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Geografo e geologo italiano (Lagonegro 1871 - Napoli 1957); prof. di geografia fisica (dal 1907) e di geologia (dal 1925 al 1945) all'univ. di Napoli. Socio nazionale dei Lincei (1923). Si è dedicato principalmente a illustrare la geologia stratigrafica, la tettonica e la morfologia dell'Italia meridionale e a studiare la costituzione dei suoi principali vulcani attivi e spenti. Notevoli tra i suoi lavori: Le montagne mesozoiche di Lagonegro (1894); Studi di geologia nell'Appennino meridionale (1896); Geologia e geografia fisica dell'Italia meridionale (1904; nuova ed., a cura di G. D'Erasmo, 1937); L'Elephas antiquus nell'Italia meridionale (1927) in collaborazione con G. D'Erasmo. Si è occupato anche d'indologia, contribuendo alla conoscenza del buddismo in Italia.
    
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DBI
di Bruno Accordi
Nacque a Lagonegro (Potenza) il 24 apr. 1871, da umile famiglia.
      Perse presto i genitori, Lorenzo e Carolina Rinaldi. Si
      laureò nel 1894 in scienze naturali all'università
      di Napoli. Assistente di geologia, divenne libero docente in
      geologia e paleontologia nel 1897. Nel 1905 vinse il concorso di
      geologia per l'università di Catania, dove insegnò
      per due anni, in attesa di essere chiamato all'ateneo napoletano;
      quivi tenne prima la cattedra di geografia fisica e poco dopo
      quella di geologia, che occupò fino al 1941, quando
      andò in congedo per limiti d'età. Dopo di allora
      tenne per incarico lezioni.di geografia fisica e conferenze di
      storia delle religioni e filosofia dell'Estremo Oriente.
      
      Fortemente attratto dagli studi orientalistici, dal sanscrito,
      dagli autori latini, le sue opere scientifiche sono mirabilmente
      impregnate di ricordi classici. Nel campo della geologia, da
      infaticabile camminatore qual'era, egli pubblicò una mole
      di osservazioni fatte personalmente in loco sulle strutture
      rocciose dell'Italia meridionale, curando in particolare la
      stratigrafia e la tettonica delle formazioni mesozoiche della
      Basilicata, dei monti Picentini, della Calabria settentrionale, di
      Capri: studi che sfociarono in fondamentali monografie nitide,
      precise, che ancor oggi servono da modello e da premessa per ogni
      ulteriore ricerca; ricorderemo i volumi e le memorie di ampio
      orizzonte: Studio geologico del Monte Vulture, in Atti d. Acc. di
      scienze fis. e mat. (Napoli), s. 2, X (1899), pp. 1-208; Geologia
      e geografia fisica dell'Italia meridionale, Bari 1904; La terra e
      l'uomo (Napoli 1912 e altre edizioni, con ampi squarci geografici:
      Bologna 1919, Roma 1946 e 1947) ed i testi universitari di
      Geografia generale e geologia (Napoli 1924), di Geologia
      dell'Italia meridionale (ibid. 1937) e di Elementi di geografia
      fisica (ibid. 1946). Ebbe il premio reale dei Lincei per la
      geologia, per l'anno 1898, "per la sintesi poderosa delle
      conoscenze sulla geologia della penisola a Sud del Garigliano".
      
      Il D. fu sempre attratto dalla geomorfologia: su questo argomento
      scrisse tre note, da pioniere, sull'elaborazione glaciale delle
      vette del gruppo del monte Sirino e del monte Vulturino;
      riuscì inoltre a ricostruire, con minuziosi rilievi,
      l'estensione - ben superiore a quella attuale - dei grandi laghi
      pleistocenici alle falde del Vulture e in altre località
      dell'Italia meridionale. Anche alla paleontologia, benché
      marginalmente, egli diede alcuni contributi: oltre
      all'illustrazione di Molluschi del Trias di Lagonegro e del
      Calabriano della Basilicata, vanno ricordati alcuni importanti
      lavori su un bellissimo scheletro di Elĕphas antiquus scoperto a
      Pignataro Interanina e sui rapporti tra questo pachiderma -
      abbastanza comune al Sud - e l'uomo paleolitico.
      
      Altra grande passione dei D. fu lo studio del vulcanismo; su
      questo tema egli pubblicò una quarantina di contributi.
      Oltre a quelli sul Vesuvio, i più significativi vertono sul
      meraviglioso apparato del Vulture, nell'alta Basilicata, e sui
      piccoli e complessi fenomeni magmatici dei Campi Flegrei: Nisida,
      Astroni, Fossa Lupara e altri crateri vennero da lui
      dettagliatamente illustrati e interpretati; affrontò i
      problemi del collegamento tra vulcani e terremoti e della
      protezione di paesi e popolazioni dagli intercorrenti fenomeni
      delle colate laviche e delle fasi esplosive. In questi scritti il
      D. non si limitò all'esame morfologico degli apparati, ma
      esaminò analiticamente i prodotti dei vari tipi di
      vulcanismo e la loro disposizione, tentando di ricostruire le
      vicende che portarono alla genesi e alle trasformazioni dei vari
      centri eruttivi, istituendo altresi un confronto tra loro.
      
      Per la seria metodologia e per i nuovi contributi arrecati alla
      scienza in questo campo, in particolare nelle memorie sul monte
      Vulture, al D. venne assegnato nel 1901 il premio Molon dalla
      Società geologica italiana; la celebre memoria riassuntiva
      History of volcanic action in the Phlegraean Fields (in Quart.
      Journ. of the Geological Society, LX [1904], 296-315, tavv.
      XXVI-XXVIII), gli valse la nomina a socio straniero della
      Geological Society di Londra. In effetti questa monografia
      chiarì in modo organico, e modernissimo per quel tempo,
      tutta la storia del vulcanismo flegreo in senso lato, comprese le
      strutture di Miseno e Procida, dividendo quell'attività
      ignivoma in tre periodi principali, ciascuno costituito di
      più fasi; opera che costituì un caposaldo prezioso
      per le ricerche degli autori posteriori.
      
      Un filone collaterale della ricerca del D. fu quello della storia
      della geologia: ne testimonia la consistenza l'importante volume
      Leonardo da Vinci e la geologia (Bologna 1920), dove Leonardo
      viene messo in luce, quale precursore della geologia moderna, in
      base all'esame diretto dei codici Vinciani. Il D. trattò
      anche lo stato del Vesuvio ai tempi di Strabone e nel XVI secolo,
      in Le visioni geologiche nell'arte, La geologia
      nell'antichità, e lo stato del cratere del monte Nuovo in
      un disegno del 1540.
      
      L'altro importante aspetto della vita del D., oltre alla sua
      attività nel campo delle scienze geologiche, fu il
      crescente interesse per il buddismo e in genere per le dottrine
      filosofiche orientali. Furono i suoi amici tedeschi Bose e K. E.
      Neumann che gli fecero conoscere ed apprezzare la letteratura e la
      filosofia indiana.
      
      Così, in un quarantennio di dedizione a questi temi
      filosofico-religiosi, egli divenne notissimo - anche all'estero -
      per questi suoi studi, che dettero vita a una quarantina di
      pubblicazioni, notevoli in rapporto alle conoscenze dell'epoca.
      Ricorderemo le opere - comprese tra il 1900 e il 1950 - Un
      discorso di Gotamo Budda tradotto per la prima volta dal testo
      pali, in Flegrea, I (1901), 3, pp. 193-204, in collab. con K. E.
      Neumann; India e Buddhismo antico, Bari 1904; Il sole del Gange,
      in Gerarchia, III (1924), 11, pp. 663-70; Oriente ed Occidente,
      Bari 1931; Religioni e filosofie dell'Estremo Oriente, Napoli
      1948; Scienza d'Occidente e Sapienza d'Oriente, ibid. 1953.
      
      Egli si occupò a fondo anche di grandi letterati e filosofi
      europei, come G. Bruno, Schopenhauer, Leopardi, Shakespeare,
      Goethe, Dante, Hobbes, Kant, san Francesco. Per i suoi meriti
      scientifici venne nominato senatore nel novembre 1913 (per la
      18ª categoria); fu membro di molte società
      scientifiche.
      
      Morì a Napoli il 27 giugno del 1957.