Carlo X di Borbone

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Carlo X di Borbone, conte d'Artois (Versailles, 9 ottobre 1757 – Gorizia, 6 novembre 1836), fu re di Francia dal 1824 al 1830.

Biografia

La famiglia

Carlo X era il nipote di Luigi XV e figlio del Delfino Luigi Ferdinando di Borbone-Francia e di Maria Giuseppina di Sassonia, e dunque fratello di Luigi XVI e di Luigi XVIII. Salì al trono nel 1824 alla morte del fratello Luigi XVIII.

Il 16 novembre 1773 sposò Maria Teresa di Savoia, figlia di Vittorio Amedeo III, dalla quale ebbe quattro figli.


Carriera politica

Si interessò ben presto di politica: agli Stati generali (1788-1789) si mostrò uno degli esponenti della nobiltà più reazionaria, di quella che più tardi, sotto Luigi XVIII, si sarebbe guadagnata l'appellativo di "essere più realista del Re".

Il 16 luglio 1789, a due giorni dalla presa della Bastiglia, lasciò la Francia e iniziò a viaggiare per tutta Europa in cerca di aiuti militari, quindi si trasferì in Gran Bretagna dove visse fino alla Restaurazione (1814). Dall'estero intrattenne una fitta corrispondenza epistolare, sia con il fratello Luigi XVI che con la cognata Maria Antonietta. Il re preferiva ignorarlo, ma la regina si scambiava con lui messaggi cifrati. In verità neanche l'Austriaca voleva trattare con lui, ma la passività del marito e l'offensiva dei rivoluzionari contro la monarchia la spinse ad agire. Cionostante il conte non riuscì a trovare molti aiuti per la fuga di Varennes. Quando il Consiglio Provvisorio presieduto da Talleyrand dichiarò formalmente restaurata la monarchia, Carlo tornò in Francia e ricevette provvisoriamente le redini del Paese, in qualità di Luogotenente Generale del Regno, per poi passarle a Luigi XVIII, che assunse il titolo di Re di Francia. Dopo questa breve esperienza si tenne ufficialmente lontano dalla politica, pur divenendo segretamente il capo del partito ultra-realista.

Gli anni di regno

Nel 1824, alla morte del fratello, divenne Re. Già dalla sua incoronazione mostrò l'intento di riportare la corona francese alle tradizioni dell'Ancien régime, ripristinando l'ancestrale rito della guarigione degli scrofolosi, rito desunto dalla tradizione sacrale della monarchia franca dei Re taumaturghi.

Tuttavia divenne ben presto impopolare, a seguito di alcune misure prese, tra cui l'abolizione della Guardia Nazionale e il ripristino della censura. Il suo regno fu comunque segnato da due grandi campagne militari: l'intervento a fianco dei greci, che porterà all'indipendenza del Paese, e la conquista dell'Algeria (1830).

Abdicazione e morte

A seguito di alcune concessioni liberali, nella paura di perdere potere, il 25 luglio 1830 emanò le cosiddette Ordinanze di Saint-Cloud, che prevedevano lo scioglimento delle camere, una nuova legge elettorale e l'inasprimento della censura. La loro pubblicazione scatenò una sollevazione popolare a Parigi: con le Tre Gloriose Giornate (27, 28 e 29 luglio), il Re fu costretto ad abdicare (2 agosto) a favore del nipote Enrico d'Artois, conte di Chambord e duca di Bordeaux, sotto la tutela del cugino Luigi Filippo d'Orléans. La camera dei Pari non aveva accettato l'abdicazione in favore di Luigi XIX, che a sua volta abdicò in favore del nipote Enrico. Enrico se pur non riconosciuto ufficialmente si può considerare re titolare di Francia nella settimana fra il 2 agosto, giorno dell'abdicazione di nonno e zio e il 9 agosto giorno dell'ascesa effettiva di Luigi Filippo, quale re dei Francesi. Durante tale periodo egli fu Enrico V di Francia.

Accadde, però, che lo stesso duca d'Orléans assumesse per sé la corona: una successione che i legittimisti non accettarono mai, continuando a riconoscere legittimo sovrano l'esiliato Enrico V. Ne nacque una intramontata frattura fra le due case e, cosa più importante, all'interno della opinione monarchica francese. Con conseguenze decisive sulla definitiva affermazione, in Francia, del principio repubblicano.

Carlo X, trasferì inizialmente la corte a Praga. Morì nel 1836 a Gorizia (allora facente parte dell'impero austriaco), a Palazzo Coronini, assistito dal Montbel. Vi si era trasferito per un periodo di riposo, ma vi morì colpito dal colera, malattia che però non aveva contratto in quella città. È sepolto, per sua volontà, nella cripta del monastero francescano di Castagnavizza, su una vicina collina passata nel 1947 alla Jugoslavia, ora nel comune di Nova Gorica in Slovenia.

Il pensiero politico

Carlo X rappresentò l'ultrarealismo intransigente ed è tuttora preso a modello dall'ala oltranzista dei vari movimenti monarchici francesi, tra cui l'Action Francaise e il Movimento del Visconte De Villiers. Il pensiero politico di questo sovrano si delinea in un'opposizione assoluta al costituzionalismo di matrice britannica. Egli infatti riteneva privo di senso il concetto di un Re "che regna ma non governa" e disse più volte che piuttosto che fare "il sovrano all'inglese, dedito esclusivamente ai ricevimenti e ai bei vestiti" avrebbe preferito di gran lunga l'abdicazione e l'esilio. Il Re, a suo avviso, non doveva essere un mero simbolo come solitamente avviene nelle monarchie costituzionali, bensì il perno decisionale cui convogliano i quattro poteri fondamentali dello Stato (governo, parlamento, magistratura, esercito). Detti principi politici contrastavano profondamente con quelli portati avanti dal ramo dei Borbone-Orléans, che gli sarebbe succeduto al trono. La frattura dinastica tra i due rami della casata si fece così per lungo tempo insanabile e si risolse solo quando, in base alle Leggi Dinastiche e al Trattato di Utrecht (che impedisce tuttora la riunificazione delle casate di Borbone-Francia e Borbone-Spagna), l'eredità di entrambe si consolidò nel XX secolo in un solo ramo, quello dei conti di Parigi, il cui attuale esponente è il pretendente al trono titolare Enrico d'Orléans.

Recupero di antiche tradizioni

Interessante segnalare che, durante il suo regno, Carlo X recuperò antichi riti e tradizioni di origine medievale. Tra questi è da ricordare la cosiddetta cerimonia della guarigione, e cioè l'antichissimo rito della taumaturgia reale. Questa cerimonia consiste nel portare innanzi al Re un certo numero di malati. Il Re pone la mano sul capo o sulla parte malata della persona, pronunciando la frase «io ti tocco, Dio ti guarisca», recitando quindi una preghiera. Carlo X, poco dopo l'ascesa al trono, esercitò questo rito su circa 130 scrofolosi. Da ricordare che si registravano numerose guarigioni, probabilmente dovute al cosiddetto effetto placebo. Sull'argomento risultano interessanti in particolare gli studi di Marc Bloch.