La Commedia umana
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La Commedia umana (La Comédie humaine) è un insieme di
scritti di Honoré de Balzac composto da 137 opere
comprendenti romanzi realistici, fantastici e filosofici, ma anche
racconti, saggi, studi analitici, e novelle a volta raggruppate in
un solo titolo, secondo le edizioni. I testi sono classificati per
ambiente sociale, per luoghi geografici o per categorie psicologiche
(scene di vita privata, scene della vita di provincia) riunite in
insiemi generici (studi di costume, studi analitici, studi
filosofici). La scrittura dell'insieme si estende dal 1831, con La
pelle di zigrino, al 1850, con le opere incompiute alla sua morte e
completate da Charles Rabou: Il deputato d'Arcis (1854), I piccoli
borghesi di Parigi (1856), Il conte di Sallenauve (1856) e anche I
paesani, pubblicati nel 1854 dalla moglie, Évelyne Hanska.
L'opera, raccolta per la prima volta in volumi nel 1841, è
costituita da 137 libri nei quali si intrecciano le vicende di vita
di ben 2209 personaggi.
L'ambizione dell'autore era di descrivere in modo quasi esaustivo la
società che lo circondava, costruendo così un edificio
che avrebbe potuto "fare concorrenza allo stato civile". Voleva
racchiudere tutta la propria epoca nella sua Commedia umana.
Tuttavia, nel 1837, il titolo che aveva immaginato per la sua opera
era Studi sociali, che poi diventerà La commedia umana nel
1842, con riferimento a Dante.
L'elaborazione
L'idea di collegare fra loro i racconti facendo rivivere i
protagonisti d'ogni romanzo o novella viene a Balzac nel 1835 con
Papà Goriot, dove si vede riapparire per la seconda volta il
personaggio di Eugéne de Rastignac già presentato nel
1832 in Studio di una donna e Altro studio di una donna, pubblicato
allora con il titolo Conversazione tra le undici e mezzanotte
inserito nei Contes bruns. Balzac cambiava spesso parere e titoli
durante le sue classificazioni. Prima univa Il messaggio e La Grande
Bretèche, poi li ripubblicava separatamente. Il Colonnello
Chabert invece comparve nella sua forma definitiva nel 1844, dopo
una prima versione pubblicata nel 1832 con il titolo La transazione.
Si avrà un'idea della molteplicità dei mutamenti della
Commedia Umana consultando le note di ciascun titolo e la storia di
ogni pubblicazione, con gli innumerevoli rimaneggiamenti che Balzac
apportava fino a rovinarsi in spese di stampa per la continua
revisione delle bozze preparatorie. Balzac doveva certamente
scrivere molto, velocemente e instancabilmente. Si racconta che
abbia scritto la Grenadière in una sola notte, mentre era
ospite presso il Polverificio di Angoulême, comandato dal
marito della sua amica Zulma Carraud, la quale scrive che mentre
giocavano al biliardo, Balzac "lasciava il gioco, pregandomi di
scusarlo, e scarabocchiava su un angolo di tavolo, poi tornava alla
partita per abbandonarla ben presto".
La struttura
A partire dal 1834 Balzac concepisce la struttura de "La Commedia
umana" come un edificio in tre parti. In una lettera a Éve
Hanska, con la quale aveva già un rapporto profondo ma non
erano ancora sposati, Balzac le spiega che il testo della
"Comédie humaine" potrebbe essere suddiviso in tre grandi
parti:
« Alla base dell'edificio gli studi dei costumi, che
rappresentano gli effetti sociali. La seconda parte è
costituita dagli studi filosofici, poiché, dopo gli effetti
verranno le cause. Poi, dopo gli effetti e le cause, si devono
cercare i principi. I costumi sono nello spettacolo, le cause sono
nei retroscena e nelle macchinazioni. I principi, è l’autore,
ma, man mano che l'opera raggiunge in spirali le altezze del
Pensiero, essa si misura e si condensa. »
Pertanto, in ogni opera della Commedia umana, gli effetti, le cause
e i principi sono incessantemente mescolati come se ogni romanzo
fosse costruito sul principio dell’edificio generale. In Il giglio
della valle, la storia d'amore di Henriette de Mortsauf e
Félix de Vandenesse si svolge sul piano degli "effetti",
l’analisi delle cause del fallimento apparente di questo amore si
rapporta ai "principi" posti nella raffigurazione dell’infanzia
concepita come carattere e come destino.
Gli studi dei costumi offrono la storia generale della
società, ma gli studi filosofici, composti da romanzi,
racconti e novelle fantastiche sono per Balzac la chiave che
permette di comprendere l'insieme della sua opera. Assegna loro
un'enorme importanza e non per caso raggiunge il grande successo con
La pelle di zigrino. Secondo lui:
« Quest'opera lega gli studi dei costumi agli studi filosofici
per mezzo dell'anello di una fantasia semi-orientale dove la vita
stessa è presa dal Desiderio, principio di tutte le passioni.
»
La scrittura e il talento balzachiano
Honoré de Balzac impiega un metodo che Marcel Proust
chiamò "chiarimento retrospettivo", che consiste nel rivelare
il passato d'un personaggio soltanto molto tempo dopo la sua
presentazione: un metodo che dona un soffio di vita in più e
un supplemento di mistero alle sue opere. Jacques Collin, apparso in
Papà Goriot, viene delineato col nome di abate Carlos Herrera
in Splendore e miserie delle cortigiane. La viscontessa di
Beauséant di cui si assiste al triste fallimento in La femme
abandonnée era stata una seduttrice durante tutta la Commedia
umana. La principessa di Cadignan (altrimenti chiamata Diane de
Maufrigneuse in I segreti della principessa di Cadignan), non smette
mai di essere precisata, mostrata sotto tutte le possibili
angolazioni, anche quelle più generose e inattese in Le
Cabinet des Antiques.
Balzac utilizza anche il principio del narratore, come se l’autore
del romanzo riproduca il racconto fattogli da qualcun altro.
Ciò permette una prospettiva di diversi luoghi alla volta
allargando inoltre il panorama con delle storie nella storie. Balzac
parte dall’ambiente immediato del narratore e sviluppa il racconto
con ritorni e domande poste al narratore dai personaggi che lo
circondano, introducendo suspense o commenti filosofici. Il medico
Horace Bianchon è il narratore de La Grande Bretèche;
il giornalista e scrittore Émile Blondet è testimone e
narratore intermittente in Le Cabinet des Antiques.
Balzac è allo stesso modo scenografo, costumista e regista.
Le minuziose descrizioni del mobilio di una casa, degli abiti dei
personaggi fin nei più piccoli dettagli (impiega sempre i
termini più precisi per le stoffe, l’architettura degli
interni e degli esterni ecc.) sono quelle di uno scenografo.
L’autore della Commedia umana allestisce le sue scene con una
precisione quasi maniacale, cosa che spiega l’entusiasmo degli
scenografi per i suoi testi, spesso adattati al grande e piccolo
schermo.
Esplorazione della Commedia umana
Se è vero che si possono leggere separatamente le singole
opere della Commedia umana e apprezzarle singolarmente, è
anche vero che non si possono comprendere a fondo la loro
profondità e i loro significati retrospettivi senza
collocarle nel contesto dell’intera opera.
Gli innumerevoli "esploratori" della Commedia umana che si sono
succeduti, cominciando da Charles de Spoelberch de Lovenjoul fino ai
nostri giorni (critici quali Ethel Preston, Marcel Bouteron, Samuel
Rogers, Maurice Bardèche, Pierre-Georges Castex, Michel Butor
ecc.) nonché coloro che continueranno a farlo, non finiscono
mai di scoprire tutte le risorse dell’immenso "poema" che
rappresenta questo insieme, comparabile a quelli di Omero e di
Dante.
Da molto tempo ci si inganna a proposito di Balzac considerandolo
per esempio un romanziere unicamente realista, perché si
credeva di poterlo giudicare in base a tre o quattro capolavori
isolati dall’insieme. Era un errore, perché non si può
avvicinarsi al suo segreto se non si penetra nell'immensità
dell’opera globale e non la si esplora nel suo complesso. Essa
prende allora le sue vere proporzioni e quel carattere "visionario"
segnalato per primo da Charles Baudelaire.
La Commedia umana, nata spontaneamente e sottoposta più tardi
a un "programma" è certamente un edificio unico, una sorta di
labirinto dove ogni personaggio ci indica la direzione d'un altro.
Questo percorso non lineare può essere dal lettore seguito
per un certo tempo, abbandonato, e poi ripreso anche molto
più tardi: spesso accompagna lungo tutta una vita.
La società della Commedia umana
Balzac aveva analizzato a più riprese tutte le classi sociali
della sua epoca, stabilendo una sorta di catalogo ragionato dei
"tipi umani" rappresentativi del proprio ambiente. Secondo la
definizione di Bernard Pingaud nella sua introduzione a l'Envers de
l'histoire contemporaine, romanzo della Commedia pieno di complotti:
« La Commedia umana è lei stessa il prodotto di un
complotto ordito sovranamente dall'autore durante quelle notti di
veglia in cui egli aveva l'impressione di regnare sul mondo intero e
di cui il senso celato gli è apparso da quando ha avuto
l'idea di creare l'associazione immaginaria di personaggi che
permette il loro ritorno da un libro all’altro. A partire da questo,
si potrebbe imbastire tutta una teoria della finzione e mostrare che
il romanzo balzachiano non somigli molto all’amalgama di piatto
realismo e di romanzesco sbrigliato che spesso si intende con questo
nome. Ma questa sarebbe un'altra storia, non meno segreta, qualcosa
come l'inverso di un'opera. »
Il ritorno dei personaggi
Il filosofo Alain ha definito la Commedia umana come un "incrocio
dove i personaggi si incontrano, si salutano e passano. Da
ciò deriva che invece di trovarsi in un romanzo, ci si trova
in dieci". Per François Mauriac è una "rotonda [...]
da cui partono le grandi strade che Balzac ha tracciato nella sua
foresta d'uomini."
Si possono elencare le figure principali del mondo balzachiano,
quali tipi umani che riappariranno spesso, formando dei ritratti di
gruppo: una tecnica letteraria che è stata ripresa in
particolare da Marcel Proust e Émile Zola.
Tuttavia, la frequenza delle riapparizioni e il numero di romanzi
nei quali sono citati questi personaggi non corrisponde sempre alla
loro importanza reale. Al contrario, personaggi fondamentali come
Jean-Joachim Goriot, l'abate Birotteau della Curia di Tours,
César Birotteau, Esther Gobseck sono le figure principali di
un solo romanzo e riappaiono molto raramente, molto spesso solo
sotto forma di evocazione.
Il denaro
Balzac parlava di denaro solo perché era una delle sue
preoccupazioni primarie? O invece si faceva testimone di un'epoca in
cui la parola d'ordine era "arricchirsi"? Ci sono buone ragioni che
avvalorano entrambe le ipotesi. Charles Baudelaire, che vedeva in
lui un visionario appassionato ("Tutti i suoi personaggi sono dotati
dell'ardore vitale di cui era animato lui stesso. Tutte le sue
finzioni sono tanto profondamente colorate quanto i sogni [...]
ognuno in Balzac, anche i portieri, ha del genio. Tutte le anime
sono cariche di volontà fino all'estremo."), si dispiaceva
tuttavia che quel cervello poetico era tappezzato di cifre come
l'ufficio di un finanziere.
Il fatto che il denaro abbia una tale importanza nella Commedia
Umana è per Félicien Marceau una prova supplementare
di questo "Balzac visionario"
« [...] di cui il realismo è poco attendibile. Si
è detto talvolta: come ha fatto un uomo che si è
ammazzato di lavoro ad avere avuto il tempo di vedere tutto quello
che descrive? Questo significa ignorare i poteri dello scrittore,
che non ha bisogno di guardare a lungo per vedere, che non ha alcun
bisogno di vivere prima quello che scrive... È per questo che
Balzac è un visionario che, almeno nella sua analisi,
precorre di qualche anno Karl Marx. Lo scrittore arriva sempre per
primo e questo è tipico. »
In breve, con la Commedia umana' Balzac non fa che constatare quello
che Marx (suo grande ammiratore) discuterà nel Capitale. Non
si tratta di un'ossessione, ma di una diagnosi. Balzac si prende
cura di presentare ogni personaggio con il suo patrimonio esatto. Il
denaro diventa l'unità di misura romanzesca per ogni
protagonista, i possedimenti del quale variano da un romanzo
all'altro.
Geografia della Commedia umana
Balzac prediligeva la Francia, la sua provincia e le sue campagne,
che descrive a volte con lirismo e che osservava con attenzione
maniacale. Visitava frequentemente i luoghi che intendeva descrivere
e parlava direttamente con molte persone destinate a diventare i
suoi tipi umani. Si immergeva nella conoscenza degli argomenti che i
suoi personaggi avrebbero dovuto affrontare nei loro dialoghi. Il
lettore ha perciò l'impressione che l'autore si muova nel suo
campo. Ma il realismo balzachiano non si limita alla semplice
descrizione delle cose vedute. Tutto viene poi ricreato in frammenti
geografici uniti fra loro come in un quadro impressionista. La
Borgogna descritta nei I contadini somiglia molto alla campagna poco
fuori Parigi; e d'altronde i personaggi vi fanno un andirivieni
incessante. Balzac ricorre anche a supplementi di informazione
quando ritiene di non conoscere abbastanza i luoghi: Marceline
Desbordes-Valmore, originaria di Douai, gli offrì elementi
per completare il quadro della città (che Balzac conosceva
poco) e della vita di una famiglia borghese nella Ricerca
dell'assoluto.
Se la provincia (soprattutto la Turenna e i paesi della Loira) ha un
rilievo incontestabile nella geografia della Commedia umana, il vero
teatro dell'opera resta Parigi, nella quale l'autore torna
continuamente, dopo esserne partito (La musa del dipartimento, Casa
da scapolo, Béatrix ecc.).
Parigi, personaggio quasi autonomo, sembra modellare qualsiasi
protagonista da ovunque provenga (così Lucien de
Rubempré, Rastignac). La città è un personaggio
vivente, che respira e agisce.
« Ci sono a Parigi delle strade disonorate tanto che
potrebbero essere colpevoli d'infamia, oppure esistono strade
nobili, o semplici strade oneste, o anche strade giovani sulle quali
la gente non ha avuto ancora modo di formarsi un'opinione, e ancora
strade assassine, vecchie strade tanto vecchie da far sembrare delle
vecchie vedove più giovani »
(Honoré de Balzac, Ferragus)
In questa città labirintica, si passa dai saloni dorati del
quartiere Saint-Germain (in Splendori e miserie delle cortigiane), a
strade fangose (nella Cugina Bette), a qualcosa di dantesco: "Ci
sono due Parigi: quella dei saloni, delle atmosfere soavi, dei
tessuti di seta, dei quartieri eleganti; e quella infernale delle
orge, dei vicoli tetri (Ferragus), delle soffitte miserabili"
(Jeanine Guichardet, Balzac, archéologue de Paris).
Nell'introduzione alla Ragazza dagli occhi d'oro, Balzac presenta il
mondo parigino sotto cinque "fisionomie" che sono altrettante sfere
percorse dal "movimento ascensionale del denaro", cinque cerchi
dell'inferno.
È probabilmente questo contrasto tra miseria e splendore che
sedurrà Charles Dickens e Fëdor Dostoevskij, che a loro
volta sviluppano i loro personaggi in città-labirinto, dal
rigagnolo al palazzo.
L'altro paese prediletto e ispiratore di Balzac è l'Italia,
particolarmente Roma, Venezia (dove ambienta alcune opere in
rapporto con le arti, pittura e scultura) e Ferrara (che è
teatro di una versione balzachiana del Don Giovanni: L'elisir di
lunga vita).
Lo studio dei costumi
È l'insieme degli effetti sociali che esercitano le guerre,
la professione personale, l'etica e anche le passioni e la vita
stessa delle persone. Tutto ciò influisce sul carattere di
questi ultimi. Questa sezione è sua volta divisa in altre
sezioni, più specifiche, esse sono: le scene della vita
privata, le scene della vita di provincia, le scene della vita
parigina, le scene della vita politica, le scene della vita militare
e le scena della vita di campagna. È di gran lunga la sezione
più vasta dell'opera, di cui fanno parte i capolavori
più noti dello scrittore, come Papà Goriot (scene
della vita privata), Eugenia Grandet (scene della vita di
provincia), La cugina Bette (scene della vita parigina).
Lo studio filosofico
Dopo uno studio approfondito della società (studio dei
costumi), l'autore studia quali sono gli elementi vitali delle
persone, ciò di cui essi non potrebbero fare a meno. In
questo modo passa dalla descrizione della società ad un
giudizio su di essa.
Lo studio analitico
Lo si può trovare esplicitamente nella Fisiologia del
matrimonio. Ora Balzac analizza in modo approfondito quali sono i
principi basilari a fondamento delle cause e dei loro effetti.
Questi principi non saranno altro che delle scelte prese
dall'autore, il quale donerà caratteristiche precise ai suoi
personaggi. Da qui l'idea di un autore moralista.
Edizioni
Balzac ha pubblicato presso diversi editori. In ordine cronologico
si devono ricordare le Éditions Levasseur e Urbain Canel
(1829), Mame-Delaunay (1830), Gosselin (1832), Madame
Charles-Béchet (1833), Werdet (1837), Gervais Charpentier
(1839). Un'edizione illustrata, presso Charles Furne, in 20 volumi
in-8°, dal 1842 al 1852 ha riunito l'intera Commedia umana in
associazione con Houssiaux, poi con Pierre-Jules Hetzel,
Jacques-Julien Dubochet e Paulin. Tra le edizioni più recenti
quella in 12 volumi, dal 1976 al 1981 presso la Gallimard, nella
prestigiosa collana della Bibliothèque de la Pléiade.