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Il conte Joseph Arthur de Gobineau (Ville-d'Avray, 14 luglio 1816 –
Torino, 13 ottobre 1882) è stato un diplomatico, scrittore e
filosofo francese. Deve la notorietà alla sua opera Essai sur
l'inégalité des races humaines[1] (Saggio sulla
diseguaglianza delle razze umane, pubblicato per la prima volta nel
1853-54 in 500 copie a spese dell'autore), che si pone tra i testi
basilari del pensiero razzista contemporaneo. È anche
l'autore di un'opera letteraria romantica, di scritti polemici e
lavori storici e filologici sull'Iran antico. Fu legato da un
rapporto di stima e amicizia con Alexis de Tocqueville, che gli fece
da mentore nella sua carriera e lo assunse come capo gabinetto.
Proprio con Tocqueville Gobineau intrattiene una fitta
corrispondenza sui temi della libertà e della razza (Del
Razzismo. Carteggio 1843-1859).
Nel Saggio Gobineau riprende da Johann Friedrich Blumenbach la
suddivisione delle razze umane in gialla, nera e bianca e, come
Blumenbach, le dispone in gerarchia, ma - diversamente da Blumenbach
e analogamente a Linneo - attribuisce a ciascuna razza determinate
caratteristiche morali e psicologiche innate a cui fa riferimento
per sostenere la tesi della superiorità dei bianchi sui
gialli e sui neri.
Per Gobineau, la razza gialla è materialista, portata al
commercio e incapace di esprimere pensieri metafisici; la razza nera
presenta sensi sviluppati all'eccesso e modesta capacità
intellettiva; la razza bianca (o ariana), che incarna le
virtù della nobiltà e i valori aristocratici, sarebbe
invece contraddistinta dal suo amore per la libertà, per
l'onore e per la spiritualità. Originaria dell'India, la
razza bianca si sarebbe sovrapposta alle prime popolazioni europee
(che secondo Gobineau erano di razza gialla) per formare il ceppo
teutonico destinato a dominare l'Europa nei secoli successivi. Ma
l'inevitabile incrocio con le altre razze ne avrebbe corrotto la
nobiltà, e gli ariani avrebbero progressivamente assunto
alcuni dei tratti deteriori delle razze inferiori (il materialismo
dei gialli e la sensualità dei neri), in un processo
degenerativo che Gobineau considerava irreversibile.
Gobineau è sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.
Un suo seguace fu lo scrittore inglese Houston Stewart Chamberlain
(1855-1927), che esaltò la razza ariana, considerandola pura
soprattutto nel ceppo germanico. Espose le sue idee nell'opera Die
Grundlagen des XIX Jahrhunderts ("I fondamenti del secolo XIX",
1899). Chamberlain vedeva in Richard Wagner l'apostolo di questa
razza pura (Das Drama Richard Wagners, 1892).
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di Fedor Schneider
Scrittore, nato il 14 luglio 1816 a Ville d'Avray, morto il 13
ottobre 1882 a Torino. Nel 1849 entrò nella carriera
diplomatica: fu segretario a Berna, Hannover e Francoforte, primo
segretario in Persia (1854-1858), in seguito commissario negli Stati
Uniti di America (1859), quindi ministro in Persia (1862-1864), ad
Atene (1864-68), a Rio de Janeiro (1868), a Stoccolma (1874-77).
Trascorse a Parigi gli ultimi tempi della sua vita.
Alcuni libri (Trois ans en Asie, 1859; Les religions et philosophies
de l'Asie centrale, 1865; Traité des inscriptions
cunéifovrmes, 1864, voll. 2; Histoire des Perses, 1869, voll.
2) dimostrano la conoscenza del mondo orientale ch'egli seppe
acquistare. Ma egli deve la sua fama all'opera cui dedicò
tutta la vita, l'Essai sur l'inégalité des races
humaines (1854, voll. 3 e 1884, voll. 2) in cui si propone appunto
di dimostrare che i caratteri innati delle varie razze sono
essenzialmente diversi, e si modificano meno in conseguenza delle
condizioni esteriori che degl'incroci. La sua dottrina culminava
nell'affermazione dell'importanza culturale, anzi del primato
dell'elemento germanico ritenuto il più puro rappresentante
della razza "aria" (v. indoeuropei) e della rigenerazione per mezzo
suo dei rimanenti popoli europei. Nonostante la limitatezza delle
sue cognizioni etnologiche e archeologiche, il G. riuscì a
far prendere in considerazione il concetto di razza e concorse
così all'ulteriore determinazione di esso. La sua dottrina,
dapprima molto osteggiata, ha esercitato grande influenza in
Germania, prima della guerra mondiale, con gli scritti dei
pangermanisti, la costituzione di una Gobineau-Vereinigung (Friburgo
in B. 1894) e dopo, con l'opera dello Spengler, Der Untergang des
Abendlandes. G. si era tanto convinto del primato della razza
tedesca, al punto da acquistare egli stesso coll'andar del tempo una
mentalità prettamente tedesca. Di recente si è anche
proceduto in Francia a una rivalutazione del G. come scrittore: le
"scene storiche" di La Renaissance (1877), serie di narrazioni
plastiche e penetranti in cui in cinque parti, dominate ciascuna
dalle figure di Savonarola, Cesare Borgia, Giulio Il, Leone X e
Michelangelo, egli cerca d'interpretare l'anima del Rinascimento, il
romanzo Les Pléiades (1874), con le Nouvelles asiatiques
(1876), la tragedia Alexandre le Macédonien (1901), il poema
epico Amadis (1887) hanno procurato al G. una fama ormai indiscussa
di prosatore.