 5000 copie e di 1000 abbonati. Nel mese di maggio Gramsci è eletto, nella Commissione esecutiva della sezione socialista torinese, diretta dall'astensionista G. Boero. In giugno con l'articolo Democrazia operaia («L'Ordine Nuovo», 21 giugno) imposta il problema delle commissioni interne di fabbrica come «centri di vita proletaria» e futuri «organi del potere proletario». Traduce e pubblica sistematicamente documenti e testimonianze sulla vita di fabbrica e sui consigli operai tratti dalla stampa operaia internazionale e testi di Lenin, Zinov'ev, Béla Kun ecc. Compaiono nella rivista le voci più importanti della cultura rivoluzionaria europea. Nel mese di luglio. durante lo sciopero politico di solidarietà con le repubbliche comuniste di Russia e di Ungheria, Gramsci è arrestato e inviato per qualche giorno alle Carceri Nuove di Torino. Il 26 luglio «L'Ordine Nuovo» pubblica, riprendendolo da «Il Soviet», Il programma della frazione comunista, il primo documento ufficiale della frazione comunista astensionista del Partito socialista italiano e il 13 settembre il manifesto Ai commissari di reparto delle officine Fiat-Centro e Brevetti. Nella discussione che precede il congresso del Partito socialista italiano a Bologna, durante il quale verrà deliberata l'adesione all'Internazionale comunista (5-8 ottobre), la rivista si schiera a favore della mozione «massimalista elezionista» di Serrati che ottiene la maggioranza dei voti. Il I° novembre con un ordine del giorno presentato da M. Garino e G. Boero, l'assemblea della sezione torinese della Fiom approva il principio della costituzione dei consigli di fabbrica attraverso l'elezione dei commissari di reparto. L'8 novembre «L'Ordine Nuovo» pubblica Il programma dei commissari di reparto. Il 15-17 dicembre il congresso straordinario della Camera del Lavoro di Torino approva un ordine del giorno favorevole ai consigli di fabbrica sui quali si discute animatamente in seno alle correnti socialiste.

1920

Nel gennaio-febbraio Gramsci pubblica nell'«Ordine Nuovo» (24-31 gennaio) il Programma d'azione della sezione socialista torinese, nella cui commissione esecutiva viene rieletto, insieme con Togliatti. Prende parte all'attività della «scuola di cultura» promossa dalla rivista nel novembre 1919, con alcune lezioni sulla rivoluzione russa. Interviene all'assemblea della associazione «Giovane Sardegna». Costituisce a Torino, con Pietro Ciuffo («Cip») e altri, il circolo socialista sardo.

Il 27 marzo «L'Ordine Nuovo» pubblica il manifesto Per il congresso dei Consigli di fabbrica. Agli operai e contadini di tutta Italia, firmato dalla commissione esecutiva della sezione socialista di Torino, dal comitato di studio dei consigli di fabbrica, da «L'Ordine Nuovo» e dal gruppo libertario torinese. Il giorno successivo gli industriali torinesi, prendendo a pretesto il cosi-detto «sciopero delle lancette», proclamano la serrata degli stabilimenti metallurgici e pongono come condizione per la ripresa della produzione la rinuncia delle commissioni interne al metodo delle elezioni attraverso i commissari di reparto. Il 13 gennaio viene proclamato lo sciopero generale al quale aderiscono 200 mila lavoratori torinesi e che si esaurisce il 24 aprile con la sconfitta del movimento consiliare, appoggiato dal gruppo ordinovista ma senza il sostegno della direzione del Partito socialista italiano e della Confederazione generale del lavoro.

L'8 e il 9 maggio Gramsci partecipa a Firenze, come osservatore, alla conferenza della frazione comunista astensionista di Bordiga. Dal 23 al 28 maggio assiste al congresso della Camera del Lavoro di Torino che approva la relazione Tasca sui consigli di fabbrica. Nei mesi di giugno e di luglio si sviluppa l'aperto scontro con Tasca sul problema della funzione e dell'autonomia dei consigli di fabbrica. «L'Ordine Nuovo» appoggia l'iniziativa per la costituzione a Torino dei «gruppi comunisti di fabbrica», base del futuro partito comunista (cfr. Gramsci, I gruppi comunisti, in «L'Ordine Nuovo», 17 luglio). Gramsci invia al Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista un rapporto su Il movimento torinese dei Consigli di fabbrica, che sarà pubblicato nell'edizione russa, tedesca e francese dell'«Internazionale comunista».

Al secondo congresso dell'Internazionale comunista (19 luglio - 7 agosto) nel corso del quale vengono fissate le condizioni per l'ammissione dei partiti, Bordiga espone la posizione del gruppo dell'«Ordine Nuovo», non rappresentato al congresso e Lenin, nonostante il dissenso della delegazione italiana, definisce la mozione di Gramsci, Per un rinnovamento del Partito socialista, «pienamente rispondente ai principi della III Internazionale». In agosto Gramsci si stacca da Togliatti e Terracini e rifiuta di entrare nella frazione comunista elezionista della sezione socialista di Torino, raccogliendo attorno a sé un piccolo gruppo di «Educazione comunista», vicino agli astensionisti bordighiani. Pubblica l'articolo Il programma dell'Ordine nuovo («L'Ordine Nuovo», 14 e 28 agosto).

In settembre partecipa al movimento dell'occupazione delle fabbriche. Si reca anche a Milano in alcuni stabilimenti. In ottobre favorisce la fusione dei diversi gruppi (astensionista, comunista elezionista e di «Educazione comunista») della sezione socialista di Torino. Pubblica nell'«Ordine Nuovo» due articoli su Il partito comunista (4 settembre e 9 ottobre).

Nella prima quindicina del mese partecipa a Milano alla riunione dei diversi gruppi concordi nel sostenere l'accettazione dei «21 punti» stabiliti dall'Internazionale. Viene steso un «Manifesto-programma» della frazione comunista firmato da N. Bombacci, A. Bordiga, B. Fortichiari, Gramsci, F. Misiano, L. Polano, L. Repossi e U. Terracini, che «L'Ordine Nuovo» pubblica il 30 ottobre. Il 28 e il 29 novembre Gramsci partecipa al convegno di Imola, dove si costituisce ufficialmente la frazione comunista del Partito socialista italiano. In dicembre visita la famiglia in Sardegna dopo la morte, a Ghilarza, della sorella Emma. Il 24 dicembre esce l'ultimo numero dell'«Ordine Nuovo» settimanale. L'edizione torinese dell'«Avanti!» assume la testata delP«Ordine Nuovo» e viene affidata a Gramsci la direzione del nuovo quotidiano, organo dei comunisti torinesi.

1921

Il 1° gennaio esce a Torino il primo numero dell'«Ordine Nuovo» quotidiano. Il 14 gennaio, con Zino Zini e altri militanti, fonda l'Istituto di cultura proletaria sezione del Prolet'kult di Mosca. Dal 15 al 21 gennaio partecipa a Livorno al XVII Congresso del Partito socialista italiano. I delegati della frazione comunista deliberano il 21 gennaio la costituzione del «Partito comunista d'Italia. Sezione della Terza Internazionale». Dopo la scissione Gramsci entra a far parte del Comitato centrale del Partito comunista d'Italia. In occasione delle elezioni politiche del 15 maggio è candidato per la prima volta per la provincia di Torino, ma non viene eletto. In primavera si reca a Gardone in compagnia di Mario Giordano, un legionario fiumano, per un incontro con Gabriele D'Annunzio che secondo la testimonianza di Nino Daniele, fiduciario di D'Annunzio in Piemonte, non ebbe mai luogo. Dal 18 al 20 dicembre partecipa a Roma alla riunione allargata del Comitato centrale del partito e, insieme con Bordiga, Graziadei, Sanna, Tasca e Terracini, riferisce sulle tesi riguardanti la questione agraria, la questione sindacale e la tattica da presentare al II Congresso del Partito comunista d'Italia.

1922

Il 16 febbraio svolge una relazione all'assemblea della sezione comunista di Torino sui principi e l'indirizzo tattico del partito. Dal 20 al 24 marzo partecipa a Roma al II Congresso del Partito comunista d'Italia ed è designato a rappresentare il partito a Mosca nel Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista. Dal 27 al 29 marzo partecipa e prende la parola al Congresso della federazione giovanile comunista. Al principio di aprile tiene alla sezione comunista di Torino una relazione sul Congresso di Roma. Segue a Genova la conferenza indetta dalle grandi potenze per la ripresa delle relazioni politiche ed economiche con l'Unione Sovietica. Il 26 maggio in difficili condizioni di salute parte per Mosca dove giunge il 3 giugno attraverso la frontiera lettone. Partecipa alla seconda conferenza dell'esecutivo allargato dell'Internazionale comunista (7-11 giugno). Entra a far parte dell'esecutivo dell'Internazionale comunista. Dopo la conferenza viene ricoverato per alcuni mesi nella casa di cura Sieriebriani Bor, presso Mosca, dove nell'agosto conosce Julija («Giulia») Schucht. Nei mesi di novembre e di dicembre partecipa al IV Congresso dell'Internazionale comunista (5 novembre-5 dicembre).

1923

In febbraio mentre si trova a Mosca, in Italia la polizia spicca contro di lui un mandato d'arresto. Dal 12 al 23 giugno insieme con Scoccimarro, Tasca, Terracini e Vota, partecipa ai lavori della terza conferenza dell'esecutivo allargato dell'Internazionale comunista e pronuncia un discorso in seno alla commissione per la «questione italiana». Il 12 settembre in una lettera al Comitato esecutivo del partito Gramsci comunica la decisione dell'esecutivo dell'Internazionale comunista di pubblicare un nuovo quotidiano operaio con la collaborazione del gruppo dei «terzinternazionalisti» e propone il titolo «l'Unità». In novembre partecipa alla conferenza balcanica. Viene deciso il suo trasferimento a Vienna, con il compito di mantenere i collegamenti tra il partito italiano e gli altri partiti comunisti europei. Il 3 dicembre giunge a Vienna dove alloggia dapprima nella casa di Josef Frei, segretario generale del partito comunista austriaco, poi presso una pensionante (Floriangasse 5).

1924

Tra la fine del 1923 e il principio del 24 riprende la collaborazione, sotto lo pseudonimo di G. Masci, a «La Correspondance internationale» con alcuni articoli sulla situazione interna italiana e sul fascismo. Progetta di fondare una rivista trimestrale di studi marxisti e di cultura politica, dal titolo «Critica proletaria». Progetta anche una nuova serie dell'«Ordine Nuovo». Chiede la collaborazione di Piero Sraffa e di Zino Zini, al quale propone anche la traduzione di un'antologia di Marx e di Engels sul materialismo storico.

Da Vienna in aperto contrasto con le posizioni politiche di Bordiga ha un fitto carteggio con Terracini, Togliatti, Leonetti, Scoccimarro e Tresso. Il 9 febbraio in una lettera a Togliatti e Terracini espone per la prima volta diffusamente la sua concezione del partito nel quadro nazionale e internazionale e annuncia il proposito di lavorare per la creazione di un nuovo gruppo dirigente comunista sulle posizioni dell'Internazionale comunista.

Il 12 febbraio esce a Milano il primo numero dell'«Unità. Quotidiano degli operai e dei contadini» e, dal 12 agosto, con l'entrata dei «terzinternazionalisti» nel partito, «Organo del Partito comunista d'Italia». Il 1° marzo esce a Roma il primo numero del quindicinale «L'Ordine Nuovo. Rassegna di politica e di cultura operaia», III serie. Il 6 aprile Gramsci è eletto deputato nella circoscrizione del Veneto.

Il 12 maggio rientra in Italia dopo due anni di assenza. Nella seconda metà di maggio partecipa alla prima conferenza nazionale del partito che si tiene clandestinamente nei pressi di Como, presenti rappresentanti del Comitato centrale e delle federazioni provinciali, ed entra nel Comitato esecutivo del partito. A giugno si trasferisce a Roma, in via Vesalio, presso la famiglia Passarge. Il 10 giugno dopo il delitto Matteotti partecipa alle riunioni delle opposizioni parlamentari («Comitato dei sedici»): propone un appello alle masse e lo sciopero generale politico. Nelle settimane seguenti conduce una campagna contro la passività e il legalitarismo dell'Aventino, a favore dell'unità di tutte le forze operaie. Dirige da Roma i servizi politici dell'«Unità».

Nella prima quindicina di luglio interviene al Comitato centrale sulla politica del Partito comunista d'Italia e delle opposizioni antifasciste di fronte alla crisi del fascismo. In agosto diviene Segretario generale del partito, il 13-14 di questo mese svolge una relazione al Comitato centrale su I compiti del Partito comunista di fronte alla crisi della società capitalistica italiana pubblicata nell'«Ordine Nuovo» col titolo La crisi italiana (10 settembre). Partecipa a riunioni di partito a Torino e Milano. A Mosca il 10 agosto nasce il primogenito Delio. In settembre avvia la trasformazione della struttura organizzativa del partito sulla base delle «cellule». Partecipa alla riunione clandestina del Comitato esecutivo alla Capanna Mara, sopra Chiasso (Como). È presente al congresso provinciale di Napoli dove svolge la relazione a nome del Comitato centrale in polemica con Bordiga. In ottobre partecipa a diversi congressi provinciali che devono pronunciarsi sul nuovo orientamento del partito.

Il 19-22 ottobre, a Roma, in una riunione del Comitato centrale, svolge una relazione sulla situazione politica italiana in vista della ripresa dei lavori parlamentari. Il 20 ottobre il gruppo parlamentare comunista propone alle opposizioni la costituzione del Parlamento delle opposizioni (Antiparlamento). La proposta è respinta dal Comitato aventiniano. Verso la fine di ottobre si reca in Sardegna. Il 26 tiene un convegno di alcune sezioni del partito a Punta Is Arenas, presso Cagliari. Ha contatti con il Partito sardo d'Azione. Trascorre alcuni giorni dai suoi a Ghilarza. In dicembre si trasferisce per alcune settimane a Milano dove alloggia in via Napo Torriani 7, sede della Società Editrice Unità Milano, presso Aladino Bibolotti.

1925

Nei primi giorni di gennaio partecipa alla riunione clandestina del Comitato esecutivo che si svolge alla Capanna Mara. In febbraio collabora alla creazione di una scuola di partito per corrispondenza, ed è incaricato della redazione delle dispense. Conosce a Roma Tatiana («Tania») Schucht, sorella di Giulia. Nel mese di marzo si reca a Mosca per partecipare ai lavori della V sessione dell'esecutivo allargato dell'Internazionale comunista (21 marzo - 6 aprile). Interviene sul lavoro di agitazione e di propaganda svolto dal Partito comunista d'Italia alla conferenza della sezione d'agitazione e di propaganda dell'esecutivo dell'Internazionale comunista. Nei mesi di aprile e maggio escono le due dispense della scuola di partito. Il 16 maggio pronuncia alla Camera dei deputati un discorso contro il disegno di legge sulle associazioni segrete, presentato da Mussolini e da Alfredo Rocco.

Nella seconda quindicina del mese in una relazione al Comitato centrale, imposta il problema della «bolscevizzazione» del partito e apre il dibattito preparatorio in vista del III Congresso nazionale. Il io giugno con una lettera all'«Unità» O. Damen, L. Repossi, B. Fortichiari e altri annunciano la costituzione di un comitato d'intesa, all'interno del partito, fra gli elementi di sinistra. Il comitato è diretto da Bor-diga. Il 10 luglio tiene una relazione al Comitato centrale riunitosi alla Capanna Mara per esaminare l'iniziativa della corrente bordighiana. Nei mesi di luglio e di agosto partecipa in tutta l'Italia a numerose riunioni per discutere la situazione interna del partito: in agosto, a Napoli, ha un incontro e una lunga discussione con Bordiga, alla presenza dei quadri comunisti locali. Conclude con Onorato Damen e Jules Humbert-Droz un accordo per lo scioglimento del comitato d'intesa di Bordiga. Tra agosto e settembre prepara le tesi da presentare al III Congresso. In autunno è raggiunto a Roma da Giulia e dal bambino. In dicembre partecipa e tiene un rapporto al congresso provinciale di Milano, che si svolge clandestinamente in aperta campagna.

In gennaio partecipa a Lione, al III Congresso nazionale del Partito comunista d'Italia e svolge la relazione sulla situazione politica generale. I risultati del Congresso costituiscono l'affermazione del nuovo gruppo dirigente comunista da lui guidato sulla sinistra bordighiana. Il 6 febbraio partecipa alla riunione del comitato direttivo e interviene nella discussione sui comitati operai e contadini e sulla trasformazione del comitato sindacale in organismo di massa. Detta a Riccardo Ravagnani un resoconto sul Congresso di Lione Cinque anni di vita del partito, che appare ne «l'Unità» del 24 febbraio. Il 2-3 agosto tiene al comitato direttivo una relazione sulla crisi economica e sulla tattica da seguire nei confronti delle masse operaie e dei ceti medi. Nel mese di agosto trascorre una breve vacanza col figlio Delio a Trafoi (Bolzano). Giulia, che aspetta un altro bambino, torna a Mosca, dove nasce il secondo figlio Giuliano.

Il 12 settembre la conferenza agraria del partito, che si svolge clandestinamente a Bari, approva le «tesi sul lavoro contadino» da lui direttamente ispirate. Nella seconda metà di settembre il comitato direttivo vota una risoluzione su La situazione politica e i compiti del Partito comunista d'Italia redatta da Scoccimarro con la sua collaborazione.

Il 14 ottobre, a nome dell'Ufficio politico del Partito comunista d'Italia, invia al Comitato centrale del partito comunista russo una lettera fortemente critica sui caratteri assunti dallo scontro in atto nel partito bolscevico fra l'opposizione di Trockij, Zinov'ev, Kamenev e la maggioranza guidata da Stalin e Bucharin. Nello stesso mese di ottobre stende il saggio, rimasto incompiuto, Alcuni temi della quistione meridionale.

Nei giorni 1, 2 ,3 novembre si svolge clandestinamente a Valpolcevera, nei pressi di Genova, una riunione del comitato direttivo, presente J. Humbert-Droz, incaricato di fornire chiarimenti sulle discussioni in corso nel partito bolscevico tra la maggioranza e l'opposizione. Gramsci mentre si reca al luogo della riunione è fermato dalla polizia e costretto a tornare a Roma.

L'8 novembre in seguito ai «provvedimenti eccezionali» adottati dal regime fascista è arrestato con altri deputati comunisti e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, in isolamento. Nella seduta del giorno seguente la Camera dichiara decaduti i deputati aventiniani e i parlamentari comunisti. Il 18 novembre viene assegnato per 5 anni al confino di polizia. L'ordinanza gli è comunicata il 19. Il 25 novembre lascia il carcere di Regina Coeli in «traduzione ordinaria», insieme con altri deputati comunisti. Sosta due notti nel carcere del Carmine di Napoli. A Palermo, dove rimane otto giorni, gli è comunicata la destinazione: l'isola di Ustica dove giunge il 7 dicembre.

Il 14 gennaio è colpito da un mandato di cattura spiccato dal Tribunale militare di Milano. Il 20 gennaio lascia Ustica diretto alle carceri di Milano. Il viaggio, in «traduzione ordinaria», dura diciannove giorni, con soste nelle carceri e nelle caserme di Palermo, Napoli, Caianello, Isernia, Sulmona, Castellammare Adriatico, Ancona, Bologna. Il 7 febbraio giunge a Milano nelle carceri giudiziarie di San Vittore. Ha una cella a pagamento (10° raggio, 13ª cella), ma è soggetto nei primi tempi al regime di isolamento. Il 9 febbraio, il 20 marzo e il 2 giugno è interrogato dal giudice istruttore Enrico Macis. Riceve anche dei libri e delle riviste dall'esterno. Può scrivere due lettere ogni settimana. In marzo chiede - ma non ottiene - che gli sia concesso in cella l'occorrente per scrivere. In aprile è trasferito in una nuova cella (200 raggio, 22ª cella).

In maggio Tatiana Schucht si trasferisce a Milano dove però si ammala e viene ricoverata in ospedale. In agosto va a trovarlo il fratello Mario. Di qualche tempo dopo è la visita di Piero Sraffa. Dal settembre 1927 al gennaio 1928 ha frequenti colloqui con Tatiana. In settembre il governo sovietico, con la mediazione della Nunziatura apostolica di Berlino, propone al governo italiano uno scambio tra Gramsci e Terracini e alcuni sacerdoti prigionieri in Unione Sovietica. Dal novembre ha per compagno di cella l'ex redattore dell'«Unità» Enrico Tulli.

1928

Il 19 marzo gli viene consegnata la sentenza di rinvio a giudizio preparata dalla commissione istruttoria presso il Tribunale speciale. Nomina come legale di fiducia l'avvocato Giovanni Ariis di Milano. Il 3 aprile invia un memoriale al presidente del Tribunale speciale. L'11 maggio parte per Roma in «traduzione straordinaria» insieme con altri compagni. Il giorno seguente è rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, in una cella del sesto «braccio» insieme con Terracini e Scoccimarro. Il 28 maggio comincia di fronte al Tribunale speciale per la difesa dello Stato il processo contro il gruppo dirigente del Partito comunista d'Italia (Terracini, Roveda, Scoccimarro ecc.). Il 4 giugno è condannato a 20 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione.

Destinato in un primo tempo al penitenziario di Portolongone, è sottoposto a una visita medica e viene assegnato alla casa penale speciale di Turi (Bari). L'8 luglio lascia Roma in «traduzione ordinaria». Il 13 luglio Togliatti propone a Bucharin, allora presidente dell'Internazionale comunista, che i marinai del Krassin, il rompighiaccio sovietico impegnato nelle ricerche e nel salvataggio dei naufraghi della spedizione polare di Umberto Nobile, rivolgano un appello al governo italiano per la liberazione di Gramsci e di Terracini. Il 19 luglio giunge a Turi, dove riceve il numero di matricola 7047. È messo in una camerata insieme con altri cinque detenuti politici. Può scrivere ai familiari ogni quindici giorni. Il fratello Carlo avvia la pratica per ottenere che gli venga assegnata una cella individuale e gli sia concesso il permesso di scrivere in cella. In agosto ottiene di avere una cella da solo. In dicembre è colpito da un attacco di acidi urici e alla fine del mese ha alcuni colloqui con Tatiana.

1929

In gennaio ottiene il permesso di scrivere in cella, l'8 febbraio comincia a scrivere il primo dei Quaderni del carcere. In aprile riceve una visita di Tatiana. In luglio chiede a Tatiana notizie sull'esito dell'esposto inoltrato da Terracini alla Cassazione dopo la sentenza del Tribunale speciale. In novembre viene visitato dal fratello Carlo.

1930

In febbraio chiede al fratello Carlo di procurargli copia della sentenza del Tribunale speciale del 4 giugno 1928. In aprile riceve la copia della sentenza del Tribunale speciale. In giugno è visitato in carcere da Tatiana e dal fratello Gennaro, in settembre da Carlo. In luglio beneficia del condono di 1 anno, 4 mesi e 5 giorni. Apprende che Giulia è ricoverata in una casa di cura. Ha un altro colloquio col fratello Gennaro. In agosto incarica il fratello Carlo di svolgere la pratica per ottenere in lettura, tra l'altro, i libri scritti da Trockij dopo la sua espulsione dall'Unione Sovietica. La lettera è trattenuta dal direttore del carcere. In settembre inoltra una istanza per ottenere in lettura alcuni dei libri già indicati al fratello. L'istanza è accolta. Tra la fine di settembre e il principio di ottobre riceve un'altra visita del fratello Carlo. Verso la fine dell'anno, con l'arrivo a Turi di alcuni compagni di partito (E. Tulli, E. Ri-boldi, A. Lisa, G. Lay, A. Scucchia ecc.), comincia un ciclo di discussioni sui temi: gli intellettuali e il partito, il problema militare e il partito, la Costituente. Queste discussioni dalle quali emergono le sue posizioni favorevoli a una Costituente democratica e critiche verso la teoria del socialfascismo provocano le reazioni di alcuni compagni di carcere. Gramsci sospende le discussioni.

1931

Nel febbraio chiede notizie del professor Cosmo. In marzo riceve una visita del fratello Carlo, da luglio anziché ogni quindici giorni, può scrivere ai familiari tutte le settimane. In agosto è colpito da una prima grave crisi. Lo va a trovare il fratello Carlo. In ottobre invia un'istanza al capo del governo per ottenere il permesso di continuare a leggere le riviste cui è abbonato. In dicembre l'istanza è parzialmente accolta.

1932

In maggio riceve una visita del fratello Carlo. In agosto Tatiana suggerisce a Gramsci la visita di un medico di fiducia. Il 15 settembre Tatiana presenta, a sua insaputa, un'istanza al capo del governo perché sia visitato in carcere da un medico di fiducia. In ottobre è visitato dal sanitario del carcere. In novembre, in seguito ai provvedimenti di amnistia e di condono per il «decennale» del regime fascista, la condanna di Gramsci viene ridotta a 12 anni e 4 mesi. Sulla base di tale nuova condizione giuridica, Piero Sraffa si adopera nei mesi seguenti perché venga concessa a Gramsci la libertà condizionale. A Turi, per ordine del Ministero, si inaspriscono le condizioni di detenzione. Il 30 dicembre muore a Ghilarza Peppina Marcias ma i familiari non informano Gramsci dell'accaduto. Nel corso dell'anno viene avviato dal governo sovietico un nuovo tentativo di liberazione.

1933

In gennaio Tatiana si trasferisce a Turi, dove rimane, salvo brevi viaggi a Roma, fino all'estate. In febbraio il Ministero accoglie l'istanza di Tatiana e concede che Gramsci sia visitato in carcere da un medico di fiducia. Il 7 marzo ha una seconda grave crisi. Per circa due settimane, giorno e notte, a turni di dodici ore, è assistito da tre compagni. Informa Tatiana del suo progetto di trasferimento nell'infermeria di un altro carcere. G. Trombetti si stabilisce nella sua cella come suo assistente («piantone») fino a novembre. Gli viene, però, momentaneamente revocata l'autorizzazione ad avere con sé l'occorrente per scrivere. Il 20 marzo è visitato in carcere dal professor Uberto Arcangeli che stila un certificato nel quale dichiara necessario il trasferimento di Gramsci in un ospedale civile o in una clinica, a meno che non sia possibile accordargli la libertà condizionale. Il 18 aprile è visitato dal professor Filippo Saporito, ispettore sanitario che attribuisce le malattie di Gramsci al morbo di Pott. In maggio la dichiarazione del professor Arcangeli è pubblicata dall'«Humanité».

Gramsci chiede a Tatiana di avviare con urgenza la pratica per il trasferimento nell'infermeria di un altro carcere; è visitato da un ispettore dell'amministrazione carceraria. Ottiene di essere trasferito in una nuova cella, lontano dai rumori. In agosto Carlo e Tatiana hanno a Turi diversi colloqui. Carlo si occupa della pratica per il suo trasferimento da Turi. In settembre a Mosca si avvia un nuovo tentativo di liberazione. In ottobre è accolta l'istanza per il trasferimento da Turi. La direzione delle carceri sceglie la clinica del dottor Giuseppe Cusumano a Formia. Il Tribunale speciale respinge il ricorso relativo all'applicazione del decreto di amnistia e condono del novembre 1932. Il 19 novembre lascia la casa penale di Turi ed è trasferito all'infermeria del carcere di Civitavecchia, dove ha un colloquio con Tatiana. Il 7 dicembre dal carcere di Civitavecchia viene trasferito e ricoverato, in stato di detenzione, nella clinica del dottor Cusumano a Formia. Tatiana si reca a trovarlo tutte le settimane. Durante la permanenza a Formia riceve le visite del fratello Carlo e di Piero Sraffa. Riprende a leggere, ma le condizioni di salute gli impediscono per qualche tempo di scrivere.

1934

Nel gennaio su iniziativa dell'ambasciata italiana a Mosca si dà avvio a un nuovo tentativo di liberazione. In ottobre inoltra la richiesta di libertà condizionale, richiamandosi all'articolo 176 del codice penale e all'articolo 91 del regolamento carcerario. Il 25 ottobre viene emesso il decreto per la libertà condizionale.

1935

In aprile chiede di essere trasferito nella casa di cura Poggio Sereno di Fiesole, specializzata in malattie nervose. Il 12 luglio è visitato dal professor Vittorio Puccinelli. Il 15 luglio rinnova la domanda per essere trasferito in altra clinica, anche in vista d'una operazione d'ernia. Il 24 agosto lascia la clinica Cusumano, accompagnato dal professor Puccinelli, per essere ricoverato nella clinica Quisisana di Roma. Nei mesi seguenti è assistito da Tatiana e visitato frequentemente dal fratello Carlo. Durante la permanenza nella clinica riceve anche la visita di Piero Sraffa.

1936

Riprende la corrispondenza con la moglie e i figli. In giugno è colpito da una nuova crisi.

1937

In aprile terminato il periodo della libertà condizionale, riacquista la piena libertà. Progetta di ritirarsi in Sardegna per ristabilirsi. La sera del 25 è colpito da emorragia cerebrale. Muore due giorni dopo. Nel pomeriggio del 28 vengono celebrati i funerali. Le ceneri di Gramsci, sono temporaneamente inumate al Verano nei loculi del Comune e nel settembre 1938 sono traslate al Cimitero acattolico per i cittadini stranieri di Testacelo a Roma.

***

NOTE BIOGRAFICHE

Tatiana Schucht.

Tatiana Schucht (1880-1943) nacque a Samara durante la prima tappa dell'esilio della famiglia in Siberia. Compiuti gli studi in Italia, dopo la Prima guerra mondiale, non segui i familiari nel ritorno in Unione Sovietica ma rimase a Roma dove nel 1925 conobbe Gramsci. Laureata in Scienze Naturali, insegnò all'Istituto Crandon e in seguito fu impiegata presso l'ambasciata sovietica in Italia. Fu vicina a Gramsci durante tutto il periodo della detenzione, costituendo il tramite del prigioniero con la famiglia a Mosca e in Sardegna e con la direzione del Partito comunista d'Italia. Nel maggio 1927 si recò per la prima volta a Milano per incontrare Gramsci detenuto nel carcere di San Vittore, ma ammalatasi e ricoverata presso l'Ospedale maggiore, poté incontrarlo solo nel settembre. Nuovamente ricoverata dal gennaio al maggio del 1928, nel giugno dello stesso anno ritornò a Roma dove ebbe alcuni colloqui con Gramsci prima della partenza di questo per Turi. Nel settembre si trasferì a Milano dove fu assunta come impiegata presso la delegazione commerciale sovietica e nell'ottobre incontrò per la prima volta Piero Sraffa cominciando una corrispondenza con l'economista che continuò per tutto il periodo della detenzione dì Gramsci e che si interruppe bruscamente nel settembre 1938, quando Tatiana ritenne di non aver ricevuto da Sraffa risposte esaurienti sui sospetti nutriti da Gramsci circa la condotta adottata nei suoi confronti dal partito italiano e dal Comintern. In dicembre compi il primo viaggio a Turi per incontrare Gramsci. Nel 1929 tornò due volte a Turi, la prima nel marzo, la seconda nel dicembre e si trattenne nella cittadina pugliese fino al giugno 1930 e per la prolungata assenza dal lavoro fu licenziata dalla delegazione commerciale. Tornata a vivere a Roma dal luglio 1930, prima presso la famiglia del socialrivoluzionario russo Isaac Schreider, in seguito presso l'amica Nilde Perilli, ritornò nuovamente a Turi nel 1933, dove rimase fino all'agosto. In tutti gli anni della detenzione di Gramsci preparò e segui attentamente i ricorsi e le istanze, rivolte alle autorità giudiziarie e carcerarie italiane per migliorare le condizioni di detenzione del cognato, e i tentativi di liberazione. Dopo la morte di Gramsci pose in salvo inviandoli a Mosca i quaderni, le lettere e la biblioteca carceraria di Gramsci. Lasciata l'Italia alla fine del 1938 o all'inizio del 1939, quando già i sospetti sulla sua attività in Italia circolavano negli ambienti del Comintern, tornò a vivere a Mosca con la madre, con le due sorelle Genia e Giulia e i nipoti. Nel 1939 fu nominata membro della commissione dell'Ekki che decise della destinazione e dell'utilizzazione dell'eredità letteraria di Gramsci, ma dopo la prima riunione della commissione fu sostituita dalla sorella Eugenia. Nel 1941 al momento dell'invasione tedesca dell'Unione Sovietica si rifugiò con la famiglia a Frunze capitale della repubblica dei Chirgisi nell'Asia centrale dove vivevano i figli della sorella Nadine e dove mori di pellagra nel 1943.

Piero Sraffa.

Piero Sraffa (1898-1983) nacque a Torino il 5 giugno 1898. Il padre Angelo discendente di una ricca famiglia israelita, originaria di Pisa era un noto giurista, dal 1917 al 1926 rettore dell'Università Bocconi di Milano, la madre Irma Tivoli apparteneva a una grande famiglia israelita di Torino.

Conclusi gli studi elementari a Parma, cominciò gli studi secondari a Milano presso il liceo Parini ma nel 1913 si trasferì con la famiglia a Torino dove nel 1915 si diplomò al liceo Massimo D'Azeglio. Qui ebbe come docente di letteratura italiana Umberto Cosmo. Nel 1916 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino; dal 1917-18 prestò il servizio militare presso il corpo del genio congedandosi con il grado di ufficiale. Alla fine del 1918 concluse gli studi di diritto e nell'anno accademico 1919-20 preparò la tesi di laurea in economia politica sotto la guida del professor Luigi Einaudi. Nel 1919 il professor Cosmo lo presentò ad Antonio Gramsci. Entrò cosi in contatto con i giovani dell'«Ordine Nuovo», e dal 1920 cominciò a militare nel gruppo studentesco socialista di Torino. Nel 1921 per alcune settimane compi un tirocinio nelle banche della provincia torinese e decise di intraprendere un viaggio di studio in Inghilterra. Dal giugno all'agosto del 1921 fu general research student alla London School of Economics e in questa occasione incontrò per la prima volta, a Cambridge, l'economista John Maynard Keynes. Durante questo soggiorno inglese scrisse tre articoli per «L'Ordine Nuovo». Nel corso dell'anno accademico 1921-22 tornò nuovamente a Londra per seguire i corsi di perfezionamento della London School of Economics e fu incaricato da Keynes di redigere uno studio sui problemi bancari italiani a partire dalla fine della guerra. Lo studio concluso alla fine del 1922 fu pubblicato con il titolo, The batik crisis in Italy nel fascicolo di giugno dell'«Economie Journal». Rientrato in Italia, in ottobre fu incaricato di costituire e dirigere un ufficio di statistiche del lavoro presso il Comune di Milano. Dopo la marcia su Roma, in segno di protesta, rassegnò le dimissioni dall'impiego. Il 7 dicembre sul supplemento del «Manchester Guardian» («Reconstruction in Europe», diretto da Keynes), pubblicò lo studio Italian banking today che suscitò il risentimento dei vertici della Banca commerciale italiana. Il 9 gennaio 1923 fu invitato da Keynes a trascorrere un nuovo periodo di studi in Inghilterra, ma il 26 gennaio, arrivato a Dover, forse su richiesta del Ministero degli Affari Esteri italiano, fu rimbarcato per Calais come cittadino indesiderabile. Nel novembre 1923 divenne libero docente alla facoltà di Giurisprudenza di Perugia dove insegnò economia politica e scienza delle finanze. Sono di questi anni le amicizie con Piero Gobetti, Raffaele Mattioli e Carlo Rosselli. Nell'ottobre del 1924, depennato grazie all'intervento di Keynes dalle liste dei cittadini inde-siberabili, potè nuovamente recarsi in Inghilterra dove soggiornò prima a Londra e poi a Cambridge. Su invito di Keynes stese per l'«Economie Journal» uno studio su Maffeo Pantaleoni e tradusse in italiano il libro dell'economista A tract on monetary reform. Sempre nel 1924 stese il saggio Sulle relazioni fra costo e quantità prodotta, nel quale analizzò criticamente le analisi economiche di Alfred Marshall. Alla fine del 1925 vinse il concorso per l'insegnamento di economia politica all'Università di Cagliari dove rimase fino all'estate del 1927. Alla fine del 1926, dopo l'arresto di Gramsci e il confino di questi a Ustica cominciò il rapporto epistolare con il dirigente comunista al quale offri un conto illimitato presso la Libreria Sperling e Kupfer di Milano. Cominciò così il suo ruolo di tramite tra Gramsci in carcere e la direzione del Partito comunista d'Italia. Il 30 maggio 1927 la commissione universitaria di Cambridge lo nominò lecturer in economics al King's College per quattro anni a partire dal i° ottobre 1927. Ai primi di settembre parti per Londra dopo essersi recato a Milano nel carcere di San Vittore a visitare Gramsci. A Cambridge fu immediatamente introdotto nel Politicai Economy Club, circolo ricostituito da Keynes, dove conobbe alcuni tra i più brillanti economisti inglesi. Nell'ottobre 1928 incontrò per la prima volta Tatiana Schucht ed ebbe inizio la corrispondenza con lei. Sraffa cominciò a seguire tutte le istanze e i ricorsi presentati da Gramsci alle autorità giudiziarie e carcerarie.

Nell'autunno del 1928 tenne a Cambridge un corso di perfezionamento sulla storia delle teorie del valore e uno sul funzionamento dei sistemi bancari italiano e tedesco. Nell'estate del 1930 intraprese con Maurice Dobb un viaggio di studio in Unione Sovietica dove visitò la famiglia Schucht, nell'autunno decise di dimettersi dall'incarico di insegnamento e Keynes, per evitare il suo ritorno in Italia, nel 1931 gli fece ottenere l'incarico di bibliotecario presso la Marshall Library of Economics. Nel corso dell'anno prese parte alle discussioni sull'opera di Keynes A treatise on money. Nel 1935, su proposta di Keynes, divenne director of research al King's College. Nel 1934-35 si recò più volte a trovare Gramsci ricoverato a Formia e a Roma. Dopo la morte di Gramsci interruppe i rapporti con Tatiana Schucht. Nel maggio 1940, in seguito all'ordinanza del governo britannico dell'arresto immediato di tutti i cittadini tedeschi e italiani residenti in Gran Bretagna, fu fermato a Cambridge e condotto nel campo di internamento dell'isola di Man. Per interessamento di Keynes verso la fine dell'estate venne liberato e potè tornare al suo lavoro di ricerca a Cambridge, dove prese parte al nuovo circolo di economisti - denominato War circus -che si era venuto costituendo e che rimase attivo fino al 1965 con il nome di «seminario segreto». Negli anni della guerra prosegui la preparazione dell'edizione scientifica delle opere complete di David Ricardo iniziata nel 1930 e dello studio Produzione di merci a mezzo di merci. Premesse a una critica della teora economica, le cui ricerche preparatorie erano cominciate alla fine degli anni Venti e si erano avvalse dei consigli di Keynes. I primi quattro volumi delle opere di Ricardo furono pubblicati nel r95i, dopo che nel 1940 l'importante ritrovamento di nuove carte di Ricardo aveva sconvolto i piani editoriali dell'opera. Nel 1954, come riconoscimento dell'importanza della pubblicazione dell'opera di Ricardo, Sraffa venne nominato fellow della British Academy e nel 1961 ricevette a Stoccolma la medaglia d'oro Sodermon dell'Accademia Reale delle Scienze. All'inizio del 1960 uscì lo studio sulla produzione delle merci, prima in Inghilterra, con il titolo Production of commodities by means of commodities. Prelude to a critique of economic theory, poi in Italia con il titolo Produzione di merci a mezzo di merci. Premesse a una critica della teoria economica. Nel 1963 Sraffa lasciò l'incarico di assistent director of research e divenne emerìtus reader in Economics al Trinity College, carica che mantenne fino al 1965 mentre fino al 1973 conservò il posto di bibliotecario presso la Marshall Library of Economics. Mori a Cambridge il 3 settembre 1983, lasciando la sua biblioteca e la maggioranza delle sue carte al Trinity College. Le carte e gli appunti riguardanti la vicenda di Gramsci e i rapporti con la direzione del Partito comunista d'Italia negli anni Venti e Trenta erano da lui già stati donati all'Istituto Gramsci nel 1974.

La famiglia di Antonio Gramsci.

Julija («Giulia», «Julca») Schucht Gramsci (1896-1980), nata a Ginevra il 19 settembre 1896 durante la prima tappa dell'esilio della famiglia Schucht, visse prima a Montpellier e dal 1908 a Roma dove si diplomò in violino presso il Liceo musicale annesso all'Accademia di Santa Cecilia. Rientrata in Russia nel 1915, insegnò per 6 anni al Liceo musicale di Ivanovo. Militante bolscevica, impiegata nel Raikom (Comitato distrettuale del partito) di Ivanovo, nel 1918 debuttò come concertista a Lefortov presso l'Istituto militare, eseguendo la Leggenda di Veniavskij. Nel r922, nel sanatorio di Sieriebriani Bor alle porte di Mosca dove era ricoverata la sorella Eugenia conobbe Antonio Gramsci. Nel 1924 nacque a Mosca il loro primogenito Delio; nell'autunno del 1925 con il bambino e la sorella Eugenia raggiunse Gramsci e la sorella Tatiana a Roma dove lavorò come impiegata presso l'ambasciata sovietica. Nuovamente incinta, nell'estate del 1926 rientrò a Mosca dove nell'agosto nacque il secondogenito Giuliano. Sofferente di una forma di epilessia fu ricoverata per lunghi periodi e sottoposta a diversi tipi di cure. I rapporti con il marito durante la detenzione furono rari ed esclusivamente epistolari: non accolse mai l'invito della sorella Tatiana a raggiungerla in Italia con il figlio Delio per poter stare vicino al marito. Nel 1939 fece parte della commissione dell’Ekki che decise della destinazione e dell'utilizzazione dell'eredità letteraria di Gramsci. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale visse per alcuni decenni a Mosca con la sorella Eugenia e dopo la morte di questa fu ricoverata in una casa di riposo per vecchi bolscevichi a Peredelkino dove mori nel 1980.

Delio («Delka») Gramsci (1924-81), figlio primogenito di Antonio Gramsci e di Giulia Schucht. Nato a Mosca, tra il 1925 e il 1926 visse a Roma con i genitori, le zie Tatiana ed Eugenia e il nonno Apollon. Tornato in Unione Sovietica nel 1926 fu cresciuto dalla famiglia materna a Mosca. Dopo aver compiuto gli studi militari raggiunse il grado di colonnello della Marina sovietica e fu insegnante di matematica presso l'Accademia Navale di Leningrado.

Giuliano («Julik») Gramsci (1926), secondogenito di Antonio Gramsci e di Giulia Schucht, è nato in Russia e non ha mai conosciuto il padre. Violinista e clarinettista in un'orchestra classica, ha insegnato al Conservatorio di Mosca. Oggi è pensionato.

La famiglia Schucht.

Apollon Aleksandrovic Schucht (1860-1933), suocero di Antonio Gramsci, era figlio del generale zarista Schucht e di Ottilia von Winterhalter discendente di una famiglia tedesca emigrata in Russia durante il regno di Pietro il Grande. Dopo aver vissuto gli anni della giovinezza a Carkoje Selo, seguace delle idee populiste di Lavrov e di Herzen, nel 1884 fu deportato come oppositore del regime zarista con la moglie Lula e la prima figlia Nadine, prima a Samara, porto fluviale sul Volga dove nel 1888 nacque la secondogenita Tatiana e successivamente a Tomsk dove nel 1890 nacque Eugenia, la terza figlia. Nel 1893 ottenne la concessione di rientrare con la famiglia a Carkoje Selo, dove nacque la quarta figlia Assja. Nello stesso anno lasciò la Russia con tutta la famiglia e in esilio volontario si stabili a Ginevra dove nacquero Giulia nel 1897 e Vitja nel 1899. Dopo una breve permanenza a Montpellier, nel 1908 si trasferi a Roma dove per un breve periodo insegnò russo agli ufficiali del Ministero della Guerra. Nel 1915, dopo un nuovo soggiorno in Svizzera con il figlio Vitja, rientrò in Russia dove, amico di Lenin fin dagli anni della deportazione a Samara, prese parte alla rivoluzione bolscevica. Nel 1926 ritornò per un breve periodo in Italia raggiungendo le figlie e il nipote Delio, in seguito lavorò come bibliotecario presso l'Istituto elettrotecnico di Mosca fino alla pensione. Mori nel 1933 e la sua scomparsa fu nascosta per lungo tempo a Gramsci.

Julija («Lula») Grigor'evna Schucht (1860-1942), suocera di Gramsci, figlia di un celebre avvocato della piccola Russia e di una ebrea russa, segui il marito Apollon in tutte le tappe della deportazione e del volontario esilio e si occupò in modo prevalente dei figli e dei nipoti. Mori nel 1942 durante il periodo di sfollamento a Frunze.

Nadja («Nadine») Schucht (1885-1919), la maggiore delle sorelle Schucht, studiò in Italia dove si laureò due volte. Tornata in Russia nel 1913 sposò un avvocato di Tiflis in Georgia dal tinaie ebbe due figli Oleg e Giuliano. La sua morte avvenuta nel 1919 fu a lungo nascosta alle sorelle Eugenia e Assja.

Eugenia («Genia») Schucht (1888-1972), nata a Tomsk in Siberia, si diplomò a Roma presso l'Accademia di Belle Arti, seguendo i corsi di Duilio Cambellotti, scultore, pittore, illustratole di libri e scenografo teatrale. Partita dall'Italia nell'estate del 1914, insegnò per cinque mesi a Varsavia nella scuola israelita Krinskij. Da Varsavia nel 1915 di trasferi a Ivanovo. Militante bolscevica, soldato semplice del corpo fucilieri nel corso della guerra civile, nel 1920 fu la segretaria di Nadyezha Krupskaya, moglie di Lenin, lavorando nel commissariato per l'educazione pubblica. Nel 1922 nel sanatorio Sieriebriani Bor alle porte di Mosca dove era ricoverata per una paresi di origine nervosa alle gambe, conobbe Gramsci e lo presentò alla sorella Giulia. Nel 1925 tornò in Italia con Giulia e con il primo nipote Delio. Negli anni della detenzione di Gramsci si occupò di Delio, sostituendosi di fatto a Giulia nel ruolo di madre. Membro della commissione dell'Ekki che decise della destinazione e dell'utilizzazione dell'eredità letteraria di Gramsci, nel 1957 fu tra i traduttori della prima edizione sovietica delle Lettere dal carcere. Nei decenni successivi e fino alla morte visse con Giulia a Mosca.

Assja («Anna») Schucht (1893-?), allieva del Liceo musicale annesso all'Accademia di Santa Cecilia di Roma si diplomò in violino. Ritornata in Russia, insegnò alla scuola musicale di Ivanovo, insieme con il pianista Theodore Zabel con il quale ebbe un figlio, Valja («Volia»).

Vitja («Vittorio») Schucht (1899-?), ultimogenito della famiglia Schucht, nato a Ginevra compi i suoi studi in Svizzera. Su di lui si hanno le poche notizie che si apprendono dalle lettere di Tatiana e di Gramsci.

La famiglia Gramsci in Sardegna.

Francesco («Cicillo») Gramsci (1860-1937), figlio di un colonnello della gendarmeria borbonica, era nato a Gaeta nel 1860 da una famiglia di origine albanese, trasferitasi nel Regno delle Due Sicilie dopo la rivoluzione greca del 1821. Studente in legge, dopo la maturità classica, a ventun anni, nel r88i, vinse un concorso nell'amministrazione statale e giunse in Sardegna, a Ghilar za, per dirigere il locale ufficio del catasto. Due anni dopo, nel 1883, sposò Peppina Marcias dalla quale ebbe sette figli. Quando nacque il figlio Antonio era impiegato all'ufficio del registro di Ales (Oristano). Arrestato nell'agosto del 1898 con l'accusa di peculato e concussione, nel 1900 fu condannato a cinque anni e otto mesi di reclusione. Sopravvissuto alla moglie, mori il 16 maggio del 1937, poche settimane dopo il figlio Antonio. Non esistono lettere a lui scritte da Gramsci negli anni del carcere.

Giuseppina («Peppina») Marcias (1861-1932), sarda, figlia di un esattore di imposte, studiò fino alla terza elementare. Sposò nel 1883 Francesco Gramsci, dal quale ebbe sette figli che allevò da sola dopo l'arresto del marito. La sua morte avvenuta nel dicembre 1932 fu a lungo nascosta al figlio Antonio.

Gennaro («Nannaro») Gramsci (1884-1965), primogenito di Francesco Gramsci e di Peppina Marcias, aveva partecipato alla Prima guerra mondiale, combattendo in trincea per tre anni. Socialista, amministratore della Camera del Lavoro di Cagliari, poi operaio a Torino, nel 1921-22 fu l'amministratore de «L'Ordine Nuovo» e nel 1922 fu aggredito e ferito dai fascisti nella sede del giornale. Emigrato in Francia e poi in Belgio, tornò nel maggio 1930 in Italia dove incontrò due volte Gramsci andandolo a trovare nel carcere di Turi. Partecipò alla guerra di Spagna nelle formazioni anarchiche.

Grazietta Gramsci (1887-1962), sorella maggiore di Antonio Gramsci, si occupava con la madre della conduzione della famiglia. Contribuì ad allevare Edmea, figlia naturale di Gennaro. Emma Gramsci (1889-1920), impiegata alla diga del Tirso, mori di malaria nel 1920.

Mario Gramsci (1893-1945), segretario della sezione fascista di Ghilarza, ufficiale durante la Prima guerra mondiale, primo federale fascista di Varese, combatté nella guerra d'Etiopa e durante la Seconda guerra mondiale nell'Africa del Nord.

Teresina Gramsci Paulesu (1895-1976), sorella prediletta di Antonio, impiegata presso l'ufficio postale di Ghilarza, nel 1924 sposò Franco Paulesu dal quale ebbe quattro figli: Franco, Maria, Luisa e Marco.

Carlo Gramsci (1897-1968), il minore dei fratelli di Antonio, fu sottoufficiale durante la Prima guerra mondiale. Ispettore delle latterie sociali sarde fino al 1931, rimasto senza lavoro, ottenne un impiego alla Snia Viscosa di Milano, grazie all'interessamento di Piero Sraffa. Nel dopoguerra mantenne costanti rapporti epistolari con Palmiro Togliatti e nel 1964 donò, in copia, al Partito comunista italiano le lettere di Gramsci in suo possesso.