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André Gide (Parigi, 22 novembre 1869 – Parigi, 19 febbraio
1951) è stato uno scrittore francese, premio Nobel per la
letteratura nel 1947.
Firma di Gide
Affermare la libertà, allontanarsi dai vincoli morali e
puritani, ricercare l’onestà intellettuale che permette di
essere pienamente sé stessi, accettando la propria
omosessualità senza venir meno ai propri valori. Questi sono
i temi centrali dell’opera e della vita di André Gide.
Influenzato dagli scritti di autori come Henry Fielding, Goethe,
Victor Hugo, Dostoevskij, Stéphane Mallarmé,
Nietzsche, Joris Karl Huysmans, Rabindranath Tagore, Roger Martin du
Gard e Oscar Wilde (di quest'ultimo fu anche amico), scrisse varie
opere di stampo autobiografico e di narrativa ed espose spesso al
pubblico il conflitto e, a volte, la riconcilliazione tra le due
parti della propria personalità, divise dalla rigida
educazione e dalle meschine regole sociali ed etiche impostegli
dalla società della sua epoca.
Le sue opere, in particolare Corydon, Se il seme non muore e
L'immoralista, hanno esercitato una grande influenza (soprattutto
per i temi trattati) su vari scrittori successivi a Gide, in
particolare su Rainer Maria Rilke, Jacques Rivière, Andre
Malraux, Flann O'Brien, Jean-Paul Sartre, Albert Camus, Yukio
Mishima, Roland Barthes e su scrittori omosessuali.
Biografia
Infanzia
André Gide nasce il 22 novembre 1869 a Parigi, figlio di Paul
Gide, professore di diritto all'Università di Parigi, e di
Juliette Rondeaux. Il padre, originario di Uzès, discende da
un'austera famiglia protestante. Suo zio era l'economista politico
Charles Gide. La madre appartiene ad un'agiata famiglia borghese di
Rouen, un tempo cattolica ma convertita al Protestantesimo da
diverse generazioni. L'infanzia di Gide è segnata
dall'alternarsi di soggiorni presso la famiglia materna in
Normandia, a Rouen e a La Roque, e di soggiorni dalla nonna paterna,
a Uzès. Come emerge dalla sua opera, l'influenza diversa e a
volte contraddittoria di queste due esperienze rivestirà
grande importanza nella sua vita.
A Parigi, Gide vive con la famiglia in Rue des Médicis e
successivamente in rue de Tournon, vicino ai giardini di
Lussemburgo. Non lontano vive Anna Shackleton, scozzese, un tempo
governante presso la famiglia Rondeaux e insegnante di Juliette,
alla quale è legata ancora da una forte amicizia. Anna,
grazie alla sua dolcezza, spensieratezza e intelligenza, svolge un
ruolo importante nella formazione del giovane André: la sua
morte, avvenuta nel 1884, evocata anche ne La porta stretta e in Se
il seme non muore, segna profondamente Gide.
Il giovane André comincia nel 1876 a dedicarsi allo studio
del pianoforte, che sarà per lui compagno lungo tutta la
vita, rimpiangendo in tempi maturi il fatto di non aver avuto mai un
buon professore che potesse fare di lui un vero musicista. Nel 1877
entra alla Scuola alsaziana (Ecole alsacienne), anche se la sua
carriera scolastica sarà discontinua. È sospeso per
tre mesi perché viene scoperto mentre si lascia andare a
“cattive abitudini”, ed è riammesso solo quando considerato
guarito; problemi di salute lo allontanano però di nuovo
dagli insegnamenti. Malgrado le precauzioni di genitori e medici, la
masturbazione (da lui nominata “vizio” e che pratica con un forte
senso di peccato e sconfitta) tornerà ben presto tra le sue
abitudini, tanto che a ventitré anni scriverà di aver
vissuto fino ad allora “vergine e depravato”.
La morte di suo padre, il 28 ottobre 1880, lo allontana ancora di
più da un'istruzione normale. Con la morte di Paul Gide,
André perde una relazione tenera e felice, che lo lascia solo
di fronte a sua madre: “E mi sentii d'un tratto avvolto da questo
amore, che si chiudeva ormai su di me”. Juliette Gide, spesso
presentata come una madre rigida e severa, prova per suo figlio un
amore profondo, proprio come Gide per lei; avrà sempre a
cuore l'istruzione del figlio, e lo seguirà nel suo percorso
intellettuale – benché apportando delle contraddizioni in
tale percorso.
Nel 1881, Juliette porta André prima in Normandia, dove
affida la sua istruzione ad un precettore poco ispirato, poi a
Montpellier, dallo zio Charles Gide. Zimbello dei compagni, Gide
evita il liceo grazie ad una malattia nervosa più o meno
simulata. Dopo una serie di cure, ritorna alla Scuola alsaziana nel
1882, ma ancora una malattia lo allontana dagli insegnamenti.
Seguiranno diversi soggiorni tra Parigi e Rouen, dove il giovane
Gide è affidato ad insegnanti privati dal talento variabile.
L'esaltazione religiosa e il rapporto con Madeleine
Durante un soggiorno a Rouen, nell'autunno del 1882, André
scopre il dispiacere segreto che sua cugina Madeleine coltiva a
causa delle relazioni adultere della madre. In quell'emozione scopre
“un nuovo oriente per la propria vita”. Nasce allora una
relazione lunga e tortuosa: Gide è affascinato dalla ragazza,
dalla sua conoscenza del male, del suo senso rigido e conformista di
ciò che si deve fare, tutte differenze rispetto al suo
carattere che lo attirano. Si costruisce poco a poco un'immagine
perfetta della cugina di cui si innamora, in modo puramente
intellettuale e allo stesso tempo appassionato.
A partire dal 1883, segue le lezioni private del professor Bauer, e
grazie a lui scopre, tra gli altri, il Diario di Amiel, che lo
spingerà a scrivere il proprio diario intimo.
Tra il 1885 e il 1888, André vive un periodo di esaltazione
religiosa, che condivide con la cugina Madeleine tramite una fitta
corrispondenza e letture comuni. Studia a fondo la Bibbia e gli
autori greci, e inizia a praticare l'ascetismo.
Nel 1887 torna nuovamente alla Scuola alsaziana, dove incontra
Pierre Louÿs, con cui stabilisce un'amicizia fraterna, che
gravita intorno alla letteratura e alla loro comune volontà
di scrivere. L'anno successivo, durante la preparazione degli esami
conclusivi della scuola superiore al liceo Henry IV, scopre i testi
di Schopenhauer. Dopo la maturità, comincia a frequentare i
salotti letterari, e incontra numerosi scrittori. La sua prima
raccolta di scritti, I quaderni di André Walter, grazie alla
quale spera di ottenere un primo successo letterario e la mano di
sua cugina, incontra in effetti l'opinione favorevole della critica,
ma non attira l'attenzione del pubblico.
Quest'opera gli permette di conoscere Maurice Barrès e
Stéphane Mallarmé, grazie al quale il suo misticismo
religioso si trasforma in misticismo estetico. Mentre stringe
un'amicizia che risulterà duratura con Paul Valéry, si
rovina la sua relazione con Pierre Louÿs, che lo accusa di
egocentrismo, come del resto fa anche sua cugina. Madeleine rifiuta
di sposarlo e si allontana sempre più da lui; comincia allora
una lunga lotta, per vincere la sua resistenza e per convincere la
famiglia, che si oppone a questa unione.
I viaggi
Nel 1891, poco dopo aver scritto il Trattato di Narciso, Gide
incontra Oscar Wilde, che lo spaventa almeno quanto lo affascina.
Per Gide, che comincia ad allontanarsi da André Walter e dal
suo ideale ascetico, Wilde incarna l'esempio stesso di un'altra
esistenza. Comincia a leggere Goethe e scopre la legittimità
del piacere, a differenza di quanto predicato dal puritanesimo che
gli era familiare. Questo segna anche l'inizio delle tensioni con
sua madre, che tuttavia cerca di aiutarlo nella conquista della
cugina Madeleine, mentre tutta la famiglia e la ragazza stessa
continuano ad opporsi all'unione.
Nel 1893, nasce un'amicizia, in un primo tempo solo epistolare, con
Francis Jammes. È però un altro amico di André
che gioca un ruolo chiave, il giovane pittore Paul Laurens;
quest'ultimo invita Gide a seguirlo in un viaggio pagato con una
borsa di studio. Il viaggio sarà per Gide l'occasione di una
liberazione morale e sessuale, come descritto in e nel romanzo
"L'immoralista"; i due partono nell'ottobre 1893, con destinazione
Tunisia, Algeria e Italia. Seppur malato, Gide in Tunisia scopre il
piacere con un ragazzo, Ali, e successivamente in Algeria Paul e
André proseguono la loro iniziazione tra le braccia della
giovane Mériem. I due passano poi da Siracusa, Roma e
Firenze. Gide prosegue poi verso la Svizzera, per consultare un
medico, che lo rassicura circa la sua salute. Si stabilisce, sempre
in Svizzera, a La Brévine, che farà da sfondo al suo
racconto La sinfonia pastorale, mentre già lavora su Paludi e
I nutrimenti terrestri.
Il matrimonio
Nel 1895 si reca una seconda volta in viaggio in Algeria, dove
incontra nuovamente Oscar Wilde affiancato da Lord Alfred Douglas
(« Bosie»). Quando torna in Francia, ritrova Madeleine
che finalmente gli si fa più vicina. La morte improvvisa di
sua madre, il 31 maggio 1895, è sinonimo per Gide di forte
dolore, ma anche di liberazione. André e Madeleine annunciano
il fidanzamento in giugno e in ottobre si sposano, anche se il
matrimonio non sarà mai consumato. Partono in viaggio di
nozze per sette mesi: Gide è tornato in salute, e si sente
ormai frenato dalla presenza della moglie, sempre malata.
Passano dalla Svizzera, dove completa Paludi, che rappresenta una
conclusione satirica il periodo simbolista, e si dedica sempre a “I
nutrimenti terrestri”, che apre una nuova fase letteraria. Gide
manterrà l'abitudine di considerare le sue opere come pietre
durante il cammino, scritte come reazione le une alle altre, e che
possono essere comprese solo attraverso una vista d'insieme. Gli
sposini vanno poi in Italia e di nuovo in Algeria, a Biskra. Al
ritorno in Francia, Gide è eletto sindaco a La Roque, dove
ricopre il suo mandato senza però impegnarsi in politica.
Nell'estate del 1896 termina I nutrimenti terrestri, che sarà
pubblicato l'anno successivo raccogliendo consensi ma anche
critiche, tanto sul tema quanto sulla forma.
Da L'immoralista a La porta stretta
Nell'inverno del 1898, Gide firma la petizione di Zola sul caso
Dreyfus, anche se rifiuta di interrompere le relazioni con quelli
del suo entourage che si erano schierati su altre posizioni: anzi,
cercherà di sforzarsi a capire le ragioni e poi convincere i
suoi avversari. Durante un soggiorno a Roma scopre i testi di
Nietzsche, e ritrova nel filosofo l'espressione dei suoi pensieri
più reconditi: “La grande riconoscenza che gli devo, è
di aver aperto una strada maestra là dove io non avevo
tracciato che un sentiero”. Il 1898 è anche l'anno di
un'intensa attività di critica e di cronaca soprattutto sulle
pagine de L'Ermitage.
Nel 1901, riesce a fare allestire una sua opera teatrale, ma la
prima di Roi Candaule (scritto nel 1899) è un tale fiasco che
Gide prende la decisione di snobbare il grande pubblico e il teatro.
Nel 1902 il romanzo L'immoralista ottiene un certo successo, ma
l'autore, troppo facilmente assimilato al protagonista Michel, non
si sente compreso: secondo lui, Michel è solo un'immagine
virtuale di sé stesso, da cui si purifica nel momento stesso
in cui scrive. Non pubblica quasi più niente fino al 1909,
quando appare La porta stretta; la critica lo accoglie benevolmente,
ma ancora una volta Gide non si sente capito, anche questa volta lo
assimilano a Alissa, mentre il suo sforzo di empatia verso la sua
eroina non è per niente un'approvazione, e la dimensione
ironica dell'opera non viene colta.
La Nouvelle Revue Française, Corydon ed I Sotterranei del
Vaticano
Alla fine del decennio Gide crea la Nouvelle Revue Française,
anche se non ne diventa ufficialmente direttore; nel 1911 la rivista
si associa Gaston Gallimard per trovare un editore. È in
questo periodo che Gide comincia a scrivere Corydon, saggio
socratico che affronta i pregiudizi verso l'omosessualità e
la pederastia.
Gli amici di Gide, a cui presenta la prima bozza del trattato,
temono fortemente lo scandalo e le ripercussioni che il testo
potrebbe avere sulla sua vita pubblica e privata, tanto che Gide
decide prudentemente di stampare solo i primi due capitoli, anonimi
e in poche copie, nel 1910. Completa l'opera nel 1917-18, e la
pubblicherà col suo nome solo nel 1924. Nel 1913 Gide stringe
una forte amicizia con Roger Martin du Gard, che resterà tra
le persone più vicine allo scrittore fino alla morte.
L'anno successivo pubblica I sotterranei del Vaticano, concepito
secondo l'autore come “un libro sbalorditivo, pieno di buchi e di
omissioni, ma anche di divertimento, di cose buffe e parziali
riuscite”, ma si rivelerà, da un punto di vista delle
vendite, un fallimento: il romanzo è strutturato su
più livelli, con almeno tre protagonisti che si intrecciano
senza mai mescolarsi, un amorale che uccide per il solo gusto di
farlo, un cattolico bigotto, un ateo frammassone e mangiapreti, il
tono varia a seconda del protagonista, passando da uno stile tardo
decadente ad uno decisamente veloce e satirico, molto moderno.
Solo che il romanzo, mettendo alla berlina egualmente cattolici
bigotti ed atei mangiapreti, e per di più con un tema come
l'omicidio gratuito (anticipando in questo, di vent'anni, Albert
Camus), gli aliena le simpatie di tutto il potenziale pubblico. Gide
viene pian piano allontanato dalla direzione effettiva della
Nouvelle Revue Française, lasciata a Jacques Rivière
et Gaston Gallimard.
Nel 1916 intraprende un ennesimo tentativo di conversione al
cattolicesimo. Per Gide, la questione è più morale che
religiosa: egli oscilla tra un paganesimo che gli permette di
affermarsi nella propria felicità, e una religione che gli
dà le armi necessarie a combattere il proprio peccato. Alla
fine, la conversione non avrà luogo, a causa del rifiuto
dell'istituzione ecclesiastica e per la non volontà di
sostituire una verità passionale con una istituzionale,
abbandonando il libero arbitrio. Inizia in questo periodo a scrivere
l'opera autobiografica “Se il seme non muore”.
L'anno successivo Gide stringe un legame con il giovane Marc
Allégret; se di solito amore e desiderio prendevano per lui
strade diverse, questa volta il cuore e il corpo dello scrittore
vibrano all'unisono. Poco tempo dopo, durante un viaggio in
Inghilterra con Marc, Madeleine si allontana definitivamente da lui:
tutti i dubbi che la donna riusciva ancora a scacciare circa il
marito esplodono all'improvviso, decide dunque di bruciare le
lettere che Gide le aveva scritto e ritorna dalla famiglia. Gide
rimane sconsolato per questo abbandono (“Soffro come se lei avesse
ucciso nostro figlio”, scrive); ha tuttavia la possibilità
di pubblicare Coryndon senza più temere ripercussioni sulla
sua vita privata.
Gli anni venti
All'interno della Nouvelle Revue Française, Gide mantiene
comunque una funzione simbolica di figura di riferimento, scrive
articoli e si occupa anche di scovare nuovi talenti. Negli anni
venti, la sua reputazione continua a crescere, il suo pensiero
è ascoltato e apprezzato, e Gide ha l'impressione di essere
famoso anche senza essere stato letto né capito. La sua
influenza gli costa gli attacchi della destra cattolica, che gli
rimprovera i suoi valori, il suo intellettualismo, il ruolo sempre
più preponderante della rivista sulla letteratura francese, e
persino la sua lingua. Gide, sempre sostenuto da Roger Martin du
Gard, si difende poco, ma difende sempre la Nouvelle Revue
Française; diversi intellettuali di destra, tra cui
François Mauriac e Léon Daudet, che malgrado le loro
divergenze lo ammirano, rifiutano di attaccarlo senza però
difenderlo.
Gide fornisce ai suoi detrattori materiale per attaccarlo,
pubblicando in grande tiratura Coryndon, fino ad allora noto solo
agli intimi, anche se tutti gli amici hanno tentato di dissuaderlo.
Gide preferisce mettersi in gioco, ricordando il caso doloroso di
Oscar Wilde, ed è disposto a calare la maschera. Ma alla
fine, la pubblicazione (1924) cade nell'indifferenza, un po'
perché il libro non è di gran valore, (come sostiene
Pierre Lepape), un po' perché l'opinione pubblica non
è ancora pronta a parlare di questo tabù. Lo scandalo
arriverà solo due anni dopo, con “Se il seme non muore”.
Nel frattempo la vita di Gide è scossa dalla nascita di sua
figlia Catherine nell'aprile 1923, avuta da Elisabeth van
Rysselberghe, figlia di un'amica di Gide, a cui Gide stesso aveva
detto “Non mi capacito di vederti senza figli, e a non averne
neppure io”. Catherine sarà riconosciuta ufficialmente
solo dopo la morte di Madeleine, a cui queste evento sarà
tenuto nascosto. Gide si occupa anche del sostentamento di Marc
Allégret, componendo così una famiglia fuori norma,
con cui vive a Parigi. I falsari, opera pubblicata nel 1925,
è il primo libro non scritto in funzione di Medeleine, ed
è il primo che l'autore stesso non esita a definire un
romanzo.
Il colonialismo e il comunismo
Gide parte successivamente per diversi mesi in Congo con Marc, e
durante il viaggio si appassiona all'esotismo e alla storia
naturale. Più che da questi interessi, tuttavia, Gide
è colpito dalla dura realtà del colonialismo. Si
ribella inizialmente contro la messa in pratica dell'idea coloniale,
denunciando errori amministrativi e inesperienza. Poi le sue
indagini lo spingono a cogliere la perversità del sistema nel
suo insieme; capisce anche che i responsabili, a Parigi, non solo
non ignorano ciò che succede nelle colonie, ma lo tutelano
anche. Spedisce la sua testimonianza che viene pubblicata su Le
Populaire, ma la destra e le compagnie accusate sostengono che Gide
non abbia le competenze per analizzare il problema. Eppure,
inchieste amministrative danno ragione alle sue affermazione, tanto
che un dibattito parlamentare finisce col promettere cambiamenti da
parte del governo. Gide teme che l'opinione pubblica si dimentichi
presto del problema, ma rifiuta però di impegnarsi
politicamente sulla questione.
Durante gli anni trenta, Gide patisce una certa mancanza
d'ispirazione, che riguarda non solo la scrittura, ma anche l'amore
e i viaggi, per i quali prova ormai più curiosità che
passione. Comincia però a interessarsi al comunismo,
entusiasmato dall'esperienza russa nella quale vede una speranza, un
laboratorio dell'uomo nuovo. Impegnandosi in questa direzione, Gide
cede così alla tentazione di uscire dal purismo estetico e di
utilizzare l'influenza di cui gode. La sua presa di posizione non
è condivisa dai suoi amici: Martin du Gard non accetta
volentieri l'idea che una vita passata a combattere i dogmi si
concluda con questo “atto di fede”.
E del resto Gide mette la sua gloria in pericolo, senza apportare
alla causa che il prestigio del suo nome, e non si sente a suo agio
nelle riunioni politiche. In questa decisione, Gide impegna la sua
persona – sebbene cosciente di essere strumentalizzato – senza
però impegnare la sua penna, e si rifiuta di aderire
all'“Associazione degli scrittori e artisti rivoluzionari”, per non
compromettere l'autonomia della letteratura che ha sempre professato
e difeso. Del resto, i nuovi compagni guardano con sospetto lo
scrittore borghese che si unisce a loro: “Le idee di Gide sembrano
non costargli molto; il signor Gide non ha sofferto abbastanza”
scrive Jean Guéhenno. Nel 1936, le autorità
sovietiche lo invitano in URSS, e Gide accetta di partire con alcuni
compagni. Le sue illusioni crollano: invece dell'uomo nuovo, trova
solo il totalitarismo. Accetta la delusione e decide di pubblicare
la sua testimonianza, “Ritorno dall'URSS”.
Il partito comunista francese, a partire da Louis Aragon, e le
autorità sovietiche cercano di impedire la pubblicazione
dell'opera, poi di distogliere l'interesse dal problema. Ma Gide non
si accontenta più di fare solo osservazioni, e in “Ritocchi
al mio ritorno dall'URSS” opera una vera e propria requisitoria
contro lo stalinismo: “Spero che il popolo dei lavoratori capisca
che è ingannato dai comunisti, così come loro sono
ingannati da Mosca”. Gide arriva perfino ad essere tacciato di
fascismo, l'opinione pubblica lo spinge verso destra, anche se lui
rifiuta nettamente questa posizione. È arrivato il momento
per Gide di allontanarsi dalla politica, che non gli ha dato quello
che sperava. Sebbene sostenga la causa dei repubblicani spagnoli,
Gide accetta la delusione e si concentra di nuovo nella letteratura.
A questo lutto politico ne succede uno più intimo, la morte
di Madeleine il 17 aprile 1938. Dopo aver maledetto il suo sposo,
Madeleine aveva finito con l'accettare il suo ruolo lontano ma
essenziale nella vita dello scrittore. Gide racconta la stranezza e
le difficoltà di quell'amore particolare in Et nunc manet in
te, la cui prima tiratura è limitata agli intimi.
La Seconda guerra mondiale e gli ultimi anni
Quando i tedeschi, conquistata Parigi, assumono il controllo della
rivista Nouvelle Revue Française (NFR), Gide rifiuta di
associarsi al comitato direttore, e dopo aver scritto un articolo
sul primo numero, decide di non continuare a pubblicare. Scrive su
Le Figaro la sua decisione d'abbandonare la rivista e rifiuta allo
stesso tempo un posto come professore universitario.
Le critiche contro di lui si intensificano, e Gide decide di
imbarcarsi per Tunisi, nel 1942. Durante l'occupazione della
città, constata con sgomento gli effetti dell'antisemitismo.
Più che di privazioni materiali, soffre di isolamento.
Lasciata Tunisi per Algeri, dove incontra il generale de Gaulle,
Gide accetta la direzione nominale de L'arche, una rivista
letteraria diretta contro la NFR.
Finita la guerra, rientra in Francia solo nel maggio 1946, ma fatica
a trovare il suo posto in un mondo letterario molto politicizzato.
Mentre scrittori come Sartre utilizzano volentieri la loro fama a
fini politici, Gide rifiuta di esporsi, e per esprimersi preferisce
la pubblicazione di Teseo piuttosto che le tribune politiche.
Dopo il 1947, non scrive più nulla. Sempre affermando che non
rinnega nulla di quello che ha fatto, Gide, scrittore che ha dato
scandalo con opere come Corydon, accetta gli omaggi delle
istituzioni conservatrici, come il premio Nobel per la letteratura
nel 1947. La sua preoccupazione principale è quella di
pubblicare le sue ultime opere, in particolare il “Diario” (il primo
tomo nel 1939, il secondo nel 1950). Nel 1950 comincia il suo ultimo
quaderno, “Così sia o i giochi sono fatti”, nel quale si
sforza di lasciar correre la sua penna.
Muore il 19 febbraio 1951, e viene sepolto vicino a Madeleine nel
piccolo cimitero di Cuverville, nel dipartimento della
Seine-Maritime.