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Francésco Giuseppe I (ted. Franz Joseph) d'Asburgo-Lorena imperatore d'Austria e re d'Ungheria.
Figlio (Schönbrunn 1830 - ivi 1916) dell'arciduca Francesco
Carlo, secondo figlio dell'imperatore Francesco I, e della
principessa Sofia di Baviera, fu educato dalla madre, donna
intelligente e di idee reazionarie, quale erede al trono. Divenne
imperatore in un momento molto difficile per gli Asburgo, durante
la crisi del 1848, in seguito all'abdicazione di Ferdinando I.
Guidato dall'energico principe Schwarzenberg, presidente del
Consiglio e ministro degli Esteri, F. G. in meno di due anni vide
ristabilire l'autorità imperiale in Boemia e in Ungheria e
riaffermata la preminenza dell'Austria in Germania e in Italia. In
seguito non fu in grado di conservare, a causa anche di
collaboratori non all'altezza della situazione, la posizione
politica assicuratagli dallo Schwarzenberg (m. 1852).
L'incerto atteggiamento assunto durante la guerra di Crimea non
solo gli inimicò la Russia, ma non gli assicurò
neppure le simpatie delle potenze occidentali, cosicché nel
1859 si trovò solo a combattere contro il Piemonte e la
Francia. Conclusasi quella guerra con la perdita della Lombardia e
con l'estromissione dall'Italia dell'influenza asburgica,
tentò inutilmente di rafforzare l'unità interna
della monarchia.
Acuitosi intanto il conflitto per il predominio in Germania, F.
G., dopo essersi alleato (1864) con la Prussia nella guerra contro
la Danimarca, non ne trasse frutti concreti; anzi le divergenze
sullo Schleswig-Holstein, abilmente sfruttate da Bismarck,
portarono (1866) alla guerra austro-prussiana, conclusasi con la
completa sconfitta dell'Austria e con la forzata rinuncia a ogni
influenza in Germania.
D'altra parte le relazioni con l'Ungheria, rimaste sempre tese
dal 1849 in poi, convinsero, allora, F. G. dell'opportunità
di riconciliarsi con la reazione magiara (1867): ne nacque il
dualismo, basato sulla supremazia dei Tedeschi e dei Magiari,
rispettivamente nella parte occidentale e orientale dell'Impero.
F. G. stesso assunse il duplice titolo d'imperatore d'Austria e di
re di Ungheria.
Sostenne, sia all'interno sia all'estero, una politica
conservatrice, accettò di buon grado il deliberato del
congresso di Berlino che gli affidava l'amministrazione della
Bosnia-Erzegovina, si alleò (1879) con la Germania,
aderì all'alleanza dei tre imperatori* (1881) e
l'anno dopo alla Triplice Alleanza.
In politica interna affidò per 14 anni, a cominciare dal
1879, il governo al conservatore E. von Taaffe.
Intanto le lotte politiche in seno all'Impero si facevano
più acute. F. G. tentò di porvi un freno,
escogitando soluzioni temporanee e marginali, che naturalmente non
potevano soddisfare le singole nazionalità. Fedele al
principio di non mettere a repentaglio la stabilità interna
della monarchia con una sconsiderata politica estera,
affrontò con realismo la situazione internazionale fino al
1914, quando l'assassinio del nipote ed erede Francesco Ferdinando
lo portò a dichiarare guerra alla Serbia. Sposò
(1854) Elisabetta di Baviera, dalla quale ebbe un solo maschio,
Rodolfo, e due femmine, Gisella (1856-1932) e Maria Valeria
(1868-1924).
* Lega dei Tre imperatori. Intesa politica, puramente verbale,
costituitasi dal 5 all’11 settembre 1872 a Berlino, per iniziativa
di O. von Bismarck, tra Guglielmo I di Germania, Francesco
Giuseppe d’Austria e Alessandro II di Russia, con l’intento di
mantenere lo statu quo europeo e di conservare la pace
continentale contro la paventata ‘rivincita’ della Francia dopo la
sconfitta del 1870-71. L’accordo, venuto meno in seguito alla
guerra russo-turca del 1877-78, che rese oltremodo difficili i
rapporti tra l’Austria-Ungheria e la Russia, fu ricomposto solo
con il Congresso di Berlino (1878). Con l’accordo concluso a
Berlino il 18 giugno 1881 e noto come Alleanza dei Tre imperatori
, Guglielmo I, Francesco Giuseppe e Alessandro II si promisero
benevola neutralità nel caso che uno dei tre Stati fosse
stato attaccato da una quarta potenza, si obbligarono a non
alterare lo statu quo nella Turchia europea e negli Stretti e a
permettere l’eventuale unione della Rumelia orientale alla
Bulgaria e della Bosnia-Erzegovina all’Austria. Quest’alleanza
costituì il capolavoro diplomatico di Bismarck, che
riuscì a conciliare gli interessi russi e quelli austriaci.
Conclusa per la durata di tre anni, rinnovata per altri tre anni
il 27 marzo 1884, nel 1887 decadde per volontà dello zar
Alessandro III, ostile alla politica balcanica dell’Austria. Solo
tra Russia e Germania fu stretto (18 giugno 1887) un trattato di
controassicurazione, della durata di tre anni, dal quale l’Austria
fu esclusa.
*
Wikipedia
Francesco Giuseppe I d'Austria (Castello di Schönbrunn, 18
agosto 1830 – Castello di Schönbrunn, 21 novembre 1916), fu
Imperatore d'Austria (1848-1916) e Re d'Ungheria (1867-1916),
oltre che re del Lombardo-Veneto fino al 1866. Apparteneva alla
casa d'Asburgo-Lorena.
Il regno di Francesco Giuseppe fu uno dei più lunghi della
storia, e forse il più lungo di un regnante effettivo
(Luigi XIV fu re per settantadue anni, ma la reggenza della madre
e del cardinale Mazarino durò sedici anni).
Come capo di Casa Asburgo questa durata è però stata
superata da Otto d'Asburgo-Lorena (nato nel 1912), eurodeputato al
parlamento europeo, con 85 anni (dalla morte di Carlo I nel 1922
al 2007).
Biografia
I primi anni e la successione al trono
Francesco Giuseppe nacque nel Castello di Schönbrunn a
Vienna, figlio maggiore dell'Arciduca Francesco Carlo
d'Asburgo-Lorena (figlio minore dell'Imperatore Francesco I
d'Austria), e di sua moglie Sofia di Wittelsbach, Principessa di
Baviera.
Nel 1835 era salito al trono imperiale lo zio di Francesco
Giuseppe, Ferdinando I, il quale però era malato di mente e
non aveva avuto figli. Presagendo la successione, l'Arciduca
Francesco Carlo (che era il primo in linea di successione dopo il
fratello imperatore), rifiutò e la scelta di successione
ricadde perciò su Francesco Giuseppe, allora giovane
arciduca di appena 5 anni, che venne perciò cresciuto dalla
madre con l'intento un giorno di farne l'erede al trono austriaco.
Un peso che fin da piccolo Francesco Giuseppe dovette però
accollarsi, fu il rispetto assoluto per la figura del nonno
imperatore (Francesco II, der Gute Kaiser Franz, cioè "il
buon imperatore Francesco", come veniva chiamato), che divenne un
punto di riferimento in tutta la sua vita come ideale di monarca
perfetto.
Alla giovane età di tredici anni, Francesco Giuseppe
intraprese la carriera militare e venne nominato colonnello e fu
da questo momento che iniziò ad indossare quella
caratteristica uniforme grigio-verde che lo
contraddistinguerà in molti dei suoi ritratti ufficiali e
di vita quotidiana.
Francesco Giuseppe ebbe anche tre fratelli minori: Massimiliano
(n. 1832), Carlo Ludovico (n. 1833), Ludovico Vittorio (n. 1842),
e una sorella Maria Anna (1835-1839) che però morì
all'età di soli quattro anni.
A seguito della rinuncia del Cancelliere Metternich al suo impegno
governativo durante le rivoluzioni del 1848, il giovane Arciduca
Francesco Giuseppe venne proposto per la successione allo zio, che
era ormai in procinto di abdicare. Francesco Giuseppe venne in un
primo momento nominato anche Governatore della Boemia a partire
dal 6 aprile di quell'anno, ma non prese mai effettivamente
possesso dell'incarico. Francesco Giuseppe, invece, si diresse sul
fronte italiano, aiutando il Feldmaresciallo Radetzky nella sua
campagna partita da Milano il 29 aprile di quell'anno, ricevendo
il proprio "battesimo del fuoco" il 6 maggio 1848 nella Battaglia
di Santa Lucia. Dal momento che Vienna era in tumulto, il giovane
imperatore venne richiamato a Innsbruck, nel Tirolo, dove si era
rifugiata la famiglia imperiale, e qui fece per la prima volta la
conoscenza di sua cugina Elisabetta di Baviera (che poi
diverrà sua moglie).
Dopo la vittoria conseguita sugli italiani a Custoza nel luglio
del 1848, la corte tornò a Vienna e Francesco Giuseppe con
essa. Vienna era però ancora in tumulto e così dopo
poco tempo, la corte si trasferì ad Olomouc in Moravia.
Sostenitore della figura dominante di Francesco Giuseppe al trono,
fu il Feldmaresciallo Alfred von Windisch-Graetz, comandante
militare della Boemia, il quale gli giurò fedeltà e
forgiò il suo carattere militare.
Fu il 2 dicembre 1848, a Olomouc che, in seguito all'abdicazione
dello zio Ferdinando ed alla rinuncia di suo padre, Francesco
Giuseppe, fino ad allora chiamato semplicemente Franz, poté
assurgere al trono imperiale austriaco adottando il nome di
Francesco Giuseppe, il primo in memoria del nonno ed il secondo in
memoria dell'antenato Giuseppe II, uno dei massimi riformatori
dell'Impero.
L'assolutismo imperiale, 1848–1860
Sotto la guida del nuovo primo ministro, il principe Felix
Schwarzenberg, il giovane imperatore venne convinto ad
intraprendere una strada cauta dopo la sua ascesa, concedendo allo
stato una costituzione nel 1849. Allo stesso tempo si rendevano
necessarie delle campagne militari nei confronti degli ungheresi i
quali si erano ribellati all'autorità centralista degli
Asburgo in nome della loro antica indipendenza. Francesco Giuseppe
dovette ben presto fronteggiare anche nuove battaglie in Italia,
con re Carlo Alberto di Savoia che nel marzo del 1849
incominciò delle ostilità per accogliere il
desiderio dei lombardi di essere annessi al Piemonte piuttosto che
all'Austria. Ben presto, però, la sorte militare propense
per Francesco Giuseppe e le sue giubbe bianche austriache, Carlo
Alberto venne battuto in maniera decisiva da Radetzky nella
Battaglia di Novara e forzato ad abdicare al suo trono. In
Ungheria la situazione era più pericolosa e gli austriaci e
la sconfitta austriaca risultava più evidente. Francesco
Giuseppe, sentendo la necessità di assicurare i suoi
diritti su quel territorio, chiese aiuto alla Russia richiedendo
l'intervento dello zar Nicola I di modo da "evitare che
l'insurrezione ungherese si sviluppi in una calamità
europea". Le truppe russe entrarono in Ungheria in supporto degli
austriaci e la rivoluzione venne soppressa col finire dell'estate
del 1849. Con l'ordine ricostituito in tutto l'impero, Francesco
Giuseppe ritirò le concessioni costituzionali da lui fatte
e inaugurò una politica assolutista e centralista, guidata
dal ministro degli interni Alexander Bach.
Gli anni successivi videro l'Austria riprendere le proprie
posizioni sulla scena internazionale dopo il disastro del
1848-1849. Sotto la guida di Schwarzenberg, l'Austria fu in grado
di arginare lo schema prussiano di creare una nuova Confederazione
tedesca sotto la guida della Prussia stessa, dalla quale l'Austria
sarebbe stata esclusa. Dopo la prematura morte di Schwarzenberg
nel 1852, egli non poté essere sostituito con uno statista
di eguale statura e l'Imperatore si trovò a tutti gli
effetti a dover assumere personalmente l'incarico di primo
ministro.
Il tentativo di assassinio
e le sconfitte del risorgimento italiano
Il 18 febbraio 1853, mentre stava passeggiando con il conte
Maximilian Karl Lamoral O'Donnell, Francesco Giuseppe fu aggredito
dal nazionalista ungherese János Libényi che
intendeva così vendicare le centinaia di martiri della
rivolta magiara, impiccati nella città di Arad, nel
settembre 1849. Profittando della disattenzione della scorta, il
ventiduenne János Libényi tentò di pugnalare
l'imperatore alla gola, ma la lama rimase incastrata in una fibbia
di metallo che ornava il colletto della divisa, procurando solo
lievi escoriazioni. Libényi venne immediatamente bloccato
dai presenti e, dopo un rapido processo, fu impiccato nella
prigione di Simmeringer, lo stesso febbraio.
Sul luogo dell'attentato venne eretta una chiesa, quale
ringraziamento per lo scampato pericolo. L'edificio, sito nei
pressi dell'Università di Vienna, è conosciuto col
nome di Votivkirche ("Chiesa votiva").
Nel 1854, approssimatosi il tempo delle sue nozze, per Francesco
Giuseppe si prospettava una scelta fra le migliori principesse
delle alte corti europee: per lui erano stati proposti nomi come
Elisabetta Francesca d'Asburgo-Lorena, Anna di Prussia o Sidonia
di Sassonia.
Queste opportunità, effettivamente, avevano più che
altro un carattere prettamente politico e come tale erano state
suggerite dalla madre Sofia. L'Arciduchessa, vedendo l'essere
sempre più restio dell'Imperatore al matrimonio,
optò per una cugina prima di Francesco Giuseppe, Elena di
Baviera, figlia maggiore di sua sorella e del duca Massimiliano in
Baviera. Ma il carattere imprevedibile e l'amore irrefrenabile di
Francesco Giuseppe fecero ricadere, contro ogni previsione, la
scelta sulla sorella sedicenne di Elena, Elisabetta (meglio
conosciuta come Sissi[5]). I due si sposarono il 24 aprile 1854
nella chiesa degli agostiniani di Vienna e da quel momento
Elisabetta si dimostrò sempre una figura importante nelle
scelte di Francesco Giuseppe, soprattutto nel mutato atteggiamento
verso l'Ungheria.
Dal 1848 al 1866 la politica di Francesco Giuseppe era volta
soprattutto verso l'occidente, al mantenimento dei possedimenti
italiani, alla supremazia sui frammentati stati tedeschi. Dopo la
morte di Schwarzenberg, però, la politica austriaca
diventò sempre più centralizzata e repressiva
(processi di Mantova, repressione dei moti del 6 febbraio 1853 a
Milano) e furono fatti errori strategici vitali. Il mancato
intervento nella Guerra di Crimea isolò l'Austria in
Europa, e soprattutto permise al Regno di Sardegna di Vittorio
Emanuele II di Savoia[6] di aumentare la sua influenza con Francia
e Inghilterra. Grazie alla cessione di Nizza e della Savoia e
forse anche all'aiuto dato in Crimea, il Regno di Sardegna ottenne
a sua volta l'aiuto della Francia di Napoleone III, nel 1859, per
attuare la seconda guerra di indipendenza. In quella occasione,
non soddisfatto dalla direzione strategica del feldmaresciallo
Ferencz Gyulai, Francesco Giuseppe decise di rimuoverlo
dall'incarico e di assumere personalmente il comando dell'esercito
austriaco in Italia. Il risultato fu disastroso e, dopo la
sanguinosa battaglia di Solferino e San Martino, si vide costretto
a firmare l'Armistizio di Villafranca che sanciva la cessione
della Lombardia al Regno di Sardegna, ma riuscì a mantenere
sotto il controllo dell'impero asburgico il Veneto nonostante le
pressioni diplomatiche dei Savoia, i quali furono costretti a
ratificare il trattato poiché l'imperatore francese aveva
fretta di concludere la guerra in modo da non attirare critiche
verso la propria politica estera.
Il 1867 rappresentò poi per Francesco Giuseppe un'ulteriore
messa alla prova del suo animo: suo fratello Massimiliano, eletto
Imperatore del Messico nel 1863 su proposta dei monarchici locali,
venne fucilato dai rivoluzionari del paese che stavano attuando
una guerra d'indipendenza sempre più marcata per evitare
governi di natura straniera.
Dal 1866 a Sarajevo
Le sconfitte del 1866 indussero Francesco Giuseppe a occuparsi dei
territori orientali del suo Stato e soprattutto del mai risolto
problema dell'Ungheria. Nel 1867 sotto l'influsso dell'imperatrice
e del conte Andrássy si arrivò ad un compromesso
(Ausgleich) con l'Ungheria, che divideva l'impero in due
territori: la Cisleitania e la Transleitania (rispettivamente "al
di qua" e "al di là" del fiume Leita), che mantenevano in
comune il monarca, il ministro degli esteri e il ministero della
guerra. Da allora lo Stato retto dalla monarchia asburgica venne
chiamato Austria-Ungheria.
Francesco Giuseppe si convertì pienamente all'idea della
generale infedeltà dell'elemento italiano e italofono verso
la dinastia asburgica: in sede di Consiglio dei ministri, il 12
novembre 1866, egli diede l'ordine tassativo di «opporsi in
modo risolutivo all'influsso dell'elemento italiano ancora
presente in alcuni Kronlander e di mirare alla germanizzazione o
slavizzazione, a seconda delle circostanze, delle zone in
questione con tutte le energie e senza alcun riguardo, mediante un
adeguato affidamento di incarichi a magistrati politici ed
insegnanti, nonché attraverso l'influenza della stampa in
Tirolo meridionale, Dalmazia e Litorale adriatico». Tutte le
autorità centrali ebbero l'ordine di procedere
sistematicamente in questo senso.
Durante gli anni settanta del secolo l'Austria-Ungheria fu
impegnata a livello internazionale in diverse alleanze quali il
Dreikaiserbund (Alleanza dei tre imperatori) con l'Impero tedesco
di Otto von Bismarck e l'Impero russo nel 1873; dalla Duplice
alleanza con l'Impero tedesco nel 1879, divenuta nel 1882 Triplice
alleanza con l'adesione del Regno d'Italia.
Nel 1878 all'Austria-Ungheria fu affidata l'amministrazione
fiduciaria della Bosnia-Erzegovina, secondo quanto previsto dal
Congresso di Berlino dello stesso anno. Questa amministrazione
fiduciaria, come molti presagivano, divenne poi un'annessione,
approvata con un atto unilaterale dell'Impero risalente al 1908.
La decisione contribuì sostanzialmente all'allontanamento
sempre più marcato della Russia, già in rotta di
collisione con l'Impero Asburgico da anni, e dell'Italia, che
seppur alleata non venne nemmeno informata della imminente
annessione, particolare che fornirà al Regno d'Italia un
appiglio diplomatico cui aggrapparsi nel denunciare la Triplice
alleanza al momento dello scoppio della prima guerra mondiale.
Dal 1870 alla fine del secolo, si passò da riforme
federalistiche (Hohenwart 1870, Taaffe 1879) a ritorni del
centralismo assolutista. Nel 1907 si tornò di nuovo a una
riforma federale, venne concesso il suffragio universale, ma
probabilmente troppo tardi per sopire le rivalità interne
che dilaniavano l'impero.
Dal 1910 Francesco Giuseppe non usò più l'entrata
alla reggia (Hofburg) di Michaelerplatz a causa del nuovo edificio
(Looshaus) costruito dall'architetto Adolf Loos.
Gli ultimi anni: la prima guerra mondiale e morte
Malgrado le difficoltà che l'Austria aveva dovuto superare
verso la fine dell'Ottocento e gli atroci fatti di sangue quali la
strage di centinaia di persone nella città di Arad in
seguito alle rivolte magiare, la figura dell'Imperatore Francesco
Giuseppe grazie al controllo sui mezzi di informazione dell'epoca
venne fatta passare per immacolata e densa di un'aura patriarcale
per attirare il rispetto e la fedeltà dei suoi sudditi.
Il matrimonio con Sissi, inoltre, divenne sempre più teso
dal momento che ella non riuscì mai completamente ad
adattarsi alla vita ed all'etichetta di corte; per giunta la loro
figlia maggiore, Sofia, era morta ancora infante ed il loro unico
figlio maschio, il principe erediario Rodolfo d'Asburgo,
morì suicida nel 1889 a Mayerling. La stessa Elisabetta
venne poi uccisa nel 1898 dall'anarchico italiano Luigi Lucheni, e
Francesco Giuseppe portò questo enorme peso per tutto il
resto dei suoi giorni.
L'assassinio dell'erede al trono Francesco Ferdinando, avvenuto a
Sarajevo per mano dell'irredentista bosniaco Gavrilo Princip che
faceva parte della Mlada Bosna (Giovane Bosnia) il 28 giugno 1914,
è considerato oggi l'evento scatenante della prima guerra
mondiale, ma per Francesco Giuseppe rappresentò l'ennesimo
evento luttuoso che lo colpì in quei duri anni.
In realtà la situazione europea dopo la morte di Bismarck
si era evoluta verso la formazione di alleanze contrapposte, in
seguito alla preoccupante aggressività della politica
estera germanica. E l'Austria che si gettò a capofitto
nell'aggressione alla Serbia era un'Austria che alle spalle poteva
contare solo sull'appoggio tedesco, e che oltretutto non era
capace di vedere quali sarebbero state le conseguenze di una
guerra con la Serbia, che secondo lo Stato Maggiore asburgico
avrebbe potuto essere limitata allo scenario balcanico.
Con l'ultimatum umiliante, inviato a Belgrado, Vienna dette inizio
a una serie di automatismi (mobilitazione generale russa,
ultimatum tedesco alla Russia di sospendere la mobilitazione
(rifiutato) e conseguente messa in atto tedesca del Piano
Schlieffen con scoppio della guerra), che non si fermarono
finché tutte le maggiori potenze europee non si ritrovarono
in guerra. Francesco Giuseppe, ormai ottuagenario, era piuttosto
restio a firmare l'atto di guerra alla Serbia, ma non ebbe scelta
a causa delle forti pressioni dell'esercito e della diplomazia che
sostenevano la necessità dell'intervento.
Il vecchio imperatore firmò, ammonendo i presenti con la
celebre frase
« La guerra! Lor signori non sanno cos'è la guerra!
Io lo so ... da Solferino. »
e lasciò la conduzione del conflitto ai militari,
rifiutandosi di intervenire nelle decisioni delle strategie
belliche.
Francesco Giuseppe morì al Castello di Schönbrunn la
sera del 21 novembre 1916 a ottantasei anni, dopo sessantotto anni
di regno.
Francesco Giuseppe venne succeduto alla guida dell'Impero dal
pronipote Carlo I d'Austria e lo stato gli sopravvisse altri 2
anni.
Politica
Politica interna
A livello di politica interna, il primo atto del giovane Francesco
Giuseppe al trono austriaco fu l'adozione della costituzione
adottata nel marzo del 1849 dopo le tensioni rivoluzionarie
dell'anno precedente. Malgrado tutto questa costituzione "imposta"
non venne mai pienamente messa in pratica e rimase in gran parte
una pura formalità sino al 31 dicembre 1851 quando col
Brevetto di Capodanno venne definitivamente abolita. Le rivolte
rivoluzionarie erano ormai sedate e Francesco Giuseppe poté
a questo punto governare in maneira assolutista e centralizzata.
Furono però le sconfitte del 1859 nelle battaglie di
Magenta e Solferino ad invocare nuove riforme costituzionali:
l'imperatore, col Diploma di ottobre del 1860 e poi con i
documenti del 1861, tornò sui suoi passi e
ripristinò le condizioni costituzionali del 1849. Francesco
Giuseppe proclamò con tale atto la Patente di febbraio,
sottoscritta dal delegato liberale Anton von Schmerling, che fu di
fatto una nuova costituzione per l'Impero.
La sconfitta dall'Austria nella Guerra austro-prussiana del 1866
portò ad ulteriori concessioni a favore dell'aristocrazia
in cambio di una resistenza passiva nello scontro. Dopo difficili
negoziati si giunse al compromesso per la fondazione dell'Impero
austro-ungarico che proclamava la formale separazione tra le due
entità dello stato. Per tale scopo l'8 giugno 1867
Francesco Giuseppe venne incoronato a Budapest Re Apostolico
d'Ungheria, proclamandone anche una costituzione separata da
quella austriaca. La moglie Elisabetta aveva largamente influito
su questa scelta, essendo ella una delle principali sostenitrici
del fascino della cultura ungherese.
In quello stesso 1867 Francesco Giuseppe venne costretto suo
malgrado a istituire il Reichsrat che fu il primo parlamento
austriaco e che venne edificato sulla Ringstraße.
L'opposizione sommaria che però Francesco Giuseppe
proponeva ad ogni sorta di costituzione o limitazione del proprio
potere, fu in gran parte una delle cause che portarono
all'aspirazione d'indipendenza da parte dei popoli dell'impero e
che infine lo condusse al suo disfacimento.
Politica estera
Per la politica estera, Francesco Giuseppe I conobbe piccole
vittorie e grandi sconfitte militari. Già all'epoca di
regno di Francesco Giuseppe era ormai chiaro che l'Austria dovesse
tendere ad espandersi verso est in quanto in occidente stavano
creandosi forti stati che avrebbero impedito un ruolo forte
dell'Impero Austriaco. La rottura con la Germania e l'esclusione
dell'Imperatore dalla reggenza della Confederazione Tedesca,
portarono quindi Francesco Giuseppe ad orientarsi ai territori dei
Balcani che presentavano in molti casi culture completamente
diverse da quella austriaca.
La prima problematica dell'espansione verso oriente era ovviamente
l'incontro-scontro con la Russia, ma proprio nell'ambito della
rivoluzione ungherese del 1848 si compirono i passi giusti verso
la concordia, ovvero la Russia si offrì (anche per proprio
interesse) di aiutare l'Austria a reprimere le rivolte in
Ungheria. Fu lo stesso Impero russo però a rimanere deluso
quando l'Austria si dichiarò neutrale nella Guerra di
Crimea del 1854, giungendo poi a scontrarsi con essa per i
medesimi interessi nei Balcani.
La Seconda guerra d'indipendenza italiana contro la Francia di
Napoleone III ed il Regno di Piemonte-Sardegna dei Savoia, si
dimostrò una totale sconfitta non solo per la mancata
progettazione degli scontri ma anche per lo scarso sostegno
ottenuto dalla popolazione locale che come in altri casi non si
era opposta all'invasore, preferendolo all'ingerenza del governo
austriaco. Nella guerra del 1866, l'Austria perse anche il Veneto
a favore del neonato Regno d'Italia, grazie al supporto che la
Prussia concesse all'Italia contro l'Impero austriaco col quale
ella stessa era in lotta. L'Austria non mancò in questo
caso di eccellere in alcuni scontri come la Battaglia di Lissa,
episodio ad ogni modo considerato un "unicum" per la storia di
quel periodo.
Dopo decenni di insuccessi, il Congresso di Berlino del 1878 fu
per l'Austria-Ungheria una boccata d'ossigeno in quanto l'impero
ricevette il mandato di occupare le due province ottomane della
Bosnia e dell'Erzegovina, gestendole sul lato amministrativo.
Formalmente, le due regioni si trovavano ad essere parte
dell'Impero ottomano, ma de facto esse rappresentavano un pieno
dominio austriaco ed una sempre maggiore espansione verso est.
Dopo il 1879, la monarchia asburgica iniziò una politica di
ravvicinamento con il neonato Impero tedesco, sotterrando i
conflitti passati ed accettando il nuovo status delle cose,
rendendolo parte dell'alleanza che, dopo l'ingresso dell'Italia,
divenne nota come Triplice alleanza.
Nel 1903 Francesco Giuseppe utilizzò per l'ultima volta il
suo diritto di veto al conclave contro il cardinale Mariano
Rampolla del Tindaro, impedendogli di essere prescelto al soglio
pontificio. Tale motivazione era essenzialmente dettata dalle
amicizie francofile del cardinale. Tale privilegio secolare,
scarsamente utilizzato ma molto pericoloso se sfruttato
accuratamente, venne abolito definitivamente dal nuovo pontefice
eletto, il patriarca veneziano Giuseppe Melchiorre Sarto, papa Pio
X.
Nel 1908 la Bosnia e l'Erzegovina vennero formalmente unite
all'Impero e si aprì una crisi per l'annessione in quanto
tale decisione non era stata prima ratificata dalle altre potenze
europee.
I conflitti politici con interessi nei Balcani e gli automatismi
della politica di alleanze applicata nel 1914, segnarono
indelebilmente lo scoppio della Grande Guerra. Nell'ambito degli
scontri, l'ottantaquattrenne imperatore Francesco Giuseppe
così si espresse in una lettera datata 2 luglio 1914 ed
indirizzata ai suoi capi militari: "la Serbia è il punto
nodale della politica pan-slava e come tale essa deve essere
eliminata come fattore di potere politico nei Balcani [...] Gli
sforzi del mio governo devono essere indirizzati in futuro
all'isolamento ed alla riduzione della Serbia a provincia". Fu
Francesco Giuseppe in persona ad approvare l'ultimatum alla Serbia
dopo l'uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando suo erede
designato.
Il kaiser tedesco Guglielmo II aderì al progetto di
Francesco Giuseppe mentre l'Italia si dichiarò neutrale in
quanto letteralmente i concordati della Triplice alleanza
prevedevano l'ingresso in guerra del Regno d'Italia in caso di
attacco all'Austria-Ungheria. L'Italia, inoltre, aveva in gioco
alcune rivendicazioni territoriali (Trentino, Trieste, Litorale)
alla monarchia asburgica. Fu così che dal 1915 l'Italia
entrò a far parte della Triplice intesa, ottenendo come
premio per la vittoria contro i nemici i territori in pretesa.
Quando Francesco Giuseppe si spense nel 1916, la guerra non era
ancora terminata. Quando nel 1917 nelle schiere dell'Intesa
entrarono anche gli Stati Uniti e la Russia abbandonò a
causa della rivoluzione interna, l'Impero austro-ungarico si
dissolse nel 1918, ponendo fine alla prima guerra mondiale.
La cultura dell'epoca di Francesco Giuseppe
Uno dei più grandi successi dell'epoca di regno di
Francesco Giuseppe può essere ancora oggi riscoperto nella
cultura austriaca del suo tempo, un boom economico associato
all'area del Danubio senza precedenti nella storia.
Dopo la demolizione delle mura medievali, la città di
Vienna venne completamente riformata per ordine dell'Imperatore in
persona il quale come prima azione creò la Ringstrasse, un
grande anello stradale di congiunzione che ancora oggi esiste,
testimonianza vivente di quell'epoca. Attorno a quest'area si
svilupparono quartieri raffinati con edifici pubblici e case
private in stile della seconda metà dell'Ottocento che
affascinò molto Francesco Giuseppe nella sua concezione di
homo faber della nuova capitale austriaca.
Per sua inclinazione personale, Francesco Giuseppe diffuse
moltissimo il gusto dell'"Austria cattolica", promuovendo la
costruzione ed il restauro di importanti edifici di culto
nell'Impero.
Il carattere
Francesco Giuseppe venne più volte equiparato al suo
augusto antenato Carlo V, "un quilibrato in un'epoca di
squilibrati" come lo definì Cesare Chiericati. "Sul
grande antenato egli aveva il vantaggio di notevole vigore fisico,
ma non ne aveva la grande apertura mentale".
Ancora giovane arciduca, Francesco Giuseppe era cresciuto
prevalentemente con l'energica madre Sofia dalla quale apprese il
vero modo di governare, pur non trascurando i suoi interessi
principali. Francesco Giuseppe amava la caccia ed il ballo che
praticava con regolarità, apprezzando nello specifico le
musiche di Strauss ed i suoi valzer, che divennero un tratto
distintivo del regno stesso dell'imperatore. Amava poco l'arte e
la letteratura, leggendo pochissimo e riservando quindi poca
considerazione ai letterati. La sobrietà dell'imperatore
era leggendaria: il suo pranzo, spesso consumato sulla scrivania,
consisteva il più delle volte in un solo piatto di carne e
verdura unitamente ad un bicchiere di buona birra bavarese forte.
A cena, nella stagione calda, si accontentava di una porzione di
yogurt con qualche fetta di pane integrale. Alla sua tavola usava
servizi modesti, riservando quelli preziosi per le grandi
occasioni di corte.
Di vizi ne aveva pochi ed uno di questi era il fumo: da giovane i
famosi Virginia, quelli con la paglietta dentro, preferiti da
tutti gli ufficiali dell'impero. Più tardi, quando il
medico glie li proibì, si dedicò a fumare sigari
più leggeri. Parco ma non avaro, vestiva sempre la stessa
divisa militare per stare più vicino al suo spirito
spartano e attaccato all'esercito.
Gran signore, riceveva tutti ma non sopportava gli adulatori, come
non poteva soffrire i chiacchieroni. E lui parlava poco, a voce
bassa ma chiara, usando con la stessa disinvoltura il tedesco e le
altre principali lingue europee.
Francesco Giuseppe fu uomo tradizionalista e sempre legato al
passato. Di lui si sa che in tutta la sua vita non usò mai
il telefono (che verso la fine del secolo era ormai diventato
strumento indispensabile del lavoro delle cancellerie e degli
uffici di governo), al punto da non tollerarne nemmeno il suono.
All'Asburgo non piacevano nemmeno le automobili e rimase sempre
fedele alle carrozze ed ai cavalli, salendo a bordo di un veicolo
una volta sola, in presenza del re d'Inghilterra che era suo
ospite. Francesco Giuseppe era avverso alla maggior parte delle
tecnologie "moderne", vestendo sempre secondo le mode della sua
adolescenza e non accettando mai di installare a corte un bagno
con acqua calda corrente, dal momento che era legato al bagno in
tinozza. Una sola eccezione era rappresentata nella sua vita dal
telegrafo, invenzione di cui faceva larghissimo uso.
Francesco Giuseppe fu un marito sempre innamorato di sua moglie
come riportano le cronache e lo fu per tutta la vita con quella
costanza e tenera indulgenza non rare negli Asburgo, eppure dal
1883 egli iniziò a frequentare l'attrice Katharina Schratt,
relazione che si mantenne sempre e solo sul piano dell'amicizia e
che venne favorita dalla stesa imperatrice Elisabetta che iniziava
a rendersi conto di come il marito avesse bisogno di distrazioni
dalla sua vita così piena. Francesco Giuseppe ammirava di
Katharina le grandi doti artistiche e vi trovava tutto quello che
la moglie Elisabetta non poteva o non voleva dargli in quanto era
semplice, allegra, molto comprensiva, brava e solida donna
austriaca, che non dava problemi come piacevano all'imperatore,
priva di quelle cupe complicazioni intellettuali e delle tempeste
romantiche che rendevano poco riposante la compagnia della moglie;
in compagnia di Katharina, conversando con lei, l'imperatore
trovava un momento di calma e di riposo dal suo duro lavoro.
Valutazione storica
Come molti personaggi del suo tempo, Francesco Giuseppe è
ancora oggi una figura estremamente ambigua nella storiografia.
Altalenante tra i compromessi della rivoluzione del 1848 e
l'assolutismo che ne fece seguito assieme agli sviluppi sociali
della seconda metà dell'Ottocento in Austria lo pongono
ancora oggi come un personaggio dai tratti sfaccettati anche se la
storiografia liberale, dopo i fatti del 1859, lo ha in gran parte
condannato come tiranno. In particolare a Francesco Giuseppe fu
avversa la storiografia italiana che tese a vedere nella reggenza
del Regno Lombardo-Veneto un periodo di soprusi e violenze come
mai prima, e nemmeno questa idea si placò negli storici
quando l'Italia si unì in alleanza con l'Austria agli
albori della Grande Guerra, fatto che imbarazzò moltissimo
re Umberto I.
Come personalità, Francesco Giuseppe fu sempre dibattuto
tra il rapido sviluppo economico e sociale dell'Europa occidentale
e la sua concezione ereditaria di monarca per "grazia di Dio"
nonché dai suoi doveri di sovrano nei confronti del suo
popolo, un popolo estremamente diverso per lingua, cultura e
nazionalità.
Vale la pena notare infine che Francesco Giuseppe portò
avanti delle riforme in campo sociale che nessuno dei suoi
predecessori aveva mai osato sottoscrivere come ad esempio nel
1906 il suffragio universale maschile contro la volontà
dell'aristocrazia locale che voleva detenere il governo in mano
propria (specialmente in Ungheria).
L'economista austriaco Ernest von Koerber, primo ministro tra il
1900 ed il 1904, diede la propria valutazione del governo di
Francesco Giuseppe: "L'imperatore è stato per l'Austria due
volte una piaga, sia in giovane età che nella vecchiaia
[...] la catastrofe peggiore del XX secolo è stata per sua
causa quando esordì con la frase «se dobbiamo morire,
almeno facciamolo decentemente».