Costituzione di Cadice

 

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La costituzione spagnola del 1812, nota anche come la Costituzione di Cadice o La Pepa, è la carta costituzionale emanata nel 1812 dalle Cortes, il parlamento iberico, in opposizione all'occupazione napoleonica e al regime di Giuseppe Bonaparte.
Piazza di Cadice.

L'impianto e le caratteristiche principali

Di fronte all'avanzata francese nel 1810 furono convocate a Cadice (dove il re si era rifugiato insieme con i suoi fedelissimi) le cortes, secondo la vecchia prassi parlamentare iberica. Dopo due anni di intenso lavoro, il 18 marzo 1812 approvarono una costituzione, che, per la prima volta, dunque, era votata e non soltanto ottriata, ovvero concessa. Essa riconosceva una monarchia ereditaria, a cui veniva affidato il potere esecutivo e a cui veniva attribuita la nomina dei magistrati. Il re esercitava il suo comando attraverso i cosiddetti segretari — ovvero dei ministri — il cui numero era fissato dalle cortes, ma la cui scelta spettava al monarca.

Costoro, semplici esecutori del suo volere, erano coadiuvati da un consiglio di Stato, i cui membri venivano scelti dal re su proposta delle cortes. Sempre al re spettava il diritto di veto sulle leggi votate dalle cortes. La sovranità, come nella costituzione francese del 1791, risiedeva non più nel re, ma nella nazione, intesa a quel tempo come gruppo di individui che condividono un destino politico comune per tradizione di vita associata, formatasi per una comunanza di fattori, tra cui lingua, territorio, religione, razza, consuetudini sociali e giuridiche.

Il sistema parlamentare, cui è affidato il potere legislativo, è unicamerale, quello delle già citate cortes. Queste sembrano risentire ancora parecchio dalla tradizione parlamentare di matrice medievale, con sessioni fisse ogni anno per tre mesi ed un sistema elettorale piramidale che sale per tre gradi dalle parrocchie, ai distretti, alle province fino al Parlamento. L’elezione, benché a suffragio ristretto, era di tutti i membri delle cortes (ogni due anni) all'interno delle quali non compaiono né nobiltà né clero. Accanto a queste disposizioni la Costituzione di Cadice, constando di 384 articoli, ne conteneva numerose altre riguardanti, in primis, la religione, che era, vi si legge, la "cattolica, apostolica e romana, unica vera. La nazione la protegge con leggi savie e giuste, e vieta l'esercizio di ogni altra". Di notevole importanza risultavano anche la disciplina delle amministrazioni locali, la milizia, l'istruzione, l'imposizione fiscale e la possibilità di riforme costituzionali.

La fortuna della Costituzione di Cadice

L'adesione al modello monocamerale, nel quale l'élite liberale ottocentesca vide la possibilità di garantire ogni forma di rappresentanza, si distanzia dalla matrice illuminista francese e, proprio in quanto considerata meno giacobina, verrà presa a modello da ampia parte dei sovrani europei, primo fra tutti Carlo Alberto, il quale la adottò in qualità di principe reggente di Savoia-Carignano nel 1821.

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Le Cortes di Cadice furono un'assemblea nazionale, riunita nel grande emporio commerciale spagnolo di Cadice, che, il 19 marzo 1812, nel corso dell'ultimo anno della Guerra d'indipendenza spagnola, promulgò la Costituzione spagnola del 1812.

Contesto

Invasione francese della Spagna

A quel tempo, la Spagna era dilaniata dalla Guerra d'indipendenza spagnola, seguita alla invasione napoleonica del 1808, segnata dalla insurrezione di Madrid, repressa dal Murat il 2 maggio 1808. Napoleone aveva preso prigioniero il re Ferdinando VII, il quale, a sua volta, aveva detronizzato il padre, Carlo IV. E, per buona prudenza, aveva trattenuto anche quest'ultimo, oltre al secondogenito Don Carlos ed all'intera famiglia reale.

Tecnicamente avvenne che Ferdinando VII abdicasse a favore del padre, questi a favore di Napoleone, il quale, a sua volta, il 7 luglio 1808, abdicò a favore del proprio fratello maggiore, Giuseppe Buonaparte, dal 1806 re di Napoli.

Costituzione di Bayonne

Nel corso del proprio breve regno, Napoleone convocò a Bayonne un'assemblea di 65 rappresentanti spagnoli, tenuta fra il 15 ed il 30 giugno. Essa accettò la cosiddetta Costituzione di Bayonne, redatta dall'Imperatore e promulgata dal nuovo sovrano, Giuseppe I, l'8 luglio. La Costituzione di Bayonne metteva fine alla tradizionale monarchia assoluta, introducendo un regime costituzionale di impronta napoleonica.

Essa servì a conquistare la simpatia di parte della classe dirigente spagnola, poi detti afrancesados, ma, stante la triste storia del nuovo regno, essa viene ricordata in Spagna come "Carta di Bayona", piuttosto che come "costituzione".

Esigenza di un testo liberale e legittimista

La sua promulgazione, tuttavia, rappresentava un'abile mossa cui legittimisti ed alleati inglesi dovettero, in qualche modo, reagire. Ma per una tanto ambiziosa operazione costituzionale occorreva:

    * un nuovo governo centrale,
    * che esso guadagnasse un'adeguata legittimazione popolare,
    * una pausa nella pressione francese.

Creazione di un nuovo governo centrale

A seguito della insurrezione di Madrid, in tutta la Spagna si manifestò un fenomeno di resistenza, che si esprimeva in innumerevoli Giunte di Difesa (Juntas Locales de Defensa, Juntas Regionales de Defensa). Esse venivano variamente guidate da comandanti militari, leader guerriglieri, gruppi di notabili, specie nelle zone fuori dal controllo francese. I quali competevano fra loro, per l'autorità, città per città, regione per regione.

Tali divisioni riflettevano il vivace dibattito politico che divideva il fronte legittimista, favorevole a Ferdinando VII. Vi erano, schematicamente, rappresentati tre partiti:

    * i conservatori, favorevoli al mantenimento della monarchia assoluta;
    * i liberali, favorevoli a rispondere alla Costituzione di Bayonne con una nuova carta legittimista ma liberale;
    * i cosiddetti Jovellanos, favorevoli alle riforme ma ostili alle tendenze rivoluzionarie.

Esisteva anche una Giunta Centrale Suprema, costituita il 25 settembre dello stesso 1808 in Aranjuez, nei pressi di Madrid, poi trasferita a Siviglia. Essa disponeva di assai limitata autori, benché essa si riservasse, in assenza del sovrano, mano libera sulla condotta bellica e la ricostruzione dello stato.
Nel 1810 essa dovette trasferirsi da Siviglia a San Fernando (allora nota come Isola dei Leoni), appena fuori la grande città portuale di Cadice. Scelta obbligata, in quanto le due città, poste sotto la protezione della flotta inglese, erano in quel momento le uniche due non occupate dalle truppe napoleoniche. Lì assistette, impotente, alla capitolazione dellAndalusia.

Ad ogni buon conto, la Giunta Centrale Suprema rappresentava l’unico governo nazionale che rivendicasse il potere legittimo di Spagna. E tutti, conservatori, liberali, Jovellanos, avevano interesse a rafforzarne la legittimità.

Creazione di una assemblea legittimista

Ciò consentì alla Giunta Centrale Suprema di segnare il suo maggiore successo, quando fu capace di mettere d’accordo diverse parti circa la convocazione di una assemblea nazionale, da riunirsi presso di sè, in San Fernando.

La nuova assemblea, chiamata Cortes, secondo la tradizionale dizione iberica, era stata convocata con la vaga intenzione di riunire tutti gli Spagnoli (rappresentanti di tutte le province del regno, inclusi taluni dalle colonie americane e, sembra, perfino dalle Filippine). Tanto che molti intesero che lo scopo fosse unicamente di organizzare una sorta di reggenza allargata, in attesa del ritorno del re dalla cattività francese.

Ad ogni buon conto, la legittimità della Giunta Centrale Suprema veniva sostanzialmente rafforzata e rappresentava, ora e sicuramente, l’unico potere legittimo di Spagna, opposto a quello di Giuseppe I e dei suoi afrancesados.

Intervento inglese

Una volta riunita, l'assemblea dovette far fronte alla rinnovata iniziativa francese: nel luglio 1810 Massena aveva invaso il Portogallo (e sarebbe stato respinto solo alla battaglia di Fuentes de Onoro il 3-5 maggio 1811), mentre iniziava l’assedio della stessa Cadice.

L'azione del corpo di spedizione inglese del Wellington, tuttavia, cominciò a farsi assai efficace, con la vittoria alla Battaglia di Albuera (16 maggio 1811). Caddero poi le città fortificate di Ciudad Rodrigo e Badajoz, il 19 gennaio e 6 aprile 1812. Seguì la grande vittoria alla battaglia di Salamanca (il 22 luglio) che portò alla liberazione di Madrid il 6 agosto 1812.

La nuova costituzione

Nel 1810 le tre pre-condizioni necessarie alla riorganizzazione dello Stato erano, quindi, poste.

La sessione di apertura delle Cortes ebbe luogo il 24 settembre 1810, in un teatro poi ribattezzato Teatro de las Cortes. Dopodiché San Fernando venne minacciata da un'avanzata francese, ragion per cui le sessioni vennero trasferite, nella vicina e protetta Cadice, nell’oratorio di San Filippo Neri.

L'accordo fra liberali e Chiesa

L'apertura delle Cortes venne resa possibile dal generale clima di unione nazionale, imposto dalla guerra in corso che permise a liberali e Chiesa una collaborazione che sarebbe poi, assai spesso, mancata nella successiva storia spagnola. Basti, a testimoniarlo, la composizione dell'assemblea, della quale facevano parte: 90 ecclesiastici, 56 giuristi, 30 militari, 14 nobili, 15 cattedratici, 49 alti funzionari, 8 commercianti, 20 senza professione definita. Ovvero le modalità della sessione inaugurale, cominciata con una processione, seguita da una messa ed istruzioni del presidente della Reggenza, il vescovo di Orense.

Da segnalare come la assemblea fosse stata convocata sulla base dell'antico principio di rappresentanza dei tre Stati (clero, nobilità, terzo stato). Inoltre, la presenza di una manciata di borghesi venne resa possibile dall'assenza di taluni nobili, impossibilitati a viaggiare a causa della guerra e dell'occupazione.

La trasformazione delle Cortes in "assemblea costituzionale"

Tale equilibrio si complicò (ma non si ruppe) quando i successi contro i Francesi resero più concreto il ritorno di Ferdinando VII.

I molti liberali presenti alle Cortes (compresi, di necessità, molti ecclesiastici e nobili) operarono, quindi, per trasformare l'assemblea da organo provvisorio di governo in assemblea costituzionale. Con l'esplicito intento di introdurre una costituzione, liberale ma legittimista e cattolica. In modo da legare, quanto più possibile, le mani al restaurato sovrano, quando fosse rientrato in patria.

L'opposizione monarchica

Tale mossa, pur nel generale clima di unione nazionale, venne percepita come una forzatura da una parte del partito conservatore, i quali pure avevano approvato la riunione delle Cortes, sinché si erano limitate alla gestione della reggenza.
Essi presero a negare la legittimità delle decisioni di un'assemblea riunita in assenza del re. Ma, ormai, era troppo tardi.

Promulgazione della Costituzione

La nuova costituzione venne promulgata il 19 marzo 1812. Essa ribadiva la legittimità di Ferdinando VII quale re di Spagna. Ma conteneva notevoli progressi in senso costituzionale: la sovranità risiede nella nazione, libertà di impresa, abolizione dell'Inquisizione, l'inviolabilità del domicilio e delle persone dei deputati, fra gli altri.
Abolizione, ristabilimento e nuova abolizione

Appena Ferdinando VII rientrò in Spagna, il 24 marzo 1814 (a seguito di un accordo con Napoleone, poco prima dell'abdicazione di quest'ultimo), ripudiò la costituzione (4 maggio) e dissolse le Cortes, fermando molti leader liberali (10 maggio). Egli giustificò i propri atti con l'argomento già fatto proprio dal partito conservatore, ovevro l'illegittimità degli atti approvati da un'assemblea riunita in assenza del sovrano.

L'opposizione liberale provocò, nel 1820, una rivoluzione che resse il governo per un triennio, sinché non venne abbattuta, nel 1823, da una nuova invasione francese, questa volta comandata dai Borbone (ma che comprendeva moltissimi reduci delle guerre napoleoniche).