Dottrina sociale della Chiesa cattolica

 

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La dottrina sociale indica il complesso di principi, insegnamenti e direttive della Chiesa cattolica intesi a risolvere, secondo lo spirito del Vangelo, i problemi socio-politico-economici.

Storia

La dottrina sociale spesso viene ricollegata nella sua genesi all'enciclica Rerum Novarum (1891) di Papa Leone XIII. Se è vero che il grande nucleo della dottrina sociale è composto da famose encicliche e dai discorsi sociali dei Pontefici quali Quadragesimo Anno (1931) di Papa Pio XI, Mater et Magistra (1961) di Papa Giovanni XXIII, Populorum progressio (1967) di Papa Paolo VI, Centesimus annus (1991) di Papa Giovanni Paolo II, Caritas in veritate (2009) di Papa Benedetto XVI e alcuni discorsi di Papa Pio XII. Essa comunque è insita nello stesso messaggio cristiano ("sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra") e trova compiuta e completa enunciazione nella terza parte del Catechismo della Chiesa cattolica.

Questi documenti pontifici sono il frutto non solo del Magistero della Chiesa, ma anche del dibattito e degli studi di sacerdoti e laici cattolici.

Il Magistero sociale della Chiesa non è cosa recente, ma è stata una preoccupazione costante fin dall'epoca dei Padri della Chiesa e poi del Medioevo (si pensi per esempio alla proibizione dell'usura, alla creazione dei Monti frumentari e di pietà, ed al pauperismo), o anche alla dottrina agostiniana del De civitate Dei e a parte del pensiero di San Tommaso d'Aquino. Inoltre il Magistero sociale non prende in considerazione tanto e solo i problemi economici, ma più in generale i problemi della società nel suo complesso considerata, di cui quelli economici sono soltanto una parte. Sono documenti sociali, in quanto riguardanti la società, anche encicliche come la Immortale Dei di Leone XIII o la Spe salvi di Benedetto XVI.

I punti principali della dottrina sociale cristiana riguardano:

* l'Uomo, perché egli è creatura di Dio, dotata di dignità spirituale e soprannaturale, centro dell'ordine economico, sociale, politico, insieme alla sua famiglia. Perciò l'uomo ha diritto alla vita religiosa, al lavoro, alla famiglia, all'uso dei beni materiali, alla proprietà, al giusto salario, alla libertà, alla partecipazione alla vita dello Stato, all'istruzione, alla collaborazione nella produzione della ricchezza.

* il lavoro, che va visto, come richiama Giovanni Paolo II, "nel quadro più ampio di un disegno divino" utile ai "singoli alla realizzazione dello scopo fondamentale della loro vita", mentre"l’impegno dell’occupazione di tutte le forze disponibili è un dovere centrale dell'azione degli uomini di governo, politici, dirigenti sindacali ed imprenditori" e le "le autorità responsabili" sono preposte "perché mettano mano ai provvedimenti necessari a garantire ai lavoratori la giusta retribuzione e la stabilità"

* lo Stato, perché esso deve essere una società organizzata, dove è garantita la convivenza civile, le giuste libertà individuali e sociali e la giustizia, nel perseguimento del bene comune, dell'intera comunità e non di un gruppo a detrimento delle legittime esigenze degli altri, e rispettando la libertà religiosa di tutti i culti ed i diritti della Chiesa Cattolica

Di queste esigenze sociali cristiane si sono fatti portatori in tutto il mondo numerosi cattolici, fra i quali San Giovanni Bosco, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, Federico Ozanam, Léon Harmel ed altri.

Nella prima grande enciclica sociale, la Rerum Novarum, trattando del salario si afferma che il principio ispiratore di tutta la questione sociale è l'inalienabile dignità della persona umana. L'uomo deve essere riconosciuto tale anche quando è retribuito. Deve avere, quindi, una quantità di salario che gli permetta il giusto sostentamento per sé e per la sua famiglia.

Dopo quarant'anni nell'enciclica Quadragesimo Anno, Papa Pio XI precisò: «la libera concorrenza cioè si è da se stessa distrutta; alla libertà del mercato è sottentrata la egemonia economica; alla bramosia del lucro è seguita la sfrenata cupidigia del predominio; e tutta l'economia è così divenuta orribilmente dura, inesorabile, crudele». Di qui la necessità che lo Stato intervenga in misura maggiore che non ai tempi di Papa Leone XIII, pur nel rispetto del principio della necessità dell'iniziativa privata.

Papa Pio XII aggiunse a questi concetti alcuni elementi nuovi. Nello sconvolgimento del secondo conflitto mondiale la difesa della persona umana aveva mostrato parecchi lati deboli, dimostrandosi profondamente incerta. Allora il Papa, parlando del salario, riflette su questo senso di insicurezza nella quale si trova la persona e chiede che nel salario sia compresa anche la sicurezza. Il salario, cioè, deve permettere l'acquisto di determinati beni che concretizzano la sicurezza: deve, cioè, essere un salario di proprietà. Secondo Pio XII la proprietà privata in rapporto alla famiglia ne è come lo spazio vitale e garanzia di libertà.

L'enciclica Mater et Magistra di Papa Giovanni XXIII ha esteso l'insegnamento della Chiesa ai problemi nuovi del mondo moderno.

Concezione cattolica dello Stato

Per la Dottrina sociale della Chiesa cattolica, lasciati ai cittadini la responsabilità ed il compito di determinare, a seconda delle mutevoli esigenze, l'organizzazione politica, tecnica ed istituzionale dello Stato. Questo deve rispondere, sempre e comunque, ad alcuni requisiti:

    * Favorire la convivenza civile
    * Garantire la giustizia
    * Perseguire il bene comune, dell'intera comunità e non di un gruppo a detrimento delle legittime esigenze degli altri
    * Garantire ed assicurare le giuste libertà individuali e sociali
    * Rispettare la libertà religiosa.