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Figlio (Pau 1553 - Parigi 1610) di Antonio di Borbone e di Giovanna
d'Albret. Salito al trono (1589), dovette abiurare, ma concesse, con
l'editto di Nantes (1598), libertà di coscienza e di culto agli
ugonotti. Rafforzò il potere regio e intraprese il riordinamento
amministrativo e finanziario dello Stato.
VITA E ATTIVITÀ
Capo della casa di Borbone nel 1562 per la morte del padre, re di
Navarra nel 1572 alla morte della madre, fu il capo dei calvinisti
francesi dal 1569. Unitosi in matrimonio (1572) a Margherita,
sorella di Carlo IX di Francia, fu costretto ad abiurare dopo la
notte di S. Bartolomeo. Sfuggito nel 1576 alla stretta sorveglianza
cui era sottoposto, riprese le sue posizioni di capo degli ugonotti,
ritrattando l'abiura forzata. Divenuto nel 1584, per la morte del
duca d'Angiò, l'erede presuntivo al trono, fu colpito l'anno
seguente da scomunica e privato di ogni diritto alla successione.
Dovette allora combattere prima contro Enrico III ed Enrico di Guisa
(la cosiddetta "guerra dei tre Enrichi"), poi - riavvicinatosi a
Enrico III, e da questo in punto di morte riconosciuto suo
successore - contro la Lega cattolica aiutata dalla Spagna.
Accresciuto il suo prestigio con brillanti vittorie (Arques, 1589,
Ivry, 1590), poté con l'abiura (25 luglio 1593) aprirsi la strada al
trono.
Padrone di Parigi nel 1594, costretta in tre anni di guerra
(1595-97) la Spagna alla pace di Vervins (1598), riconquistò tutto
il regno. Dopo aver concesso con l'editto di Nantes (13 agosto 1598)
libertà di culto ai calvinisti, attese al lavoro di ricostruzione
interna. Non era compito facile: doveva ristabilire l'autorità
monarchica, ridare alle forze produttive della nazione il loro ritmo
normale, rivendicare alla Francia una posizione di predominio in
Europa. E. inoltre riaffermò la propria autonomia nei confronti dei
notabili di corte e affiancò ai governatori delle province dei
commissari regi. Fu duro anche nel soffocare le cospirazioni della
nobiltà, come dimostrò la condanna del duca di Biron (1602). Nel
1604 fu istituita la paulette, una speciale tassa annuale mediante
la quale si potevano rendere ereditari gli uffici pubblici
acquistati.
Riprese quindi la lotta contro gli Asburgo, accordandosi con Carlo
Emanuele I duca di Savoia, che cedette alla Francia la Bresse e il
Bugey in cambio di Saluzzo (1601), e avviando trattative coi
principi tedeschi.
Coadiuvato da M. de Béthune duca di Sully, riformò le finanze,
estinse il debito pubblico, creò una riserva aurea, incoraggiò lo
sviluppo delle manifatture, proteggendole con barriere doganali, e
progettò a favore dell'agricoltura un'ardita rete di canali.
Gli ultimi anni del suo regno furono turbati da un diffuso
malcontento fra le classi sociali dominanti per il rigido sistema
fiscale.
Morì accoltellato da F. Ravaillac, un fanatico cattolico.