Enrico III re d'Inghilterra
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Primogenito (Winchester 1207 - Londra 1272) di re Giovanni e di
Isabella di Angoulême. Salì sul trono alla morte del padre (1216).
In politica estera tentò senza successo la conquista di terre
francesi e sostenne le imprese politiche del papato, con scarsi
risultati; all'interno si confrontò con le pressioni dei baroni,
guidati da Simon di Montfort.
VITA E ATTIVITÀ
Incoronato nel 1216, regnò sotto la reggenza di W. Marshall, conte
di Pembroke, al quale dovette la liberazione delle terre inglesi
occupate da Luigi VIII di Francia e dai baroni ribelli. Alla morte
di Marshall (1219), il potere passò nelle mani del justiciar Hubert
de Burgh, che impose un regime di governo forte e ordinato, e
ridiede prosperità alla nazione; scacciato nel 1232 dal giovane
sovrano, che dal 1227 aveva assunto il potere, il de Burgh fu
reintegrato al suo posto nel 1234, ma l'iniziativa rimase nelle mani
di E.
In più occasioni E. tentò la riconquista delle terre francesi. Una
spedizione in Guascogna (1242) si concluse con la disastrosa
sconfitta di Taillebourg. Dopo l'esito infelice di questi tentativi,
mirò a una politica di alleanze e di iniziative su scala europea,
impegnandosi a sostenere le imprese politiche del papato.
Nel 1254 accettava da Innocenzo IV per il figlio Edmondo la corona
di Sicilia impegnandosi a toglierla agli Hohenstaufen; poiché non
riuscì a mantenere questi patti militari e finanziari, nel 1258 fu
minacciato di scomunica da Alessandro IV e costretto a chiedere
aiuto ai baroni.
Approfittando delle difficoltà di E., i baroni, capeggiati da Simon
di Montfort, cognato del re, riuscirono a imporre a E. la firma
delle cosiddette Provisions of Oxford, per le quali i baroni
ottenevano un controllo sull'esecutivo e la nomina di metà del
consiglio incaricato di riforme amministrative e costituzionali;
queste furono emanate nel 1259 (Provisions of Westminster) e
accettate da E., che dovette anche acconsentire all'espulsione dei
funzionari francesi (del Poitou), ai quali andava invece il suo
favore, e all'iniziativa diplomatica dei baroni, conclusasi con il
trattato di Parigi (dicembre 1259) con Luigi IX.
Le riforme poste in atto non favorivano che una parte dei baroni,
mentre gli altri si sentivano minacciati dal cresciuto potere dei
cavalieri; su questi baroni s'appoggiò E. per scalzare (1261) Simon
di Montfort e annullare - ottenuta la dispensa papale - le
Provisions of Oxford.
I torbidi non cessarono, né vi pose fine l'arbitrato di Luigi IX che
ad Amiens (1264) tornò ad annullare le Provisions baronali; il 14
maggio di quell'anno però Simone di Montfort sconfiggeva a Lewes E.
e suo figlio Edoardo, prendendoli entrambi prigionieri. Fu creato un
nuovo consiglio baronale, dove Simon convocò (1265) rappresentanti
delle contee, delle città e dei borghi fortificati; era il primo
"parlamento" inglese. Nel maggio 1265 però Edoardo riuscì a fuggire,
organizzò un esercito e nell'agosto a Evesham sconfisse e uccise
Simon. La restaurazione fu caratterizzata da aspre repressioni e
vendette, ma la resistenza si mantenne forte; infine, nel 1266, col
Dictum of Kenilworth si giunse ad eque condizioni di pace, e la
tranquillità tornò nel paese.
Il parlamento di Marlborough (1267) promulgò talune delle riforme
volute dai baroni, la cui attuazione impegnò gli ultimi anni del
regno di E., mentre di fatto il potere venne esercitato dal figlio
maggiore Edoardo, divenuto in seguito Edoardo I.