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«Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente
curioso.»
(da una lettera a Carl Seeling, 11 marzo 1952)
Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955)
è stato un fisico e filosofo della scienza tedesco
naturalizzato svizzero, divenuto in seguito cittadino statunitense.
La sua grandezza consiste nell'aver mutato per sempre il modello di
interpretazione del mondo fisico.
Nel 1905, ricordato come "annus mirabilis", pubblicò tre
articoli a contenuto fortemente innovativo, riguardanti tre aree
differenti della fisica:
dimostrò la validità della teoria
dei quanti di Planck nell'ambito della spiegazione dell'effetto
fotoelettrico dei metalli;
fornì una valutazione quantitativa del
moto browniano e l'ipotesi di aleatorietà dello stesso;
espose la teoria della relatività
ristretta, che precede di circa un decennio quella della
relatività generale.
Nel 1921 ricevette il Premio Nobel per la Fisica "per i contributi
alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge
dell'effetto fotoelettrico", e la sua fama dilagò in tutto il
mondo soprattutto per la teoria della relatività, in grado,
per l'assoluta originalità, di colpire l'immaginario
collettivo. Fu un successo insolito per uno scienziato e durante gli
ultimi anni di vita la fama non fece che aumentare, al punto che in
molte culture popolari il suo nome divenne ben presto sinonimo di
intelligenza e di grande genio.
Nel 1927 Einstein venne invitato dal Governo Italiano a partecipare
al Congresso internazionale dei Fisici (vedi Congresso
internazionale dei Fisici del 1927) che si sarebbe svolto nel
settembre di quell'anno a Como, in occasione del primo centenario
dalla morte di Alessandro Volta. Einstein fu il solo a declinare
l'invito, per la sua opposizione al regime di Mussolini.
Oltre a essere uno dei più celebri fisici della storia della
scienza, fu molto attivo in diversi altri ambiti, dalla filosofia
alla politica, e per il suo complesso apporto alla cultura in
generale è considerato uno dei più importanti studiosi
e pensatori del XX secolo.
La sua immagine rimane a tutt'oggi una delle più conosciute
del pianeta, avendone fatto e facendone largo uso anche il mondo
della pubblicità: si è giunti infatti,
inevitabilmente, alla registrazione del marchio "Albert Einstein".
Biografia
Gioventù e studi liceali
Albert Einstein nacque a Ulma nel Württemberg, in Germania, 100
km a est di Stoccarda. I suoi genitori erano Hermann Einstein,
proprietario di una piccola azienda che produceva macchinari
elettrici, e Pauline Koch. Si sposarono a Stuttgart-Bad Cannstatt.
La famiglia era ebraica. Albert frequentò una scuola
elementare cattolica e, su insistenza della madre, gli furono
impartite lezioni di violino. All'età di cinque anni suo
padre gli mostrò una bussola tascabile e Einstein
realizzò che qualcosa nello spazio "vuoto" agiva sull'ago
spostandolo in direzione del nord; descriverà in seguito
quest'esperienza come una delle più rivelatrici della sua
vita. Benché abbia sviluppato modelli e dispositivi meccanici
per divertimento, il suo ingresso nel mondo della scienza ufficiale
avvenne abbastanza tardi, forse a causa della dislessia. Più
tardi egli stesso attribuì lo sviluppo delle teorie della
relatività a questa sua lentezza, dicendo che pensando allo
spazio e al tempo più tardi della maggior parte dei bambini,
fu in grado di applicarvi uno sviluppo intellettuale maggiore.
Disavventure scolastiche, secondo E. Segrè
"Albert [...] per quanto desse ai familiari segni di ingegno
precoce, non si distinse a scuola. Giunto alle scuole medie,
trovò disgustoso il sistema di insegnamento tedesco e
entrò in conflitto coi professori che da parte loro lo
maltrattavano. [...] Rovesci di fortuna fecero emigrare la famiglia
a Milano e Einstein, lasciato a Monaco a finire i suoi studi, si
dette per malato e raggiunse i suoi in Italia. [...] Poi
cercò di essere ammesso al Politecnico di Zurigo, ma non
avendo la regolare licenza media fu rifiutato e non riuscì
nemmeno a superare gli esami di ammissione, per quanto eccellesse in
matematica e fisica. Andò allora per un anno a fare studi di
riparazione al Gymnasium di Aarau [...] Finalmente, entrato al
Politecnico di Zurigo, ..."
Emilio Segrè, Personaggi e scoperte nella fisica
contemporanea, Edizioni scientifiche e tecniche (EST) Mondadori,
1997. ISSN 0303-2752
La circostanza che il suo profitto in matematica fosse scarso
è contestata. Nell'agosto 1886 infatti Albert riferì
alla madre l'ottimo profitto scolastico: "Ieri Albert ha ricevuto la
pagella, che era brillante; è nuovamente il primo della
classe"[3]. Einstein cominciò a studiare matematica insieme a
un amico di famiglia, Max Talmud, che gli procurò testi
scientifici come gli Elementi di Euclide ma anche filosofici come la
Critica della ragion pura di Kant. All'età di dieci anni
iniziò a frequentare il Luitpold Gymnasium ma si
rivelò ben presto sofferente al rigido ambiente scolastico,
seppur riportando comunque buoni voti sia in matematica che in
latino.
Suo zio Jakob, inoltre, lo metteva spesso alla prova con problemi
matematici che risolveva brillantemente "provando un profondo senso
di felicità.
A causa dei continui problemi economici la famiglia Einstein dovette
trasferirsi spesso, sin da quando il piccolo Albert non aveva
nemmeno due mesi di vita; prima a Monaco, poi nel 1894 a Pavia, dove
scrisse il suo primo articolo scientifico, e, due anni dopo a Berna,
in Svizzera. Quando la sua famiglia si trasferì a Milano,
Einstein, quindicenne, restò in Germania per proseguire gli
studi ma presto li abbandonò invece di diplomarsi e
seguì la sua famiglia.
Il suo fallimento all'esame d'ingresso presso il Politecnico di
Zurigo (autunno 1895), tentato nonostante non avesse l'età
minima richiesta e non superato per insufficienza nelle materie
letterarie, fu una dura battuta d'arresto; fu mandato dalla sua
famiglia a Aarau, in Svizzera, per concludere gli studi superiori,
dove ricevette il diploma nel 1896. Qui, all'età di
diciassette anni rinunciò definitivamente alla cittadinanza
tedesca. Nell'ottobre dello stesso anno superò l'esame di
ammissione al Politecnico di Zurigo, vi si iscrisse e vi concluse i
suoi studi nel luglio del 1900. Einstein superò gli esami
finali del diploma con la votazione di 4,9/6, risultando quarto su
cinque dei candidati in matematica e fisica; fra essi vi era anche
Mileva Marić, la quale conseguì il voto di 4/6 e venne
bocciata. Egli fu altresì l'unico dei diplomati in
quell'occasione a non ottenere un posto come assistente al
Politecnico di Zurigo.
Nel 1898, Einstein incontrò e si innamorò di Mileva
Marić, sua compagna di studi serba (che aveva conosciuto Nikola
Tesla, al tempo studente di matematica). Mileva era l'unica donna
ammessa a frequentare il Politecnico Federale svizzero e fu
presentata da Tesla a Einstein.[senza fonte] Nel 1900 gli fu
garantito un diploma da insegnante dall'Eidgenössische
Technische Hochschule e fu accettato come cittadino svizzero nel
1901.[9] In questo periodo Einstein discuteva dei suoi interessi
scientifici con un ristretto gruppo di amici, inclusa Mileva. Lui e
Mileva ebbero una figlia, Lieserl, nata nel gennaio 1902 e che
morì, presumibilmente di scarlattina, l'anno seguente.
Quel parto illegittimo compromise gli studi della giovane e
promettente Mileva, che pure volontariamente decise di sacrificarsi
per la famiglia e la carriera accademica di Albert. Nel 1903, Albert
e Mileva si sposarono in Municipio e in seguito Mileva diede alla
luce altri due figli: Hans Albert (1904) e Eduard (1910).
Dopo il diploma Einstein trovò un lavoro all'ufficio brevetti
di Berna. Insieme al suo amico e collega di lavoro, Michele Besso,
fondò un gruppo di discussione chiamato "Accademia Olimpia"
dove Einstein discuteva con i suoi amici di scienza e filosofia.
Il 1905 è un anno di svolta nella vita di Einstein e nella
storia della fisica. Nel giro di sette mesi, Einstein pubblica sei
lavori:
un articolo sull'effetto fotoelettrico, ultimato
il 17 marzo, concernente l'estrazione di elettroni da un metallo
colpito da quanti di luce (poi denominati fotoni nel 1926), ossia da
radiazione elettromagnetica. Questo studio, che gli sarebbe valso il
premio Nobel per la fisica nel 1921, diede una grande spinta alla
meccanica quantistica, che come teoria stava prendendo forma proprio
in quegli anni (il concetto di quanto era stato ipotizzato nel 1900
da Max Planck);
la tesi di dottorato sul tema "Nuova
determinazione delle dimensioni molecolari", pubblicata il 30
aprile. Sarebbe diventato lo scritto di Einstein più citato
nella letteratura scientifica degli anni settanta;
un articolo, datato 11 maggio, sul moto
browniano, che costituiva uno sviluppo della sua tesi di dottorato;
una prima memoria, in data 30 giugno, dal titolo
Zur Elektrodynamik bewegter Körper (Sull'elettrodinamica dei
corpi in movimento) che aveva come oggetto l'interazione fra corpi
carichi in movimento e il campo elettromagnetico vista da diversi
osservatori in stati di moto differenti. La teoria esposta
nell'articolo, nota successivamente con il nome di Relatività
ristretta (o speciale), risolveva i contrasti tra teoria meccanica e
teoria elettromagnetica della luce che avevano caratterizzato la
fisica dell'Ottocento, con una revisione dei concetti di spazio e di
tempo assoluti;
un'altra memoria sulla relatività
ristretta, datata 27 settembre, che conteneva la nota formula E=mc2;
un altro articolo sul moto browniano, pubblicato
il 19 dicembre.
L'insegnamento
Il 15 gennaio 1906 Einstein ottenne il dottorato e dal 1908
insegnò a Berna. Nel 1909 Einstein pubblicò Über
die Entwicklung unserer Anschauungen über das Wesen und die
Konstitution der Strahlung sulla quantizzazione della luce. In
questo e in un precedente scritto del 1909 Einstein dimostrò
che l'energia dei quanti di Max Planck deve avere una
quantità di moto ben definita. Questo scritto introdusse il
concetto di fotone (anche se il termine fotone venne introdotto da
Gilbert Lewis nel 1926) e ispirò la nozione di dualismo
onda-particella nella meccanica quantistica. Nel 1911 si
trasferì a Praga e nel 1914 fu nominato direttore
dell'Istituto di Fisica dell'Università di Berlino, dove
rimase fino al 1933. Mileva invece restò con i figli a Zurigo
e nel 1919 i due divorziarono; nello stesso anno Einstein
sposò in seconde nozze la cugina Elsa Einstein, cui
restò legato fino alla morte di lei, avvenuta nel 1936. In
quegli anni effettuò alcune ricerche sulla meccanica
statistica e sulla teoria della radiazione.
Teoria della relatività generale
Nel 1915 Einstein propose una teoria relativistica della
gravitazione, indicata come Relatività Generale, che
descriveva le proprietà dello spaziotempo a 4 dimensioni:
secondo tale teoria la gravità altro non è che la
manifestazione della curvatura dello spazio-tempo. Einstein dedusse
le equazioni del moto da quelle della relatività speciale
valide localmente in sistemi inerziali; dedusse inoltre il modo in
cui la materia curva lo spazio-tempo imponendo l'equivalenza di ogni
possibile sistema di riferimento (da cui il nome di
relatività generale). In particolare, il potenziale
gravitazionale Newtoniano viene reinterpretato come
l'approssimazione, per campo debole, della componente temporale del
tensore metrico: da questo discende il fatto che il tempo scorre
più lentamente in un campo gravitazionale più intenso.
Inizialmente gli scienziati erano scettici perché la teoria
derivava da ragionamenti matematici e analisi razionali, non da
esperimenti o osservazioni. Ma nel 1919 le predizioni fatte dalla
teoria furono confermate dalle misurazioni di Arthur Eddington
durante un'eclissi solare, che verificarono che la luce emanata da
una stella era deviata dalla gravità del Sole quando passava
vicino a esso. Le osservazioni furono effettuate il 29 maggio 1919
in due posti diversi, a Sobral, che si trova in Brasile, e
nell'isola di Príncipe.
« Max Planck non capiva nulla di fisica perché durante
l'eclissi del 1919, è rimasto in piedi tutta la notte per
vedere se fosse stata confermata la curvatura della luce dovuta al
campo gravitazionale. Se avesse capito davvero la teoria avrebbe
fatto come me e sarebbe andato a letto »
(Archivio Einstein 14-459)
Da allora esperimenti più precisi hanno confermato le
predizioni della teoria della relatività generale, che
oggigiorno vengono usate nel normale funzionamento dei sistemi GPS.
Nel 1917 mostrò il legame esistente tra la legge di Bohr e la
formula di Planck dell'irraggiamento del corpo nero. Nello stesso
anno introdusse la nozione di emissione stimolata, che sarebbe poi
stata applicata alla concezione del laser.
Il Nobel, la maturità, gli ultimi anni
Nel 1921 ottenne il Premio Nobel per la Fisica per il suo lavoro del
1905 sulla spiegazione dell'effetto fotoelettrico. In quegli anni
cominciò a dedicarsi alla ricerca di teorie di campo
unificate, argomento che lo appassionò fino alla fine,
assieme ai tentativi di spiegazioni alternative dei fenomeni
quantistici; la sua concezione del mondo fisico mal si conciliava
infatti con le interpretazioni probabilistiche della meccanica
quantistica. Il più famoso tentativo in questo senso fu il
paradosso EPR (Einstein-Podolsky-Rosen) elaborato con Boris Podolsky
e Nathan Rosen.
Nell'ottobre 1933 si trasferì negli Stati Uniti a causa delle
persecuzioni antisemite che già imperversavano. Quando Adolf
Hitler salì al potere nel gennaio 1933 Einstein si trovava
all'università di Princeton come professore ospite; nello
stesso anno venne promulgata in Germania la "Legge della
Restaurazione del servizio civile", a causa della quale tutti i
professori universitari ebrei furono licenziati. Durante gli anni
trenta fu poi condotta dai premi Nobel Philipp von Lenard e Johannes
Stark una campagna che etichettò i lavori di Einstein come
"fisica ebraica", in contrasto con la "fisica tedesca" o "ariana".
Nel 1944, a Rignano sull'Arno, la moglie e le figlie di suo cugino
Robert furono uccise, verosimilmente come rappresaglia contro di
lui, da un reparto delle SS; la strage (a cui si aggiunse l'anno
dopo anche la perdita del cugino, che si suicidò)
colpì molto Einstein, che aveva rinunciato alla cittadinanza
tedesca e svizzera diventando cittadino statunitense nel 1940, e che
non rientrò più in Europa, rimanendo negli USA fino
alla morte.
All'Institute for Advanced Study a Princeton proseguì le sue
ricerche, studiando anche alcuni problemi cosmologici e le
probabilità delle transizioni atomiche. Negli ultimi anni di
vita tentò di unificare le due forze fondamentali allora
conosciute, cioè la gravità e l'elettromagnetismo, pur
se si può notare che lo studio delle forze nucleare debole e
forte era già iniziato; in particolare Enrico Fermi aveva
già sviluppato negli anni trenta una teoria di base della
forza debole. Nel 1950 descrisse la sua teoria di unificazione, poi
rivelatasi parzialmente errata, in un articolo sulla rivista
Scientific American.
Il 17 aprile 1955 fu colpito da una improvvisa emorragia causata
dalla rottura di un aneurisma dell'aorta addominale, arteria che era
già stata precauzionalmente rinforzata con un'operazione
chirurgica eseguita dal dottor Rudolph Nissen nel 1948. Fu
ricoverato all'ospedale di Princeton, dove morì nelle prime
ore del mattino del giorno dopo (ore 1.15 del 18 aprile 1955).
Aveva espresso verbalmente il desiderio di mettere il proprio corpo
a disposizione della scienza e Thomas Stoltz Harvey, il patologo che
effettuò l'autopsia, di propria iniziativa rimosse il
cervello e lo conservò a casa propria in un barattolo
sottovuoto per circa 30 anni. Il resto del corpo fu cremato e le
ceneri furono disperse in un luogo segreto. Quando i parenti di
Einstein furono messi al corrente, acconsentirono a che il cervello
fosse sezionato in 240 parti da consegnare ad altrettanti
ricercatori; la parte più grossa è custodita
nell'ospedale di Princeton.
Brevetto per Refrigeratore di Einstein-Szilard
Einstein operò una rivoluzione scientifica di tale portata da
poter essere paragonata solo a quella di Isaac Newton. Tramite lo
studio sull'effetto fotoelettrico e altri lavori dette impulso anche
allo sviluppo della meccanica quantistica, ma non fu mai convinto
della piena validità della teoria, non potendone accettare
l'aspetto probabilistico (famosa è la sua frase, in polemica
con Niels Bohr, "Dio non gioca a dadi"). Non si applicò
soltanto agli studi di fisica teorica, ma vi è una parte
della sua personalità collegata a un senso più pratico
della scienza. Nel 1929 infatti lavorò assieme a Leo Szilard
a un prototipo di macchina frigorifera ad assorbimento diffusione,
realizzando un brevetto innovativo di un refrigeratore funzionante
solo con una miscela di acqua, ammoniaca e butano, senza parti in
movimento e con consumi elettrici bassissimi. Il brevetto,
registrato negli Stati Uniti nel 1930, non fu mai commercializzato
perché fu soppiantato commercialmente dal brevetto
Servel-Electrolux per gli attuali frigoriferi domestici.
Recentemente però sono stati fatti studi volti a un eventuale
utilizzo pratico dell'idea alla base del brevetto Einstein-Szilard.
Pensiero
Einstein filosofo
Sebbene i contributi principali di Einstein vennero nel campo della
fisica, è indubbio che egli nutrisse un sincero interesse per
la filosofia: nella sua vita studiò scritti di carattere
filosofico fin dagli anni del liceo (da quando per la prima volta
lesse un libro di Kant). Tuttavia egli non si considerò mai
un filosofo nel senso stretto del termine: il suo, più che un
sistema filosofico, venne definito da Reichenbach un
«atteggiamento filosofico».
Come pensatore e filosofo, era mosso da una profonda ammirazione per
i sistemi di Spinoza e Schopenhauer. Del primo era particolarmente
affascinato dalla concezione olistica, cioè dall'idea del
cosmo come di un tutto ordinato secondo le leggi di un'entità
panica impersonale, mentre del secondo condivideva la visione
disincantata dell'umanità; inoltre, in tutta la produzione
saggistica si può notare come lo stile einsteiniano, lineare
e al contempo vibrante e ricco di passi altamente suggestivi, sia
avvicinabile a quello di alcuni testi del filosofo tedesco (come
dimostrano i caustici aforismi). Nell'ambito della filosofia della
scienza, egli affermò l'importanza nei suoi studi dell'opera
di David Hume e dall'epistemologia di Ernst Mach (da cui si
distaccò nella maturità).
Einstein sostenne in più occasioni l'importanza
dell'epistemologia nella scienza contemporanea (tanto che negli
ultimi anni di vita affermò «La scienza senza
epistemologia, se pure si può concepire, è primitiva e
informe»[18]) e egli stesso accompagnò il suo lavoro
scientifico con una chiara posizione epistemologica, fino ad
arrivare a parlare nella sua Autobiografia scientifica di un
«credo epistemologico». In esso egli distingue la
totalità delle esperienze sensibili (ovvero i dati offerti
dalla natura) dall'insieme dei concetti e delle proposizioni di cui
fa uso la scienza (ovvero la costruzione teorica); il compito del
pensiero logico riguarda solo la parte della costruzione teorica,
che però a sua volta assume significato solo dalla
connessione, puramente intuitiva e non di carattere logico, con le
esperienze sensibili. In altre parole, per Einstein il sistema dei
concetti e delle preposizioni di cui fa uso la scienza è una
semplice creazione umana che però assume valore e contenuto
solo nel momento in cui permette il più possibile di
collegare e connettere tra loro i dati sperimentali con la maggiore
"economia" (o semplicità) di termini e proposizioni stesse.
Alcuni autori hanno evidenziato la rilevanza del pensiero
epistemologico di Einstein, come elemento che avrebbe favorito lo
scienziato nel formulare un'immagine robusta e coerente della
realtà fisica.
Visione politica
Einstein era intransigente tanto come scienziato, così come
persona; nel 1913 rifiutò di firmare un manifesto a favore
della guerra che gli veniva proposto da un buon numero di scienziati
tedeschi.
L'autorevolezza di Einstein si fece sentire inoltre non solo nel
campo della fisica, ma anche in ambito sociale, politico e
culturale, in particolare sul tema della non violenza di Gandhi:
« Credo che le idee di Gandhi siano state, tra quelle di tutti
gli uomini politici del nostro tempo, le più illuminate. Noi
dovremmo sforzarci di agire secondo il suo insegnamento, rifiutando
la violenza e lo scontro per promuovere la nostra causa, e non
partecipando a ciò che la nostra coscienza ritiene ingiusto.
»
Einstein si considerò sempre un pacifista e un umanista, e
negli ultimi anni della sua vita, anche socialista e da molti venne
considerato comunista. Descrivendo il Mahatma Gandhi, Albert
Einstein disse «Le future generazioni difficilmente potranno
credere che qualcuno come lui sia stato sulla terra in carne e
ossa». «Gandhi, il più grande genio politico del
nostro tempo, ci ha indicato la strada da percorrere. Egli ci ha
mostrato di quali sacrifici l'uomo sia capace una volta che abbia
scoperto il cammino giusto». «Dovremmo sforzarci di fare
le cose allo stesso modo: non utilizzando la violenza per combattere
per la nostra causa, ma non-partecipando a qualcosa che crediamo sia
sbagliato».
Le opinioni di Einstein su altri argomenti, come il socialismo, il
maccartismo e il razzismo, furono male interpretate[senza fonte] e
la sua figura risultò molto controversa negli Stati Uniti di
quegli anni (vedi il paragrafo Einstein e il socialismo). Einstein
fu inoltre co-fondatore del liberale Partito Democratico Tedesco.
L'FBI raccolse un fascicolo di 1427 pagine sulla sua attività
e raccomandò che gli fosse impedito di emigrare negli Stati
Uniti secondo lo Alien Exclusion Act, aggiungendo che, insieme ad
altri addebiti, Einstein credeva, consigliava, difendeva o insegnava
una dottrina che, in senso legale, era stata ritenuta dai tribunali,
in altri casi, «capace di permettere all'anarchia di
progredire indisturbata» e che portava a «un governo
solo di nome». Aggiunse anche che Einstein «era stato
membro, sostenitore o affiliato a 34 movimenti comunisti tra il 1937
e il 1954» e che «inoltre lavorò come presidente
onorario in tre organizzazioni comuniste».
Einstein si oppose ai governi dittatoriali e per questo motivo (e
per le sue origini ebraiche) abbandonò la Germania subito
dopo la presa del potere da parte del partito nazista. Il 30 gennaio
1933 lo scienziato era in viaggio di ritorno in Germania dopo un
soggiorno negli Stati Uniti; appresa la notizia dell'ascesa di Adolf
Hitler mentre si trovava in Belgio, dopo qualche esitazione decise
di interrompere il viaggio e ritornare oltre Atlantico su invito del
Princeton Institute for Advanced Studies.
In principio fu favorevole alla costruzione della bomba atomica al
fine di prevenirne la costruzione da parte di Hitler e per questo
scrisse anche una lettera (del 2 agosto del 1939 probabilmente
scritta da Leo Szilard) al presidente Roosevelt incoraggiandolo a
iniziare un programma di ricerca per creare delle armi atomiche.
Roosevelt rispose creando un comitato per studiare la
possibilità di usare l'uranio come arma nucleare.
Successivamente il Progetto Manhattan assorbì tale comitato.
Tuttavia, dopo la guerra, Einstein fece pressioni per il disarmo
nucleare e per l'istituzione di un governo mondiale. Affermò:
«Non so con quali armi verrà combattuta la Terza guerra
mondiale ma la Quarta verrà combattuta con clave e
pietre».
Non fu un sostenitore del sionismo anche se sostenne l'insediamento
ebraico nell'antica sede del giudaismo e fu attivo nell'istituzione
dell'Università Ebraica di Gerusalemme, in cui
pubblicò (1930) un volume intitolato About Zionism: Discorsi
e Conferenze del Professor Albert Einstein, e a cui donò i
suoi scritti. D'altra parte si oppose al nazionalismo ed espresse
scetticismo rispetto alla soluzione di uno stato-nazione ebraico,
preferendo la soluzione "binazionale" ("binational solution"),
ovvero la creazione di un unico Stato, ma con il riconoscimento di
cittadinanza e pari diritti per tutti gli abitanti, a prescindere da
etnia o religione. Insieme ad altri intellettuali ebrei (tra cui
Hannah Arendt) il 4 dicembre 1948 scrisse una lettera al New York
Times[26] in cui veniva fortemente criticata la visita negli Stati
Uniti di Menachem Begin, definendo i metodi e l'ideologia del suo
partito "Tnuat Haherut" (formato dopo lo scioglimento ufficiale
dell'Irgun) come ispirati a quelli dei partiti nazisti. Nel 1950,
con altre illustri personalità, si impegnò inutilmente
per la salvezza di Milada Horáková, condannata a morte
dal regime comunista cecoslovacco. In tarda età (1952) gli fu
offerto il posto di secondo capo di stato del nuovo stato di Israele
ma declinò l'invito con la giustificazione di non avere le
capacità necessarie.
Einstein, insieme ad Albert Schweitzer e a Bertrand Russell,
combatté contro i test e le sperimentazioni militari della
bomba atomica. Nel 1939, su sollecitazione di Leo Szilard, scrisse
al presidente Roosevelt per sostenere l'opportunità che gli
USA costruissero la bomba atomica, preoccupato della
possibilità che il regime nazista potesse dotarsi per primo
di quella terribile arma; successivamente invece non fu ascoltato
quando nel 1945 si oppose al lancio della stessa bomba sul Giappone.
Insieme a Russell firmò il Manifesto Russell-Einstein che
dette vita alla Pugwash Conferences on Science and World Affairs.
Einstein e il socialismo
Scrisse nel 1929: «Rendo omaggio a Lenin come a colui che ha
dedicato tutte le sue forze alla realizzazione della giustizia
sociale, sacrificando a questo fine la propria individualità.
Non credo però che il suo metodo sia giusto».
Nell'articolo del 1949 "Perché il socialismo?", Albert
Einstein descrisse il disordine economico della società
capitalistica moderna come fonte di un male da superare. Egli era
contrario ai regimi totalitari dell'Unione Sovietica e di altri
paesi, ma era favorevole a un socialismo democratico che combinasse
un'economia pianificata con un profondo rispetto per i diritti
umani. Difatti per Einstein il vero scopo del socialismo era
precisamente di superare e andare al di là della "fase
predatoria dello sviluppo umano" per anticipare un modello di
società nuovo che conciliasse il benessere del singolo
individuo con quello della comunità intera.
La visione religiosa
La complessa religiosità di Einstein subì alcune
variazioni nel corso degli anni. Benché di famiglia ebraica,
Einstein non credeva negli aspetti strettamente religiosi
dell'ebraismo ma considerava se stesso ebreo da un punto di vista
culturale. Einstein fu socio onorario della Rationalist Press
Association sin dal 1934.
Einstein non si dichiarava ateo, e nemmeno deista (e non può
essere nemmeno definito agnostico, in quanto credeva in una qualche
concezione, sebbene per nulla comune, di Dio).
Rifiutava nel complesso l'idea di un Dio personale (ritenendola una
forma di antropomorfismo) tipica della concezione ebraico-cristiana,
come testimonia una lettera personale nel 1954, dove scriveva:
« Io non credo in un Dio personale e non ho mai negato questo
fatto, anzi, ho sempre espresso le mie convinzioni chiaramente. Se
qualcosa in me può essere chiamato religioso è la mia
sconfinata ammirazione per la struttura del mondo che la scienza ha
fin qui potuto rivelare. »
E ancora, sulla morte:
« Non riesco a concepire un Dio che premi e castighi le sue
creature o che sia dotato di una volontà simile alla nostra.
E neppure riesco né voglio concepire un individuo che
sopravviva alla propria morte fisica; lasciamo ai deboli di spirito,
animati dal timore o da un assurdo egocentrismo, il conforto di
simili pensieri. Sono appagato dal mistero dell'eternità
della vita e dal barlume della meravigliosa struttura del mondo
esistente, insieme al tentativo ostinato di comprendere una parte,
sia pur minuscola, della Ragione che si manifesta nella Natura.
»
In una sua lettera manoscritta datata 3 gennaio 1954 (quindici mesi
prima della morte) indirizzata al filosofo Eric Gutkind, che gli
aveva inviato una copia di un suo libro sulla Bibbia, Einstein
ribadisce ancora una volta le sue concezioni:
« … Per me, la parola Dio non è niente di più
che un'espressione e un prodotto dell'umana debolezza, e la Bibbia
è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a
dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non
importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo.
Per me la religione ebraica, come tutte le altre, è
un'incarnazione delle superstizioni più infantili … »
Questa importante missiva[28], acquistata all'asta nel 1955 da un
privato e rimasta per molto tempo sconosciuta, è stata
venduta a Londra il 15 maggio 2008 per 214.000 Euro dalla casa
d'aste 'Bloomsbury'.
Era affascinato dal panteismo di Spinoza («Io credo nel Dio di
Spinoza che si rivela nella ordinaria armonia di ciò che
esiste, non in un Dio che si preoccupa del fato e delle azioni degli
esseri umani.»), ma rifiutava l'etichetta di panteista. A
differenza di Spinoza, Einstein conservava infatti anche una
concezione trascendente di Dio, oltre a una concezione puramente
immanente del divino in quanto presenza misteriosa nella natura
stessa.
« Una volta in risposta alla domanda: «Lei crede nel Dio
di Spinoza?», Einstein rispose così: «Non posso
rispondere con un semplice sì o no. Io non sono ateo e non
penso di potermi chiamare panteista. Noi siamo nella situazione di
un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita di
libri scritti in molte lingue diverse. Il bambino sa che qualcuno
deve aver scritto quei libri. Egli non conosce come. Il bambino
sospetta che debba esserci un ordine misterioso nella sistemazione
di quei libri, ma non conosce quale sia. Questo mi sembra essere il
comportamento dell'essere umano più intelligente nei
confronti di Dio. Noi vediamo un universo meravigliosamente ordinato
che rispetta leggi precise, che possiamo però comprendere
solo in modo oscuro. I nostri limitati pensieri non possono
afferrare la forza misteriosa che muove le costellazioni. Mi
affascina il panteismo di Spinoza, ma ammiro ben di più il
suo contributo al pensiero moderno, perché egli è il
primo filosofo che tratta il corpo e l'anima come un'unità e
non come due cose separate (Brian, Einstein a life, 1996, p. 127).
»
Nel complesso Einstein credeva in un Dio "oltre-personale"
(«außerpersönlich» è il termine da lui
stesso impiegato, in netta contrapposizione con la tradizionale
concezione ebraico-cristiana), presente nella natura (pur senza
identificarsi con essa) in modo misterioso. Fu accusato anche per
questo di ateismo dal vescovo di Boston O'Connell e ne soffrì
molto.
D'altra parte Einstein non aveva nemmeno una grande opinione
dell'ateismo militante:
« Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il
peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta.
Essi sono creature che - nel loro rancore contro le religioni
tradizionali come "oppio delle masse" - non possono sentire la
musica delle sfere. »
E ancora:
« Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità
del mondo (nella misura in cui ci sia lecito parlarne) come a un
miracolo o a un eterno mistero. A priori, tutto sommato, ci si
potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto inafferrabile da parte
del pensiero. Ci si potrebbe (forse addirittura si dovrebbe)
attendere che il mondo si manifesti come soggetto alle leggi solo a
condizione che noi operiamo un intervento ordinatore. Questo tipo di
ordinamento sarebbe simile all'ordine alfabetico delle parole di una
lingua. Al contrario, il tipo d'ordine che, per esempio, è
stato creato dalla teoria della gravitazione di Newton è di
carattere completamente diverso: anche se gli assiomi della teoria
sono posti dall'uomo, il successo di una tale impresa presuppone un
alto grado d'ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto
giustificato prevedere a priori. È qui che compare il
sentimento del "miracoloso", che cresce sempre più con lo
sviluppo della nostra conoscenza.
E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di
professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con
successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo
privato dei miracoli. La cosa curiosa, certo, è che dobbiamo
accontentarci di riconoscere il "miracolo", senza poter individuare
una via legittima per andar oltre. Capisco che devo ben esplicitare
quest'ultima considerazione in modo che non ti venga in mente che,
indebolito dall'età, io sia divenuto vittima dei preti.
»
Nel complesso la sua posizione su Dio è stata largamente
strumentalizzata dagli opposti partiti della disputa teismo/ateismo:
ma è certo che Einstein rifuggisse da qualunque facile
definizione. Etichettare il suo libero pensiero risulta pertanto
poco sensato. Senz'altro espresse rispetto per i valori religiosi
adottati dalle tradizioni ebraiche e cristiane, pur non
condividendone la concezione del divino. Sebbene ebreo, Einstein
ammirava molto la figura storica di Gesù:
« Fino a che punto è influenzato dalla
cristianità? - Da bambino ho ricevuto un'istruzione sia sul
Talmud che sulla Bibbia. Sono un ebreo, ma sono affascinato dalla
figura luminosa del Nazareno».
«Ha mai letto il libro di Emil Ludwig su Gesù? - Il
libro di Ludwig è superficiale. Gesù è una
figura troppo imponente per la penna di un fraseggiatore, per quanto
capace. Nessun uomo può disporre della cristianità con
un bon mot ». «Accetta il Gesù storico? - Senza
dubbio! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la
presenza attuale di Gesù. La sua personalità pulsa a
ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito di una tale
vita. »
Riguardo alla relazione tra scienza e religione egli nel 1950 in
"Out of My Later Years", scrive: "La scienza senza la religione
è zoppa, la religione senza la scienza è cieca."
E ancora: «La scienza contrariamente a un'opinione diffusa non
elimina Dio. La fisica deve proporsi non solo di sapere com'è
la natura, ma anche di sapere perché la natura è
così e non in un'altra maniera, con l'intento di arrivare a
capire se Dio avesse davanti a sé altre scelte quando
creò il mondo». (Holdon, "The Advancement of Science…",
Cambridge Un. Press, N. Y. 1986, p. 91). Ancora: «Io non sono
ateo e non penso di potermi definire panteista. Noi siamo nella
situazione di un bambino che è entrato in una immensa
biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che
qualcuno deve aver scritto quei libri, ma non sa come e non conosce
le lingue in cui sono stati scritti. Sospetta però che vi sia
un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale
sia. Questa mi sembra la situazione dell'essere umano, anche il
più intelligente, di fronte a Dio. La convinzione
appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che
si rivela nell'incomprensibile universo, fonda la mia idea su
Dio» (Einstein, "His Life and Universe", Simon & Schuster,
2008, p. 27).
Circa la Chiesa Cattolica, ad Einstein è stata attribuita
questa posizione «Essendo amante della libertà, quando
avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle
università… Ma le università vennero zittite. Allora
guardai ai grandi editori dei quotidiani... Ma anche loro vennero
ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane. Solo la
Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di
Hitler per sopprimere la verità. Prima io non ho mai provato
nessun interesse particolare per la Chiesa, ma ora provo nei suoi
confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da
sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la
verità intellettuale e la libertà morale…»
(Intervista a "Time Magazine", 23/12/1940, p. 40). Tuttavia, lo
stesso Einstein dichiarò di non avere detto quelle parole e
che il giornalista del Time Magazine le aveva esagerate.
Riconoscimenti
Nel 1926 gli fu assegnata la Medaglia d'Oro della
Royal Astronomical Society.
A Einstein sono stati dedicati:
un elemento chimico, l'einsteinio.
un premio, la Medaglia Albert Einstein, che dal
1979 viene conferita al fisico che si sia particolarmente distinto
nel suo ambito di ricerca.
un asteroide: 2001 Einstein.
un cratere lunare.