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Letterato italiano (Alberino, Molinella, 1856 - Collegigliato,
Pistoia, 1905); discepolo prediletto del Carducci, lo
coadiuvò nell'insegnamento universitario e negli studî
(edizione critica e commento alle Rime del Petrarca). La sua lirica
(Bordatini, 1885; Secondo libro dei Bordatini, 1886 e Nuovi versi,
1888; opere rifuse in Versi raccolti ed ordinati, 1892; Sonetti,
1901: in cui sono raccolti Maggio, 1893, e Primavera fiorentina,
1900) rivela un'eccezionale capacità nell'assorbire - in un
clima poetico dotto - i più felici accenti della poesia
popolare della quale fu attento studioso: fu l'animatore della
Biblioteca di letteratura popolare italiana (1882-1883) che per il
primo volume è interamente opera sua. È anche autore
di un poemetto satirico, Il Mago (1884), nella figura del quale
è adombrato U. Brilli, un altro discepolo del Carducci.
*
DBI
Nacque il 25 marzo 1856 a San Pietro Capofiume (nell'agglomerato di
Alberino), fraz. di Molinella (Bologna), da Luigi, medico condotto,
e Giuseppina Sarti, sorella dello scultore Diego. Compiuti gli studi
ginnasiali e liceali a Bologna, nel 1874 vi si iscrisse alla
facoltà di filosofia, trasferendosi però l'anno dopo
all'Istituto di studi superiori di Firenze. Nell'estate del 1876
conobbe G. Carducci, per il quale provò presto grande stima e
devozione quasi filiale, testimoniata nel lungo carteggio durato
tutta la vita. L'incontro fu decisivo a determinare, sin dagli
inizi, l'attività filologica e poetica del F.: ad
instillargli, cioè, un entusiasmo per la civiltà
latina ed i suoi valori fondanti, un'ammirazione incondizionata per
la tradizione lirica italiana e quel "culto della poesia, esercitato
col rispetto e con lo studio particolare e paziente dell'opera e
della tecnica dei grandi" (Serra).
Proprio nell'ambiente carducciano fiorentino il F., vagamente
simpatizzante per il movimento socialista, maturò le sue
prime esperienze letterarie. Nel '77, quando A. Bartoli con i suoi
studi rendeva popolare la vicenda goliardica, fondò insieme
con G. Marradi, L. Gentile, A. Straccali, G. Biagi, U. Brilli e G.
Trezza la rivista I Nuovi Goliardi. Quiesordiva come critico con un
saggio sulle poesie del primo Parini (fasc. 1, febbraio '77), e
curava la pubblicazione di alcuni madrigali inediti di G. B. Strozzi
(fasc. 4-5, giugno-luglio). Nello stesso anno componeva le prime
liriche: Allo specchio, Un pino, A Maria, di evidente intonazione
carducciana, quanto a stilemi figurativi e scelte tematiche
(Felcini).
Nel 1878 ottenne il dottorato in filosofia e nel novembre dell'anno
Seguente, dopo quattro mesi di vita militare, accettò una
supplenza nel ginnasio comunale "G. Guinizzelli" di Bologna, mentre
seguiva i corsi universitari di perfezionamento del Carducci. Sempre
nel '79, come primo frutto delle ricerche archivistiche sulla
letteratura popolare, condotte sotto l'influenza dei lavori
carducciani. del D'Ancona di Poesia popolare italiana (1876) e di un
maestro della scuola storica come A. Bartoli, arrivava ad attribuire
La brunettina, già assegnata al Poliziano, a Baldassarre
Olimpio, da Sassoferrato.
Nell'anno scolastico 1880-81 insegnò lettere italiane
all'istituto tecnico comunale di Macerata, l'anno seguente era di
nuovo a Firenze, ove nell'estate dell'82 presso l'Istituto di studi
superiori si abilitava all'insegnamento dell'italiano e della
storia. Alla fine dell'anno ottenne a pieni voti la cattedra di
lettere, divenendo poi anche preside, al liceo comunale di La
Spezia, insegnando anche nel locale istituto tecnico. Sempre nel
1882 pubblicò a proprie spese il primo volume della
"Biblioteca popolare italiana" (Firenze), che aveva come scopo
l'edizione di documenti di "letteratura popolare antica" giacenti,
quasi del tutto ignorati, nelle biblioteche italiane. L'opera,
ambiziosa summa "di tutte le forme nelle quali si manifestò e
atteggiò lo spirito del popolo italiano", non ebbe grande
successo immediato. Più duratura fu invece l'influenza che
esercitò, fungendo da repertorio di temi e soluzioni formali,
su poeti quali G. Carducci, G. Pascoli e G. D'Annunzio (Felcini).
Nel 1884 il F. pubblicò Il mago (Roma), frutto tardivo delle
polemiche dei "nuovi goliardi" (suscitate dalle carducciane
Confessioni e battaglie), composto a più riprese (il primo
canto è del '77).
Si tratta di un poemetto satirico e allegorico, ispirato
all'AttaTroll di H. Heine, ove si narra la fantastica battuta di
caccia del mago (Ugo Brilli), innamorato di Biancofiore (la
giovinetta del boccacciano Filocolo, qui simbolo della poesia), il
quale con i suoi cani (i goliardi) fa strage di numerose bestie (i
nemici letterari del Carducci). Nel mirino del F. i bersagli sono
molti: l'arte facile e troppo sentimentale dei manzoniani, gli
affettati sonetti del fiorentino L. Alberti, la prosa diluita e un
po' femminea di E. De Amicis, il turpe realismo di G. Stiavelli e il
crudo verismo dei licenziosi imitatori di L. Stecchetti, infine
l'infuocata approssimazione del vate M. Rapisardi "che le chiome
apre e distende / come un ombrello". In tale opera l'antica poesia
popolare e la grande tradizione lirica italiana sono ricreate con
eleganza. Ma gli strambotti, le ballate ed i sonetti non si
trasfigurano né trasuonano, come già notò il
Flora, "in una assertiva originalità di nuova poesia",
cadendo talvolta nell'artificio e nell'imitazione.
Ne Ilmago, quando la satira tace per dare spazio alla rievocazione
nostalgica e all'idillio amoroso, la poesia guadagna toni dimessi e
vagamente intimistici che si intensificheranno nei primi (Ancona
1885) e nei secondi Bordatini (Firenze 1886), e quindi nei
Nuoviversi (Faenza 1888), poi in gran parte raccolti nella
più ampia e composita Versi raccolti e ordinati (Modena
1892), accanto a poesie già edite in periodici ed a dieci
testi inediti.
Nel settembre del 1886 il F. sposò Ida Gini, destinataria di
molti suoi versi, e per l'occasione il Pascoli stampò
l'Ultima passeggiata. Nello stesso mese ottenne una cattedra
nell'istituto tecnico di Reggio Calabria e dovette lasciare La
Spezia. Quasi subito però fu trasferito al liceo di Faenza,
rimanendovi fino all'88, per esser poi inviato al liceo di Palermo,
ove restò un anno. Affetto da una grave malattia agli occhi
ottenne il trasferimento al liceo di Modena, in cui insegnò
fino al giugno del '93.
In questo torno di anni il F. non dismise l'attività critica
e filologica. Nel 1890 curava per la "Biblioteca scolastica dei
classici italiani", più nota come "Sansoniana". La
Gerusalemme liberata, dando il poema nella forma rispondente agli
intendimenti del Tasso, con un commento esegetico di notevole mole
documentaria e storica, arricchito da un prezioso apparato di
varianti. Nel '91 curava l'edizione e il commento de I sepolcri e Le
grazie foscoliani, quindi, l'anno seguente, proponeva l'Antologia
della lirica moderna italiana (Bologna), corredata di notizie
metriche, ove raccoglieva una scelta di poesie dal Parini al
Carducci. Nel contempo, interveniva sul Giornale storico della
letteratura italiana a proposito dei Cantici di Fidenzio e dello
sviluppo della poesia anacreontica in Italia nel sec. XVI. Nel '93
curò le Prose scelte di Galileo Galilei (Modena) e
pubblicò sul Propugnatore (n.s. [VI]) il saggio Questioni e
notizie petrarchesche, foriero di nuovi sviluppi negli studi
esegetici, con indagini concernenti la storia del testo
petrarchesco, delle sue prime edizioni e lo stesso ordinamento delle
rime: ad inaugurare un periodo di studi che culminerà
nell'edizione critica de Le rime allestita in collaborazione con il
Carducci (Firenze 1899).
Nell'agosto del '93 ottenne una cattedra nel liceo "Galilei" di
Firenze e venne comandato nell'università di Bologna per
coadiuvare il Carducci, trattenuto spesso a Roma in qualità
di senatore del Regno. Nel '97 veniva nominato professore ordinario
di lettere italiane presso l'istituto superiore di magistero
femminile di Firenze, al posto del defunto critico E. Nencioni,
continuando, con grave disagio, a sostituire il Carducci sulla
cattedra universitaria bolognese. Nel 1900 curava l'edizione
commentata delle prose scelte di G. Della Casa, una delle prove
migliori del F. filologo (Felcini), volto alla determinazione
stilistica di due apocrifi attribuiti all'autore del Galateo. Il28
aprile dello stesso anno inaugurava i suoi studi danteschi con la
lettura IlParadiso di Dante tenuta al circolo filologico di Bologna,
seguita da una seconda dedicata al canto III del Purgatorio,
pronunciata in Orsanmichele il 31 genn. 1901.
Sempre nel nel 1901 furono pubblicati I sonetti (Bologna) che
raccolgono ventotto liriche di Maggio (Modena 1893), tutte quelle di
Primavera fiorentina (Bologna 1900), più tre inedite.
In questa opera, conclusiva e riassuntiva della sua attività,
il F., abbandonate le forme metriche popolareggianti, riprende la
misura classica e aristocratica del sonetto. L'idillio amoroso e
familiare dei Bordatini è fortemente ridimensionato a
vantaggio dei grandi temi sociali ed umanitari e degli argomenti
storico-patriottici, in una lingua di aspirazione classicheggiante,
talvolta paludata, e dai toni carduccianamente accesi, che spesso
rasenta la mera esercitazione accademica. Per unanime giudizio della
critica, il F. è orinai lontano dai suoi risultati migliori:
da quel sorvegliatissimo recupero di moduli dell'antica poesia
popolare, nel segno di un plurilinguismo carico di suggestioni
stilistiche; da quel sapiente e limpido tratteggio di figure e
luoghi domestici che lo collocano, senza dubbio, in una posizione
importante nella poesia del secondo Ottocento italiano, alle soglie
della grande esperienza pascoliana.
Nel dicembre igoi fu ordinato docente di lessigrafia e stile
italiano nell'università di Bologna. Nell'ottobre del 1904, a
causa di un grave disturbo cerebrale., era costretto a lasciare
l'incarico, e il 24 dic. 1905 si spegneva nella casa di salute a
Collegigliato, nella campagna pistoiese, ove era ricoverato dal
gennaio.