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FILOSOFIA
Il concetto di c. ha assunto nella storia della filosofia diversi
significati a seconda che esso sia stato inteso in senso
soggettivistico (come incapacità di conoscere le cause di
un evento) o in senso oggettivistico (se riferito a eventi che
sono privi di cause o sono frutto di serie causali intrecciate e
indipendenti). Aristotele distingue tra τύχη (fortuna) e αὐτόματον
(c. in senso proprio): entrambi sono effetti accidentali di cause
finali esterne a essi e concomitanti, dove la τύχη indica l’evento
che avrebbe potuto essere intenzionalmente prodotto, mentre
l’αὐτόματον può anche esprimere un evento completamente
estraneo all’attività intenzionale umana. Il senso
oggettivistico di c. prevale in Epicuro, il quale attenua il
rigido determinismo democriteo introducendovi un c. privo di cause
mediante la nozione di clinamen. Per gli Stoici, assertori di un
universo perfettamente determinato, così come per i
filosofi cristiani convinti dell’esistenza di un Dio provvidente,
si dà c. solamente per l’incapacità della ragione di
trovare le cause di un fenomeno.
Analoga concezione ritorna in Spinoza, per il quale il c.
è il risultato di una carenza della nostra conoscenza, e in
Leibniz che, distinguendo fra contingenza del sapere umano e
necessità di quello divino, fa del c. una espressione della
prima e imperfetta forma di conoscenza. In età moderna H.
Bergson attribuisce il c. a un’illusione soggettiva determinata
dalla sorpresa di rinvenire un ordine meccanico dove ci si
attendeva un ordine finalistico (e viceversa).
La casualità come intersezione di serie causali
indipendenti è stata sostenuta nel 19° sec. da A.-A.
Cournot e accolta e sviluppata da pensatori positivisti, dai quali
il c. viene trattato in termini di una sua possibile previsione, e
quindi in termini di probabilità. L’assunzione di una
radicale casualità è poi alla base della metafisica
di C.S. Peirce, il quale pone il c. come un carattere stabile
dell’universo che ne spiega la varietà e diversità.
Al fondamentale uso della nozione di c. fatto dall’evoluzionismo
darwiniano si riallaccia J. Monod, che vede la fonte ultima del
progetto riproduttivo nel messaggio genetico i cui casuali errori
replicativi vengono conservati e trasmessi dal meccanismo
dell’invarianza guidato dalla più ferrea necessità.
Il principio di indeterminazione di W. Heisenberg e gli sviluppi
della meccanica quantistica, infine, hanno posto il problema
dell’esistenza di eventi intrinsecamente casuali a livello delle
particelle subatomiche.
MATEMATICA
In statistica e calcolo delle probabilità, con il termine
c. s’intende generalmente la risultante di un gran numero di
fattori i cui effetti in un fenomeno è difficile, o
impossibile, studiare singolarmente; si dice, per es., che nel
lancio di un dado il risultato è determinato dal caso. In
tali condizioni è impossibile conoscere in anticipo il
risultato (nell’es. considerato, quale faccia mostrerà il
dado); è possibile però fare previsioni
sull’andamento del fenomeno, basandosi sulla regolarità che
il fenomeno presenta, empiricamente, a lungo andare.
Tali previsioni sono fondate sull’accostamento tra il concetto
matematico di probabilità e le osservazioni empiriche,
accostamento descritto dalla legge (o postulato) empirica del c.,
che esprime la nostra fiducia nel permanere della
regolarità del fenomeno: «facendo n prove su un
evento di probabilità costante p, indicando con m il numero
di volte che l’evento si verifica, la frequenza m/n dà un
valore approssimato della probabilità p, e ordinariamente
l’approssimazione è tanto migliore quanto più
è grande il numero n delle prove.
Così, nell’es. citato, se il dado è ben costruito,
si ammette per ragioni di simmetria che la probabilità sia
la stesssa per ogni faccia, e quindi che la probabilità che
si presenti la faccia contrassegnata con il numero 1 sia 1/6, e ci
si aspetta, lanciando 100 volte il dado, che essa compaia
all’incirca 100/6≈16 volte.
Le probabilità di eventi più complessi vengono
elaborate dal calcolo delle probabilità, mediante il quale
sono formulate leggi casuali a cui obbediscono, nel senso detto
sopra, i fenomeni dipendenti dal caso.