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Critica fascista è stato un periodico fondato a Roma dal
ventottenne Giuseppe Bottai nel 1923; venne edito fino al 1943.
Storia
La rivista venne fondata il 15 giugno 1923 dall'intellettuale di
provenienza futurista Giuseppe Bottai, per approfondire ed
arricchire il dibattito intellettuale all'interno del movimento
fascista e per sviluppare continuità e spessore dopo la fase
della conquista del potere, stimolando la formazione di una nuova
classe dirigente. Il nome della rivista allude alla rivista "Critica
sociale".
Il periodico, che ebbe come co-direttore Gherardo Casini,
uscì senza interruzione per vent'anni, da principio
affiancato (1924) dalla rivista Spettatore italiano, sempre diretta
da Bottai ma che ebbe una durata di soli dodici numeri, e da Primato
(dal 1940 al 1943).
Le finalità della rivista vengono dichiarate nell'editoriale
del primo numero e nell'appello ai giovani, che viene stampato sotto
l'articolo di fondo in un riquadro a grandi caratteri:
«Proponimenti
"Nostro compito e méta del nostro cammino è creare
quella CLASSE NUOVA DI DIRIGENTI di cui il fascismo ha urgente
bisogno per sostituire l'antica. Nella quale sostituzione noi
ravvisiamo il problema centrale del fascismo in questa sua fase di
trasformazione: ci piace credere che la seconda ondata abbia a
essere finalmente l'avvento, sopra gli uomini che hanno esaurita la
loro funzione, degli uomini adatti a fare del fascismo il centro
sensibile della vita nazionale.
Noi contiamo molto sul contributo dei GIOVANI, sciupati
nell'ingranaggio dell'organizzazione (...). Questa RIVISTA, nasce
sopra tutto per INCORAGGIARE e ANIMARE le fresche energie, che sono
una particolare ricchezza del FASCISMO, e che sarebbe sommo delitto
lasciare intristire, anzi tempo, nei miasmi della demagogia
variopinta. C'è nella inesperienza di questi giovani qualche
cosa che bisogna cogliere, così come c'è qualcosa da
recidere nell'esperienza di coloro che hanno portato nel Fascismo il
peso di torbide nostalgie? Opera giovanile vuol essere questa: i
giovani ci aiutino e ci confortino" »
(Giuseppe Bottai)
La rivista, che avrà durata ventennale, ha una fase
ascendente dal 1923 al 1932 ed una discendente nel successivo
decennio. Si caratterizza per l'affrontare molte questioni in
termini duramente polemici, come il rapporto tra lo Stato ed il
partito e la denuncia alla violenza esercitata dai ras provinciali.
L'articolo Fascismo e paese di Massimo Rocca esce sul primo numero
del 15 settembre 1923 con un dibattito sul revisionismo che viene
ripreso nell'articolo Esame di coscienza del 1º ottobre 1923 e
in Dichiarazioni sul revisionismo del 17 luglio 1924. In questi
articoli viene precisato che il revisionismo non è "una
questione di pulizia o di polizia interna del Partito", quanto di
ordinamenti e idee.
Dal 1927 al 1932 Critica fascista affronta il problema dei rapporti
tra Stato e Chiesa in vista del Concordato e quello dell'importanza
della Carta del lavoro che rappresenta, a detta dello stesso Bottai,
un superamento dei "Diritti dell'uomo" della Rivoluzione Francese.
Sul numero del 1º giugno 1928, nell'editoriale Un regime di
giovani, inizia la polemica sulla importanza e sulla funzione da
attribuire ai giovani che ha più forte riscontro
nell'articolo di Bottai, Giovani e più giovani del 1º
gennaio 1930 che si diffonderà su tutti i giornali
dell'epoca:
« Dall'articolo di Bottai Giovani e più giovani " A due
riprese, nel 1922 e nel 1924, gli anziani e i vecchi si sono
rovesciati nel Partito. Ora, salvo onorevoli eccezioni, essi vi sono
vissuti non per pensare, ma o senza pensare o addirittura col fermo
proposito di non pensare. Invece i giovani vengono nel Partito non
solo per pensare, ma con la volontà di ripensare tutto
daccapo". »
(Giuseppe Bottai, Critica fascista)
Un gruppo di giornalisti e scrittori già collaboratori di
"Critica fascista" che ha trovato occupazione al Ministero
dell'Educazione Nazionale : Ugo d'Andrea, Agostino Nasto, Mario
Sertoli, Tommaso Napolitano.
Nel 1933 Bottai, a causa dell'ostilità degli industriali,
viene retrocesso da ministro delle Corporazioni a governatore di
Roma e "Critica fascista" inizia a declinare ed a perdere il suo
mordente critico-politico.
In questo secondo periodo prendono spazio sulla rivista articoli
sull'umanesimo moderno, gli interventi a favore del patrimonio
artistico e la valutazione equilibrata degli ermetici che vengono
accusati da G. Villaroel di essere antifascisti.
Nella rubrica Stoccate il giovane Berto Ricci prende le difese
dell'arte moderna italiana che era stata attaccata da più
parti e sostiene le idee di Bottai, che nel frattempo aveva
istituito il Premio di pittura Bergamo dove erano stati premiati
Filippo De Pisis, Mario Mafai, Renato Guttuso, decisamente contrarie
a qualsiasi forma di arte di Stato.
Nel numero del 15 agosto 1939 appare su Critica fascista l'annuncio
di una nuova rivista che uscirà con il nome di Primato, di
carattere maggiormente culturale.
Critica fascista, affiancata dalla rivista Primato,
continuerà a pubblicare regolarmente i suoi numeri fino al 25
luglio 1943, caduta del regime.