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di Francesco Tommasini
CZERNIN (pron. cèrnin) von Chudenitz, Ottokar, conte
Diplomatico e uomo politico, nato a Dymokury (Dimokur, Boernia)
il 26 settembre 1872. Entrò da giovane nella carriera
diplomatica austro-ungarica, ma la lasciò dopo pochi anni.
Quando l'arciduca Francesco Ferdinando cominciò a far
sentire la sua influenza sulla politica della monarchia, Cz. fece
parte del gruppo di personaggi che gravitavano intorno a lui.
Nel 1912 fu nominato membro della Camera dei signori d'Austria:
si ascrisse al centro costituzionale e, durante le guerre
balcaniche, patrocinò una politica interna ed estera
più vigorosa. Nell'ottobre 1913 fu nominato ministro a
Bucarest e dovette ben presto rendersi conto che le rivendicazioni
romene sulla Transilvania minavano irreparabilmente l'alleanza
austro-romena e che, dopo lo scoppio della guerra mondiale, il
solo mezzo per indurre la Romania a prender le armi con gl'Imperi
centrali sarebbe stata la cessione della Transilvania e di parte
della Bucovina, mentre a ciò si opponeva inflessibilmente
l'Ungheria. Cz. lasciò la Romania allorché questa
entrò in guerra come alleala dell'Intesa (settembre 1916).
Quando, nel dicembre 1916, il barone Burian si dimise da ministro
degli Affari esteri, perché contrario alla guerra
sottomarina illimitata che la Germania voleva iniziare,
l'imperatore Carlo chiamò Cz. a succedergli. Cz. sembrava
comprendere che la partita era gravemente compromessa e che la
capacità di resistenza della Monarchia stava per esaurirsi.
Disapprovò anch'egli, pur non opponendovisi, la guerra
sottomarina illimitata e avrebbe desiderato che le potenze
centrali, anche a costo di sacrifici territoriali, facessero la
pace senza aspettare che la situazione divenisse catastrofica. Ma
tanto per lealtà, quanto perché era materialmente
impossibile all'Austria-Ungheria di separarsi dalla Germania, non
vagheggiò mai disegni di pace separata.
Tutto porta quindi a credere che egli non sia stato esattamente
informato delle trattative condotte a Parigi dal principe Sisto di
Borbone nel marzo 1917, e non abbia conosciuto la lettera in cui
l'imperatore Carlo si esprimeva in termini di calorosa simpatia
per la Francia e si dichiarava pronto ad appoggiare "le giuste
rivendicazioni francesi circa l'Alsazia-Lorena". Cz.
suggerì invece a Berlino, ma senza successo, di far
concessioni alla Francia per l'Alsazia-Lorena, promettendo di
consentire alla Germania di annettersi, in compenso, non solo
tutta la Polonia russa, ma anche la Galizia, mentre la Monarchia
avrebbe potuto prendere la Romania.
Cz. partecipò, come rappresentante della Monarchia, alle
trattative di pace di Brest Litowsk. Per avere cereali
dall'Ucraina, abbandonò a quest'ultima il distretto di
cholm, che doveva esser distaccato dallo stato polacco, creato
dagl'Imperi centrali, e s'impegnò a far accordare
un'autonomia speciale, dentro la Monarchia, alla Galizia
Orientale, in cui i Ruteni sono in prevalenza. Questi atti
provocarono viva indignazione da parte dei Polacchi.
Gl'intrighi, che pullulavano intorno ai sovrani crearono gravi
imbarazzi a Cz., il quale fin dal novembre 1917 confermava a un
suo amico che "le cose non andavano più bene" fra il suo
sovrano e lui e che ciò "accresceva fino all'intollerabile
gli attriti del lavoro quotidiano". Quando Clemenceau
pubblicò la citata lettera dell'imperatore al principe
Sisto, Cz. cercò di coprire il suo sovrano, ma poi si
dimise (aprile 1918), e fu sostituito dal barone Burian.